E tu
saresti? (Prefazione)
“Minato Namikaze è il mio nome. Sono un giovane ninja
aspirante “chunin” e il mio sogno è diventare Hokage… Non uno qualunque ma il
più forte e avere il rispetto di tutti i miei cittadini.” Così disse un giovane
ragazzino dalla folta chioma bionda e dagli occhi limpidi color del mare in
quiete il suo primo giorno all’accademia ninja. Eh sì, per consuetudine, o
meglio per una stupida tradizione i maestri ninja avevano l’obbligo di chiedere
a tutti i giovani aspiranti combattenti quale fosse il loro sogno nel cassetto
e cosa li spingeva nel mondo ninja. Se ne sentivano di tutti colori. “Sarò io
il prossimo hokage” era quello più frequente. Ma non è così semplice. Fino ad
ora abbiamo avuto solo tre hokage e per deduzione sono davvero pochi i
ragazzini che realizzano il loro sogno. Chissà se questo qui ce l’avrebbe fatta...
Hahahahaha, ma che sto farneticando. Mannaggia, stupidi ragazzi... stupide
tradizioni! La vita è una bastarda, ti regala speranze e sogni per poi
strappartele via incurante delle tue lacrime, senza un minimo di pietà. A
questo punto meglio non avere sogni e sciocchezze simili, e sinceramente
ascoltare quelli di un mucchio di mocciosi è l’ultima cosa al mondo che vorrei
fare. Di certo sapete è così che bisogna fare, stare sotto i comandi del più
forte. Diventiamo i suoi burattini, che mondo, che costumi! “Sensei??!! Beh si
è forse addormentato?” Fui all’improvviso svegliato dai miei più oscuri
pensieri, dannazione! “uh? Sì sì ragazzi! No no volevo dire, che c’è?” “Sensei! È il solito! Lei pensa troppo
per essere un ninja al grado jonin per i miei gusti.”
“E tu, saresti? Presentati.” Avevo davanti una ragazzina paffuta e con dei
lunghi capelli rosso acceso.. come quello del sangue che ho visto sgorgare in
guerra dalle ferite dei miei nemici … ma anche da quelle dei miei amici. No di nuovo
no. Uh, che sia la ragazza nuova nel villaggio di cui mi parlavano? Molto
audace. “Io sono Kushina Uzumaki e sono nuova da
queste parti.” Disse giocherellando con le dita. “Di dove sei?” Chiesi,
cercando di essere il più possibile colloquiale e amichevole. “Paese del
vortice. Sa, è stato distrutto purtro..” E intravidi
una piccola gemma scenderle sulla guancia morbida. “..ppo.
Io sono una dei pochi superstiti e.. mi hanno portata qui.” Continuò
imbarazzata , visto che le gote avevano preso il colore dei suoi capelli.
“Hahahahaha sembra un pomodoro, vero ragazzi?! “ Sentii dalle ultime fila e
subito dopo la battuta tutti scoppiarono in una fragorosa risata eccetto
Namikaze e (madre di sasuke). “Basta composti ora! E
voi volete fare i ninja? Ma non fatemi ridere!” Scoppiai. Avevo decisamente
esagerato. Sono dei ragazzini e persino io alla loro età mi mettevo a ridere
per certe cose. “Sensei, mi pare che lei abbia davvero esagerato. Concordo che
non bisogna comportarsi così, però non abbiamo fatto nulla di così gravissimo.”
Alzai lo sguardo che nel frattempo avevo puntato ai miei nuovi sandali. “Scusi
l’insolenza sensei.” E vidi un piccolo Namikaze fissarmi. Che occhi profondi..
credo che sarei annegato in quel mare blu. Mi ricordano.. No no. “Minato, mi piace, hai fegato.” Sorrisi malizioso. “ Ma
non farlo mai più.” Ammiccai con una nota di severità. Dovevo pur far un po’ di
paura. La quiete dopo la tempesta, ma sapevo che sarebbe durata poco. Scoppiai
a ridere e tutti i presenti mi imitarono. “Mi piaci tu. Ne vedremo delle
belle!” Esclamai a Namikaze. Poi verso la nuova arrivata “Kushina!” “sì Sensei”
“Qual è il tuo sogno?” Attimi di silenzio tombale. Chi prestava attenzione
attendendo le parole della compagna e chi se ne stava per i fattacci suoi. Uzumaki era insicura..? “DIVENTERO’ IO HOKAGE, MI SPIACE VOI ALTRI! SARO’ IO! IL PRIMO HOKAGE DONNAA!”
urlò tutto d’un fiato. Bel caratterino la forestiera. Drinn Drinn. Ecco, è ora di andare, che liberazione! “Ciao
ragazzi!” Salutai freddo cercando comunque di essere cordiale. E’ già aveva
ragione quel tale che diceva che tutti indossiamo delle maschere che nascondono
il nostro vero io. “Ciao sensei!” tutti in coro. Avevo il voltastomaco, stavano
tutti sorridendo. Assurdo. “poveri illusi, essere un ninja significa solo
soffrire, odiare, inseguire la vendetta e la guerra.. E voi che fate?
Sorridete? Sciocchi, non sapete che vi attende. Voi non avete visto le guerre
ninja che si stagliano al nostro sguardo se lo volgiamo al passato.” Sussurrò
la mia anima, ero certo di essere da solo. E mi sbagliavo, non ero affatto
isolato dal mondo, c’era ancora quel ragazzino, com’è che si chiamava? Ah si il
coraggioso Minato Namikaze. Che abbia sentito? Eccolo che arriva, presumo di
si. “Sensei, un ultima cosa” “Dimmi figliolo” Mascherando il mio cupo volto con
un’espressione distesa e amichevole. Tentativo fallito, visto che il risultato
fu una smorfia orribile. “Non finga con me, sensei. Non sono stupido. Crede che
non mi sia accorto del dolore e della sofferenza che si cela dentro di lei? Sa
io preferisco essere preso a pugni da chi mi odia piuttosto che vederlo
arrivare mascherandosi con un falso sorriso. Togliamoci queste maschere, rischiamo
di diventare nessuno. E comunque volevo sottolinearle questo: io sarò l’Hokage
che porterà la pace in questo mondo fatto d’odio e vendetta in cui siamo
costretti a respirare noi … Shinobi.” Disse senza
battere ciglio. Ma era davvero un ragazzino di 14 anni? “chi sei?” La mia voce
tremò, ero stanco. “Ancora non l’ha capito? Io sono il futuro Yondaime Hokage e lo tenga bene a mente.” Lo disse con un
largo sorriso. Mi colpì davvero molto, forse era giunto il momento di lasciarmi
il passato alle spalle, le guerre e il dolore per la perdita dei miei amati, di
lei, qualcosa dentro di me stava cambiando, non so cosa ma c’era qualcosa che
mi spingeva a.. “ Io voglio credere in te.” Sussurrai. “Non se ne pentirà
sensei.” E qualche anno più tardi capii che avevo ben riposto la mia fiducia.
Aveva solo 15 anni ma era già ad un livello superiore, jonin.
Non aveva più bisogno dei miei insegnamenti,
anzi molto probabilmente anche lui aveva insegnato molto a me. D’ora in
poi vi racconterò la storia di quel ragazzo che segnò la storia del mondo
ninja.