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Autore: Fenrir_23    28/12/2011    12 recensioni
Itachi torna al villaggio di Konoha, dopo dieci anni in cui tutti lo hanno creduto morto e torna da Sasuke, che intanto si è fatto una famiglia con Sakura.
Un uomo sui trent’anni camminava per le strade di Konoha, fra la gente.
Non voleva farsi riconoscere, perciò portava un ingombrante copricapo, che lasciava appena intravedere il viso, dai lineamenti adulti ma raffinati.
I suoi occhi erano scuri, profondi, anche se in parte coperti dall’ombra del copricapo, da cui spuntava una lunga coda di capelli neri.
Si guardò in giro, pensieroso. Aveva paura che qualcuno potesse riconoscerlo prima di lui.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Un uomo sui trent’anni camminava per le strade di Konoha, fra la gente.
Non voleva farsi riconoscere, perciò portava un ingombrante copricapo, che lasciava appena intravedere il viso, dai lineamenti adulti ma raffinati.
I suoi occhi erano scuri, profondi, anche se in parte coperti dall’ombra del copricapo, da cui spuntava una lunga coda di capelli neri.
Si guardò in giro, pensieroso. Aveva paura che qualcuno potesse riconoscerlo prima di lui.
Erano passati due mesi dal giorno in cui Itachi si era risvegliato da quella lunghissima illusione in cui l’aveva intrappolato Madara.
Quell’uomo aveva sempre tramato vendetta nei suoi confronti – da quando aveva capito che lui, poteva essere una reale minaccia per i suoi piani – ma non  avrebbe mai immaginato che Madara si spingesse a tanto per scongiurare l’eventualità che potesse nuocergli, dopo la morte.
Madara, dopo il combattimento fra i due fratelli Uchiha, si era occupato del  corpo di Itachi, che era in fin di vita, ma vivo.
Aveva utilizzato un potentissimo genjutsu, che aveva portato la sua anima in una dimensione illusoria, dove però il tempo scorreva normalmente, e in quello sbalzo dimensionale il corpo di Itachi si era sdoppiato. Così non era morto veramente. Il corpo della dimensione reale era morto, ma Itachi aveva continuato a vivere nell’illusione.
Una volta gli era capitato di sentire la sua anima che veniva richiamata verso il mondo dei vivi, ma qualsiasi tecnica fosse stata non aveva funzionato, perché lui era vivo, in un corpo di carne e ossa, anche se intrappolato in un'altra dimensione.
In quel mondo Itachi aveva trascorso più di dieci anni, anche se  aveva perso la cognizione del tempo, e si era stupito di non essere impazzito, o di non essersi dimenticato come parlare, dato che non aveva avuto la possibilità di comunicare con nessuno.
Probabilmente era stato scagliato in un passato molto lontano rispetto alla  sua epoca, ma non aveva avuto modo di apprendere molto, perché le altre persone non lo notavano, né lo sentivano.
Aveva passato tutto quel tempo in solitudine, ma poi un giorno si era risvegliato, steso in una grotta – quella dove Madara aveva usato il genjutsu su di lui – come destatosi da un lungo sogno.
All’inizio aveva pensato di trovarsi ancora nell’illusione di Madara, ma poi uscendo dalla grotta e riconoscendo la zona, si era incamminato verso Konoha, ancora incredulo e frastornato, triste, e l’aveva trovata abitata e piena di vita, accorgendosi che le persone lo vedevano e lo sentivano.
A quel punto si era sentito veramente felice, come non gli accadeva da lunghissimo tempo, rendendosi conto di essere finalmente uscito da quell’incubo che aveva rischiato di farlo impazzire, e di essere ancora vivo, in qualche modo – anche se non era quello che aveva sempre preventivato –  ma poi era subito tornata la tristezza, con il suo pesante carico di sensi di colpa e rimpianti.
Si era meravigliato della sua capacità di riacquistare la lucidità così velocemente.
Per prima cosa aveva pensato a Sasuke.
Dov’era? Come stava?
Poi si era domandato come poteva essere uscito da quel genjutsu.
Non gli ci era voluto molto per venire a sapere della morte di Madara, e subito aveva fatto un ovvio collegamento, intuendo che probabilmente l’illusione si era dissolta in seguito al tempo trascorso dalla morte del suo esecutore.
Poi erano trascorsi due mesi – in cui Itachi si era ben guardato dal socializzare con la gente - prima che prendesse la decisione di andare da Sasuke.
Aveva saputo, ascoltando in silenzio i discorsi di alcuni ninja di Konoha, che la verità sullo sterminio del Clan era stata resa pubblica.
All’inizio la cosa l’aveva sconvolto, dopo tutti gli sforzi che aveva fatto per nasconderla, soprattutto a suo fratello, ma poi gli aveva aperto un nuovo spiraglio, portandolo a considerare l’idea di farsi rivedere da Sasuke.
Si vergognava alla prospettiva di presentarsi da lui dopo tutti gli enormi errori commessi, ma soprattutto non voleva sconvolgergli la vita, facendosi vedere dopo tutto quel tempo in cui Sasuke l’aveva creduto morto.
E poi aveva paura del suo giudizio, e di quello dell’intero villaggio.
Sapeva che l’Itachi di più di dieci anni prima non avrebbe mai assecondato l’idea di incontrare nuovamente Sasuke, forse, preferendo sorvegliarlo da lontano, soffrendo per il fatto di non potergli stare vicino.
Ma quel lunghissimo tempo passato nel genjutsu, aveva smosso  qualcosa dentro di lui, e ora non riusciva più a resistere all’impulso di riabbracciare suo fratello, di riappacificarsi con lui. Non aveva più la forza per sopportare di essere odiato.
Voleva parlargli, scusarsi,  e incontrare la sua famiglia, e magari – quello gli sembrava veramente un sogno – riprendere a vivere con lui, in qualche modo.
Passò accanto all’Hokage – riconoscibile dai vestiti - che stava camminando inseguito da un chiassoso gruppo di bambini del villaggio. Era un giovane uomo spaventosamente somigliante a Yondaime, e Itachi capì subito che si doveva trattare di quel Naruto, l’amico di Sasuke. Accanto a lui, a braccetto, camminava una bella donna dai lunghi capelli neri e gli occhi dello stesso stranamente bianchi, sicuramente una Hyuga. Doveva essere sua moglie.
Itachi notò che L’Hokage l’aveva guardato incuriosito, di sfuggita, e si affrettò a girare nella prima via a destra, prendendo la strada per dirigersi al quartiere Uchiha. Sapeva che Sasuke dopo essere tornato a Konoha, era andato ad abitare nuovamente li, costruendosi una famiglia.
Ringraziò Naruto per aver modificato le usanze ninja, consentendo a chiunque di entrare nel villaggio, senza troppe restrizioni. Non per questo Konoha era un luogo meno sicuro, anzi, Itachi aveva l’impressione che fosse molto più sorvegliata rispetto al passato.
In quei due mesi non aveva mai osato avvicinarsi troppo al quartiere Uchiha, e ora sentiva l’ansia e la tensione che gli attanagliavano lo stomaco. Una parte di lui gli diceva di tornare indietro, lasciare in pace Sasuke e continuare a sorvegliarlo da lontano, ma il lato più debole e umano non riusciva a considerare quella prospettiva. Era stanco di vivere come un fantasma.
Gli parve quasi di sentire il suo cuore che si fermava per un attimo, quando si trovò davanti all’entrata del quartiere. Prendendo coraggio fece il primo passo, poi il secondo.
Quando prese a camminare per le strade si sentì schiacciare dal peso delle accuse immaginarie dei suoi parenti. Gli comparvero davanti agli occhi i volti di tutte le persone che aveva ucciso quella notte, soprattutto di sua madre e suo padre, che lo accusavano di essere solo un traditore e un assassino, e gli venne quasi voglia di scappare, ma invece continuò a camminare, dirigendosi verso la sua casa. La casa di Sasuke.
Il quartiere era pulito, privo di qualsiasi segno di abbandono, probabilmente qualcuno si era occupato di mantenerlo in buono stato, e non gli fu difficile immaginare che doveva essere stato suo fratello a  fare quella richiesta, considerando che L’Hokage era anche un suo amico.
Si fermò un attimo davanti al pontile dove andava sempre ad allenarsi con il Katon Sasuke quando era piccolo, o dove lo aspettava dopo una missione.
In particolare gli venne in mente un episodio in cui, al ritorno da una missione di parecchi giorni, aveva trovato suo fratello che lo aspettava appollaiato li, sotto un fortissimo acquazzone estivo, tutto infreddolito e bagnato come un pulcino, e il bambino, quando l’aveva visto arrivare gli era saltato in braccio, contento.
Poi quando erano arrivati a casa sua madre aveva rimproverato Sasuke per essersi allontanato in quel modo senza avvisare, ma lui non ci aveva fatto caso, troppo preso dal ritorno del fratello.
A  Itachi venne quasi da sorridere.
Riprese a camminare per le vie del quartiere – ogni angolo gli riportava alla mente qualcosa – fin quando non arrivò davanti a quella che una volta era stata la sua casa, bloccandosi col cuore che gli martellava forte nel petto. Si fermò davanti alla porta, indeciso, alzando a mezz’aria la mano destra, per bussare.
Non ricordava di essere mai stato così emozionato, gli tremava la mano.
Se aveva fatto bene i conti Sasuke doveva avere ventotto anni, e se aveva messo su famiglia presto, i bambini potevano essere già grandicelli.
“Maammaaa!” La voce di una bambina.” Itachi e quel poppante di Akito mi hanno rubato gli shuriken giocattolo!”
“Uffa, ma almeno oggi che io e vostro padre abbiamo un giorno di riposo, non potreste fare i bravi?” Protestò una voce di donna.
Sasuke aveva chiamato uno dei suoi figli col suo nome? … Allora non lo odiava ancora. Itachi sentì una sensazione calda nel petto, qualcosa di dolce che si stava sciogliendo.
Prese coraggio e bussò, togliendosi il copricapo che aveva portato fino a quel momento.
Dopo pochi secondi aprì la porta una bambina. Doveva avere sugli otto- nove anni.
Fisicamente era identica a sua madre, che per lei era la nonna, e di conseguenza somigliava a Sasuke, ovviamente però con i tratti tipici dell’infanzia. Gli occhi erano nerissimi, come i capelli, legati in una coda alta.
Aveva il viso paffutello e simpatico, l’espressione corrucciata, troppo somigliante al broncio del padre.
Itachi si accorse che lei lo stava fissando incuriosita e un po’ stupita, come se gli ricordasse qualcuno, e le sorrise dolcemente. Tentò di parlare, ma la voce gli morì in gola.
La bambina si girò.”Mamma … c’è un signore strano.” Disse con la sua vocina.
Si sentì rumore di passi, e davanti alla porta comparve la figura di una donna, dai lunghi capelli rosa che le arrivavano fino alle spalle. Aveva gli occhi di un bel verde acqua, liquidi, la carnagione chiara con le guance appena arrossate.
Di corporatura non era magrissima, ma non si poteva dire che fosse in sovrappeso.
Portava un bel vestito bianco, semplice, e Itachi ebbe l’impressione che si stesse preparando per uscire.
Guardandola attentamente si ricordò di averla già vista in un’occasione, quando aveva fermato i ninja di Konoha che volevano salvare il Jinchuriki, Gaara. Doveva essere una compagna di team di Sasuke.
La donna si portò una mano davanti alla bocca, sconvolta, quando lo vide, e la bambina, notando il disappunto della madre, chiese: “Chi è? Chi è questo signore mamma? Assomiglia  un sacco allo zio che ci ha fatto vedere papà in foto!”
Sakura parve turbata, ma poi si convisse che quella fortissima somiglianza doveva essere solo uno strano caso, anche se qualcosa dentro di lei le diceva il contrario, e trovò il coraggio di parlare.
“Chi … chi è lei?”
“Ve  lo dirò .. dopo. Vorrei … vorrei parlare con Sasuke, se possibile.”
La donna lo scrutò sospettosa, pensando che sarebbe stato uno colpo per suo marito vedere una persona così somigliante al fratello morto da anni, però uno strano sesto senso dentro di lei, le impedì di chiudere la porta e lasciar perdere.
In qualunque caso non era una cosa da tutti i giorni che un estraneo identico ad Itachi si presentasse davanti ala porta di casa dicendo di voler parlare con Sasuke, quindi la questione non si sarebbe chiusa li.
Magari era un altro Uchiha sopravvissuto in qualche modo. Però la somiglianza con il fratello di Sasuke era veramente troppa.
Nello stesso tempo però era veramente impossibile che lui fosse sul serio Itachi.
Provò a immaginarsi la reazione di Sasuke se quell’uomo fosse stato veramente suo fratello, e un po’ ci restò male quando scoprì di non riuscire bene ad immaginarsela, nonostante lo comprendesse così bene.
Sapeva quanto affetto provava Sasuke nei confronti del fratello e che l’enorme vuoto della sua morte non era stato ancora del tutto riempito, e forse non lo sarebbe stato mai, ma quasi in un certo senso sperava che l’uomo che aveva bussato alla porta non fosse Itachi.
Ora che Sasuke aveva finalmente trovato un minimo di equilibrio, dopo così tanta fatica in quegli anni, una cosa del genere l’avrebbe nuovamente sconvolto.
Anche se era stata la prima a desiderare che Sasuke potesse riabbracciarlo, non aveva mai sperato che una persona morta potesse ritornare in vita.
In ogni caso era inutile immergersi in tutti quei pensieri, dato che come aveva appena rammentato, i morti non potevano tornare in vita.
Ma proprio in quel momento le venne un sospetto. E se qualcuno avesse usato quella tremenda tecnica usata nell’ultima guerra, l’Edo tensei?
Però anche in quel caso, se l’uomo davanti a lei era veramente il fratello di Sasuke, avrebbe dovuto avere più l’aspetto di un ventenne, che quello di un trentenne coma appariva.
Quindi no, non poteva essere lui.
Tomoko…” Disse Sakura alla bambina.” Va a chiamare tuo padre, per favore, è su con i tuoi fratelli.”
“Ok, mamma.” Lei si allontanò, continuando a fissare itachi fin quando non ebbe salito le scale.
Intanto Sakura guardò meglio lo sconosciuto. Era davvero bello, anche se ovviamente lei aveva occhi solo per suo marito, e più lo guardava più si accorgeva che non assomigliava al fratello di Sasuke, era identico.
Aveva il fisico un po’ più muscoloso, più da uomo che da ragazzo, e  i tratti del viso erano un po’ più duri, ma gli stessi.
Le venne in mente la foto di Itachi che Sasuke le aveva fatto vedere più volte, dove lui era solo un ragazzino di tredici anni.
Lo sguardo era lo stesso, non ci si poteva sbagliare.
E anche l’età corrispondeva, sembrava avere giusto qualche anno in più di Sasuke.
Il modo in cui lui la guardava poi la stava mettendo a disagio, era come se stesse cercando di sondare ogni singola sfumatura del suo carattere, come se stesse cercando di intuire i suoi pensieri.
Era lui, ma non poteva essere lui. E se lo fosse stato veramente? Magari era riuscito a salvarsi in qualche modo, e per ragioni che non riusciva ad immaginare, forse perché non aveva voluto mostrarsi al fratello, era rimasto sempre nascosto.
“Come mai vuole parlare con Sasuke?” Gli chiese.
“La prego di non chiedermelo … dirò tutto a lui.” Rispose l’uomo, con voce triste.
Il suo istinto le suggerì nuovamente che quello era davvero Itachi, ma Sakura non ebbe il tempo di formulare quel pensiero, perché  senti i passi di Sasuke alle sue spalle.
“Sakura, Chi …” L’Uchiha si bloccò a metà frase, vedendo l’uomo davanti alla porta.
Rimase quasi paralizzato, incapace di ragionare. “Cosa …”
La somiglianza con suo fratello, quel fratello morto da anni, era troppa.
Sakura si sentì improvvisamente fuori posto, e accarezzando leggermente la spalla di Sasuke tornò in casa, per calmare i bambini che intanto si erano presentati davanti alla porta, incuriositi.
I due fratelli rimasero uno immobile di fronte all’altro, in silenzio, per dei lunghissimi minuti. Nessuno dei due riusciva a parlare.
Itachi sentiva un enorme groppo di emozioni sullo stomaco. Vedere Sasuke dopo tutti quegli anni e dopo tutto quello che aveva passato gli faceva un effetto stranissimo , e a stento riusciva a trattenersi dall’abbracciarlo senza prima dargli nessuna spiegazione.
Era cresciuto proprio come se lo immaginava. Ormai era a tutti gli effetti un adulto, il fisico si era sviluppato ed era diventato più muscoloso rispetto all’adolescenza, ed ora Sasuke era alto solo pochi centimetri in meno di lui.
Però sotto quell’apparenza più adulta si vedevano ancora troppo bene i tratti ancora un po’ immaturi di come se lo ricordava Itachi. E lo sguardo era lo stesso che si era visto davanti agli occhi prima di morire, quando gli aveva dato quel colpetto sulla fronte.
Itachi non riusciva bene a capire i suoi sentimenti in quel momento. Da un lato era felice, orgoglioso di com’era diventato Sasuke, ma dall’altro era  triste, perché non aveva potuto stargli accanto mentre cresceva, e preoccupato, perché aveva paura di essere respinto dal fratello, o di non essere riconosciuto.
Alla fine non sapendo come iniziare, disse:” Otouto … sono io, Itachi.”
Vedendo che lui non accennava a muovere un muscolo, ma continuava a fissarlo come se fosse tornato dal mondo dei morti – e in un certo senso lo era veramente – disse, con voce rotta dall’emozione :” Lo so che ti sembrerà impossibile, e che non ho il diritto di presentarmi da te in questo modo … ma sono io, sul serio.”
Si sentì come trafiggere da un pugnale quando Sasuke gli rispose, freddo. “ Lei non è mio fratello. Non può esserlo. E ora la smetta di insultare il suo nome, la prego di andarsene.”
In realtà Sasuke nascondeva i suoi veri sentimenti dietro quella freddezza.
Era impossibile che fosse veramente Itachi, lui era morto da anni, però allo stesso tempo, senza bisogno di spiegazioni, sapeva senza ombra di dubbio che era lui.
Non si trattava solo della somiglianza fisica, ma era la sua presenza. Non voleva ammetterlo nemmeno a sé stesso, ma nello stesso istante in cui aveva scorto la figura del fratello, aveva capito che si trattava veramente di lui.
Non c’era una spiegazione logica a quel fenomeno, era così e basta. Fin da piccolo aveva provato una strana sensazione a stare accanto ad Itachi, qualcosa di indecifrabile che non era mai riuscito a capire bene , impossibile da descrivere a parole.
E ora nel vedere quell’uomo la sensazione si era ripresentata, più forte che mai. Era Itachi, non c’erano dubbi, ma Sasuke  ovviamente non l’avrebbe accettato così facilmente, senza un minimo di logica.
Il suo subconscio lo sapeva, ma la parte razionale di lui no.
Come poteva essere? Suo fratello era morto da anni. Si era pure trapiantato i suoi occhi!
Invece lui era li, e gli occhi ce li aveva. No, era impossibile che si trattasse veramente di Itachi.
Quest’ultimo intanto, vedendo che Sasuke non si limitava a fare altro che fissarlo, scosso da un leggero tremito, iniziò a pensare di aver commesso un errore a presentarsi  così da lui. L’aveva sconvolto.
Seguendo l’istinto come aveva fatto raramente in vita sua, fece l’unica cosa che gli veniva in mente. Alzò il braccio e con l’indice e il medio uniti, colpì Sasuke al centro della fronte.
“Perdonami Sasuke, non ci saranno prossime volte.” Poi lo guardò negli occhi. “ Te l’ho detto prima di morire. Anche se poi non sono morto.”
“Niisan? …” Sussurrò appena Sasuke.
“Si, sono io …”
“Non puoi essere lui!” Urlò L’Uchiha più piccolo.” Mio fratello è morto da tantissimi anni!”
“Posso spiegartelo …”
“Mio fratello è morto … mi ha abbandonato …” Continuò Sasuke, tremando.
Itachi notò che aveva gli occhi lucidi, e si dovette trattenere nuovamente dal fortissimo impulso di abbracciarlo.
Si spaventò quasi quando vide che suo fratello aveva il fiato corto, e respirava affannosamente, troppo vicino a una crisi di panico, e si sentì enormemente in colpa. Non avrebbe dovuto farsi vedere.
“Come avresti fatto a sopravvivere, sentiamo!” Gli chiese Sasuke recuperando un minimo di controllo, senza smettere di tremare  come se avesse molto freddo, ed Itachi capì che lui l’aveva riconosciuto, ma era ancora troppo in credulo e sbigottito per rendersene conto.
Dopotutto comprendeva benissimo; non era certo possibile accettare il ritorno di un fratello che aveva creduto morto per anni, così, come se niente fosse. Sarebbe servito tempo.
Oltretutto il loro caso era molto particolare, viste le cose che erano rimaste in sospeso.
“Alla fine dello scontro con te, Madara, quello di cui ti avevo parlato mentre combattevamo …”
Sasuke lo interruppe un attimo. “So bene chi è Madara … “
Itachi  rimase un po’ stupito, ma riprese a parlare: “Ha raccolto il mio corpo. Io, anche se debolissimo, ero ancora vivo.
Madara mi ha sempre odiato, e oltretutto mi temeva. Così per assicurarsi che io non potessi tornare, nemmeno da morto, e per vendicarsi, ha lanciato su di me un potentissimo genjutsu, trasportandomi in un’altra dimensione, dove non potevo essere visto né sentito da nessuno ... in quello sbalzo dimensionale il mio corpo si è praticamente sdoppiato, così sono riuscito a sopravvivere, intrappolato in quell’illusione.
Il corpo della dimensione reale invece era morto, e comunque privo di anima.”
Si fermò un attimo schiarendosi la voce, poi riprese. “ L’illusione si deve essere dissolta negli anni a seguito della morte di Madara … per questo ora … sono qua.”
Itachi guardò negli occhi il fratello, e scorse un lampo di senso di colpa nel suo sguardo, che però durò pochi istanti. Non poteva immaginare che lui si era trapiantato i suoi occhi.
“E io dovrei credere a questa cazzata?” Disse Sasuke, quasi ridendo dal nervoso. La voce gli tremò nuovamente.
“Tobi potrebbe anche aver fatto una cosa del genere … “ sussurrò pensando ad alta voce. “ Ma voglio un’altra prova.”
Guardò Itachi, e lui rimase sconvolto dalla sua espressione così triste. “Tu non puoi essere mio fratello. Lo vorrei tanto, ma non puoi …”
Sasuke non sapeva che pensare. Aveva sempre desiderato almeno rivederlo solo per una volta, ma gli sembrava assurdo averlo davanti, vivo.
Poterlo riabbracciare era la cosa che più aveva desiderato e desiderava, ma quello non poteva essere veramente lui.
Di per sé, solo il fatto di avergli detto le stesse parole che aveva pronunciato prima di morire, sarebbe dovuta essere una prova schiacciante, ma il fatto che Itachi fosse vivo andava contro ad ogni logica e convinzione, e rimetteva in gioco le certezze che Sasuke si era faticosamente ricostruito con fatica e dolore.
Itachi parve comprenderlo perfettamente, e con discrezione iniziò a raccontargli, dei ricordi di quando erano piccoli.
Intanto Sakura ascoltava i loro discorsi, appoggiata contro la porta chiusa. Riusciva a comprendere le emozioni di Sasuke, e le condivideva. Le veniva quasi da piangere.
I bambini, che si erano dimostrati molto intelligenti come Sakura aveva sempre saputo, invece di agitarsi e fare domande, si erano seduti tranquilli davanti a lei, e la guardavano pazienti, come in attesa di qualcosa.
Akito, il più piccolo, di soli tre anni, si era addormentato in braccio al fratello maggiore, Itachi, che invece ne aveva  sette. Lui a sua volta era appoggiato alla spalla della sorella, di solo un anno in più.
“Cosa sta succedendo, mamma?” Chiese Itachi, fotocopia in tutto e per tutto dello zio.
“Niente bambini, state tranquilli.” Disse lei accompagnandoli gentilmente verso il divano in cucina.
 
Intanto fuori dalla porta Sasuke ascoltava il fratello, prendendo sempre più  consapevolezza che la persona davanti a lui era veramente Itachi, per quanto potesse risultargli solo un sogno.
“Ricordi quando giocavamo insieme, otouto?” Continuò a dirgli il fratello. “ Cadevi sempre e io ti portavo a casa in spalla.”
Sasuke annuì piano. Man mano che accettava il fatto che quello davanti a lui era veramente Itachi, oltre alla voglia di abbracciarlo sentiva crescere dentro di lui anche quella di dare sfogo alla sua rabbia.
Gli voleva bene, ma non avevano mai avuto l’occasione di chiarirsi, ed era ancora profondamente arrabbiato con lui per il fatto che non gli aveva raccontato la verità, tenendogli nascosto tutto.
Non gli avrebbe mai perdonato il fatto di avere agito in quel modo, sterminando l’intera famiglia, anche se gli voleva troppo bene per non capirlo.
Non approvava il suo modo di ragionare, ma si rendeva conto che Itachi era stato influenzato troppo per riuscire a pensare senza farsi condizionare dalle proprie convinzioni.
Itachi aveva finito di raccontare l’ennesimo ricordo, che però Sasuke non aveva ascoltato, immerso nei suoi ragionamenti. Ormai aveva capito che – per quanto potesse sembrare impossibile - si trattava veramente del fratello, non gli servivano ulteriori prove. Gli ci voleva  solo un po’ di tempo per realizzare.
L’Uchiha maggiore restò in silenzio, dando a Sasuke tutto il tempo di cui aveva bisogno. Dopotutto era sempre stato un tipo paziente, e nonostante l’ansia del momento, aspettare non era un problema.
A un certo punto Sasuke, preso dall’istinto, gli tirò un forte pugno sullo zigomo sinistro senza preavviso, che lo costrinse ad indietreggiare.
Anche la sua forza era diventata quella di un adulto.
“Sei un idiota!” Gli urlò contro con una punta di esasperazione nella voce.” Lo so che sei tu, ma non ci credo! Non posso crederci!”
Al primo pugno ne seguirono altri, violenti, ma Itachi non fece nulla per opporsi.
Anzi, incassò i colpi quasi felice, perché  sapeva che se Sasuke aveva reagito così, voleva dire che l’aveva riconosciuto sul serio.
Però il senso di colpa tornò a sopraffarlo quando Sasuke, colpendolo con l’ennesimo pugno sulla guancia, gli urlò contro, preso dalla rabbia.” Perché hai ucciso tutti?” Un altro pugno.” Perché mi hai abbandonato?! Ti odio!”
Si era aspettato di ricevere l’ennesimo colpo, invece rimase a dir poco sorpreso quando Sasuke lo abbracciò disperato, stringendolo forte, e dopo un attimo di esitazione ricambiò il suo abbraccio, senza pensarci troppo.
“Mi .. mi dispiace … io… credevo fosse l’unica soluzione … non volevo abbandonarti, otouto.”
Sasuke lo strinse ancora più forte, quasi facendogli mancare il fiato, e sussurrò: “Ti odio …”
Non aveva voglia di approfondire subito la questione, si era già sfogato con i pugni, e poi avrebbero avuto tempo per parlarne in seguito. Quel pensiero gli sembrò totalmente assurdo.
Ancora non era riuscito a realizzare che Itachi era veramente vivo, e non voleva lasciarlo, per paura di scoprire che si trattava solo di un’illusione o di un sogno.
Dopotutto aveva sognato più volte di riabbracciarlo.
Però quello era veramente troppo vivido per essere un sogno, e non voleva nemmeno considerare l’ipotesi di un genjutsu. Non c’era ancora nessuno in grado di crearne uno così potente in vita, a parte lui.
Anche Itachi non voleva lasciarlo per lo stesso motivo. Era veramente troppo bello per essere vero.
“Niisan … dimmi che non è un genjutsu. Credo alla storia che mi hai raccontato su Tobi… “ si fermò a riflettere per qualche secondo sul fatto che Itachi probabilmente non sapeva che quello che aveva sempre creduto essere Madara, in verità era Tobi. “Però mi sembra così assurdo sapere che sei ancora vivo …”
“Non è un’illusione.” Lo rassicurò Itachi. “All’inizio lo credevo anche io, ma a quanto pare non lo è …”
L’Uchiha più grande non era mai stato un tipo incline al pianto, anzi, però si sentì veramente vicino al punto di farsi sfuggire qualche lacrima. La felicità e la tristezza che provava al tempo stesso erano troppo perché potesse contenerle.
Invece Sasuke, che per quanto si ostinasse a dimostrare il contrario, era sempre stato molto meno abile a reprimere le proprie emozioni, si fece scappare delle lacrime, soffocando i singhiozzi contro il petto del fratello.
Si sentiva fin troppo infantile a piangere all’età di ventotto anni, lui, un Uchiha, però non riusciva a trattenersi in nessun modo. Anzi, più ci provava, più le cose peggioravano. Sperò solo che i suoi figli non lo stessero osservando.
Itachi si era sempre intenerito a vederlo piangere, quando erano piccoli, e in quel momento, non riuscì a fare a meno di sciogliersi.
“Oh, otouto … non piangere, dai.” Si sentì quasi stupido a dire una cosa del genere, rendendosi conto di quanto doveva avere sconvolto Sasuke.
Si pentì un po’ di aver assecondato l’istinto che l’aveva spinto a desiderare di incontrarlo nuovamente e parlargli, però ormai non poteva tornare indietro. Cercò di calmarsi pensando che una volta resosi conto delle cose Sasuke sarebbe stato felice, non potendo sapere che lo era già, e prese ad accarezzargli i capelli con delicatezza, senza smettere di stringerlo saldamente.
I pugni di Sasuke stavano iniziando a farsi sentire, ma non ci fece caso.
Sapeva che avevano ancora molto di cui parlare, e che le cose erano rimaste in sospeso, ma al momento non ci voleva pensare.
Si sarebbero chiariti ulteriormente dopo. Gli avrebbe spiegato bene le sue motivazioni, si sarebbe scusato, avrebbe dato tutto il tempo che voleva a Sasuke per rendersi conto che quella era veramente la realtà, e che lui era ancora vivo. Dopotutto a lui ci erano voluti due mesi.
Si sentiva un po’ insicuro nel pensare che il fratello gli fosse ancora affezionato nonostante tutto, ma il modo in cui Sasuke stava piangendo, stringendosi a lui, scacciò la maggior parte dei suoi dubbi.
“Non puoi essere tu …” Sussurrò L’Uchiha più piccolo fra i singhiozzi.
“Lo so che sei tu, ma non puoi essere tu … eri morto, non … ormai me ne ero fatto una ragione …”
Itachi non aggiunse nessuna parola, continuando solamente ad accarezzargli la testa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccomi con una nuova fanfic. xD
Lo so che la trama è stranissima, spero via sia sembrato almeno un minimo logico il modo in cui Itachi è stato intrappolato nel genjutsu, rimanendo fortunatamente in vita.
In un certo senso dobbiamo ringraziare Tobi. xD
Poi che dire, per il resto la trama è abbastanza assurda, ma l’idea mi intrippava troppo, così in un pomeriggio ho scritto tutto questo capitolo.
Forse l’Itachi del manga non sarebbe tornato da Sasuke( mannaggia ai suoi trip mentali) ma anche su questo avrei dei dubbi.
Però fate conto che questo ha passato dieci anni in completa solitudine, e vi accorgerete nei capitoli successivi( che saranno al massimo 2 o 3, penso) quanto è diventato più incline al commuoversi.
Cioè, non ho mai pensato ad Itachi come un insensibile, solo che è piuttosto masochista e bravo a nascondere le sue emozioni.
Per il resto spero di aver reso bene la reazione di Sasuke, anche se non è certo finita qui, c’è tutto il prossimo capitolo per spiegare bene.
Insomma, non è una cosa che si risolve in poche ore, e poi tutti felici come prima. Anche gli altri punti in sospeso saranno chiariti nel corso della fic.
Spero che l’idea vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate^^     
A ho messo la coppia Sasu/Saku perché anche se la fic non tratta propriamente di loro, ma del rapporto fra Itachi e Sasuke, è ovviamente molto presente, dato che hanno avuto anche dei figlioletti xD
 
xD 

   
 
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