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Autore: Kokato    31/12/2011    0 recensioni
4- Come una volta.
“Non puoi soffiarmi via come un foglia, Subaru kun…” no, non era certo così semplice “… e non puoi tenermi lontano con un sospiro”.
“Io non voglio tenerti lontano”.

(Attenzione Lemon)
Raccolta di one shots Seishiro x Subaru.
Da X, Tokyo Babylon, TRC... e anche AU se mi gira XD
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Seishiro Sakurazuka, Subaru Sumeragi
Note: AU, Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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X Seishiro Sakurazukamori/Subaru Sumeragi, "This deep sigh coiled around my chest" ("Slow love slow" - Nightwish)
 
 
4 -Come una volta
Da X 1999
 
 
Sembrava che lo avesse imitato anche allora.
Stringeva il bicchiere colmo di un liquore ambrato con presa ferma. Il movimento con il quale lo fece muovere entro i bordi, lento, con onde rotonde ed increspature accennate, rivelava un modo di vivere che aveva preso in prestito senza neanche averne buona cura.
Beveva posando le labbra gonfie sui bordi del bicchiere, delicato, gentile, elegante come ci si sarebbe aspettato da lui. Pur continuando la sua recita, sul vetro spesso aveva lasciato un’impronta che era soltanto sua, di una bocca che non si apriva spesso e che, quando lo faceva, gettava poche concise parole in conversazioni di poco conto. Subaru non era più bello come una volta. Era stato allungato a forza e le gambe erano sottili, nervose, consumate. Aveva accavallato e stretto le gambe sotto il bancone quando Seishiro aveva cercato d’infilarci una mano in mezzo, ma non si era ritratto ed aveva sentito le lunghe dita muoversi e palpare nel piccolo spazio che la sua stretta aveva lasciato loro.
Chissà se era vergine, chissà se lo aveva aspettato.
Nell’atrio dell’hotel di lusso il rumore di un paio di tacchi sul pavimento di pietra lucida aveva accompagnato il ticchettio di un orologio, disturbando solo appena il chiacchiericcio sommesso del piano bar in piena notte. Seishiro non lo aveva degnato di alcun speciale trattamento, lo aveva abbordato come qualunque altro essere umano fosse servito ad alleviare i suoi pruriti, e lui non si era dimostrato indignato, offeso. Aveva annuito e lasciato che la grande mano agguantasse il suo membro, in anticipazione, senza scomporsi.
Subaru era pudico come una volta, era solo diventato molto bravo a nasconderlo. Quel profondo sospiro si avvolse attorno al suo petto, impediva loro di toccarsi per quanto si avvicinassero. Si avvinghiò al suo collo mordendo, infliggendogli un piccolo dolore.
Respirava troppo, divorava l’aria silenziosamente. La camicia scorse giù dalle spalle adagiandosi sul letto della camera, e la bocca di Seishiro scese a mordere i pettorali larghi e troppo asciutti, la mano destra toccò il sedere scarno e poco accogliente -avrebbe avvinto in il suo membro in una morsa di pietra, fredda ma soddisfacente-.
Il sospiro gli lambiva la faccia, scaldava a malapena quel rapporto amputato, concesso per rassegnazione, incorniciato di baci ansimanti. Il collo sotto le sue labbra ondeggiava, il petto si riempiva e svuotava d’aria sotto le sue dita.
“Non puoi soffiarmi via come un foglia, Subaru kun…” no, non era certo così semplice “… e non puoi tenermi lontano con un sospiro”.
“Io non voglio tenerti lontano”.
Vieni, vieni da me. Vieni dentro di me di modo che io possa imprigionarti, strapparti ogni confessione ed ogni residuo di umanità, ogni goccia di sperma sulle mie labbra, di sudore, ogni minimo tremolio del tuo corpo.
Subaru non era più altruista come una volta. Seishiro lo aveva spezzato così irrimediabilmente da renderlo intoccabile, fragilissimo. I suoi baci erano morsi affamati, le braccia si aggrappavano alle sue spalle ed il suo corpo non sopportava niente, nemmeno le lunga dita che lo esploravano e che lui stesso aveva desiderato.
Vai via, vai via da me. Esci da me di modo che io possa liberarmi, riavere ogni confessione ed ogni residuo di umanità, ogni goccia di sperma sulle tue labbra, di sudore, ogni minimo tremolio del mio corpo. Anche quando prese in mano il suo membro fu gentile, meticoloso, e quando lo mise in bocca Seishiro sentì ogni respiro, ogni schiocco, ogni turbinio d’aria fuoriuscisse dalla sua gola, ed era meno piacevole di quanto avrebbe potuto aspettarsi un uomo senza pretese come lo era lui. Si leccò le labbra, il corpo di Subaru piombò all’indietro mentre gli sfilava i pantaloni.
Subaru non era piccolo come una volta, ma i suoi occhi ingrigiti conservavano un’ingenuità orgogliosa e frantumata che esplose quando lo penetrò. La linea del suo corpo cambiò, sollevò il sedere per accompagnare i movimenti meccanici e deformò il volto banale per far credere che ne soffrisse. Seishiro aveva infranto la sua devozione come aveva infranto i respiri condensati che gli uscivano dalla bocca e la sua difesa.
Subaru non vedeva oltre la linea delle sue spalle, come oltre la linea di un orizzonte lontano. Trattenne tra le labbra la sensazione di spaccarsi, piegarsi e sfiorare un dolore umido, sfolgorante… e pianse. I suoi occhi rilasciarono lacrime che strisciarono lungo il suo viso, lente, prima di bagnare le lenzuola, prima che si coprisse il viso con il braccio nudo e collassasse, arrendevole ai movimenti imposti. Le gambe avvolte alla sua vita erano un limite che Seishiro non poteva superare, per un attimo condivisero la stessa aria raccolta in un bacio, i cigolii del vecchio letto, le unghie conficcate nelle rispettive schiene.
Seishiro venne in un corpo morto, che non lo imitò. Il membro di Subaru rimase eretto tra le sue gambe, lo fissò con indifferenza mentre usciva da lui con uno schiocco e lo abbandonava lì, con le braccia aperte che fuoriuscivano dal bordo del letto.
“Forse avresti dovuto farlo”.
Subaru pianse e trattenne il sospiro che proveniva dal fondo dei suoi polmoni, piangendo per un minuto sospeso, prima di alzarsi e chiedere “Cosa?”.
La camicia lasciava ancora una delle sue spalle nude “Stare lontano da me”.
Come se avessi potuto.
Subaru era come quella volta, quando il cuore gli si era fermato nel petto per un attimo ed aveva capito di essere condannato a vedere Seishiro andare e venire, uscire ed entrare dentro di lui, afferrarlo e gettarlo via.
“Vattene via”.
Seishiro uscì dalla stanza, chiudendo silenziosamente la porta dentro di sé.
   
 
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