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Autore: controcorrente    05/01/2012    5 recensioni
Piccola shot sul momento che precede il matrimonio di Bella...ovvero un dialogo tra la Leah e Jacob Black. Non ricordo se c'era o meno ma spero vi piaccia.
Genere: Generale, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jacob/Leah
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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SINDROME DI STOCCOLMA

 
 
 
 
 
Per un momento si chiese da dove l’avesse tirato fuori tutto quello spirito da crocerossina.
In tutta la sua vita, non si era mai occupata davvero di qualcuno e le poche volte che lo aveva fatto non era andata proprio benissimo. Immediatamente le vennero alla memoria i dieci pesci rossi, la tartaruga sudamericana e le innumerevoli piantine che era riuscita ad uccidere, grazie alla sua disattenzione…ma subito scosse il capo.
Non era quello il momento di rivangare la sua carriera da assassina di animali domestici di piccola taglia e vegetali indefiniti.
Il punto era un altro: che ci stava a fare ?
Non erano nemmeno amici.
Eppure era davanti alla casa di Black, con quella sua aria scazzata, che sembrava avercela con il mondo intero, in particolare con l’inquilino n°2 di quella capanna, che ora stava di fronte a lei.
-Che diavolo vuoi, Leah?- domandò gentilemente Jakob, tenendo sempre lo sguardo fisso sull’invito.
Testa bassa.
Broncio.
Occhi smorti in modalità emo.
La mutaforma si passò una mano sulla capigliatura corta, leggermente risentita. –Ero venuta a vedere come l’avessi presa…-disse con quella sua aria indolente e vagamente astiosa.
Non sia mai che quello pensi che io provi qualcosa per lui. E’solo un’impressione, tipo la Sindrome di Stoccolma.
Jake alzò la testa, concentrandosi alla fine sul viso della figlia del vacchio Harry.-E come vuoi che l’abbia presa? Ha scelto lui…come era logico che fosse.-disse, stringendo convulsamente il foglio tra le mani.
L’aria si era fatta leggermente tesa, segno che Black stava tentando in ogni modo di tenere a freno la furia del lupo. E Leah gli fu grata di questo.
Non aveva voglia di rovinare i jeans che aveva comprato con sua madre. Dopo tanto tempo, aveva infatti deciso di andare con lei a fare shopping. Un gesto che voleva dire Ok ma’, sono un caso clinico disperato ma faccio del mio meglio per non sbranare qualsiasi cosa mi capiti a tiro. Proverò a essere un filino più femminile di quanto lo sia mai stata in questi mesi…ma tu dammi una mano!
E Sue era felice di questo.
Lo dimostrava la diminuzione di occhiate sconsolate e di scuotimenti di testa che solitamente le riservava…e ora, dopo essersi riconquistata la vedova Clearwater, non era minimamente disposta a mandare tutto a rotoli per le fisime post-delusione amorosa di quel moccioso.
–E quindi ti ha invitato alle nozze.-disse. Non era una domanda, ma una semplice costatazione dei fatti. Come se quel foglietto di carta di riso non fosse abbastanza chiaro.
Jacob sospirò.
-Io non riesco a capire- fece, allargando esasperato le braccia-sa benissimo che gli muoio dietro (diamine, gliel’ho pure detto! Più chiaro di così!), che sono cotto di lei…e questa che fa? Non solo si mette con quel morto, ma deve pure invitarmi alle nozze!-
Leah gli riservò un’occhiata di sufficienza.
Benvenuto nel pianeta del Due di Picche, fratello di sventura.
-E adesso che hai intenzione di fare?- domandò, prima di accorgersi che teneva ai piedi una borsa da viaggio.
Fissò nuovamente il mutaforma.
-E quella valigia che significa?- domandò, mentre sentiva la rabbia farsi largo dentro di lei.
-Ecco- fece l’altro, imbarazzato- è stato mio padre…non vuole che soffra…-
E fu in quel momento, che Leah pensò seriamente di picchiare il suo fratello di pelo. Insieme al paralitico che aveva avuto una pensata così geniale. Lei, che presto avrebbe dovuto sorbirsi le nozze di Sam, doveva rimanere alla riserva, anche quando era ormai chiaro che non avrebbe potuto fare niente per cambiare le cose…e solo il Grande Spirito sapeva quanto avrebbe voluto svignarsela.
E invece…era ancora lì, prigioniera del proprio orgoglio e del carattere rognoso che si ritrovava.
Senza contare che sua madre e suo fratello non avrebbero accettato la sua fuga dalla riserva a cuor leggero…e lei non avrebbe mai supplicato nessuno di lasciarla andare, dannazione!
Doveva stare lì, ciucciarsi il fidanzamento di sua cugina e, per proprietà transitiva, il suo matrimonio, con un orribile abito da damigella.
E questo idiota mi si para davanti, mostrandomi una possibilità di fuga che io non potrò mai avere…perché, perché il Destino mi deve propinare simili seccature?
-Fammi capire bene, bamboccio- disse infastidita- tu ora intendi filartela perché la figlia dello sceriffo ti ha mollato per un cadavere vivente? Ma non hai un po’di orgoglio?-
-E che cazzo dovrei fare?- esclamò il Quileute- Lei ha già scelto.-
La mutaforma tremò, chiedendosi da dove avesse trovato la forza di non prenderlo a ceffoni. Non poteva essere così tonto. Forse la Swan non aveva fatto male a non accettarlo come fidanzato, preferendo sposare il nonnino adolescente invece di passare per la tardona di turno, come sua madre (era una sua teoria, magari falsa, ma che la soddisfaceva…colpa della fase da acida-depressa che stava attraversando. Certo il matusa l’aveva mollata per un periodo e non era per questo tanto meglio…ma che ne poteva sapere lei? Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace …si dice ancora così, no?).
-Che accidenti devo fare? Io voglio che sia felice e, se pensa di esserlo con quel coso freddo, chi sono io per dire il contrario…del resto, non mi ha mai dato illusioni…sono io che…-ma non ebbe il tempo di finire.
-Vai a quel matrimonio- disse la lupa, stroncando la sequela di quelle che continuava a considerare solo idiozie.
Non c’è cosa peggiore del prendersi colpe che non sono tue le ripeteva spesso sua nonna Ruth, quando voleva coprire le marachelle di suo fratello.
E lei, dopo essersi presa gli scapaccioni dalla vecchia, e le botte da parte del Destino schifoso, non poteva non dargli ragione. Non era una santa, non era un esempio di femminilità con la F maiuscola ma questo non aveva impedito a Sam di frequentarla…quindi non potevano essere tutti suoi i torti.
Jake se ne rimase fermo, con la bocca appena aperta, immobile alla ricerca di quelle parole che non riusciva a trovare.
Leah lo guardò, sempre più spazientita.
-Jacob Black- fece, mettendosi le mani sui fianchi sinuosi- alza quel culo peloso dalla sedia e vai a quel matrimonio da copertina. Devi farlo.-
Calò allora un minuto di silenzio, simile a quello dei quiz, quando il presentatore con un sorriso sadico, perde tempo prima di dire se il concorrente ha azzeccato oppure no la risposta.
-Ma…-tentò di ribattere il mutaforma, prima di essere freddato con un’occhiataccia.
-MA UN CAZZO!- ruggì la lupa con una smorfia quasi omicida –Tu te la stai svignando perché una tardona sociopatica ha preferito un altro a te…e sai che ti dico? Ha fatto proprio bene, visto come stai reagendo!-
Si stava infuriando e per un momento si chiese per quale stramaledetto motivo fosse andata da lui.
L’unica risposta che era riuscita a darsi era Sindrome di Stoccolma.
Perché per un fottuto momento si era immedesimata in Jacob Black che, almeno temporaneamente, era costretto a condividere quella sorte ridicola.
-L’unico motivo per cui non vai a quel maledetto matrimonio è perché hai paura. Temi il confronto con quello che ti ha soffiato la donna che ami. Temi di provare chissà quale morsa allo stomaco al solo pensiero di vederla in abito da sposa, mentre pronuncia le parole del giuramento, mentre fissa rapita un altro che non sei tu…e sai che ti dico? Non me ne frega niente se la cosa ti infastidisce! TU CI DEVI ANDARE E DEVI FARLO PER TE STESSO!- ruggì- Perché credi che quei due ti abbiano invitato? Perché sanno benissimo che tu non ci andrai! Il vampiro telepatico ne è sicuramente straconvinto e Bella, invece, pensa che tu ci sarai, per darle il tuo consenso alla sua ennesima follia suicida…e per far contento lo sceriffo, visto che sei figlio del suo amico.-
Le parole della lupa penetrarono la solida corteccia cerebrale del licantropo, che assisteva muto.
-Così la vedono quei bastardi!- continuò furibonda- Sai come la vedo io? Tu ci devi andare per dimostrare a quelli là fuori che sei un uomo, capace di continuare per la propria strada senza il bisogno di dipendere da nessuno. Devi dimostrare a quel damerino che non te ne frega niente della sua sposina (anche se non è vero) e che sei abbastanza adulto da sostenere una cosa simile, senza scappare dai problemi. Devi dimostrare a Bella che sei una persona autonoma e che sei disposto a lasciarla andare per la “vita” che ha scelto...che sei un maschio con le palle e che, come tale, sei in grado di prenderti le responsabilità. Per la serie, Ora hai scelto, per cui se ci sono problemi dovrai sbrigartela da sola e non chiedere il soccorso di SuperJake! Sono il tuo amico non il tuo badante!-
Jake non disse niente, un po’offeso per le parole della mutaforma. Eppure, non poteva non trovare tutto questo schifosamente vero…almeno in parte. Razionalmente, la pensava a quel modo: se Bella gli voleva bene, perché diavolo non lo lasciava in pace? Che fosse colpa sua? Lui era troppo buono, forse, ma non poteva negare di sentire verso la Swan un morboso e quasi insensato istinto di protezione.
Guardò il viso duro di Leah.
-Proprio tu mi vieni a fare la predica? Tu che sai di non poter far nulla con Uley? Mi hai dato dei consigli che non hai mai messo in pratica tu stessa…non ti senti un po’ipocrita Clearwater?- disse, sorridendo debolmente.
Lei si strinse nelle spalle.
-Sono un’esperta del campo…questo non significa che segua alla lettera le indicazioni.- rispose.
Jake deglutì sonoramente.
-Ma funziona, almeno?- domandò.
L’altra non disse niente, per qualche istante che sembrò interminabile.
Gli uccellini cinguettavano.
Il sole se ne stava nascosto dietro alle nubi.
Nessuna macchina sul viottolo, tranne un vecchio macinino arrigginito e coperto da uno spesso strato di escrementi di pennuto. Leah si grattò la testa e guardò l’orologio.
E’tardi. Mia madre mi ammazza se non rincaso subito.pensò.
-No- rispose alla fine, mentre si privava della maglietta, rimanendo in topless ed ignorando la presenza del lupo di fronte a lei.
-E allora che razza di consigli mi dai…e cavolo, copriti! Sei una femmina…e io un uomo!- disse, infastidito ed imbarazzato al tempo stesso.
Leah fece spallucce.
-Si chiama teoria- rispose ghignando, ormai priva degli indumenti.
Mosse alcuni passi verso la foresta, con un movimento di fianchi che l’altro non poté non trovare quasi ipnotico.
-E comunque, Black, dovresti ringraziarmi. GRAZIE A ME, quando vedrai la tua anima gemella del Destino, saprai almeno come è fatta una donna!- gridò prima di sparire nel bosco, abbastanza in fretta da non sentire gli insulti del licantropo.
 
Follia della Befana!  Questa è una shot nata sul momento, senza alcuna pretesa…spero che vi piaccia.  Consideratela una personale rivisitazione della partecipazione al matrimonio!
 
   
 
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