Lui: Cloud Strife, l'uomo di cui si era innamorata. Lei: Tifa Lockheart, una donna semplicemente innamorata. L'altra: Aeris Gainsborough, la donna di cui lui era innamorato.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Questa fanfiction è iniziata per caso... la dedicai alle Tife di un altro sito che lessero il mio primo racconto su FFVII "storia di una donna" ^^ qualcuno penserà sicuramente che adorando il personaggio di Aeris di conseguenza io odi Tifa... sbagliato! xD Entrambe hanno un forte carattere... mi hanno perennemente appassionata! C'è proprio da dire che del trio protagonista Cloud, Aeris e Tifa, quello che preferisco meno è proprio il Soldier! :P Ho scritto di un amore per Aeris, lascio anche una storia di speranza per Tifa... ^^
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A
tutte le Tife del sito di S.o.a.p., che hanno il nickname di un personaggio
mito. (Avevo giurato che mi sarei rifatta con voi con questa storia! xD) E
a tutti gli amanti di Tifa e di Aeris, come
me.
"Tifa, vallo a cercare te! Io non ho voglia di
trasportarlo in braccio un'altra volta!!!"
Barret sbattè con forza la
porta di camera sua, svegliando il dormiveglia di sua figlia. Tifa restò
interdetta nel corridoio a osservare la porta chiusa della stanza di quello
scimmione esasperato. D'altronde, aveva ragione: quella era stata la quarta
volta; per ben quattro notti l'ex SOLDIER biondo vagò per le strade di Midgar e
non fece ritorno a casa. E le tre notti precedenti Tifa lo vide arrivare
esausto, distrutto, mosso solo dalle braccia di Barret, appoggiato sulle sue
spalle, come una marionetta; ubriaco, probabilmente. Si disse che non le
rimaneva altra scelta: prese giacca e chiavi e si avviò verso qualche bar, con
la speranza di incontrarlo. E nei momenti di solitudine, nei momenti incerti
come quello, lei meditava. Rievocava vecchi avvenimenti di una vita insieme a
lui, tutto questo durante una pesante camminata verso nulla di preciso. Un
passo. Un altro. Un altro ancora, e via dicendo.
Da quando era
iniziato tutto? Tifa spesso se lo chiedeva, ma la risposta la conosceva già.
Un giorno d'inverno, il più bello per l'umanità e il più triste per lui.
Il giorno dei coriandoli, dei ringraziamenti, dei baci. Tutti loro assaporavo la
vittoria di quel dì con grande maestria: gli ubriachi si lasciarono andare del
tutto, dimostrando la differenza tra idea e azione, la ninja dai capelli corti
rotolava felice tra le materie, il piccolo tredicesimo rosso ululava benedizioni
a ogni passante, persino il tenebroso Vincent Valentine lasciava spazio a
qualche sorriso. Un solo uomo mancava all'appello: Cloud Strife. Quel giorno il
mondo fu salvato da una fine certa, e quel giorno lui rivide
lei... Tifa ricordava ancora ogni piccolo particolare di quella
persona nascosta dalla festa: una figura in disparte davanti a un grosso vetro
di un aereo, sguardo spaesato, perso, fisso verso un tramonto che non finiva
mai, e una mano che reggeva un bicchiere di vino vuoto da ore... E lei lo
guardava... Lei lo ha sempre guardato. Tifa Lockheart, colei che mai una
volta ha apertamente mostrato sentimenti negativi agli altri; ira, rabbia,
lunatismo, nervosismo. Nessuna di queste parole era sinonimo di Tifa. D'altronde
c'erano anche altri tipi di sentimenti che non trasparivano dal suo animo
imperscrutabile; ardore, delizia, passione. Tifa Lockheart, la ragazza dal cuore
chiuso, il suo inusuale cognome diceva tutto di lei.
Lei: Tifa
Lockheart, una donna semplicemente innamorata.
Chissà quante volte ha
cercato di dirglielo. Chissà quante volte ha immaginato di averlo, accarezzarlo,
baciarlo. Chissà quante volte, poi, non lo ha fatto. "Che
freddo..." Parvero solo fiato le parole che uscirono dalla bocca di Tifa. Sì,
faceva freddo quella notte, ma lei non si sarebbe sicuramente arrabbiata per
questo con lui. Sopportava il freddo, il vento, il caldo, il fuoco. Ha sempre
sopportato tutto per lui. Ha sopportato la sua poca attenzione nei suoi
confronti, ha sopportato che i suoi sguardi non fossero mai appagati, ha
sopportato di non essere corrisposta. Ha sopportato che lui fosse perso per
un'altra.
L'altra: Aeris Gainsborough, la donna di cui lui era
innamorato.
Ma esiste per caso una regola che vieta di voler bene
alla propria rivale d'amore? Tifa non ha mai creduto a queste sciocchezze.
Aeris, così coinvolgente, così sensibile, a volte sfacciata, a modo suo, ma così
ingenuamente passionale. Così tanto sè stessa. Le voleva bene, Dio solo sa
quanto, e ha pianto quando la vide morire, come tutti gli altri. E così, pianse
anche lui; in cuor suo, lui stava ancora continuando a piangere,
silenziosamente. Tifa ha tentato di salvarlo da quella sua agonia, ma non ci
riuscì, da molto tempo si era ormai rassegnata. "Se lei fosse ancora viva"
pensava "ci riuscirebbe sicuramente". A Tifa non importava chi l'avesse
infine salvato. Avrebbe pagato oro pur di rivederlo sorridere almeno una volta.
Tutto questo per lui.
Lui: Cloud Strife, l'uomo di cui si era
innamorata.
Lei si strofinò le mani per riscaldarle da quel freddo
tagliente. Il vento penetrava in ogni piccola, minuscola fessura che gli
offrisse il suo cappotto. L'eco del gelido artico sembrava le facesse beffe e
scherzosamente, meglio dire dispettosamente, le spettinava i capelli raccolti in
un unico ciuffo. Ormai scompigliati, dopo che il vento le ripassò in faccia
un'ultima volta, prima che lei oltrepassasse la soglia di una piccola
abitazione: il bar "La tana del folle", che già faceva presupporre
un'inconveniente folla di gente poco raccomandabile. Ubriachi, per
l'appunto. "Ehi, fiorellino, vieni a sederti accanto a me!" Un uomo le si
appropinquò pericolosamente troppo vicino, senza nascondere maliziose
occhiatacce verso il busto di lei. "Se hai voglia di parlarmi..." pensò tra
se e se Tifa "guardami in faccia, non guardarmi le tette!" A stento neanche
gli rispose. Ignorandolo del tutto, richiamò il nome dell'ex SOLDIER che stava
cercando. "Ahah, no, no, piccola, il mio nome è Pasqual!" continuò ancora il
tizio di prima. Le mise la mano sopra la spalla, che subito fu di nuovo
scoperta, perché un'altra persona dietro loro si intromise
bruscamente: "Pasqual, sei per caso un omosessuale? Ci stavi provando con il
mio amico Barret!" E quello rise. Tifa riconobbe immediatamente il riso del
suo amico. Proprio lui, Cloud, in quel momento completamente un altro. Rimase
attonita di fronte a quel ragazzo che conosceva da una vita così misteriosamente
diverso. Un opposto. Gli effetti magici dell'alcool. Si sarebbe comunque
aspettata una situazione simile... Già preparata psicologicamente, continuò ciò
che doveva fare: "Guarda che non sono Barret!" esplicitò a lui Tifa,
prendendolo per il braccio e trasportandolo fuori da quel locale di
perdizioni. "Scusami, scusami, avevi la giacca gonfia e mi sei sembrata lui."
Poi la osservò per bene "Ma certo! Tu sei la piccola Yuffie!" rispose, poi,
ridendo forte. Lei lasciò perdere e pensò bene di riportarlo a casa a fargli
passare la brutta sbornia. "Beh, Yuffie, come mai oggi sei così taciturna?
Non è da te!" continuò lui, schiamazzando sempre più, ma da parte di lei non ci
fu alcuna reazione. "Yuffie?" chiese Cloud che non ebbe ancora una
risposta. "Yuffie?!" di nuovo lui; poi le tastò il seno. Quell'azione così
inaspettata da parte del biondo la fece spaventare di brutto. "Cloud, che
diavolo fai?!" urlò la ragazza. "Ah, come pensavo! Sei Tifa!" Lui rise,
poi contemplò sè stesso per essere stato così brillante. Come se ci fosse voluto
un genio a identificare una persona che oltretutto era un'amica d'infanzia...
Dopo quest'ultima sua grande coglionata, la mora perse la pazienza: si avviò a
casa da sola. "Tifa, aspetta, dove vai?!" chiese lui in tono serio. Lei,
di nuovo, non rispose. "Tifa, avanti... non te la sarai mica
presa?!" Ancora nulla. "Tif--" Cadde, dopo aver provato a chiamarla per
nome, posando le mani sopra il freddo gelo dell'asfalto. La mora si fermò. Un
attimo. Riprese a camminare, stavolta in direzione opposta. Gli fu di nuovo
davanti. "Cloud... va bene, sei solo ubriaco. Andiamo a casa". Si mise in
ginocchio anche lei, aiutandolo a rialzarsi. Il tocco di lei lo fecce impazzire,
ponderosamente. Con uno sguardo mai avuto, le propose qualcosa di sacrilego,
qualcosa di indecente: "Tifa, resta con me stanotte..." Neanche ad avere
una risposta, la afferrò di scatto portandola addosso al muro, le prese il volto
tra le mani; la baciò. Usò la forza. Solo in seguito riposò quegli arti tesi,
staccò per un attimo le sue labbra da quelle di lei, osservando l'evidente
stupore di Tifa. Gli affanni dei due sembravano toccarsi da quanto erano vicini.
Lui tentò di ribaciarla un'altra volta... ... e il bacio fu
ricambiato. L'ubriaco osò di più: cercò con le dita la cerniera della giacca
di lei, l'aprì, esplorò con la mano parte di quel petto di donna. Riprese a
baciarla vicino all'orecchio, scoprendola in viso e facendole osservare spaesata
il grigio muro di una baracca qualsiasi di Midgar. L'aveva sempre sognata,
sì, una situazione del genere. Abbracci, carezze, anche lì dove nessuno l'aveva
mai toccata, e baci.
Baci che però sapevano di whisky.
Cosa
avrebbe fatto lui se al posto di lei ce ne fosse stata un'altra? Che fosse solo
spinto da un'ebbra situazione? La parete davanti a lei si sfocò pian piano;
fu solo quando lui riavvicinò le labbra sul viso bagnato di lei che si accorse
che stava piangendo. "... Tifa?" Le emozioni di lei stavano pian piano
traboccando dal suo corpo. "Cloud, io... non voglio essere la tua
consolazione..." Non voleva essere una tra le tante. Le sarebbe piaciuto
essere Aeris, ma lei era Tifa e nessun'altra. Si coprì il pianto con la
mano. "Smettiamola con questa falsa, Cloud..." Lui la lasciò e le si
allontanò spaventato, rendendosi conto di ciò che stava facendo. Lei si richiuse
prontamente la giacca e corse via, senza lui, con la sola squallida compagnia di
lacrime amare. Il vento risoffiava forte addosso a lei, come a prenderla di
nuovo in giro.
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Il sonno di Tifa fu stroncato dallo
scuotere improvviso di Marlene. "Sorellina, ti sei addormentata davanti al
banco del bar!" Alzò il viso ancora assonnato in direzione di lei, le
sorrise, accarezzandole i capelli. Guardò oltre la finestra: era mattina. "E
il fratellino dov'è?" osò sempre Marlene. "Non sono riuscita a trovarlo"
mentì Tifa, con un unico soffio di fiato. Proprio in quel momento, il
soggetto della loro discussione varcò la porta d'ingresso. Ambedue i
protagonisti della vorticosa scena di passione dello scorso giorno si colsero
decisamente troppo impreparati per un incontro. Al biondo tremò un po' la
voce: "Ciao Marlene... vai a giocare fuori, i tuoi amici ti stanno
aspettando". La piccola creatura seguì il chiacchiericcio dei bambini sulla
strada, lasciando soltanto lui e lei nel locale del 7th Heaven. "Ciao
Tifa..." sussurrò appena lui. La mora gli rispose sorridendo, un sorriso
mesto, forzato, quelli che lei fece già altre volte. Anche lui, d'altronde,
dovette ricambiare quel sorriso di circostanza. Il biondo si avviò davanti al
banco, guardava dritto negli occhi di lei che si perdevano da altre parti, e
ogni volta che per puro caso lei ricambiava lo sguardo, lui lo spostava
altrove. Un enorme stallo psicologico incombeva tra i due. E di quei due fu
Cloud a prendere coraggio: "Certe volte mi pare ancora di vederla, in mezzo
agli altri, come fosse ancora viva..." Tifa percepì il soggetto in questione,
la fioraia che lo faceva ancora impazzire d'amore: Aeris. "So che posso
sembrarti matto... è normale che tu lo pensi. Non volevo parlarne a nessuno. Mi
son chiuso in me stesso e l'unico rimedio che ho trovato è stato qualche
bicchiere di whisky". Davanti alla mora si stagliava il Cloud di sempre, così
differente da quello che era diventato la notte scorsa, così sofferente come
prima. "... Ieri notte mi è sembrato di vederla un'altra volta. Mi ha detto
di pensare alla mia felicità, di non rimuginare troppo..." Tifa annuì,
spostando finalmente lo sguardo verso li occhi di lui. "Però..." continuò lui
"Io ho ancora un conto in sospeso, non riesco a pensare ad altro in questo
momento..." Lei socchiuse gli occhi, e dopo un sospiro riprese il discorso
con un 'capisco...' Ed ora era il turno di lei, sarebbe toccato a lei
prendere coraggio e dirgli tutto. Cloud aspettava che la voce di Tifa facesse
terminare il silenzio. "Beh, che dire: è tutto ok, no? Ci siamo chiariti. Ti
perdono, Cloud, non voglio buttar via la nostra amicizia così!" Lui fu molto
felice di sentir dire ciò. "Grazie, Tifa, io... prometto che non mi
ubriacherò più. Parlerò con te dei miei problemi". "E io farò
altrettanto..." Non ci fu riposta, non ci furono parole. Soltanto in seguito
risuonò un sussurro di lei, appena accennato, un sussurro che diceva tutto; ciò
che avrebbe voluto dirgli da sempre: "Ti amo tanto..." Lo disse solo dopo
che lui solcò la porta. Non era mai stato il suo cuore a parlarle, lei non
era come Aeris. Ha sempre disprezzato sé stessa per questa sua immana codardia.
Come potrà mai qualcuno che odia sé stesso essere amato? Tifa non riusciva a
trovare risposta a quell'odioso quesito. Nascose nuovamente il volto tra le sue
braccia, oramai rassegnata del tutto. Qualcuno le posò sul capo una mano,
come gesto di consolazione. Una docile manina di fata. "... Marlene?" chiese
titubante Tifa. "Sii forte..." Sussultò nel sentire quella voce. Alzò lo
sguardo, ma davanti a lei non si trovava nessuno.
Tifa non scoprì mai se
quella fu allucinazione o realtà. In quell'attimo durato poco più di qualche
secondo, Aeris l'aveva consolata dicendole di non arrendersi. Un angelo che è
sempre restato a vegliare su loro due...
In un futuro prossimo,
quel sofferto vuoto d'amore di Tifa sarebbe stato probabilmente colmato. L'ex
SOLDIER avrebbe rincontrano la sua vecchia Nemesi, la sua compagnia sarebbe
ritornata a lottare contro tre ombre dai capelli d'argento, Cloud si sarebbe
ritrovato insieme al suo angelo per un'ultima volta. Dopo tutto questo, lui
avrebbe colto la figura di Tifa, confusa tra gli altri, e per la prima volta
l'avrebbe guardata in modo diverso.
Quello sarà il giorno in cui lo
sguardo innamorato di lei sarebbe stato finalmente appagato da quello di
lui...