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Autore: SilviAngel    01/01/2012    6 recensioni
Sequel di "Voglio il mio regalo di Natale"
Dean cerca i ntutti i modi di ritagliarsi un po' di tempo con il suo angelo... ma non è per nulla facile!
Ma forse nella notte di Capodanno...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Sesta stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Feste e tradizioni - Vademecum per angeli'
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Sequel di “Voglio il mio regalo di Natale!” (che vi consiglio di leggere)
 
Sono riuscita a postare!
Chiedo venia per possibili ORRORI ma la rileggerò e se ne individuerò (ogni vostra indicazione a riguardo è benvoluta)  modificherò il file, ma volevo postare oggi, come promesso.
Ora che le feste sono quasi finite spero di riprendere ad aggiornare in tenpi brevi le mie long: “Home”, “Kitty Cass” e Nine Weeks”
 
  
 
“Il vischio – ovvero – Provaci ancora Dean!”
 
Natale era passato e Dean aveva attraversato, non completamente indenne, una serie articolata e colorita di fasi e sensazioni.
 
Ma andiamo con ordine…
 
La mattina di Natale, prima di tutto – prima ancora di aprire i suoi occhietti verdi – la sensazione che gli bloccò il respiro fu la Negazione: lui non aveva baciato Cass, se lo era sognato, non c’erano altre soluzioni realistiche e possibili, aveva esagerato con l’alcool, cosa assolutamente normale e la mente gli aveva giocato uno scherzo assurdo, certo caldo e appagante, ma assolutamente assurdo.
 
Poi era giunta la Consapevolezza (anche perché la Negazione aveva mestamente levato le tende davanti all’albero mastodontico e al mucchio di caramelle sparpagliate sul pavimento): ok, è successo per davvero!
Aveva baciato un maschio, cioè aveva baciato un angelo. E ci avevano anche dato dentro parecchio con quel bacio! Non che si aspettasse qualcosa di meno, le sue labbra erano sempre stato un portento!
Tergiversò abilmente con il fratello, adducendo il disordine della stanza alla presenza – senza scendere in oltraggiosi dettagli – di un angelo che non conosceva la festività, ma tanto l’interesse di Sam era talmente fittizio e apparente che anche gli avesse detto tutta la verità, con tutta probabilità, non avrebbe neppure sollevato un sopracciglio.
 
Di fronte allo specchio del bagno, la Consapevolezza cedette il passo, dopo una piccola e graziosa riverenza, a … beh forse non esiste una parola adatta per indicarla … si potrebbe definire la fase degli Occhi a Cuoricino.
 
E Dean non era uno da cuoricini!
 
Al momento si trovava davanti al suo riflesso con un sorriso smagliante, che rendeva la sua espressione vagamente inebetita; il tutto dovuto al fatto che la sua testolina stava realizzando, in HD, un reportage dettagliato di ogni fotogramma appartenesse alla serata precedente e spesso muovendosi a rallentatore.
Alcuni spezzoni riguardavano il frammento di vita della sua infanzia e neppure l’amarezza di non ricordarlo davvero o di non averne vissuti altri riuscì a smorzare la sensazione di quiete in cui stava amabilmente galleggiando, sensazione dovuta alle parti a cui – doveva pur ammetterlo almeno a se stesso – tornava più di frequente e che riguardavano quel fantasmagorico bacio.
Cass lo aveva baciato e lui ci era stato e … oddio … Dean non poteva credere al fatto che, quando lo aveva avvisato che stava per andarsene, aveva quasi pregato l’angelo di restare e aveva tentato di attirarlo nuovamente giù, sulle proprie labbra.
Si era comportato come una ragazzina, un po’ puttanella se vogliamo essere pignoli, ma pur sempre come una ragazzina!
E Cass si era invece calato perfettamente nella parte del seduttore.
L’unico tassello mancante era che, prima di volare via, non aveva pronunciato le tre parole famose o famigerate “Ti chiamo io” come da classico cliché.
Davvero, come aveva pensato la sera stessa, era stato sedotto e abbandonato, ma Dean Winchester non è un tipo che si lascia abbandonare, non senza lottare almeno un po’.
Dean Winchester è un tipo che si prende quello che vuole, quando e come vuole!
Il cacciatore vuole il suo angioletto e lo avrà.
Basta solo trovare una scusa.
 
Erano passati solo pochi giorni, ma fortunatamente Sam era ancora utile a qualcosa oltre che per uccidere e squartare senza alcuno scrupolo!
Era ancora il mago delle ricerche, infatti riteneva di aver trovato un’altra probabile arma divina o almeno quello gli era parso di capire dall’eterno sproloquio che lo aveva inondato di parole inutili negli ultimi trenta minuti.
Dopo le prime parole “Dovresti chiamare Castiel” il cervello del maggiore era andato in stand by sulla lunghezza d’onda della voce di Sam ed era entrato nella modalità annuisci di tanto in tanto e pensa ai fatti tuoi, il che stava a significare che era intento a riflettere su come riuscire a mandare fuori stanza il fratellino così da poter sbattere al muro il suo angioletto non appena questo fosse comparso, no no no … cacciatore cattivo … lui voleva conversare pacatamente con Cass per condividere i propri sentimenti e capire cosa CAZZO FOSSE PASSATO PER IL CERVELLO DEL PENNUTO DA NON FARLO TORNARE DA LUI IN QUEI GIORNI!
 
Mentre addentava svogliato – ebbene sì, anche a Dean può succedere – il suo doppio cheeseburger, quasi disperato ed esasperato perché consapevole dello stato in cui si era ridotto, con la coda dell’occhio notò che l’avvenente cameriera di quella tavola calda non riusciva a staccare gli occhi dal piccolo Sammy.
Bingo!
Ringraziando profondamente qualunque entità superiore gli stesse servendo quella benedetta occasione su un piatto d’argento addirittura tempestato di pietre preziose, decise di portare il fatto all’attenzione dell’oggetto di quegli sguardi.
“Ehi, mi sa che hai fatto colpo playboy!”
“Dean, hai ascoltato quello che ho detto fino ad ora?”
“Certo devo chiamare Cass e tu molto probabilmente questa sera avrai un appuntamento caliente con quel bocconcino che sta venendo verso il nostro tavolo”
Non appena terminato di parlare, ecco infatti palesarsi la ragazza che Dean sperava di tutto cuore avrebbe cooperato al fine di risolvere molti problemi quella sera, e se tutto andava per il meglio, ad entrambi i cacciatori!
 
Come volevasi dimostrare!
Dopo aver lasciato il fratello a chiacchierare con la cameriera in attesa che questa terminasse il suo turno, Dean era letteralmente corso al motel e dopo una rapida doccia con annessa rasatura, si trovava nella camera in procinto di chiamare il suo angelo. Avrebbe provato con la solita preghierina sperando che giungesse a destinazione e fosse sufficiente.
Seduto comodamente sul fondo del letto con i gomiti poggiati sulle ginocchia e gli occhi socchiusi chiamò “Cass, ci sei? Sam e io pensiamo di aver trovato uno dei giocattolini che vi siete persi!”
Appena terminata la sua invocazione, ancor prima di aprire gli occhi per vedere in quale punto fosse apparso Cass, sentì la porta aprirsi con prepotenza e si ritrovò di fronte un Sam palesemente frustrato e nervoso.
“Dannazione!”
“Che c’è fratellino?” domandò stupito e al tempo stesso parecchio seccato e infastidito dalla presenza del più giovane.
“Lascia stare! Semplicemente niente appuntamento caliente, quella ragazza ha dovuto coprire il turno successivo per l’assenza improvvisa di una collega”
“Potevi andare a tentare la fortuna nel pub lì vicino, forse …”
“Naaa, mi era passata la voglia. E tu che hai fatto finora? Hai chiamato Castiel?”
“Certo! Ho appena provato, ma o ha altro da fare o non c’è campo” non aveva ancora chiuso la bocca sull’ultima parola che venne violentemente contraddetto.
“Ciao Dean. Sam”
 
Era arrivato, come sempre.
 
Dannazione al fratellino! Aveva trovato la scusa per chiamarlo, si era fatto bello per lui e tutto per niente!
Dannazione alle cameriere gentili e stakanoviste!
Non passò neppure un secondo ed ecco che Dean aveva provveduto a mettere su un adorabile muso lungo ed entrambi gli altri occupanti della camera se ne accorsero, solo che uno non se ne preoccupò minimamente, mentre l’altro si avvicinò rapido al cacciatore.
“Stai male? Hai in viso un’espressione strana …”
“Sto bene!” sbuffò contrariato Dean, guardando in malo modo prima l’angelo e poi suo fratello che era rimasto appoggiato al tavolo della stanza.
Annuendo per nulla convinto, Castiel riprese rivolgendo la sua attenzione quasi totalmente al maggiore – concedendo assai raramente qualche fuggevole occhiata al più giovane “Per cosa mi avete chiamato questa volta?”
Con tono clinico e metodico, fu Sam a rispondere “Pensiamo di avere tra le mani un’arma divina. Sembra che alcuni in città si siano tolti la vita dopo essere stati bersagliati da una valanga di verità piccole e grandi, ma soprattutto dolorose e crudeli. Ricordando quello che avevi spiegato su alcune delle armi sparite dal Paradiso abbiamo pensato potesse essere” e qui si interruppe per voltarsi e recuperare un libro che era rimasto aperto, mostrando l’immagine di un angelo intento a soffiare in una lucente tromba “il Corno della Verità”
 
Senza concedere risposta alcuna e lasciandoli entrambi sorpresi, l’angelo sparì per ricomparire pochi secondi dopo nello stesso identico punto dal quale era scomparso.
“Non c’è nessuna arma divina all’opera in questa città, mi spiace. Se non c’è altro” e terminando la frase, fece scorrere lento lo sguardo su Dean, come se quelle ultime parole fossero esclusivamente per lui “io dovrei andare”
E senza lasciare il tempo per una qualunque risposta o richiesta ulteriore, svanì e questa volta definitivamente.
 
“Merda!” fu l’unica parola che uscì dalle labbra di Dean e riverberò tra le pareti della camera mentre altri pensieri seguirono quell’unica imprecazione nella testa del cacciatore“e ora come faccio a parlarci e a …  solo ed esclusivamente a parlarci!”
Sam invece, incurante della reazione del fratello, entrò in bagno con l’unico pensiero di dover partire da zero nelle ricerche relative a quei suicidi.
 
Dean passò quasi tutta la sera e parte della notte ad architettare diabolici piani alternativi per mettere il suo angioletto con le spalle al muro o su qualunque possibile superficie che ne impedisse i movimenti, sfortunatamente fu tempo speso in modo poco proficuo.
Almeno fino a quando non si ricordò che aveva un asso nella manica sempre a portata di mano: poteva usare le stramberie del fratello, che Sam lo perdoni!
Aveva vagamente accennato i suoi dubbi e le sue perplessità sul comportamento di questo a Cass, ma mai in modo approfondito e a ben vedere, se tutto andava come sperava, non lo avrebbe fatto neppure questa volta, ma doveva agire in modo più organizzato.
La missione doveva avere successo!
 
E il mattino dopo – il 31 dicembre era finalmente giunto – di buon’ora era già a spasso per il paese in cui si erano fermati.
Oltre ad aver trovato un nuovo motivo per chiamare Cass, aveva pensato anche ad un modo per indurre l’angelo a baciarlo di nuovo, o meglio a lasciarsi baciare. Non poteva certo saltargli al collo e risucchiargli via la grazia attraverso la bocca così di punto in bianco!
Ci voleva strategia! Dean Winchester caccia, ma non insegue!
Sarebbe stato troppo umiliante, snervante e doloroso se il suo amico si fosse tirato indietro davanti ad una avance troppo esplicita e per questo aveva optato per un abile sotterfugio e il periodo dell’anno era l’ideale!
Gli serviva del vischio, foglie pungenti e bacche colorate e poi avrebbe insegnato a Cass un’altra accattivante e soddisfacente tradizione umana.
 
Trovato un accettabile rametto di vischio, Dean si avviò pieno di buoni propositi e bizzarre intenzioni verso il motel. Unico cruccio che ancora rovinava i suoi piani era il fratello: cosa farne del gigante?
Forse poteva convincerlo a riprovare a passare in quella tavola calda, sperando che la cameriera questa volta avesse molta voglia di un po’ di ginnastica e potesse toglierglielo di mezzo per alcune ore. Ci avrebbe provato!
La giornata passò tranquilla, tra ricerche e completi da agente dell’FBI e giunta l’ora della cena – per fortuna senza nuove morti, ma senza neppure nulla di concreto in mano – Dean diresse la sua Bambina verso il parcheggio di quel locale.
“Ehi, non mi va di mangiare qui!” bofonchiò stizzito Sam.
“E perché? Magari questa sera ti andrà meglio”
“Se non sarà così, ti riterrò direttamente responsabile” rispose ammorbidendosi visibilmente e scendendo dall’auto.
 
Come sperato la cameriera ricominciò a fare gli occhi dolci al bel cacciatore e dentro di sé il maggiore stava festeggiando. Tutto stava andando secondo i piani.
Addirittura Dean lasciò, di sua spontanea volontà, l’auto al fratello e tornò in motel a piedi, non certamente per semplice gentilezza, ma soprattutto perché così avrebbe avvertito chiaramente il rumore del motore e non si sarebbe fatto trovare in situazioni o posizioni compromettenti.
 
Entrato in camera recuperò il vischio da sotto il letto e salito sulla sedia, dopo alcuni tentativi, riuscì ad attaccarlo per bene ad un chiodino che aveva provveduto a piantare sopra lo stipite della piccola arcata che univa la zona letto al resto della camera.
Tutto era perfetto.
 
Posizionatosi esattamente al di sotto di quel ramo che racchiudeva in sé ogni sua speranza, chiamò di nuovo Castiel auspicando che sarebbe comparso – come faceva di solito – nelle sue immediate vicinanze e quindi anche lui sotto il vischio.
“Cass, ho bisogno di parlarti! Puoi scendere di sotto un attimo?”
Forza … forza appari! Si ritrovò a supplicare ad occhi chiusi e quando, nel silenzio più assoluto che lo circondava, sentì quell’adorabile e leggero frullio, si aprì in un genuino e raggiante sorriso prima ancora di spalancare gli occhi.
Il sorriso morì, stroncato dalla cruda realtà che gli si palesò davanti.
Era sì giunto un angelo, ma di certo non quello che voleva il cacciatore.
Al posto del suo Cass era arrivato quell’antipatico angelo biondo che avevano conosciuto qualche mese prima e che a dirla tutta non gli era piaciuto per niente, quasi a pelle.
Balthazar era il suo nome, ma Dean lo avrebbe certamente ricoperto di altri epiteti.
“Bonjour mon ami” salutò lo spilungone biondo con un sorriso disarmante e al tempo stesso strafottente, ad increspargli le labbra.
“Che ci fai tu qui?” si limitò a dire Dean, anche se il ritrovarsi da solo con un angelo che non fosse Castiel conscio del potere di questi esseri, lo spaventava a morte, solo non voleva che quello spocchioso se ne accorgesse.
“Cassy è momentaneamente impegnato in una faccenda un po’ delicata, ma avendo avvertito la tua vocetta fastidiosa, mi ha chiesto di venire a vedere che volevi”
“Io non ho una vocetta fastidiosa! E da te non voglio niente”
“Quindi, devo dedurre” riprese sornione il biondo avvicinandosi di una passo, un passo di troppo pensò il cacciatore “che non ti serve qualcosa, ma bensì qualcuno di specifico?”
E con un ghigno, che gli sollevò in modo impertinente un angolo della bocca, Balthazar si accorse dello spostamento rapido degli occhi di Dean verso l’alto e così decise di seguirli, trovando al di sopra delle loro teste il vischio.
“Ohh” si limitò a bisbigliare mentre l’umano, accortosi di essere stato scoperto e non volendo fare la figura del babbeo, tentò con tutte le sue forze di uscire dal quel momento di empasse preparandosi a negare a spada tratta qualunque affermazione fosse scaturita dal suo attuale interlocutore.
“E così … è per questo” alzando il pollice verso l’alto ad indicare il sempreverde “che volevi far scendere Cassy sulla Terra …”
“No” si limitò a dire con forte convinzione e sicurezza, o così almeno credeva, il cacciatore.
“Mmh Dean, non dire le bugie, me ne accorgo, o quantomeno sforzati un poco di più!”
“…” l’umano era stato messo all’angolo, ma non nel modo e dalla persona che sperava.
“Ok, supponiamo che sia vero quello che hai appena detto” e così blaterando l’angelo biondo si mise a passeggiare tranquillo per la camera “allora per quale motivo hai disturbato il mio Cassy?”
 
Il suo Cassy? EH!?!?
 
Fu l’unico pensiero che prepotentemente si fece largo nella mente del cacciatore e ‘affanculo l’idea di salvare la faccia.
Piazzandosi di fronte a Balthazar si ritrovò ad affrontarlo con voce dura “Il tuo Cassy un corno! Lui è Cass ed è m …” ma si fermò, quando prese consistenza l’idea che forse tra le nuvole quei due avessero una qualche forma di relazione particolare “Bal-Balthazar … lui non è tuo, vero?”
“E se lo fosse? Da quanto lo conosci? Se non sbaglio un paio dei vostri anni umani, io e lui abbiamo trascorsi ben maggiori, hai presente quel vago concetto” e così dicendo iniziò a muovere le mani attorno a sé “di eternità”
Davanti a quelle parole Dean si sentì inaspettatamente piccolo e fuori posto, del tutto inadeguato e abbassò il capo.
A quella vista l’essere superiore si aprì in un largo e sincero sorriso – era pur sempre un angelo, anche se godereccio e spudorato – e decise di aver giocato a sufficienza.
“Dean” chiamò con voce calda il biondo, voce che indusse l’umano a rialzare il capo “mio fratello, perché è solo questo, era davvero nell’impossibilità di rispondere alla tua chiamata. Stava per entrare nel quartier generale di Raphael, ma ha trovato il tempo di contattar”
“È andato da quel figlio di puttana? Dimmi che almeno non ci è andato da solo?” e il cacciatore si ritrovò ad avvicinarsi pericolosamente a Balthazar che non poté far altro che alzare impercettibilmente le spalle come a dire che ci vuoi fare, quando si mette in testa qualcosa!             
“Stavo dicendo che prima di andare, mi ha comunque contattato chiedendomi di venire a sincerarmi che stessi bene e”
“Vai da lui! Ti prego, quell’arcangelo può farlo a polpette, vai da lui”
“Stai calmo ora! Vedrò cosa posso fare, non è per nulla facile intrufolarsi in Paradiso senza essere scoperti, sono pur sempre una sorta di disertore. Vuoi che gli dica di passare quando sarà libero per …” e indicando con il capo il rametto di vischio che faceva ancora sfarzosa mostra di sé appeso là in alto.
“No, grazie. Lascia perdere e non dirgli niente”
 
E l’angelo muovendo le dita di una mano a mo’ di saluto sparì, lasciando in mezzo alla stanza un cacciatore alquanto preoccupato.
Era come se tutto in una volta si fosse reso conto che anche Castiel aveva bisogno di aiuto e né lui, né suo fratello se ne erano mai preoccupati.
Castiel stava affrontando due battaglie contemporaneamente: proteggendoli e collaborando con loro sulla Terra e combattendo per la sua famiglia in Paradiso.
E lui non gli aveva mai neppure domandato come stesse andando, se avesse necessità – non di aiuto, non ne era in grado essendo un umano, ma – di appoggio o semplicemente avesse voglia di parlarne.
Niente, se ne era sempre fregato e ora il suo angelo stava affrontando quella stronza tartaruga mutante e lui aveva paura, no era meglio dire che aveva terrore di non vederlo più … no, non lo voleva neanche pensare!                  
 
Il tempo scorreva lentamente, o così pensava Dean mentre passeggiava su e giù per la stanza, passandosi nervoso le mani sul viso e nei capelli, occhieggiando con frequenza esasperante l’orologio da parete, le cui lancette sembravano essere scese in sciopero da quanto si muovevano lente.
 
In realtà erano trascorse poco più di due ore e se ne accorse quando, sedendosi sul letto, vide che fuori dalla finestra era già buio pesto.
Riportando lo sguardo all’interno della camera, si trovò a fissare stupito le sue ginocchia che tremavano e non riuscivano a fermarsi, l’ansia accumulata in quel lasso di tempo era troppa e addirittura dolorosa. Sentiva i nervi tirare e l’unica cosa che gli venne in mente fu puntare i gomiti su di esse e lasciare crollare il capo tra le mani.
Nuovamente il tempo iniziò a fluire ad una velocità anormale e non seppe mai quanto dopo, un piccolo e leggero rumore fece drizzare – con un sonoro crack – il collo al cacciatore.
Dean sperò con tutto se stesso di trovarsi davanti agli occhi un vecchio trench spiegazzato.
Ma quello doveva essere il giorno delle delusioni.
Davanti a lui stava una donna bionda, per forza di cose – visto il modo in cui era giunta – un altro angelo e il cacciatore iniziò seriamente a ritenere che ci fossero troppe piume tra le sue amicizie.
“Tu devi essere Dean Winchester. Il mio nome è Rachel” la voce eccessivamente impostata di quel tramite, giunse stridente alle orecchie dell’umano, il cui respiro iniziò ad accelerare.
 
Perché non era venuto Cass o almeno quell’altro? Cosa diavolo era successo per indurli a mettere di mezzo un ennesimo e nuovo pennuto?         
 
“Balthazar mi ha detto di comunicarti queste parole, anche se non ne comprendo il significato: non buttare via la pianta potrebbe tornarti utile e”
Il cacciatore, sapendo che di solito gli angeli vanno e vengono senza avvertire, decise di interromperla a metà di una frase, sperando che così avrebbe risposto alla sua domanda “E Castiel sta bene?”
“Il nostro leader ha subito un grave attacco, ma i miei fratelli lo stanno curando e immagino che mentre noi conversiamo sia già tornato quasi completamente in forze”
“Leader? Cass? Che intendi dire …”
“L’angelo ribelle Castiel, che tu senza rispetto chiami con quell’assurdo e insolente nomignolo, è a capo della fazione che sta tentando di rimettere ordine in Paradiso. È l’unico che può ristabilire armonia ed equilibrio e dovresti mostrargli devozione e”
“Ora basta Rachel puoi andare” giunse, da dietro le spalle del cacciatore, seria e rigida la voce che questi aveva desiderato ascoltare per giorni e giorni e sorridendo si voltò.
 
“Cass” si ritrovò a sussurrare muovendo a malapena le labbra mentre l’angelo gli sorrideva.
 
“Ma signore io” tentò di riprendere il terzo incomodo.
“Ho detto che puoi andare” disse senza neppure spostare lo sguardo che rimase fisso sull’uomo.
La voce dura e asettica dell’angelo mutò, riacquisendo note calde e morbide, non appena il suo destinatario divenne il cacciatore.
“Ciao Dean, so che mi hai cercato e”
“Sei uno stronzo Cass”
L’angelo lo fissò interdetto non comprendendo il perché di quell’attacco gratuito.
“Sei andato da Raphael? Quello aveva detto che ti avrebbe ucciso e il pennuto biondo mi ha detto che tu sei andato a trovarlo a casa? Cos è siete soliti fare visite di cortesia ai vostri nemici?” la voce di Dean era divenuta stridente, oramai stava urlando alla volta di Castiel senza riuscire a fermarsi. L’ansia che lo aveva divorato fino a qualche minuto prima si stava trasformando in rabbia, una rabbia cupa e gelida che si riversava su chi quell’ansia aveva generato.
“Dean” cercò di tranquillizzarlo l’angelo, addolcendo maggiormente la sua voce “sto bene” e tentando di rassicurarlo ulteriormente fece per avvicinarsi, per fargli vedere che era tutto intero e non aveva neppure un graffio, almeno non più dopo le cure dei suoi fratelli.
Il cacciatore troppo sconvolto – dalla propria reazione, dalla collera che sentiva montare attraverso le sue viscere e dalla consapevolezza di apparire letteralmente isterico – non poté fare altro che alzare le mani per bloccare l’avanzata di Castiel e poi buttare fuori “Non ti voglio vedere ora, vai via!” appena prima di voltarsi e dirigersi a passo fermo verso la porta del bagno e chiudersela alle spalle.
 
L’angelo oramai conosceva Dean in tutti i suoi aspetti, sia i migliori sia i peggiori, e comprese che la frase non aveva realmente il significato più diretto e immediato formato dalle singole parole pronunciate e decise di attendere, sedendosi vicino alla finestra e osservandosi attorno paziente.
Avrebbe voluto andare da lui e chiedergli cosa avesse e pretendere questa volta la verità, voleva capire cosa lo avesse fatto arrabbiare tanto, perché voleva sapere se fosse dovuto a un suo comportamento, così da non ripeterlo mai più.
Non voleva vedere infelice il suo umano.
Da solo nella penombra di quella stanza, l’angelo pensò a quanto gli era accaduto poco prima: aveva corso il rischio di non rivedere Dean, di non poter più dividere con lui il suo tempo o impegnare quel tempo per conoscersi meglio.
Negli attimi immediatamente successivi al ferimento da parte dell’arcangelo, mentre giaceva a terra, i suoi pensieri erano corsi alla notte di Natale quando aveva poggiato le sue labbra su quelle del cacciatore.
Era stato bello.
Bello e perfetto.
E per lui era stata una rivelazione, fino a quel momento l’unica cosa bella e perfetta che Castiel avesse mai conosciuto era stato l’amore per suo padre e i suoi fratelli.
 
Continuando a far scorrere il suo sguardo in giro per la stanza, simile a tutte le altre in cui avevano alloggiato i due fratelli, si accorse che c’era qualcosa di strano e all’apparenza fuori luogo, qualcosa di personale oltre ai vestiti e oggetti.
I suoi occhi blu si fermarono ad osservare un’ombra che pendeva sopra la porta e alzandosi curioso si avvicinò fino a trovarsi sotto quello che si rivelò essere un semplice piccolo arbusto.
Dean e Sam non lo avevano mai adoperato come protezione o repellente per qualche creatura e Castiel era quasi certo che non avesse alcun potere.
Allora perché era collocato in un posto così particolare? Dove avrebbe potuto emanare i suoi influssi – sempre ne avesse avuti – su chiunque vi fosse passato sotto?
    
Intanto in quel piccolo bagno la situazione non stava migliorando, Dean si muoveva come un animale molto incazzato chiuso in una gabbia molto piccola.
Era arrabbiato, era incazzato, era preoccupato ed era felice che il suo angelo fosse vivo e fosse di là in camera, ma allora perché non riusciva a calmarsi e tornare da lui?
Quel camminare tra la tazza e il lavandino non aiutava, non lo stava aiutando per niente, ad ogni passo i suoi pensieri parevano sempre più ingarbugliati e confusi.
Voleva tornare da lui, ma non era sicuro di quale sarebbe stata la sua reazione, non voleva attaccarlo come aveva fatto poco prima, ma non sapeva cosa fare.
Mentre ancora tentava di venire a capo della situazione sentì che dalla camera a fianco la TV iniziava ad avvisare di prepararsi per lo scoccare della mezzanotte, mancavano solo pochi minuti.
E Dean decise di giocarsi il tutto per tutto.
Ma non era pronto per l’immagine che si trovò davanti, dopo aver aperto la porta.
 
A qualche metro da lui stava l’angelo, esattamente sotto il vano della porta e con il naso all’insù intento a fissare il vischio.
Forse Balthazar aveva ragione dopotutto e quel rametto sarebbe ancora tornato utile!
“Cass” lo chiamò avvicinandosi.
“Dean, sei tranquillo adesso?”
“Mhf” sbuffò con il suo solito garbo il cacciatore.
“Sai dirmi a cosa serve questa pianta? Non ne conosco proprietà o poteri, ma da dove e come è collocata mi viene da pensare che” domandò l’angelo con fare professionale.
“Non lo conosci? Questo serve per intrappolare gli angeli la notte di Capodanno!”
“Non è vero!” rispose semplicemente Castiel, come se fosse appena stata pronunciata una blasfemia “Io sono un angelo, ma non sta avendo nessun effetto su di me” concluse sicuro.
“Vuoi vedere come funziona?” propose Dean facendosi ancora più prossimo e portandolo ad indietreggiare affinché la schiena toccasse inesorabilmente lo stipite laterale così da privarlo di ogni via di fuga che non fosse il volare via.
L’angelo si ritrovò a fissare come ipnotizzato gli occhi di Dean che sembravano sorridere di nascosto e incatenarlo al muro e pur non essendo un’azione per lui necessaria, si ritrovò a deglutire, mentre annuiva docilmente con il capo.
 
“Allora, questo” alzando e abbassando con un gesto repentino le sue iridi verdi “è vischio. La leggenda narra che nulla di male possa capitare a coloro che si baciano sotto un ramoscello di questa pianta. È di buon auspicio baciarsi sotto un suo ramo allo scoccare della mezzanotte, per salutare in modo piacevole l’anno nuovo. E molti sostengono porti male non farlo, quindi vuoi rischiare di incasinare ancora di più le nostre vite non seguendo la tradizione?”
Continuando a parlare il cacciatore era giunto a un soffio dal corpo di fronte a lui e le ultime parole vennero quasi sussurrate labbra su labbra.
“Dobbiamo ba-baciarci?” chiese titubante o elettrizzato – a seconda dei punti di vista – Castiel.
“Mmh mmh” si limitò a rispondere il cacciatore impegnato a carezzare con la punta del naso il collo del’angelo e quella piccola zona di pelle sensibile sotto l’orecchio.
L’angelo risalì con le mani a stringere le spalle di Dean e alzò il capo per concedere a quest’ultimo più pelle e più spazio. Adorava i brividi che stavano percorrendo caotici e veloci il suo corpo e che arrivavano ad annebbiargli il cervello prima di rimettersi in viaggio e convogliare, in un eccitante calore, verso il suo bassoventre.     
“Dean” si ritrovò quasi ad ansimare Castiel, sopraffatto dalle sensazioni favolose che il tocco del suo umano stava generando nel suo tramite e che riverberava con forza su tutto il suo essere, giungendo alla sua essenza “C-cosa stai facendo?”
“Questo” bacio sul lobo “angioletto” bacio sulla tempia “si chiama” bacio sulla guancia “variazione sul tema, posso baciarti ovunque tu voglia” prima di calare finalmente sulle labbra socchiuse del suo pennuto.
Dolci e leggere furono per alcuni attimi le suadenti suzioni che Dean perpetrò sul labbro inferiore di Castiel prima di avventurarsi, con maestria e movimenti più profondi e pressanti, nella bocca ora sufficientemente dischiusa.
Le mani del cacciatore erano corse a cingere con forza i fianchi dell’altro e più il bacio diveniva coinvolgente e trascinante, più le dita premevano sulla stoffa degli abiti. Folle era la paura che gli sparisse nuovamente dalle mani e sperava che la sua presa lo tenesse lì con lui per molto tempo e forse in un angolino della sua mente si erano anche formate le parole per sempre.
 
Riprendendo fiato, l’uno a un soffio dalle labbra dell’altro, i loro occhi si incatenarono nuovamente e il primo a tentare di parlare fu l’umano.
“Ehi! Posso dire che la tradizione è stata rispettata in modo più che soddisfacente!” abbassando per un istante lo sguardo sulle labbra di Cass – rosse, lucide, gonfie e in poche parole fottutamente sexy – prima di riportarlo in alto.
“Hai collocato tu il vischio vero?”
Il cacciatore si limitò ad annuire spaesato e spaventato, non capendo dove volesse andare a parare il suo interlocutore.
“Perché mi hai baciato Dean?” ancora la sua voce che creava profonde spaccature di preoccupazione nella mente.
“A Natale ho lasciato il comando a te e non è tipicamente da me. Lo sai … mi conosci e volevo rifarlo”
“Perché?”
“Ma che domande fai? Perché uno fa quello che fa?”
“Perché deve?” domandò Castiel.
“No! Cass, perché gli piace!”
Aprendosi in un infantile riso l’angelo sospirò sulle labbra di Dean “Ti è piaciuto quando ti ho baciato? Ed è per questo motivo che sono giorni che cerchi di attirarmi sulla Terra? Per bloccarmi sotto il vischio e baciarmi ancora?”
 
Ops … il piano di Dean era stato bastardamente portato alla luce. L’unica possibilità rimasta era tentare di uscirne al meglio e così rivesti le labbra del suo migliore e seducente sorriso prima di muovere il capo su e giù.
 
“Anche a me è piaciuto e dimmi ci sono altre tradizioni umane su questa notte?” sussurrò l’angelo prima di racchiudere il viso davanti al suo nella coppa formata dalle sue mani.
Vide la luce della malizia risplendere negli occhi del cacciatore “Oh, sì! Una dice che quello che si fa questa notte, si fa per tutto l’anno. Quindi conviene occupare il tempo in un’attività piacevole e che uno vorrebbe fare frequentemente nel corso dell’anno”
“Quindi” sorridendo alle parole di Dean e alle sue allusioni “ci conviene passare la nottata a baciarci piuttosto che a fare ricerche su possibili mostri. Tanto tuo fratello non tornerà prima di domani mattina”
“Lascia fare a me! Baciarci non è l’unica cosa piacevole che possiamo fare” e decidendo che avevano parlato anche troppo, si avventò sulle labbra curvate verso l’altro del suo angelo, che arrendevole le aprì per lui.
 
Dopo un bacio da mozzare il fiato, Dean alzò di scatto il capo, generando un sonoro schioccò e lasciando l’angelo con le labbra ancora arricciate.
“Tu non sei di Balthazar, vero?”
Castiel, sollevando gli occhi al cielo e dopo aver negato lentamente, si avventò sulla bocca del cacciatore “Stai zitto e baciami Dean!”
 
The End …
 
Buon 2012! 
   
 
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