Il branco correva veloce nel bosco assaporando il momento in cui il vento scorreva lungo il pelo. Dovevano arrivare, prima del sole, alla villa in cima alla collina. I due lupi più grandi erano a capo della schiera. “Mi dici cosa ti è preso Gregori? Perché mi hai fermato in quel modo? Era una sconosciuta e di certo non doveva essere lì”. Il lupo nero rivolse un ringhio gutturale all’animale cremisi. La luce del sole, che iniziava a sorgere, rischiariva il cielo rendendolo di un azzurrino chiaro. Al limitare della foresta si ergeva una villa con un enorme cancello in ferro battuto. Il tetto e i mattoni erano come il colore dei tronchi d’albero. Si ergeva maestosa circondata da abeti e cespugli selvatici. Dei piccoli uccellini volavano da una finestra all’altra posandosi di tanto in tanto a fissare il panorama mistico e fatato di quel luogo. I due lupi si fermarono davanti alla cancellata e ulularono all’unisono. Altri lupi ricambiarono il saluto per poi disperdersi nel fitto della selva. I due lupi rimasti soli si fissarono in un breve istante, i loro corpi mutarono nel giro di qualche secondo. Le zampe anteriori si alzarono e irrobustirono formando arti umani, quelle posteriori si trasformarono in gambe forti e possenti. Il capo lupino si mutò in un cranio umano. I due lupi erano cambiati in uomini forti e possenti, dalle larghe spalle e mascelle decise. I capelli dell’uomo dagli occhi argentei erano neri, come la scura notte, lucenti e lisci come seta. L’altro uomo aveva i capelli corti di un rosso rubino che contrastavano la pelle scura dell’uomo. Si diresse verso un cespuglio da dove tirò fuori due mantelli neri, lanciandone uno al ragazzo dagli occhi ghiaccio. Indossarono la stoffa ,umida per la rugiada, e aprirono il pesante cancello con un piccolo gesto della mano. Gregory camminava più avanti dell’altro uomo e guardandolo dalla spalla gli rivolse un sorriso sghembo, quasi di sfida.
Kairy ricuciva il taglio sul fianco. Non aveva un granché per medicarsi ma, nel suo lavoro, aveva imparato ad arrangiarsi con ciò che aveva a disposizione. In casa non trovò altro che una bottiglia di alcool, spago e qualche ago. Sterilizzò la punta dell’ago sulla fiamma di un accendino, si bagnò la ferità con l’alcool e iniziò a cucirla. Il dolore era forte ma riuscì a chiuderla. Per tenere la ferita al sicuro dalle infezioni la fasciò con una garza. Si era dimenticata di tagliarla con le forbici così tentò di farla a pezzi con i denti. Si sentiva osservata ma sorvolò quella sensazione cercando di concentrarsi sulla ferita. Quella percezione svanì poco dopo. Con un sospiro di sollievo Kairy si sdraiò sul letto. Si adagiò sulle coperte rosse facendosi avvolgere dalla sensazione di caldo e di morbidezza. Il profumo di lavanda che veniva dal copriletto le dava un senso di casa. Chiuse gli occhi tentando di scacciare il senso di dolore e tentò di concentrarsi su ciò che era accaduto nella foresta. Il lupo dagli occhi grigi le aveva donato delle sensazioni particolari. I lupi le davano da pensare. Nessun lupo ha degli occhi chiari e un comportamento così strano. Cercò nella sua mente informazioni a riguardo. Ogni volta che leggeva o studiava qualcosa, questa le rimaneva impressa a fuoco nella mente. Il suo cervello era come un computer che assorbiva dati senza mai fare un back-up. Lupi simili li aveva visti solo nelle tribù indiane o quando i nativi le raccontavano delle storie sui mutaforme. Sui Carpazi, però, non aveva mai sentito parlare di mutaforma, solo di esseri particolari, che, al contrario dei non morti di cui si parla nelle leggende, sono vampiri a metà. Si nutrono di sangue ma non uccidono le loro vittime, al contrario le lasciano in vita rimanendo con loro fino a quando non si accorgano che stanno bene. Hanno poteri mentali e possono cambiare forma, mutare in animali o in nebbia. Sono esseri in via d’estinzione per colpa di fanatici che credono di essere cacciatori di vampiri, ma anche perché c’è una maggioranza di maschi nella loro razza. I bambini che nascono sono tutti maschi e, molte volte, non sopravvivono il primo anno di vita. Kairy si alzò di scatto dal letto, i punti le tiravano la pelle ma ignorò il dolore. “ Possibile che quelli che ho visto siano Carpaziani?” Lo sguardo di Kairy vagava nel vuoto della stanza cercando di rimanere razionale. Ma lei non era fatta per la razionalità. Il mondo in cui viveva era popolato da esseri che non erano umani. E allora perché ne era tormentata? Perché la sua mente non voleva ammettere la loro esistenza. Doveva trovare delle risposte o non sarebbe più riuscita ad andarsene da quel luogo. Si infilò le velocemente le scarpe, prese la cintura da cacciatrice e corse nella foresta. I punti le dolevano ma doveva capire. Arrivò nel punto in cui aveva trovato il branco dei lupi e dove il ramo si era spezzato, cercò le impronte che avevano lasciato i lupi. La voglia di seguire quelle impronte riecheggiava nella sua testa. La curiosità era troppa ma non poteva lasciarsi trasportare così. Era lì in vacanza e non a lavorare. Rivedendo il ramo spezzato le venne in mente il lupo dagli occhi grigi. Perché l’aveva difesa? Perché aveva provato quelle strane sensazioni quando lui l’ha fissata in quel modo? Mille domande si affollavano nella mente di Kairy. Con un sospiro cercò di calmarsi e ragionare. “Avanti Kairy, rifletti, non puoi essere così stupida da seguire quelle orme. Tu sei una cacciatrice, una minaccia per loro. Se scoprono chi sei ti uccideranno, inoltre il sole è alto e se sono veri Carpaziani staranno sicuramente dormendo in bare o sottoterra, ergo sarebbe stupido continuare.” Si girò sui suoi passi e ritornò a casa. Avrebbe chiesto altre notizie a Bobby, almeno le avrebbe dato una mano da lontano. Ultimamente Bobby si era lasciato un po’ andare, era felice che non ci fossero più cose da combattere ma Kairy era sicura che l’azione gli mancava. Era sempre il primo che combatteva al fianco dei cacciatori. Li aveva sempre aiutati. Kairy era a conoscenza delle antiche arti magiche ma come trovava le soluzioni Bobby, non le trovava nessuno. Aveva centinaia e centinaia di libri sparsi in quella sua piccola casetta. Libri che parlavano di come uccidere demoni, mostri ,vampiri e quant’altro. Quasi tutti gli amici di Kairy erano cacciatori. Non aveva mai avuto amici al di fuori del lavoro. Non perché non fosse una donna socievole, al contrario, era sempre buona e gentile con tutti. Ma avere delle relazioni o amici avrebbe compromesso il suo lavoro. Kairy ha sempre viaggiato in lungo e in largo senza mai fermarsi in un posto. Il suo lavoro richiedeva dei sacrifici. Si spostava dove avevano più bisogno di lei. Ecco perché era sola. Era giovane,senza famiglia e senza amici. Donava tutto se stessa al lavoro. Almeno così compensava il vuoto dentro di lei. Non era mai uscita con un uomo perché avevano paura di lei. Quale uomo poteva stare con una donna che era capace di difendersi benissimo da sola? Conosceva gli intimi segreti delle persone che la circondavano, sapeva dove e cosa cacciare. Era un’arma micidiale. Non poteva avere debolezze. Per questo doveva stare sola. Se avesse avuto qualche amico, i demoni che cacciava lo avrebbero preso e ucciso, come già successo in passato, ai suoi genitori. Il sole iniziava pian piano a scomparire dietro le montagne. Stava già tramontando e Kairy aveva perso tempo a fare ricerche e studiare un modo per avvicinarsi a quella specie tanto antica e potente. Doveva avvertirli della sua presenza, doveva fargli capire che lei non era una minaccia ma un ottimo alleato, un’amica. Forse quel popolo era l’unico amico che una cacciatrice potesse avere. Ma perché ci pensava tanto? Infondo l’avevano quasi attaccata, eppure il lupo nero l’aveva salvata. Nelle sue ricerche Kairy trovò spesso un termine “compagna per la vita”. Solo la vera compagna per la vita poteva restituire la luce ad un Carpaziano, il quale non provava nessun emozione senza di lei e rischiava di trasformarsi nel demone della notte di cui tutte le leggende parlano. Un leggero soffio d’aria colpì la schiena di Kairy facendola rabbrividire. Un ululato echeggiò tra le montagne. In sole, ormai quasi scomparso tra le montagne, colorava la sua stanza di un rosso fuoco. Kairy fissò la finestra aperta rimanendo senza fiato alla vista di quel meraviglioso crepuscolo. Come rapita da quel momento Kairy uscì dalla piccola baita per immergersi nella sera. Si strinse attorno il lungo cappotto nero e scese l’altura su cui regnava la casetta. Poco lontano c’era un laghetto immerso nel più profondo bosco. Sembrava un luogo popolato da creature mistiche. Il cappotto l’aveva scaldata abbastanza e il richiamo del lago era troppo forte. Kairy fece scivolare il vestiti poggiandoli lentamente vicino alle radici di un albero. La biancheria nera contrastava la pelle bianca e lattiginosa della cacciatrice rovinata dalla benda sul fianco, i ricci le adornavano la schiena mettendo in risalto la vita stretta. Nella notte il canto di un usignolo spezzava il silenzio ovattato della foresta. L’acqua fresca era un toccasana per la sua pelle. Si staccò la benda, facendo attenzione ai punti. Guariva piuttosto in fretta quindi la garza non le sarebbe più servita. Pose il pezzo di stoffa bianca sulla terra e si immerse nell’acqua resa argentea dai raggi della luna.
Gregory si svegliò da quel sonno pesante. Per tutto il giorno aveva sognato quella donna. Non riusciva a toglierla dalla testa. Voleva toccarla, sentirne il profumo. Sopra di lui dei suoi di passi rovinarono i suoi pensieri. Tirò un pugno alla botola soprastante ed uscì dalla terra. Attorno a lui si ergevano tre uomini. Mikhail, il capo dei vampiri e il suo più grande amico, era seduto sul letto e lo guardava con aria incuriosita. La camicia bianca di cotone leggero smorzava il colore scuro delle pelle e il nero degli occhi e dei capelli. Aveva un aria presuntuosa nel suo modo si osservarlo. L’altro uomo, Jaques, era il fratello di Mikhail, erano quasi uguali se non fosse che Jaques era più piccolo di due secoli e leggermente meno muscoloso del maggiore, stava vicino al fratello, appoggiato con la spalla al muro e con un sorriso sghembo sul volto. Il terzo uomo era Byron in piedi vicino alla porta, con braccia conserte, seguiva con lo sguardo ogni movimento del vampiro appena svegliato. Gregory si alzò pigramente dalla botola. Con una lentezza inimmaginabile e accompagnato da un lungo sospiro annoiato. Una volta alzato si pulì i vestiti dalla polvere rimasta< Perché tutti qui? E’ successo qualcosa?> Mikhail si portò le mani intrecciate, sotto il mento.
L’uomo spuntò dal più fitto del bosco. Aveva capelli setosi e neri e due occhi grigi che parevano mercurio liquido, aveva la sensazione di averlo già visto da qualche parte. L’uomo le porgeva un caldo sorriso e avanzava lentamente verso di lei.