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Autore: ausel dawn    02/01/2012    1 recensioni
"Perché suoni? Per favore, spiegamelo.. voglio solamente capire cosa ti spinge a far parlare quella Chitarra, quello che ti dà la forza che io forse non avrò mai!"
"E' semplice Henriette, mi tiene in vita, sono in un filo sospeso nel mio cuore, forse troppo profondo a causa del drastico vuoto che ci accomuna, senza di Lei non potrei vivere.. è tutto quello che veramente possiedo e non posso lasciarmi scappare via il mio unico amore..
Capisci? E' importante, troppo.."
"E io? Io sono importante?"
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brian May, John Deacon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Negli occhi di quella ragazza vedeva dei sospiri riecheggiare nel nulla. Mai trovò qualcuno di più profondo e misterioso.
In quel:
 
-Sono andata per esclusione-
 
Trovava la più limpida verità.
Però, come mai Henriette non riusciva a trovare dei veri segni in Brian? Non si era mai considerato un tipo complicato.
Era un ragazzo qualunque, inciampato in una vita che forse non faceva per lui.
Per lungo andare cercò di trovare la pace nelle parole della ragazza, ma ormai era fatta, non poteva più tornare indietro, quella frase fu pronunciata, sebbene con un po’ di insicurezza, sapeva che quella ragazza lo considerava un tipo nettamente meno interessante di Freddie.
Ma come biasimarla? Un chitarrista fin troppo comune non poteva essere neanche minimamente più interessante di un ragazzo audace, sempre pronto a parlare, così bravo a nascondere i suoi veri sentimenti.
E lui? Lui era un semplice ragazzino che non riusciva a rimanere concentrato per più di cinque minuti, il classico bravo ragazzo, il più indeciso del gruppo.. insomma, la vera pecora nera.
I giornalisti consideravano l’amico bassista il vero “out-sider”, durante le interviste Brian brillava di anima propria, cercava di dare il meglio.. e per cosa? Per un pugno di mosche, gli altri consideravano la fama come la scala per il paradiso, per lui era come percorrere l’autostrada per l’inferno, dove sarebbe rimasto nel nulla, a crogiolare sotto le spire dei suoi compagni.
Era un falso! Era l’unico che detestava le interviste, ma che ogni volta doveva dire ai giornalisti:
 
-E’ stato un vero piacere!-
 
L’unico che non era nato per scalare le vette del successo, gli sarebbe bastato un piccolo baretto per suonare.
L’unico che aveva paura di lasciare la musica in un angolino e che cercava di allentare le corde dell’insaziabile Dio Denaro, della fama che cercava di rubargli l’anima.
E poi.. arrivò lei. Quella ragazza che sapeva di non poter mai raggiungere, sapeva che non avrebbe mai avuto alcuna speranza, era a conoscenza dei rischi della fama.. non avrebbe mai più avuto una vita normale.
Ma a cosa stava pensando!? Non gli piaceva Henriette, era carina, sembrava simpatica, ma non sarebbero mai stati una coppia.
Eppure, non riusciva a togliersela dalla testa, vederla là, mentre parlava con Freddie, lo faceva imbestialire, il perché non riusciva a trovarlo.. ironico per un quasi scienziato.
Già, l’astrofisica.. l’aveva lasciata per dedicarsi a quel mondo sempre sognato, ma che ormai non poteva più sopportare. Anni buttati nel cesso.. sarebbe potuto diventare un fisico, come gli aveva consigliato la madre, e invece era lì, intento a togliersi la ragazza dalla testa, quando avrebbe dovuto suonare.
Gli mancavala chitarra, si immaginava questa nuova vita suonando, invece si ritrovava a fare interviste con persone che volevano distruggerlo ed ogni minima volta in cui poteva sfiorare il suo strumento c’era in atto una lite su chi dovesse scrivere e su cosa o chi dovessero farlo.
 
-Ehi, Brian.. ci sei?-
 
Una flebile voce lo fece trasalire. Riconobbe subito il sussurro di Henriette.
Girò il capo e la trovò sorridente mentre lo fissava con quegli occhi che riuscivano a mimetizzare tutti i sentimenti.
 
-Eh, cosa c’è?-
 
Fu la sua intelligentissima risposta.
Ormai era abituato alle sue perpetue brutte figure, ma aveva paura.. paura di poter essere visto a malo modo da quella ragazza, anche se sicuramente il suo incubo si era avverato.
Poté scorgere un ingenuo sorriso da parte di Henriette, i suoi capelli fatti di seta non riuscivano a coprirla interamente.
Avrebbe voluto toccarli, accarezzarli, odorarli.. immaginava già il più dolce degli aromi volare via da quei filamenti tanto sottili, ma pur sempre caratterizzati dal colore sbagliato.
 
-Ti avevo chiesto se volevi venire a suonare! Sai dobbiamo provare qualche volta!-
 
Fu Roger a rispondere.
Il chitarrista avrebbe mille volte preferito la voce di John, o di Freddie.. Roger era troppo duro, aveva una scorza impenetrabile, proprio come i suoi occhiali.
Era impossibile toglierglieli, forse erano proprio quelli che lo rendevano così misterioso, imperscrutabile, arrogante.. Roger non era una brava persona.
Era sempre stato caratterizzato da un caratteraccio che suoi altri conoscenti non avevano, non gli interessava lo studio, era il belloccio che tutte le ragazze amavano.
Le faceva cadere ai suoi piedi con un insulto, forse vero, o forse studiato proprio come astuto stratagemma.
Sperava tanto di non vedere mai Henriette tra le braccia dell’amico, era una bravissima ragazza, si meritava qualcuno di migliore.. non di certo un Taylor qualunque; anche se, alle ragazze piaceva questo trattamento.
Dopo attenti studi l’aveva capito, per tenersi una donna doveva trattarla male, amarla sarebbe stato il colmo, solo dopo i suoi innumerevoli “errori” l’aveva capito.
Cercava di essere il ragazzo ideale ogni volta che instaurava un rapporto con una ragazza, alla fine si ritrovava sempre da solo. Lasciato come un cane, mentre gli altri balordi se le scopavano senza rancore, giusto per passare una notte.
Avrebbe voluto essere come loro, ma non ne aveva il coraggio.
 
-Vuoi venire sì o no?!-
-Sì, scusa, stavo pensando..-
 
Si alzò dal divano e velocemente raggiunse la chitarra. Al solo tocco sentì un brivido percorrergli la schiena, era arrivato il momento, finalmente.
Poteva sfiorare il suo unico e vero amore, l’avrebbe resa felice, costi quel che costi.
Andarono nella sala di registrazione, lui fu l’ultimo, voleva godersi quel grande momento.
Si sedette come al solito sul suo sgabello e cominciò ad accordare la chitarra, ogni nota che provocava gli faceva venire un brivido irrefrenabile.
Il suo sguardo si posò su Freddie, decise di fare un Jam Session, di continuare quella vecchia.. ormai facevano solo quelle, ne era davvero entusiasta, poteva suonare senza parametri, doveva semplicemente far uscire tutte le sue emozioni, barricate da fin troppo tempo.
 
-1, 2, 3, 4!-
 
Partirono, la corsa cominciò.
Sentì il batterista eseguire delle rullate che scuotevano sempre il cuore di Brian, Roger era qualcosa di unico alla batteria.. il suo unico pregio.
John cominciò a fare una linea di basso così potente che poteva rubargli il cuore, guardava Veronica mentre suonava, sicuramente stava facendo tutto questo solo per lei..
Freddie faceva degli strani versi, come balbettii, ma non potevano competere con l’audacia che emanava il cuore del cantante.
Lui, lui invece cercava di far parlare quella chitarra, tenendola stretta come mai fece con una ragazza, ormai il suo cuore era rapito da quel suono.
Lei lo guardava, se n’era reso conto.. i suoi occhi ammaliatori puntavano le sue mani che ormai avevano perso il controllo nell’intento di provocare un orgasmo allo strumento.
Fissò la chitarra e rimase allibito da tanto splendore, da tanta passione che emanava lo strumento.. in quella stanza ormai c’erano solo loro tre. Una luce flebile accompagnava quel momento, lo strumento aveva cessato di respirare, erano diventati un tutt’uno.
Riguardò Henriette e la trovò sempre più vicina, sempre più leggera, tutti i suoi problemi erano volati via, era libera. Poteva spiccare il volo, potevano andarsene, insieme.
Lo sguardo si riposò sulla chitarra, si faceva sempre più grande, i suoi respiri toccavano l’aria ormai affaticati.. stava realmente collassando. Lo strumento lo trascinava, non sapeva ben definire dove, ma ormai erano alla fine della loro strada, lui e la chitarra, sempre uniti.
Henriette era sempre più vicina, ormai ripiegata, intenta a toccare lo strumento. Non sapeva se l’avrebbe lasciata, poteva correre il rischio?
Si guardarono e mai si sentì più vivo di allora, la ninfa lo prese per mano.
Paura, malinconia, riaffiorarono a quel tocco, non era pronto, non poteva permettersi di amare. Non in quel momento, doveva rovinare la magia che cercava di formarsi.
Un accordo.
Sbagliò, non gli era mai capitato, stava sudando, i respiri erano assetati, le mani fremevano.
La chitarra sprofondò, cadde cercando di ripescarla dal vuoto, era il loro momento, una ragazza non poteva rovinare il tutto. Eppure, la desiderava.
Il volto di Henriette diventò limpido, tentatore, doveva essere stato toccato da innumerevoli mani, dei lineamenti così perfetti.. doveva averli.
La stava sfiorando, voleva di più.. si doveva nutrire del corpo della sua Dea, aveva bisogno del suono dei battiti della ragazza, avrebbe fatto di tutto per averla.
Un lampo.
Il volto della ragazza esplodeva dalla per colpa della troppa codardaggine. Un mostro, diventò il suo personale incubo.
La chitarra non era tornata, Brian aveva paura. Henriette con passo svelto si avvicinò, la faccia era quella di un demonio, avaro di sentimenti da estirpare.
La sua mano sfiorò quella dell’uomo, vicini, potevano percepirsi.
La ragazza si spogliò di tutte le sue insicurezze, si mostrò per quello che era realmente.
In quel corpo caloroso il chitarrista vide cuori sanguinanti, purulenti, le sue vittime non erano solo parte della sua immaginazione.
Il volto della ragazza si avvicinò al suo collo, la mano di Brian sospesa nel vuoto ora toccava il suo seno sanguinante.
Neanche una goccia sporcò la pelle limpida del chitarrista.
I baci divenirono più presenti, soffriva, l’uomo soffriva dell’ingordigia della donna.
Era nata per spolparlo fino al midollo, non si sarebbe fermata, avrebbe risucchiato il suo ultimo lembo di forza.
Urla.
L’uomo non poteva fare a meno di urlare, i denti carnefici lo penetravano, senza biasimo, senza terrore.
Vedeva il corpo della ragazza muoversi a ritmo, avanti e indietro, un irrefrenabile giostra, doveva scendere, subito!
Spolpato per l’ennesima volta, il suo neanche traumatico destino, ormai se n’era fatto una ragione.
Il suo unico compito in quella terra di matti, assetati di sangue, di amore. Tutto quello che diede fu risucchiato, senza essere riconfermato, si stava svuotando. Così come invecchiava, non cresceva, andava avanti, attraverso le ingiustizie del suo mondo, per poi finire in un Harem, costellato dalle sue sofferenze, dai suoi rimpianti.
Ultimo respiro prima del declino finale.
La tolse con furia. Cadde e si ruppe, il suo giocattolo era finito in mille pezzi, ma, al contrario di un bambino, non pianse.
Era pieno del sangue della ragazza e della sua stessa linfa, furia riecheggiava nella mente di Brian, terrore, demoni.. quell’incontro l’aveva cambiato.
Pazzia.
Ormai non aveva più senso rimanere in quello stato, la pazzia dilagava nella mente del ragazzo.
Accasciato a terra rimpiangeva tutto il suo passato, paura, furia, lo dovevano lasciare libero.
Doveva volare via, doveva liberarsi di quella vita.. pazzia, buio, euforia, tristezza.
Cadde.
Cadde sempre più giù. Un tonfo, lacrime versate inutilmente, non era più solo.
Quei sentimenti erano svaniti, svaniti, quelle pietre che si portava al collo erano dissolte.
Chitarra.
La prese. Oramai, brillava intensamente, niente più spargimenti di sangue, era con lei, l’unica che lo capisse.
Niente Henriette, quella donna lo stava distruggendo, solo la chitarra poteva fargli del bene.
 
-Mamma, pensi che lei sia pericolosa?-
 
Urla da parte di un cuore ormai infranto, spezzato, risucchiato nel limbo più oscuro.
Suonò. Quelle frasi giravano intorno a lui, doveva scacciarle, il respiro gli mancava, buttato via dalla sua stessa chitarra.
Lo stava tradendo?!
Non poteva essere vero, le parole lo inondarono, represso, stanco, il cuore batteva, urla, sangue, egocentrismo!
Mali che non se ne volevano andare.
Scacciava via il suo mondo, scacciava via la ragazza, strazio, lacrime.
Ruppe la chitarra.
Le schegge volarono via, anime lasciavano quel corpo distrutto.
A terra.
Ormai gli rimaneva da fare solo questo. Si era rovinato, aveva rovinato, lo avevano rovinato. Sempre tutto il mondo lo ingannava, gli prefissava un compito, ingrati!
Ingrato lui!
Tutti dovevano andarsene.
Urla, furia!
I vestiti erano a brandelli sotto il suo peso.
Il suo petto spoglio brillava, doveva liberarsi di quel corpo. Convulsioni, respiri intensi, mani che battevano.
Ora era a terra, il sangue colava dalle sue mani.
Solo.
Niente più via di fuga, si era intrappolato da solo, mai capì di aver posseduto tanto, mai capì di aver bisogno di tornare indietro.
Passi.
Flebili, accurati, insicuri, traballanti. Fu trascinato da questi, vedeva orme ormai bruciargli il petto.
Il dolore lo massacrava, ma doveva divenire libero, seguire la libertà, la desiderava, ma mai le andò in contro. Un corpo nudo era trascinato da quegli stessi passi. Una donna, uguale a Brian, sanguinava, piangeva, soffriva.
Incontro.
Sbatterono nei loro corpi. Si intersecarono, sporchi, spogli, abbracciati. Henriette, era lei, ormai disillusa la poteva percepire come parte di sé. La tentazione era sparita, avevano semplicemente bisogno l’uno dell’altro.
Carezze innocue, dovevano diffondersi coraggio, speranza.
Libertà.
Lo fece stendere, era spaventato, non ora, non in quel momento.. se doveva fare qualcosa era “l’amore”, non il “sesso”, sperava che la compagna pensasse lo stesso.
Si poggiò delicata sopra di lui. Si perlustrarono, le loro mani non si toccarono mai, ma erano sempre unite. Nella loro fragilità trovarono un punto di forza.
 
-Ora vola libero!-
 
Urlò la ragazza. Toccò il petto dell’uomo, una luce flebile uscì. Brian scompariva, se ne andava via da quel corpo. Un uccello, si librava in volo.
Libero di non esserci.



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Here I am.
Che dire.. ero arrabbiata e confusa quando ho scritto.
Mi sono fatta trascinare dalle emozioni, anche se
sicuramente non ho fatto un buon lavoro 
(figuriamoci!).
Okkey, ci sono tre
indizi (non so come definirli),
sono in corsivo, spero che li troviate.
Parla solo Brian, non gli do molto spazio,
di solito parla molto di più Henriette.
Qui non stanno insieme, è semplicemente
la mente di Brian, la sua eterna confusione.
L'"harem" sarebbe tipo un bordello islamico.
Spero che piaccia almeno un po'.
L'ho scritto ora, quindi non credo che possa
essere tutta questa magnificenza.
Voglio sapere se emoziono qualcuno.
Vi invito come sempre a recensire per qualsiasi cosa!
Bye!
   
 
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