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Autore: PisiPisina    30/12/2011    0 recensioni
Ok questa è la mia prima storia che "pubblico" xD quindi sono aperta alle critiche e consigli:) spero che vi piaccia:)
Kairy è una cacciatrice in cerca di tranquillità. Allontanandosi dalla battaglia appena conclusa, che l'ha danneggiata sia fisicamente che mentalmente, cerca pace nei monti europei dei Carpazi. In un paese all'apparenza tranquillo troverà ciò che non si sarebbe mai aspettata.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il vento soffiava dolcemente muovendo le tende arancioni della camera da letto di Kairy. La brezza mattutina le sfiorava i suoi lunghi ricci neri che, come molle, le toccavano le candide guancie. I suoi occhi dai colori sgargianti erano fissi su quello scenario meraviglioso del sole che nasceva sui Carpazi. Aveva bisogno di una vacanza, per togliersi dalla mente quegli scenari orribili di morte e sangue. Il suo lavoro era faticoso e pericoloso. Tuttavia amava sentire il brivido e l’adrenalina che scorrono nelle sue vene. Ogni volta che uccideva un vampiro sentiva come se il mondo fosse più pulito. Lei non era come tutti gli altri cacciatori, non uccideva qualsiasi essere si presentasse sul suo cammino. Lei era diversa, professionale. Prima di uccidere ne studiava i movimenti e le abitudini per essere certa che quello che stava cacciando fosse un non morto . Solo se questo si macchiava di un omicidio lo freddava. Infondo sono sempre vite. Perché uccidere qualcuno di cui non sei sicuro? L’ultima battaglia l’aveva danneggiata, fisicamente e mentalmente. Aveva dovuto affrontare l’apocalisse. Dopo numerose perdite di alleati e compagni riuscirono a riportare il giusto ordine. Per riprendersi da quello scempio non c’era niente di meglio che la calma e la pace delle montagne europee. La natura selvaggia, la gente cordiale ma discreta. Un luogo perfetto per riprendersi. Il rifugio dove risiedeva era una piccola baita in legno dal tetto spiovente, circondata dalla grande ed immensa foresta. Dalla finestrella  i monti e i tetti del piccolo paese creavano dei giochi di luci unici e particolari. La pace regnava in quel paradiso. Eppure c’era qualcosa che turbava quel clima, qualcosa di indefinito che , tuttavia riesce a disturbare il delicato equilibrio della natura. Kairy era affacciata alla legnosa finestra, a scrutare ed assaporare il momento delicato dell’alba. Voleva visitare tutti i luoghi attorno a sé. Il profumo degli abeti riempiva la stanza di quell’odore selvaggio e naturale. Con un ampio respiro se ne riempì i polmoni stiracchiandosi per bene. Prese i primi abiti che trovò nella rossa valigia e uscii da casa. Il cinguettio degli uccellini era una musica celestiale. Si incamminò nella bosco per assaporare il paesaggio. Gli alberi, cosparsi di muschio sembravano ricoperti da smeraldi. La rugiada, che era posta sull’erba, pareva ricoperta di gemme trasparenti.  I bastoncini scricchiolavano sotto le sue scarpe.  “Chi poteva immaginare che l’Europa fosse un posto così magico”. Si era completamente immersa nella natura. Il luogo sembrava essere uscito da uno scenario fantasy. Il sole che veniva filtrato dalle foglie creava un atmosfera soffusa, magica. Mentre si guardava in giro un silenzio improvviso piombò nella foresta. L’aria si fece elettrica, come se fosse in arrivo una tempesta. La calma surreale fece allertare i sensi di Kairy che, con un salto felino, balzò sul ramo più nascosto dell’albero. Una reazione istintiva dovuta al suo lavoro. I suoi occhi percorrevano la foresta in cerca di un qualcosa, schermò la mente in modo che nessuno potesse rilevare la sua presenza. Dal lato più fitto e buio della foresta, un branco di lupi avanzava. La selva sembrava tremare al loro passaggio.  Procedevano lentamente e posizionavano  le zampe nello stesso stampo del capo branco. Quasi come se non volessero mostrare le proprie tracce. Cinque lupi avanzavano in maniera felpata e esaminando il limitare della foresta verso l’albero su cui Kairy era appollaiata. Si riunirono in cerchio guardandosi attorno come per cercare un nemico nascosto nel buio. Il loro pelo brillava creando mille diverse sfumature. Un lupo in particolare attirò l’attenzione di Kairy. Era quello più grande, dal pelo così folte e nero da creare dei riflessi blu ad ogni movimento. Il colore del pelo faceva da contrasto agli occhi argentei del lupo. Kairy ne era rapita. Continuava a guardare quell’animale negli occhi con curiosità, quasi a volergli strappare i segreti passati. Di colpo il lupo nero alzò la testa e incrociò lo sguardo di Kairy. Fu avvolta da una sensazione di calore familiare, protezione,forza ma anche paura e oscurità. Kairy sgranò gli occhi a quella sensazione. Il lupo nero non toglieva lo sguardo dalla ragazza. Gli altri componenti del branco si voltarono nella direzione di Kairy, fissandola. Il ramo  sotto i suoi piedi si spezzò lasciandola cadere sull’humus bagnato del sottobosco. Kairy  rimase immobile davanti agli occhi feroci del branco, più vicini che mai. Un lupo rosso, il capobranco, avanzava minaccioso mostrandole i canini. Kairy cercò di alzarsi ma una fitta al fianco la bloccò. Guardando il lato che le doleva si accorse che sanguinava, nella caduta un legnetto l’aveva ferita. Si girò verso il lupo, fissandolo. Aveva un taglio profondo ma, agli occhi degli animali non voleva parere debole. Il lupo rosso continuava ad avanzare mentre si preparava ad attaccare. In quell’istante il lupo nero si parò davanti a Kairy sfidando il capobranco, che indietreggiò mantenendo sempre la sua fierezza. Il lupo rosso emise il suo possente richiamo per poi correre  nel fitto della foresta, seguito dagli altri membri del  branco. Solo il lupo nero rimase a fissare la giovane. In un breve e intenso momento per poi sparire nel fitto della foresta. Kairy continuava a fissare il sentiero da dove erano spariti. I pensieri le affollavano la testa, ma stava perdendo troppo sangue, non poteva rischiare di essere attaccata da altre bestie selvatiche. Tenendosi il fianco dolente con una mano, riprese a camminare verso casa. Aveva tutto il necessario per curarsi e disinfettarsi ,di certo non poteva correre il rischio di andare in paese in quelle condizioni. Avrebbe dovuto dare spiegazioni se l’avessero medicata, il suo sesto senso le diceva di dover tenere nascosto ciò che era accaduto. Come potevano dei lupi comportarsi in quella maniera? E il lupo nero perché l’aveva difesa? Mille domande erano nella mente di Kairy. Doveva indagare ,capire ,solo allora si sarebbe fermata.

 
Il branco correva veloce nel bosco assaporando il momento in cui il vento scorreva lungo il pelo. Dovevano arrivare, prima del sole, alla villa in cima alla collina. I due lupi più grandi erano a capo della schiera. “Mi dici cosa ti è preso Gregori? Perché mi hai fermato in quel modo? Era una sconosciuta e di certo non doveva essere lì”. Il lupo nero rivolse un ringhio gutturale all’animale cremisi. La luce del sole, che iniziava a sorgere, rischiariva il cielo rendendolo di un azzurrino chiaro. Al limitare della foresta si ergeva una villa con un enorme cancello in ferro battuto. Il tetto e i mattoni erano come il colore dei tronchi d’albero. Si ergeva maestosa circondata da abeti e cespugli selvatici. Dei piccoli uccellini volavano da una finestra all’altra posandosi di tanto in tanto a fissare il panorama mistico e fatato di quel luogo. I due lupi si fermarono davanti alla cancellata e ulularono all’unisono. Altri lupi ricambiarono il saluto per poi disperdersi nel fitto della selva. I due lupi rimasti soli si fissarono in un breve istante, i loro corpi mutarono nel giro di qualche secondo. Le zampe anteriori si alzarono e irrobustirono formando arti umani, quelle posteriori si trasformarono in gambe forti e possenti. Il capo lupino si mutò in un cranio umano. I due lupi erano cambiati in uomini forti e possenti, dalle larghe spalle e mascelle decise. I capelli dell’uomo dagli occhi argentei  erano neri, come la scura notte, lucenti e lisci come seta. L’altro uomo aveva i capelli corti di un rosso rubino che contrastavano la pelle scura dell’uomo. Si diresse verso un cespuglio da dove tirò fuori due mantelli neri, lanciandone uno al ragazzo dagli occhi ghiaccio. Indossarono la stoffa ,umida per la rugiada, e aprirono il pesante cancello con un piccolo gesto della mano. Gregory camminava più avanti dell’altro uomo e guardandolo dalla spalla gli rivolse un sorriso sghembo, quasi di sfida. Lo guardò fisso negli occhi sorridendogli in modo amaro . Sapeva che stava mentendo a se stesso. Gli occhi di quella ragazza erano come quelli della profezia annunciatali tempo fa. Lei sarebbe stata la sua compagna per la vita, colei che lo avrebbe tirato fuori dalle tenebre restituendogli emozioni e i colori, che già ora, iniziava a percepire. Si diresse verso il grande portone in legno massiccio che aprì con una leggera spinta. Lo scenario si aprì su una grande anticamera con diverse porte chiuse in ogni lato. Delle grandi scale si aprivano al centro della veduta occupando quasi un intera parte della stanza. Con lo sguardo abbassato Kylie si avviò verso una delle porte poste sul lato destro della sala. Per tutta risposta Gregory fece un cenno con la mano e salì le immense scale. Continuava a pensare a quella donna. Le immagini di lei passavano nella sua testa come le scene di un film. Arrivato nella sua stanza, dotata solo di un grande e spoglio letto al centro, Gregory sollevò il tappeto sotto i suoi piedi dove, al posto delle mattonelle del pavimento, vi era una lastra di terra frasca delle stesse dimensioni, se non più grande, del corpo dell’uomo. Si sdraiò al suo interno per poi, con un gesto, chiudere il passaggio sopra la sua testa. “Possibile che un Dio abbia voluto mandarmi quella donna? Proprio adesso che avrei scelto il sonno eterno, mi manda finalmente la compagna tanto desiderata per la vita di un Carpaziano. Eppure come può un umana essere la donna di un vampiro.” Perso nei suoi pensieri Gregory cercava il modo di rivederla. Si era sicuramente ferita nella caduta e doveva vedere se stesse bene. Cercò la sua traccia mentale. Voleva sfiorarla e sentire ancora una volta quello che aveva provato nel fissarla. Quando scorse la sua traccia Gregory indebolì l’ondata della sua mente. Non conosceva quella donna e non poteva rischiare che lei lo scoprisse, che scoprisse la sua vera natura prima di conoscerlo almeno un po’. Ma il desiderio di rivederla era troppo forte per resistergli. Voleva correre quel rischio. Continuò a seguire la traccia. Lo condusse ad una piccola baita e attraverso la finestra poté spiarla. L’immagine mentale non era nitida ma gli bastò. La ragazza era seduta ad un piccolo tavolino in legno. Medicandosi faticosamente da sola. Stava cercando di tagliare una garza con i denti. Senza accorgersene Gregory stava ridendo, per la prima volta dopo secoli una semplice umana era riuscito a strapparli un sorriso. Beandosi di quella visione e ritraendo la sua traccia, Gregory si addormentò, continuando a pensare a lei e ai suoi grandi di diverso colore. L’occhio destro era di un azzurro intenso, come il mare quando veniva illuminato dal sole, il sinistro era di un verde smeraldo, e ricordavano le cime degli alberi più alti. I colori nitidi dei suoi occhi continuavano a confermargli ciò che lui aveva già capito. Lei era la sua donna. Non poteva lasciarsela sfuggire. Avrebbe parlato con lei non appena il sole fosse tramontato. Era curioso di sentire la sua voce, di conoscere la sua storia. Il sole ormai sorto segnava l’inizio del nuovo giorno e l’inizio della sua nuova vita. Finalmente, anche lui, sarebbe rinato.
Kairy ricuciva il taglio sul fianco. Non aveva un granché per medicarsi ma, nel suo lavoro, aveva imparato ad arrangiarsi con ciò che aveva a disposizione. In casa non trovò altro che una bottiglia di alcool, spago e qualche ago. Sterilizzò la punta dell’ago sulla fiamma di un accendino, si bagnò la ferità con l’alcool e iniziò a cucirla. Il dolore era forte ma riuscì a chiuderla. Per tenere la ferita al sicuro dalle infezioni la fasciò con una garza. Si era dimenticata di tagliarla con le forbici così tentò di farla a pezzi con i denti. Si sentiva osservata ma sorvolò quella sensazione cercando di concentrarsi sulla ferita. Quella percezione svanì poco dopo. Con un sospiro di sollievo Kairy si sdraiò sul letto. Si adagiò sulle coperte rosse facendosi avvolgere dalla sensazione di caldo e di morbidezza. Il profumo di lavanda che veniva dal copriletto le dava un senso di casa. Chiuse gli occhi tentando di scacciare il senso di dolore e tentò di concentrarsi su ciò che era accaduto nella foresta. Il lupo dagli occhi grigi le aveva donato delle sensazioni particolari. I lupi le davano da pensare. Nessun lupo ha degli occhi chiari e un comportamento così strano. Cercò nella sua mente informazioni a riguardo. Ogni volta che leggeva o studiava qualcosa, questa le rimaneva impressa a fuoco nella mente. Il suo cervello era come un computer che assorbiva dati senza mai fare un back-up. Lupi simili li aveva visti solo nelle tribù indiane o quando i nativi le raccontavano delle storie sui mutaforme. Sui Carpazi, però, non aveva mai sentito parlare di mutaforma, solo di esseri particolari, che, al contrario dei non morti di cui si parla nelle leggende, sono vampiri a metà. Si nutrono di sangue ma non uccidono le loro vittime, al contrario le lasciano in vita rimanendo con loro fino a quando non si accorgano che stanno bene. Hanno poteri mentali e possono cambiare forma, mutare in animali o in nebbia. Sono esseri in via d’estinzione per colpa di fanatici che credono di essere cacciatori di vampiri, ma anche perché c’è una maggioranza di maschi nella loro razza. I bambini che nascono sono tutti maschi e, molte volte, non sopravvivono il primo anno di vita. Kairy si alzò di scatto dal letto, i punti le tiravano la pelle ma ignorò il dolore. “ Possibile  che quelli che ho visto siano Carpaziani?” Lo sguardo di Kairy vagava nel vuoto della stanza cercando di rimanere razionale. Ma lei non era fatta per la razionalità. Il mondo in cui viveva era popolato da esseri che non erano  umani. E allora perché ne era tormentata? Perché la sua mente non voleva ammettere la loro esistenza. Doveva trovare delle risposte o non sarebbe più riuscita ad andarsene da quel luogo. Si infilò le velocemente le scarpe, prese la cintura da cacciatrice e corse nella foresta. I punti le dolevano ma doveva capire. Arrivò nel punto in cui aveva trovato il branco dei lupi e dove il ramo si era spezzato, cercò le impronte che avevano lasciato i lupi. La voglia di seguire quelle impronte riecheggiava nella sua testa. La curiosità era troppa ma non poteva lasciarsi trasportare così. Era lì in vacanza e non a lavorare. Rivedendo il ramo spezzato le venne in mente il lupo dagli occhi grigi. Perché l’aveva difesa?  Perché aveva provato quelle strane sensazioni quando lui l’ha fissata in quel modo? Mille domande si affollavano nella mente di Kairy. Con un sospiro cercò di calmarsi e ragionare. “Avanti Kairy, rifletti, non puoi essere così stupida da seguire quelle orme. Tu sei una cacciatrice, una minaccia per loro. Se scoprono chi sei ti uccideranno, inoltre il sole è alto e se sono veri Carpaziani staranno sicuramente dormendo in bare o sottoterra, ergo sarebbe stupido continuare.” Si girò sui suoi passi e ritornò a casa. Avrebbe chiesto altre notizie a Bobby, almeno le avrebbe dato una mano da lontano. Ultimamente Bobby si era lasciato un po’ andare, era felice che non ci fossero più cose da combattere ma Kairy era sicura che l’azione gli mancava. Era sempre il primo che combatteva al fianco dei cacciatori. Li aveva sempre aiutati. Kairy era a conoscenza delle antiche arti magiche ma come trovava le soluzioni Bobby, non le trovava nessuno. Aveva centinaia e centinaia di libri sparsi in quella sua piccola casetta. Libri che parlavano di come uccidere demoni, mostri ,vampiri e quant’altro. Quasi tutti gli amici di Kairy erano cacciatori. Non aveva mai avuto amici al di fuori del lavoro. Non perché non fosse una donna socievole, al contrario, era sempre buona e gentile con tutti. Ma avere delle relazioni o amici avrebbe compromesso il suo lavoro. Kairy ha sempre viaggiato in lungo e in largo senza mai fermarsi in un posto. Il suo lavoro richiedeva dei sacrifici. Si spostava dove avevano più bisogno di lei. Ecco perché era sola. Era giovane,senza famiglia e senza amici. Donava tutto se stessa al lavoro. Almeno così compensava il vuoto dentro di lei. Non era mai uscita con un uomo perché avevano paura di lei. Quale uomo poteva stare con una donna che era capace di difendersi benissimo da sola?  Conosceva gli intimi segreti delle persone che la circondavano, sapeva dove e cosa cacciare. Era un’arma micidiale. Non poteva avere debolezze. Per questo doveva stare sola. Se avesse avuto qualche amico, i demoni che cacciava lo avrebbero preso e ucciso, come già successo in passato, ai suoi genitori. Il sole iniziava pian piano a scomparire dietro le montagne. Stava già tramontando e Kairy aveva perso tempo a fare ricerche e studiare un modo per avvicinarsi a quella specie tanto antica e potente. Doveva avvertirli della sua presenza, doveva fargli capire che lei non era una minaccia ma un ottimo alleato, un’amica. Forse quel popolo era l’unico amico che una cacciatrice potesse avere. Ma perché ci pensava tanto? Infondo l’avevano quasi attaccata, eppure il lupo nero l’aveva salvata. Nelle sue ricerche Kairy trovò spesso un termine “compagna per la vita”. Solo la vera compagna per la vita poteva restituire la luce ad un Carpaziano, il quale non provava nessun emozione senza di lei e rischiava di trasformarsi nel demone della notte di cui tutte le leggende parlano. Un leggero soffio d’aria colpì la schiena di Kairy facendola rabbrividire. Un ululato echeggiò tra le montagne. In sole, ormai quasi scomparso tra le montagne, colorava la sua stanza di un rosso fuoco. Kairy fissò la finestra aperta rimanendo senza fiato alla vista di quel meraviglioso crepuscolo. Come rapita da quel momento Kairy uscì dalla piccola baita per immergersi nella sera. Si strinse attorno il lungo cappotto nero e scese l’altura su cui regnava la casetta. Poco lontano c’era un laghetto immerso nel più profondo bosco. Sembrava un luogo popolato da creature mistiche. Il cappotto l’aveva scaldata abbastanza e il richiamo del lago era troppo forte. Kairy fece scivolare il vestiti poggiandoli lentamente vicino alle radici di un albero. La biancheria nera contrastava la pelle bianca e lattiginosa della cacciatrice rovinata dalla benda sul fianco, i ricci le adornavano la schiena mettendo in risalto la vita stretta. Nella notte il canto di un usignolo spezzava il silenzio ovattato della foresta. L’acqua fresca era un toccasana per la sua pelle. Si staccò la benda, facendo attenzione ai punti. Guariva piuttosto in fretta quindi la garza non le sarebbe più servita. Pose il pezzo di stoffa bianca sulla terra e si immerse nell’acqua resa argentea dai raggi della luna.
 
Gregory si svegliò da quel sonno pesante. Per tutto il giorno aveva sognato quella donna. Non riusciva a toglierla dalla testa. Voleva toccarla, sentirne il profumo. Sopra di lui dei suoi di passi rovinarono i suoi pensieri. Tirò un pugno alla botola soprastante ed uscì dalla terra. Attorno a lui si ergevano tre uomini. Mikhail, il capo dei vampiri e il suo più grande amico, era seduto sul letto e lo guardava con aria incuriosita. La camicia bianca di cotone leggero smorzava il colore scuro delle pelle e il nero degli occhi e dei capelli. Aveva un aria presuntuosa nel suo modo si osservarlo. L’altro uomo, Jaques, era il fratello di Mikhail, erano quasi uguali se non fosse che Jaques era più piccolo di due secoli e leggermente meno muscoloso del maggiore, stava vicino al fratello, appoggiato con la spalla al muro e con  un sorriso sghembo sul volto. Il terzo uomo era Byron in piedi vicino alla porta, con braccia conserte, seguiva con lo sguardo ogni movimento del vampiro appena svegliato.  Gregory si alzò pigramente dalla botola. Con una lentezza inimmaginabile e accompagnato da un lungo sospiro annoiato. Una volta alzato si pulì i vestiti dalla polvere rimasta< Perché tutti qui? E’ successo qualcosa?> Mikhail si portò le mani intrecciate, sotto il mento.  Per tutta risposta, Gregory alzò lo sguardo per incontrare quello dell’amico un sorriso gli illuminò il viso Lo sguardo di Mikhail si luccicò per un breve istante. < Sono proprio curioso di vedere la tua donna Greg.> Si avvicinò all’amico per un abbraccio. Lento, freddo ma pieno di significato. Sembravano due rocce. In quel momento Raven, la compagna di Mikhail spuntò dalla porta ridendo per la scena dell’abbraccio. I due si staccarono imbarazzati e la risata della donna aumento di tono. Mikhail se si avvicinò per accarezzarle il volto. < Conosceremo la donna di Gregory quest’oggi> Raven spalancò i grandi occhi azzurri e rivolse un caldo sorriso al braccio destro del suo compagno. Gregory ricambiò con un leggero inchino. Le parole di Raven fecero impacciare Gregory e con tono fiero per nascondere l’emozione rispose < No, ma non ho certo bisogno di parlarle per capirlo. Non credi Raven?> La donna si porto la mano sul viso sussurrando un “povera me”. Gregory si trovò spiazzato. Raven aveva ragione. Non poteva andare da un umana e dirle tutto. Non sapeva niente di lei a parte che è la sua donna. Doveva scoprire qualcosa. Senza proferir parola si trasformò in un gufo grigio, dalle ali lunghe e possenti. Cercò la traccia mentale della donna. Trovata. Il lago non era molto distante dalla sua dimora. Volò assaporando il vento della notte e i raggi della luna che filtravano tra le sue ali. Si appollaiò su l’albero più vicino allo specchio d'acqua. I vestiti sotto l’albero attirarono subito la sua attenzione. Gregory sentì il suo corpo sciogliersi. Dal centro del lago riemerse una figura longilinea. Nuotava lentamente assaporando ogni momento, Gregory non poteva provare che curiosità per quella donna. Con calma e grazia la donna arrivò al margine del lago. Quando uscì la lunga capigliatura le contornava il corpo come una seconda pelle. Minuscole goccioline le scendevano dalle punte dei capelli cadendo sul prato attorno ai suoi piedi. La pelle bianca risaltava nel buio della notte e i suoi occhi illuminavano in viso candido e le labbra rosse. Gregory assaporò ogni forma del suo corpo rimanendone incantato, ma la sua attenzione andò sul fianco destro della giovane. I punti rovinavano la figura fatata della ragazza che, piegandosi a raccogliere i vestiti, iniziò a tamponarsi e ravvivarsi i capelli con le mani. Gregory spiccò il volo per scendere poco lontano dal lago. Voleva parlarle, ma non voleva spaventarla. Riacquistò la forma umana con tanto di vestiti e aspettò che la ragazza si rivestisse. La maglia era risaltava le sue forme sinuose e i suoi occhi chiari e i jeans nascondevano le gambe bianche e arrotondate  della giovane. Una volta vestita si sedette ai piedi dell’albero e con occhi tristi fissava un cespuglio al di là dello specchio d’acqua. Gregory avanzo lentamente cercando di fare più rumore possibile. Spezzò un ramo di proposito lasciando che la donna si girasse e lo vedesse.
L’uomo spuntò dal più fitto del bosco. Aveva capelli setosi e neri e due occhi grigi che parevano mercurio liquido, aveva la sensazione di averlo già visto da qualche parte. L’uomo le porgeva un caldo sorriso e avanzava lentamente verso di lei. La sua voce era pura magia, calda,nera e avvolgente, Kairy sentì un groppo in gola. Quell’uomo le metteva paura ma le trasmetteva anche sensazioni famigliari . Kairy ricambiò il sorriso. Sembrava stesse cantando tanto era melodiosa la sua voce < Io sono Kairy, Kairy Porter, sono qui in vacanza e cercavo di familiarizzare con il posto> Continuavano a guardarsi negli occhi. Gregory si avvicinava lentamente lasciando la ragazza libera di fermarlo.  Il mantello di Gregory strisciava a terra sfiorando l’erba attorno a lui.  Un dolce sorriso illuminò il viso di Kairy Gregory si scioglieva ogni volta che la ragazza le rivolgeva la parola.
  
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