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Autore: allegretto    30/12/2011    3 recensioni
Jensen si rende conto che cosa voglia dire 'sentirsi a casa' e rimedia all'errore. (Pre-slash)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NATALE È DOVE C'È CASA

 

No, tranquillo! Ho un sacco di cose da fare, copioni da leggere e altra roba a cui dedicare il mio tempo libero quest'anno”

Qualcosa nel tono della voce di Jared rese sospettoso Jensen ma sapeva bene che inisistere avrebbe peggiorato l'umore di entrambi e decise di lasciar perdere. Se voleva stare da solo e non andare a casa, bene. Si sarebbe adeguato.

Jared lo abbracciò stretto. “Dì a tua mamma che le voglio bene e che la saluto con affetto”, sussurrò poi nell'orecchio di Jensen.

Dieci ore più tardi, Jensen era davanti alla porta della casa dei suoi genitori, dove mentre stringeva la mano al padre, cercava di liberarsi dall'abbraccio soffocante della madre.

Mi sembri stanco”, disse lei, con un tono accusatorio. Come se con il suo lavoro non ci fosse bisogno di stancarsi. “Tuo fratello e tua sorella saranno qui solo il giorno di Natale per cui hai qualche giorno per riposarti e dormire. Fare le ore piccole nei bar a Vancouver non ti aiuta di certo”, aggiunse poi allungandogli una birra presa dal frigorifero.

Mamma, di solito noi lavoriamo di notte!”, esclamò lui con tono lamentoso.

Sciocchezze. Tuo padre non ha mai filmato di notte!”, ribattè lei, con tono risoluto mentre spingeva suo figlio verso il soggiorno.

Jensen avrebbe potuto obiettare e iniziare la solita discussione annuale con sua madre ma in quel momento non era per niente combattivo. Voleva soltanto sedersi e gustare la sua birra gelata e godersi un po' di tranquillità.

Mezz'ora più tardi era seduto scompostamente sul divano, mezza bottiglia di birra fra le mani. Quella bevanda era meglio di un sedativo in quel momento e una paio di secondi dopo la sua testa si adagiò sul morbido cuscino posizionato sulla spalliera e si addormentò di colpo.

Quando si svegliò un'ora più tardi intontito e disorientato, la prima cosa che notò fu che il divano sembrava essere sprofondato di circa dieci centimetri. Come risultato le sue gambe erano attorcigliate in una posizione innaturale e la parte bassa della sua spina dorsale sembrava aver subito danni irreparabili.

La seconda era la ghirlanda sopra il caminetto. Jensen sbattè le palpebre un paio di volte e la guardò poi con attenzione. Era tuto sbagliato: fiori di poinsettia di un bel rosso brillante, foglie di un verde carico e il tutto spruzzato da puntini d'oro scintillante. Sembrava innaturale. Impiegò un secondo per realizzare che la ghirlanda leggermente floscia, innegabilmente usata più volte con fiori rosati e foglie nere era ora nuova fiammante.

Bè, erano verdi le foglie quando l'ho comprata!”, Jared gli aveva detto il primo Natale che aveva tirato fuori tutte le decorazioni, Jensen ricordò, osservando la corona con orrore.

Foglie nere, Jay? Sembra qualcosa di cui non andrei fiero neanche se fosse il mio funerale!”

L'ho messa un attimo sul davanzale e ogni cosa è sbiadita all'istante”

Quello succede tutte le volte che compri qualcosa che costa meno di un dollaro”

Jared aveva riso. Una risata lunga e profonda e da allora era diventato un motivo di orgoglio per lui: non era Natale finchè non appendeva la ghirlanda funeraria sul caminetto.

Vedendo un festone così netto e scintillante, si rese conto che non era a Vancouver ma in Texas e paragonare la ghirlanda di Jared a quella della madre era osceno.

Con un grugnito, Jensen raddrizzò le gambe e si mise dritto, aspettò un attimo in modo che la sua schiena ritornasse normale. Poi tirò fuori il telefono dalla sua tasca e chiamò Jared.

Che tipo di biscotti ha fatto tua madre quest'anno?”, fu quello che disse l'amico non appena rispose.

Jensen fece una smorfia: “Davvero? Questo è il modo in cui mi saluti? Non come è andato il volo, come ti senti....No, che biscotti ha preparato mia madre.....”

Ha fatto quelli piccoli, con le noci pecan e lo zucchero vanigliato sopra?”, Jared chiese, con voce sognante. “Al solo pensiero mi viene l'acquolina in bocca...”

Ok, ghiottone”, Jensen sorrise. “Non ho ancora controllato. Sono stato occupato...”

Si probabilmente a dormire sul divano. Mi raccomando, portamene un po', quando torni. Prendi una grossa scatola di metallo, magari quelle decorate...”

Si, si, va bene, pozzo senza fondo!”, Jensen ribattè, chiudendo la conversazione. Era veramente strano come Jared sembrasse sempre sapere cosa stava facendo lui anche a migliaia di chilometri di distanza. Magari c'era una telecamera nella ghirlanda tutta perfezione di sua madre.

Fissò a lungo il caminetto ma il suo pensiero era molto lontano da là.

'Non posso credere che invece di riposarmi o rilassarmi, parlare con i miei genitori o uscire con i miei amici, io stia qui a sentire la nostalgia di una ghirlanda sbiadita appesa su un caminetto in Canada!', pensò Jensen, alzandosi in piedi. 'Non mi rovinerai il Natale!', mormorò il giovane rivolto a Jared che non solo non era accanto a lui ma che stava in quel momento mangiando patatine speziate a manciate da un mega-sacchetto e ballando per tutta la cucina per tenere lontano i suoi cani da quella 'schifezza'.

La preparazione dei biscotti in cucina era sempre problematica in casa Ackles alla vigilia di Natale. C'erano scatole di latta e Tupperware su ogni superficie disponibile, riempite di frutta secca, canditi, cioccolato in pezzi e in polvere e altre decorazioni dolciarie.

Sua madre, con la schiena rivolta alla porta, stava in piedi davanti al forno con le mani sui fianchi e un'espressione assorta.

Jensen annusò l'aria e sospirò. Una pasticceria sembrava, non una cucina. Ci fosse stato Jared...

Tocca qualcosa e sei morto”, disse sua madre, anche se lui non si era neanche mosso.

Cosa?”, chiese innocentemente anche se aveva un ghigno discolo sul viso. “E' torta di mele?”

Si ed è dei vicini. Il che significa che deve essere intatta, Jensen, neanche il più piccolo pezzetto deve essere nel tuo stomaco!”, rispose sua madre, girandosi a guardarlo con espressione truce.

Hai fatto un bel pisolino?”

Si, ottimo. E' un nuovo divano quello nel soggiorno?”, chiese, non prima di aver aperto un barattolo e aver sbirciato dentro. Si accigliò. Normali biscotti al cioccolato. Niente pecan. Jared lo avrebbe ucciso.

No”, rispose sua madre guardandolo in modo strano. “E' sempre quello. Perchè?”

La mia schiena e le mie gambe erano attorcigliate quando mi sono svegliato!”, rispose Jensen, iniziando ad aprire tutti i barattoli.

Sei cresciuto di qualche centimetro negli ultimi tempi? Vieni qui”

Direi che è passato il tempo in cui potevo crescere in altezza, mamma”, replicò lui, facendosi però manovrare dalla madre in modo che fosse poi davanti a lei.

No, non sei cresciuto. Rimani però sempre quel bel giovanotto che eri quando sei partito”, disse lei, facendo una carezza sul viso del figlio. Lui la abbracciò.

Quando ti sposi? Quando darai alla tua vecchia madre un matrimonio in chiesa?”, chiese lei a tradimento.

'Eccola! Solita tiritera natalizia!', pensò Jensen, sbuffando senza però farsene accorgere dalla madre. “Prima o poi, mamma!”, rispose, sibillino. “Non hai fatto i biscotti al pecan?”, chiese poi, titubante, sedendosi su una sedia accanto al tavolo.

No, quest'anno no. Perchè me lo chiedi?”, domandò la madre, aprendo lo sportello del forno per vedere a che punto era la torta di mele.

L'effluvio di mele, cannella e zucchero caramellato si sparse per la casa e Jensen quasi svenne per il desiderio di mangiarne almeno un pezzo.

No, niente, così....”, rispose, evasivo.

Si guardò attorno. Tutto era familiare ma non proprio. Non riusciva a togliersi dalla mente una cucina tutta bianca ricolma di elettrodomestici, disordinata all'eccesso, con scatole, pacchetti, sacchetti su ogni superficie disponibile e due cani che abbaiavano continuamente e una voce baritonale che quando rideva faceva tremare i bicchieri nella credenza.

Lì era tutto verde pastello, risalente ai primi anni '70 quando i suoi genitori si erano sposati. Aveva offerto molte volte a sua madre l'opportunità di cambiare i mobili con qualcosa di più moderno e le aveva regalato attrezzature di cucina pratiche e funzionali. Non le aveva mai usate. Impastare con le macchine? Giammai...

Sul tostapane elettrico, risalente alla guerra di indipendenza, vi era ancora la protezione fatta all'uncinetto di sua nonna e macchiata con il lucido da scarpe che aveva fatto cadere accidentalmente suo fratello da bambino. Lì non era cambiato nulla!

Sua madre tirò fuori la torta dal forno e infornò le polpette di carne per la cena. Erano buone quelle fatte da lei ma Jared le faceva più speziate e concentrandosi ne sentì il sapore in bocca.

Qualche attimo dopo, sentì vibrare il cellulare in tasca. Lo tirò fuori e rispose. Sentì in sottofondo abbaiare. “Jensen? Sadie ha mangiato qualcosa di tuo. Qualcosa di importante”

Mangiato? Cosa vuol dire mangiato?”

Si, non proprio. Più che altro ridotto a brandelli. A te non interessava quel libro sul tavolino in soggiorno, vero?”, chiese Jared, ansioso.

Cosa? Il nuovo libro di Stephen King? Andiamo, si riuscirà ancora a leggerlo, no?”

Ok. Se vuoi posso aspettare che tra qualche giorno Sadie faccia uscire le pagine, gli do una bella lavata, le asciugo e poi....”

Jared! Ok, ho capito! Niente più libro...”

Hai detto a tua madre che la saluto?”

Mamma, Jared ti saluta!”, Jensen disse, senza perdere il ghigno stampato sul suo viso.

La prossima volta dai qualcosa da sgranocchiare a Sadie in modo che lasci stare le mie cose...”

Jen, non è colpa di Sadie se il negozio è rimasto sprovvisto di biscotti per cani”, si giustificò Jared.

Jensen sobbalzò. “Allora tutta la mia roba è in pericolo!”, esclamò allarmato.

No, tranquillo. Ho tolto tutto. Mi ero dimenticato del libro...”

Jensen udì abbaiare, poi una risata che avrebbe svegliato un morto e poi più nulla perchè la conversazione si era interrotta.

Sua madre lo osservò, poi si sedette al tavolo e disse: “Come sta Jared?”

Solito. Cani pazzi, Jared pazzo”, Jensen rispose, mettendo via il cellulare. Poi, alzando lo sguardo, sobbalzò: “Cosa c'è?”

Perchè non è andato a casa dalla sua famiglia?”

Il modo in cui lei lo disse, sembrava la domanda più ovvia del mondo. Jensen scrollò la testa. “Non lo so. Ha detto che voleva una pausa”

Sua madre fece un cenno di intendimento poi guardò Jensen nello stesso modo in cui lo aveva fatto per anni quando lo coglieva a dire bugie e si aspettava la verità attraverso una piena e contrita confessione. Poi il momento passò e lei decise di aspettare: “Gli farò i biscotti al pecan. Così glieli porterai, quando rientri”

Bene”, rispose Jensen, sollevato dal fatto che lo sguardo indagatore della madre si fosse dissolto ma sorpreso dall'intuito materno. Dopo una tazza di tè con alcuni biscotti al cioccolato e un paio di spoilers raccontati alla madre, grande fan della serie televisiva di cui lui faceva parte, Jensen andò nella sua vecchia camera da adolescente. Si cambiò con qualcosa di più comodo e mentre riponeva i suoi abiti nella valigia, pensò ancora una volta a quel gigante di nome Jared.

Gli aveva chiesto più volte di andare con lui dalla sua famiglia ma il suo collega nonché migliore amico, gli aveva risposto di no e le sue risposte non erano state convincenti.

Jensen sapeva che c'era qualcosa che non andava. Conosceva troppo bene Jared. Se non partiva per andare dalla sua famiglia era perchè qualcosa turbava la mente del ragazzo.

Jensen? E' pronto!”, risuonò la voce del padre giù in fondo alle scale.

Svelto, infilò il telefono in tasca e scese al piano di sotto per unirsi ai suoi genitori a cena.

Il giorno dopo, la vigilia di Natale, passò in un lampo. Jensen dormì fino a tardi, svegliato dai raggi del sole che con un angolatura particolare diedero a Jensen la consapevolezza che fosse pomeriggio e infatti quando riuscì a guardare la sua sveglia a forma di pallone da football sul suo comodino si rese conto che erano le due passate. Si fece una doccia veloce, si vestì sportivo e scese in cucina a caccia di caffè.

Mamma, potevi svegliarmi!”, esclamò con voce petulante, non appena giunse in cucina.

L'aroma dei biscotti alle noci pecan lo avvolse e improvvisamente si ritrovò con gli occhi inondati di lacrime e una strana euforia lo pervase dalla testa ai piedi.

Oh, dormivi così bene!”, ribattè la madre. “Sono venuta su un paio di volte ma ti ho lasciato dormire...eri così stanco ieri sera! Jared non dovrebbe permetterti di stare tanto alzato...”, aggiunse poi, rendendosi conto del turbamento del figlio e decise, saggiamente, di cambiare discorso. “Stasera vengono gli zii. Hai preso qualcosa per loro?”, chiese la donna, allungandogli una tazza di caffè fumante.

Uscì poi con il padre per acquistare gli ultimi regali e andare a salutare vecchi amici. Dopo cena, seduto sul divano a parlare con i parenti di sport e lavoro con la compagnia di un bicchiere di scotch, lasciò vagare lo sguardo nella stanza. Tutto ciò era familiare. Decorazioni natalizie vecchie quanto lui e perfino l'albero di plastica risaliva alla sua infanzia, visto che l'ultimo abete vero lo aveva rotto proprio lui con una pallonata tirata da fuori che aveva mandato in frantumi il vetro della finestra e centrato il grande abete spezzandolo in due parti. Ricordava ancora le urla della madre e le risate ironiche del fratello e dei suoi amici accorsi a rimirare il danno. Quello era stato indubbiamente un brutto Natale.

Vide i regali sotto l'albero. Incartati a Vancouver prima di partire seguendo le indicazioni di Jared, il quale non solo era un ottimo cuoco ma anche un bravo maestro di cerimonie.

Un flash del viso di Jared balenò nella mente di Jensen. Come lo aveva guardato mentre faceva i pacchetti. Un misto di felicità, eccitazione e maliziosità.

In quel momento Jensen si rese conto che quello che gli mancava di più in quel momento era Jared e quello lo depresse immediatamente. Il suo stomaco fece un balzo e inghiottì a vuoto.

Scusami un attimo, papà!”, disse Jensen al padre con un filo di voce, alzandosi dal divano.

Uscì di casa e quando fu nel giardino posteriore della casa, tirò fuori il cellulare e compose il numero di Jared.

Stai chiamando per dirmi che tua madre non ha fatto i biscotti alle noci?”, lo salutò il suo amico con uno strano tono della voce. Un mix di sorpresa, paura e incertezza.

Tranquillo. Ne ha fatti una tonnellata e sono tutti tuoi!”, rispose Jensen. “E' rimasto qualcosa del mio libro?”, aggiunse poi, non sapendo bene cosa dire.

Tristemente, no. Sadie è molto dispiaciuta. Mi sta aiutando a fare i biscotti allo zenzero per chiederti scusa”

Non tornerò a casa fino a martedì”, Jensen disse, con un soffio.

La parola che lui aveva appena detto lo mandò in confusione. Casa. Non torno indietro ma casa riferita all'abitazione che divideva con Jared e in quella parola tutto il peso delle implicazioni che ciò comportava.

Bene. Il pan di zenzero fa odorare la casa quasi fosse sempre Natale, sai?”, esclamò Jared.

Una pausa silenziosa avvolse i due interlocutori. Poi Jared aggiunse: “Te ne terrò qualcuno per te”

Jensen fece un paio di respiri lunghi e profondi. Il cielo era stellato e una brezza fresca gli passò accanto.

Sta nevicando lì?”, Jensen chiese, incerto.

Non ancora ma l'hanno annunciata per stanotte”, rispose Jared.

Bello il Natale con la neve”, Jensen si stupì di sentirsi dire tale affermazione, lui che odiava il freddo in ogni sua forma e fattura.

Sentì Jared sospirare. “Notte, Jensen”

Notte”, rispose, rendendosi conto che la telefonata era già stata chiusa.

Fu raggiunto dalla madre che gli passò una birra fredda.

Grazie, mamma”

Prego”, rispose lei, accanto a suo figlio, guardando il cielo stellato. “Era Jared?”

Si. Sta per nevicare lassù e non sembra neanche Natale senza la neve, sai?”

Non è la neve che fa il Natale, caro”, rispose lei mettendogli una mano sul braccio.

Jensen si rese conto che era stato un idiota. Solo in quel momento si era reso conto del piano diabolico ordito da Jared ma non aveva idea di come confessarlo alla madre.

E' complicato, mamma”

No, non lo è. Sono sempre tua madre e tu sei un libro aperto per me. Andrò a impacchettare i biscotti alle noci”

Impiegò quasi tutta la notte a trovare un volo che lo portasse a Chicago e da lì un altro per Vancouver. I suoi genitori non avevano fiatato quando si era presentato nell'ingresso, vestito di tutto punto e con la valigia pronta. Li aveva abbracciati ed era salito sul taxi diretto all'aeroporto con il cuore gonfio di felicità.

Il suo telefono trillava in continuazione per messaggi, foto buffe di Jared e dei suoi cani ed email ricolme di disegni natalizi, renne e Babbi Natale. Non aveva risposto. Voleva parlargli a quattrocchi, quando fosse giunto a casa. Magari una conversazione che avrebbe potuto fare solo da ubriaco.

Quando si ritrovò davanto alla porta di quella che considerava casa sua, si accorse del profumo di zenzero che alleggiava là fuori. A Jensen venne immediatamente l'acquolina in bocca. Quel bastardo lo sapeva che quelli erano i suoi preferiti!

La casa era al buio. Solo le luci dell'albero si riverberavano nel soggiorno e dalla finestra vide Jared addormentato sul pavimento davanti all'albero con accanto Sadie e Harley. Aprì la porta con delicatezza per non svegliarli. Si tolse le scarpe ed entrò nella stanza, andandosi a sedere su quel magnifico divano che solo Jared poteva aver scovato. Stette lì qualche minuto, assaporando quella fantastica scena.

Sadie alzò la testa e quando lei si accorse di Jensen, si alzò subito e andò verso di lui scodizolando felice. Jensen le grattò la testa e le disse: “Ehi, bellissima!”

Hai detto proprio una cosa carina”, mormorò Jared, girandosi a guardarlo.

Jensen si alzò dal divano e si sedette in terra per poi sdraiarsi accanto a Jared, il quale si girò sul fianco e con la mano sotto la testa, fissò il suo sguardo su quello di Jensen.

Non dovresti essere in Texas?”, chiese poi, esternando un sorriso scintillante.

Jensen pensò che quello era proprio in più bel Natale della sua vita.

 

 

 

 

BUON ANNO A TUTTI!!!

  
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