L’Amore
colpevole
Quando ti
dici che mai più cadrai nella sua rete, mai più ti lascerai affascinare, mai
più gli farai capire che sei disposto a lasciarti andare in qualche modo,
allora le occasioni in cui hai la possibilità di farlo aumentano, raddoppiano,
si moltiplicano.
Quando tenti di convincerti che sei tranquillo, felice e sereno così come sei,
che la vita ti ha dato tutto ciò che un uomo come te possa desiderare, allora senti
di nuovo quel senso di vuoto, come se mancasse qualcosa, quel vuoto che riesci
a riempire solo quando lo tocchi, quando ti tocca, poi ti sussurra con quel
fare lascivo che ti ama, Dio quanto ti ama, e ti chiede disperato perché non
può averti, e tu gli rispondi che la colpa è delle scelte, scelte affrettate,
sbagliate, o dell’egoismo, della voglia di essere felici costruendo i propri
attimi di perfezione sull’ignoranza altrui.
Quando ti guardi allo specchio e ti senti brutto, sfigurato, vuoi strapparti la
pelle di dosso, poi senti un respiro sul tuo collo e hai quasi la sensazione
che sia lui a soffiarti sulla pelle, e allora per un attimo ti vedi più bello
che mai, splendido, luminoso, irresistibile, sexy, poi ti chiama per nome,
senti quanto è più acuta la sua voce, e stringi bocca e occhi, perché in realtà
sapevi che ti stavi sbagliando, che il tocco che senti sulla tua spalla non è
il suo, ma che vorresti con tutte le tue forze che lo fosse, e subito dopo cadi
nello sconforto più totale, perché sai che non avresti dovuto farlo, non
avresti dovuto volerlo, ancor più di quanto tu già non lo desideri.
-Ehi
Kurt!-
Blaine arriva correndo, e solo con l’aiuto
della sua voce bassa ma squillante Kurt riesce a risvegliarsi da quello stato
di trance in cui era caduto. Ha le mani intrecciate e abbandonate sui fianchi e
fino a un momento fa fissava un punto impreciso della grande sala dalle pareti
dorate. Si guarda intorno, e nota sbattendo le ciglia che le poltrone sono
piene quasi per un terzo, e lui a quell’ora dovrebbe essere dietro le quinte a
finire di passarsi il cerone sul volto, a dipingere le labbra, a circondare gli
occhi con la matita nera, in modo da metterli in risalto una volta sotto il
riflettore.
-Ehi Kurt!- ripetè Blaine ridendo e
muovendogli la mano davanti agli occhi. –Sei agitato?-
-Sì.- risponde Kurt d’istinto, ma non
aggiunge altro per paura di sputare fuori il vero motivo dell’agitazione. Poi
si accorge di chi ha davanti, con chi sta parlando, e si tortura le mani, e
abbassa lo sguardo. Il cuore ha preso a battere come un forsennato non appena
si è reso conto che è Blaine quello davanti a lui, e
non è propriamente lui che lo fa agitare a quel modo. –Sei
solo, vero?- aggiunge, sperando con tutta l’anima che sia così.
-Ma ti pare?-
dice quello, invece, con un sorriso. –Anche Dave ci teneva, voleva vederti.- e sorride di nuovo
dandogli una pacca sulla spalla.
Voleva
vederlo. E’ chiaro che voleva vederlo. Ma Kurt dubita che voglia vedere la sua
performance, il suo spettacolo: vuole vedere lui e basta. E vederlo non basta,
chissà cos’altro vorrebbe fare.
Kurt scuote la testa e inghiottisce, poi fa un sorriso sforzato, e sa che Blaine non gli farebbe mai del suo comportamento una colpa.
E’ nervoso per lo spettacolo, è chiaro, la sala sarà gremita in pochi minuti, e
lui si ritroverà più volte solo suo palco perché è uno dei due protagonisti.
-Oh, eccolo.-
dice a un certo punto Blaine dopo essersi guardato
indietro. –Abbiamo preso posto dietro le poltrone
prenotate.- aggiunge poi, ma Kurt ha ignorato quest’ultima informazione. Perché
Blaine adesso ha afferrato la mano dell’uomo che
adesso fa capolino dalla sua spalla e punta gli occhi su Kurt, e fa un cenno di
saluto, col capo e poi con la mano.
-Ehi.- fa Kurt ricambiando il saluto con un altro
sorriso, ancora più sforzato del primo, e lo sguardo si fa languido, sente le
gambe cedere, si chiede se in qualche modo non stia impazzendo, se non si stia
facendo sfuggire le cose di mano.
-Tranquillo,
andrai bene come al solito.- dice Dave in modo
asciutto, guarda Kurt e sembra perforarlo con lo sguardo. Non se ne rende
conto, eppure in qualche modo riesce davvero a spingersi oltre quella coltre di
perfezione e sicurezza che avvolge Kurt, riesce a penetrarlo, come un coltello
nella carne. E Kurt ha quasi paura di un paragone del genere, perché lo sente così
vicino e così irrimediabilmente reale, perché è così, lo penetra in tutti i
modi, riesce a controllarlo psicologicamente e fisicamente, e sa di non essere
così subdolo, e sa che Dave non sarebbe mai capace di
farlo di sua volontà. Dave non se ne rende conto, non
sa che Kurt si sente sempre più una marionetta in cui fili sono nelle sue mani,
non capisce che si sente sempre più schiavo, e che mai è stato così felice come
in quella schiavitù.
-Ma è vero
che Matt fa la parte del fidanzato tradito?- chiede ancora Blaine,
e Kurt va a grattarsi il collo sentendosi a disagio. Poi annuisce fingendosi
divertito. –E tu fai quello che tradisce?- aggiunge Blaine, e Kurt annuisce ancora e va inevitabilmente ad
incontrare lo sguardo di Dave, che s’è già abbassato
a guardare la propria mano stretta in quella di Blaine.
Pure lui è a disagio, Kurt lo intuisce, ormai sa a memoria ogni sua minima
espressione, ogni movimento che fa con gli occhi e con la bocca, il modo in cui
storce il naso o in cui si sistema il colletto della camicia stirata male, il
modo distratto in cui si umetta le labbra o si gratta dietro l’orecchio, come
si sistema i capelli e lascia tremare la voce, e il singhiozzo che gli parte
quando sono costretti a separarsi.
Ha voglia di dire a Blaine, ‘Curioso, vero?’
riferendosi a quanto lo spettacolo coincida con la realtà, neanche a farlo
apposta. Ma sa di non farcela, che mai potrebbe fare questo a uno dei suoi più
cari amici, ex fidanzato del liceo e ora compagno del proprio amante. Se
davvero può chiamarsi tale o ci si può limitare a ‘il fottutissimo uomo che amo’. E poi Kurt pensa che fa davvero schifo, perché come
può pensare di poter buttare più carne al fuoco di quanta non ne abbia già
buttata?
Sono questi i fatti: Blaine sta con Dave, Kurt sta con Matt, Dave ama
Kurt, Kurt ricambia.
Dio, sembra una di quelle squallide soap opera che amava sorbirsi Kurt qualche
mese fa, prima di trovarsi egli stesso in una soap opera.
-Mettetevi
comodi, ragazzi, io vado a finire di truccarmi e metto il costume di scena. Si
comincia fra una mezz’oretta.- dice Kurt finalmente indicando ai due ragazzi
che ha di fronte i posti a sedere.
-Spacca
tutto, Kurt.- dice Blaine
con un sorriso da fare invidia e un’ennesima pacca sulle spalle di Kurt, poi si
trascina dietro Dave, che lo segue con attenzione e
rivolge un sorriso piuttosto timido a Kurt, che ricambia con un ‘Spero vi
piaccia’ flebile, poi corre nel proprio camerino, e sembra quasi voglia
scappare dal mondo.
*
‘Sei stato
perfetto!’
Ecco il primo complimento. E come poteva non esserlo, d’altronde? Dio, quello
era il suo ruolo, gli calzava a pennello, lui tradiva sul palco e nella vita
reale. Era estremamente ovvio che sarebbe stato perfetto, che avrebbe reso
eccellente la propria recitazione, che avrebbe cantato col cuore, che sembrava
davvero si stesse lacerando tra l’amore di due uomini, perché lui si lacera per
davvero, lo fa ogni giorno, sente il cuore strappato, l’anima presa a pugni, la
morale ormai fatta a pezzi.
Come poteva non essere perfetto? Mai nessun ruolo gli era calzato così a
pennello.
Gli arrivano pacche sulle spalle, gli dicono che è stato emozionante, mentre
Matt è ancora sul palco per l’ultimo atto, e lui si dirige al camerino per
togliere via quel trucco fastidioso che non fa altro che irritargli la pelle.
Entra nella piccola stanza e chiede se per cortesia non lo disturbassero, di
non sostare lì davanti al suo camerino, e di andare fuori a fumare la
sigaretta, se proprio devono.
Si siede davanti alla specchiera e si guarda nella lastra riflettente e si
sente doppiamente sporco dopo aver recitato qualcosa di così vivido, reale e
presente nella sua vita. Prende una salviettina struccante e porta via una
parte del trucco sulla guancia con rabbia, rabbia che indirizza verso se
stesso, verso le proprie debolezze, verso quell’istinto che non riesce a
controllare, verso la sua incapacità a prendere in mano la situazione, a
reagire, a fare qualcosa, a dare una svolta a quella situazione che lo sta
facendo diventare matto.
Passa la salviettina sulle labbra con talmente tanta violenza da lasciarle
rosse a causa della forte frizione. Poi la passa sul resto del volto lasciando
gli occhi per ultimi, perché ha bisogno di calmarsi per evitare che gesti
troppo avventati lascino un’infezione negli occhi o li arrossino o li gonfino.
Fa un respiro profondo, si canticchia una canzone in testa, come gli ha
insegnato Rachel Berry, si dice che va tutto bene, sorride al suo riflesso, e
mentre cerca di tenere il pensiero fisso sulla canzone che sta canticchiando
tra sé e sé in ripetizione, porta la salvietta su un occhio e delicatamente
tira via il trucco nero pece. Appallottola quel pezzo di carta umido ormai
troppo sporco e ne tira fuori un altro per poi finire di struccare almeno l’occhio
destro.
E mentre tenta di riacquistare un minimo di serenità che gli permetta di
dormire almeno quattro o cinque ore stanotte, sente la porta cigolare dietro di
sé, e il nervoso torna a fare capolino nel suo animo, e lo fa sospirare mentre
alza gli occhi al cielo.
-Avevo detto
che non volevo gente intorno!- esclama sbattendo piano un pugno sulla
specchiera.
-Calmati,
sono io. Ti ho portato due fiori.-
Non avrebbe
dormito quella notte, lo aveva intuito già parecchie ore fa. La voce calda di Dave gli si insinua in fretta nelle orecchie, e prende il
controllo, già da subito, già con le prime tre parole: ‘calmati, sono io.’
‘Mi calmo, se sei tu’, vorrebbe rispondere Kurt, invece rimane lì, bloccato,
con la salvietta stretta in una mano, mentre Dave ha
la premura di chiudere la porta e di chiedere: -Devo girare la chiave?-, e Kurt
annuisce piano, e il corpo sembra muoversi da solo quando si alza e si volta
appoggiandosi di schiena alla specchiera.
-Son passato
a salutarti perché devo andarmene. Blaine resta fino
alla fine dello spettacolo.- dice Dave con
semplicità, e va a posare il mazzo di fiori sulla specchiera, accanto ai
trucchi e ai profumi.
-I fiori non
sono opera tua, vero?- chiede Kurt, sicuro di conoscere la risposta.
-Nah, di Blaine.
Sapevi che esiste un fioraio vicino casa mia?- chiede allora facendo la faccia
da finto stralunato. Kurt si mette una mano chiusa a pugno davanti alla bocca e
si lascia scappare un sorriso. Ecco qual è l’altra maledizione: il fatto che Dave riesca sempre a farlo ridere, con qualunque sua
domanda, dubbio o affermazione. Riesce sempre e comunque a strappargli un
sorriso, in qualunque situazione si trovi.
-Sì che lo
sapevo.- risponde allora per poi scuotere la testa.
-Che diavolo,
non l’ho mai notato. Di qui si può capire quanto io sia appassionato di
botanica.- ironizza Dave, e riesce ancora a far
sorridere Kurt, che da quando ha iniziato a scambiare qualche battuta con il
ragazzone che ha di fronte si sente estremamente leggero, come se tutte le
preoccupazioni avessero traslocato e deciso di andare ad abitare nel cervello
di qualcun altro, come se la vita non fosse altro che un’esperienza da vivere
così, come capita, come va va, col sorriso sulle
labbra, la battuta pronta, e con la buona volontà di non farsi carico di tutti
i problemi che incorrono sul proprio percorso.
Il volto di Dave, il suo fare impacciato, convincono
Kurt che in realtà è tutto così semplice, la vita è una cosa semplice, l’amore
è una cosa semplice. Che in realtà basta andare da Matt e Blaine
e dir loro come stanno le cose, che loro non solo si amano, ma impazziscono l’uno
per l’altro, fanno parte di quella schiera di pazzi per amore. Quando c’è lui a
guardarlo in quel modo, davvero, niente sembra più semplice di vivere, così
come ti viene.
-Mi sembri un
triste clown.- dice allora Dave quando si ritrova a
fissare Kurt, che a sua volta s’è imbambolato sul dolce sorriso sul volto dell’altro.
-Eh? E perché?-
chiede Kurt di rimando sbattendo più volte gli occhi confuso.
-Hai un
occhio struccato e l’altro che sembra che ti hanno tirato un pugno per quanto è
nero.- dice l’altro indicando col capo lo specchio. Allora Kurt si specchia e
si rende conto di non aver ancora finito di struccarsi, ed è riuscito pure a
dimenticarsene.
-E certo, uno
non se ne può neanche stare in pace a struccarsi, che devono entrare ammiratori
a portare i fiori.- sbotta quindi agitando in aria la salviettina ancora umida
e lamentandosi indirettamente di Dave. Quest’ultimo
sbuffa vistosamente e alza gli occhi al cielo.
-Ma quanto
parli? O stai muto e fermo come uno stoccafisso come prima dello spettacolo,
oppure inizi a parlare con quell’arietta da prima donna che dire che mi
infastidisce è poco.- parlò quello per poi andare a prendere la salviettina
dalla mano di Kurt che, intento a immagazzinare le parole di Dave, non ha il tempo di accorgersi dei suoi movimenti. –E lascia, faccio io, sennò non ti sbrighi più.- dice poi,
e senza che l’altro riesca a reagire, gli mette una mano dietro la nuca e con
la salvietta provvede a pulire l’occhio ancora scuro di trucco, senza premere
più del dovuto, e con la giusta cautela. –Non vorrai
mica far aspettare il tuo Matt una volta che scende dal palco.- aggiunge dopo
aver finito di struccare la palpebra di Kurt, che si apre lentamente mostrando
l’azzurro accecante dell’iride.
-Allora forse
è meglio che tu te ne vada.- dice di rimando Kurt, ben cosciente di avere Dave a pochi centimetri dal viso, di avere la sua mano che
adesso lo accarezza inconsciamente dietro la nuca e il suo respiro sulle
labbra. –Non vorrai far aspettare il tuo Blaine una volta finito lo spettacolo.- aggiunge, facendo
eco alle parole di Dave, quasi a provocarlo.
Gli sguardi si incatenano, e sono quasi sguardi di rabbia, o passione
incontenibile, e a entrambi verrebbe da sibilare tra i denti ‘Al diavolo Matt e
Blaine’.
Non ci vuole
molto perché Kurt e Dave decidano cosa vogliono, ora
più che mai.
Kurt è già indietreggiato e ha sbattuto la schiena contro il muro accanto alla
specchiera, e Dave è addosso a lui e lo divora, e nessuno
come lui sa che la fame d’amore non la puoi saziare, anzi aumenta, fomentata
dalla passione fisica, aumenta e non sai dove andrà a finire, quand’è che si
gonfierà tanto da scoppiare.
-Perché non
puoi essere mio?- gli ripete Dave mentre lo bacia sul
collo e fa pressione sul suo corpo coperto ancora dal costume di scena, quel
costume corto che gli lascia scoperte le gambe.
-Sono sempre
tuo, non vedi?- chiede Kurt retoricamente, perché sa bene di essere in potere
di Dave da ormai mesi, avrebbe osato dire anni. E’
sempre girato tutto attorno a Dave: il bullismo del
McKinley, il primo bacio, quella conversazione così innocente allo Scandal, i dubbi sulla relazione con Blaine,
il fidanzamento forzato con Matt, il cuore stretto dopo la notizia del suo
fidanzamento con Blaine.
E’ stato tutto lui. Dave è stato parte del suo
percorso, lui c’era, c’è ancora, e vuole far parte del suo futuro.
-Ma voglio
che tu sia mio del tutto, cazzo.- dice infatti, perché lo vuole solo per sé, e
comincia a non sopportare affatto che Kurt la notte dorma con un uomo che non è
lui.
Vuole essere lui a baciarlo sulle labbra dopo un esibizione e dirgli che è
stato fantastico, o a scaldargli del latte caldo se mai si sentisse poco bene,
o a tenerlo tra le braccia e baciargli la fronte se una notte ha un incubo e
trema tutto e ha bisogno di conforto.
E ha ragione Kurt, dovevano pensarci prima, prima che il loro rapporto coi
rispettivi ragazzi diventasse qualcosa di serio, prima che il tutto si
gonfiasse così, degenerasse a tal punto. –Facciamo qualcosa.
Che ne so, prendi la roba e scappiamo.- dice ancora Dave,
tra i sospiri di Kurt, che stringe le dita attorno ai capelli dell’altro e con
la mano sinistra si aggrappa alle sue spalle, mentre quello insinua una mano
sotto l’abito corto di Kurt, tra le cosce calde per lo sfregamento sotto il
tessuto.
-Dove ce ne
andiamo, stupido?- chiede Kurt quasi piagnucolando per poi tentare di
aggrapparsi con le gambe al bacino forte di Dave.
-Andiamo a
vivere in una casetta sperduta in montagna, come gli eremiti.- risponde Dave per poi spostare le mani sulle natiche di Kurt e
abbassargli gradualmente l’intimo, finchè non scivola
giù sulle caviglie.
-Dove
potremmo fare l’amore tutti i giorni.- dice languidamente Kurt, e si lascia
fare qualunque cosa, lascia cadere l’intimo e lascia che Dave
lo prenda dal fondoschiena per sollevarlo da terra e far aderire ulteriormente
i loro corpi impazienti.
-E dove poter
urlare ‘ti amo!’ così si sente l’eco, e sembra che te l’ho detto dieci volte in
più.- mormora Dave nell’orecchio di Kurt, col tono
innocente in contrasto con i movimenti sensuali della sua mano sul membro del
più piccolo, che si lascia andare ad un gemito più forte, e poi tenta di
ingoiare altri ansiti per evitare di far troppo rumore.
-C’è…Davvero…bisogno dell’eco?- balbetta a fatica quello per
poi contrarre le dita dei piedi quando sente la presenza del membro nudo di Dave sul suo, e si morde forte le labbra pur di non urlare.
-Hai ragione.
Già te lo ripeto fino alla nausea.- dice l’altro con la voce segnata dalla
lussuria. Va velocemente a leccare il lobo dell’orecchio di Kurt e gli stringe
il fondoschiena quasi a volerlo fondere con le proprie dita, e si spinge su di
lui fino a trovare il suo posto, il luogo a cui appartiene. –A
proposito, fatina…- mormora poi con voce roca mentre
già si posiziona, consumato e stremato dalla passione che gli esplode nel cuore.
-…te l’ho mica già detto che ti amo da star male?-
chiede, e non si aspetta risposta diversa dagli ansimi mal trattenuti di Kurt,
che si sente trafiggere da Dave e si accorge che è da
tutto il giorno che aspetta questo momento. Lo sente in lui, fa parte di lui,
si incastra perfettamente, sembra fatto apposta.
Quando entrambi spingono uno verso l’altro diventa tutto più intenso, è come un
corpo che si carica elettricamente, sempre più, sempre più, fino a liberare
scintille, in quei picchi assoluti di piacere e libidine incontrollabile, per
poi lasciar andare l’ultima potente scintilla e scaricarsi, così come il corpo
di Kurt che sembra rovinare a terra da un momento all’altro, se non fosse che è
arpionato al bacino di Dave, che lo tiene ancora
stretto al fondoschiena e sembra non avere intenzione di lasciarlo andare.
L’orgasmo sorprende Kurt e poi Dave, che insieme al
più piccolo si accascia contro il muro fino a finire inginocchiato a terra, il
respiro sul collo di Kurt, la fronte sulla sua spalla.
-Che cazzo,
Kurt, dimmi se dobbiamo continuare così.- dice Dave con la nota di tristezza nella voce senza sollevare il
capo dalla spalla di Kurt, Quest’ultimo non risponde e si limita a carezzare i
capelli di Dave guardando nel vuoto con gli occhi che
brillano. Poi lo costringe ad alzare il capo e gli bacia le labbra morbide e
sottili e odorose e stringe le mani sulla nuca.
-No che non
dobbiamo.- risponde semplicemente, ma non riesce ad aggiungere altro perché non
sa davvero come comportarsi in merito. Riesce solo a stringere Dave a sé finchè non sente la
canzone di chiusura dello spettacolo e gli applausi concitati del pubblico.
A quelle avvisaglie, sussulta, e Dave si scosta per
poi mettersi in piedi e riallacciare i pantaloni, quasi avesse appena fatto
qualcosa di squallido, da cui dover scappare in fretta. Kurt lo guarda dal
basso e provvede a sistemarsi lentamente l’intimo, con i lati della bocca
piegati all’ingiù.
E allora gli fa la solita domanda, quella piena di speranze ma che sancisce la
separazione:
-Quando ci
rivediamo?-
E lui dà la
solita risposta, che ha il sapore di una promessa da mantenere ad ogni costo.
-Il più
presto possibile, fatina.-
Si china e
lascia un bacio sulla fronte leggermente sudata di Kurt, poi sulla bocca, gli
ripete che lo ama e che un giorno sarà suo, il più presto possibile, poi
scappa, sparisce, con la fretta di chi abbandona il luogo del delitto.
Il fatto è
che sì, sono colpevoli, ma d’amarsi troppo, e di non avere la possibilità di
farlo.
§
Quando scrivo qualcosa di più profondo,
metto la scrittura Arial, chissà perché. Però mi
piace lol
Amo scrivere di tradimenti, Dio la lotta interiore mi fa impazzire, salvatemi
UAAARGH.
Va bene, dato che ultimamente scrivo roba a caso, spero che questa sia venuta
meglio. Speeeeero invano. Vabbene,
la dedico alla Cicia, visto che vuoi dediche a
raffica XD
Mirokia