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Autore: GreedFan    07/01/2012    6 recensioni
[Following the Big Damn Table, Prompt #9: "Mesi"]
La vita di Naruto e Sasuke in un ipotetico finale del manga, vista mese per mese. I loro dolori, le belle esperienze, le festività, i litigi, il rapporto con i vecchi amici... il tutto condito con un po' di fluff, che non fa mai male.
"E poi, silenziosamente, una massa calda e morbida si infila nel suo letto.
Non si volta mai, mentre due braccia piacevolmente tiepide gli cingono il bacino e una testa conosciuta, piena di ispidi capelli biondi, si appoggia sulla sua spalla. Non vuole dargli la soddisfazione di un saluto, o di qualsiasi altro cenno che possa fargli intendere il profondo senso di pace e benessere che prova quando il corpo di Naruto si stringe contro il suo."
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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12



Gennaio

 

Di Gennaio a Konoha fa sempre un gran freddo.

E Sasuke è naturalmente predisposto ai raffreddori.

Così, mentre fiocchi di neve candida volteggiano fuori dalle finestre di casa sua, ammonticchiandosi a terra con la delicata inconsistenza dell'ovatta, osserva tutto quel candore e si gode il silenzio, sorseggiando - magari - una tazza di the verde.

Non fosse per il bruciore alla gola e il naso colante, tutto ciò sarebbe perfetto.

E dopo aver passato una giornata a starnutire, dopo aver assistito alle scorribande dei nuovi genin di Konoha ed essersi trattenuto dallo sterminarli tutti con un katon, non gli rimane che infilarsi nel letto e pregare che i piedi congelati siano ancora lì, la mattina dopo. Vivi, possibilmente.

E poi, silenziosamente, una massa calda e morbida si infila nel suo letto.

Non si volta mai, mentre due braccia piacevolmente tiepide gli cingono il bacino e una testa conosciuta, piena di ispidi capelli biondi, si appoggia sulla sua spalla. Non vuole dargli la soddisfazione di un saluto, o di qualsiasi altro cenno che possa fargli intendere il profondo senso di pace e benessere che prova quando il corpo di Naruto si stringe contro il suo.

«Allora...» sussurra quello, strusciandogli il naso contro il collo ed emettendo quelle che somigliano orribilmente a fusa «... com'è la vita del recluso?»

«Bella, finché non arrivi tu».

Naruto ridacchia, poi sospira e si mette più comodo.

«Ti voglio bene, Sasuke. Anzi, ti amo. Anche se potresti attaccarmi il raffreddore.»


Febbraio


Agli inizi di Febbraio, con Sasuke perennemente malato, anche Naruto ha preso l'influenza. Eppure, non resta a casa.

Questo perché, molto banalmente, si avvicina il quattordici.

San Valentino.

Naturalmente, Naruto già sa che, per rispetto della buona creanza, non avrà il diritto di dare fuoco, calpestare o strappare in mille pezzi le centinaia di lettere rosa - con allegato di chissà quali schifezze dolci che al teme non piacciono - che troverà sulla soglia di casa il giorno fatidico. E poi, non vuole offendere così i sentimenti di tutti le giovani kunoichi che ancora smaniano per Sasuke - nonostante sia, a conti fatti, un criminale traditore agli arresti domiciliari.

Il quattordici mattino, mentre l'Uchiha ancora dorme comodamente nel suo letto, Naruto compra il regalo.

Niente dolci.

Niente peluche - a quelli ci pensa Sakura, lui gliene ha già regalato uno l'anno scorso.

No, il suo dono è molto diverso. Se l'è fatto arrivare direttamente dal Villaggio dell'Erba.

Anche se pesa, accidenti!

Non fa in tempo a posarlo per terra accanto al futon, che Sasuke socchiude gli occhi. Guarda lui, poi il regalo. E lo sguardo, intorpidito dal sonno e dal raffreddore, gli s'illumina improvvisamente.

«Quelli sono... pomodori?»

«Ah-ah. I leggendari pomodori giganti del Villaggio dell'Erba. Ognuno è grosso quasi come una zucca.» Dice Naruto, accennando all'enorme cesta infiocchettata che sta accanto ai suoi piedi.

Improvvisamente, Sasuke lo afferra per il collo della tuta e se lo tira contro. Cadono entrambi sul futon - testa su testa, mani su mani, pelle su pelle.

Ed è con gli occhi vicinissimi a quelli di Sasuke che Naruto sorride, sornione.

Ha vinto lui, ancora una volta.


Marzo


«Dobe, spiegami come mi hai convinto.»

«Dunque, mi sono piegato sul letto, poi tu ti sei tirato giù i pantaloni e...»

«Finiscila, idiota.»

Immerso fino al mento nell'acqua bollente delle terme, Sasuke avrebbe tanta voglia di immergersi e morire soffocato. Il piccolo onsen in cui Naruto - sicuramente su consiglio di quel vecchio porco di Jiraiya - l'ha trascinato, ha grandi vasche calde a cielo aperto, circondate da pietre. Il che non sarebbe neanche male... il problema è la compagnia.

A pochi metri da loro, Kiba Inuzuka schizza Suigetsu (tornato da Kiri apposta per quella sottospecie di gita) e lo afferra in continuazione per le caviglie, cercando di affogarlo, coadiuvato dalla mole imponente di Choji Akimichi e dalla perfidia sottile di Shikamaru Nara. Juugo sta in un angolo, e l'Uchiha spera ardentemente che non venga colto da uno dei suoi raptus a causa di quel baccano infernale.

Come se non bastasse, l'unica cosa che li divide dalla sezione femminile è un'alta palizzata. Che, tanto per dirne una, non è esattamente insonorizzata.

Si sente tutto.

E, nei rari momenti in cui i suoi compagni si chetano e smettono di fargli arrivare ondate alte come uno tsunami, Sasuke ha il privilegio, dalla sua posizione praticamente attaccata alla barriera, di ascoltare meravigliosi scampoli di conversazione femminile.

Praticamente un incubo.

«Secondo voi,» fa la voce di Ino, orribilmente acuta «tra Sasuke e Naruto chi è che sta sotto?»

Persino Kiba si ferma, prestando orecchio. L'argomento pare interessarlo.

«Per me Sasuke». Questa è Temari, venuta a trovare Shikamaru in uno dei rari momenti di tempo libero che il suo lavoro da jonin di Suna le offre «Voglio dire, di solito sta sotto quello che ce l'ha più piccolo, no?»

Le risate esplodono come fuochi artificiali.


Aprile


Ad Aprile la Primavera si fa sentire con una forza incredibile.

Ci sono fiori praticamente ovunque. Fiori rosa, fiori bianchi, fiori arancioni, persino una nuova qualità di delicatissime rose azzurre che Ino è riuscita a far proliferare e vendere con successo praticamente ad ogni kunoichi di Konoha.

A Naruto tutto questo piace molto.

Non solo perché è un tipo allegro per natura, e quindi vedere tutta questa gente che gira con grandi sorrisi stampati in faccia e mazzi e composizioni improbabili per le mani lo fa sentire sereno, ma anche perché Sasuke ha finalmente finito di avere il raffreddore. Eccettuata una fastidiosa allergia ai pollini, adesso sta benissimo.

Certo, Sakura potrebbe anche evitare di portargli tutti quei fiori, ma sarebbe così poco primaverile regalargli dolciumi o pupazzi per la guarigione.

Entrando in casa, la prima cosa che Naruto percepisce è un aroma fortissimo di rosa.

Poi sente uno starnuto.

E ridacchia.

«Oh, Sas'ke, guarda che belli questi fiori... sono gigli? Ah, che buon profumo... voglio dire, lo senti? È così forte!»

«Fottiti,» gli risponde la voce di un Sasuke più seccato del solito, dalla cucina «tu e tutti i tuoi amici e questi stupidi fiori».

«Allora perché non li butti, teme? Perché cambi l'acqua nei vasi?»


Maggio


La seconda domenica di maggio è il giorno della festa della mamma.

Sasuke non può uscire di casa, quindi affida a Naruto una sommetta cospicua da spendere in fiori e, per quanto lo riguarda, si siede di fronte al tempietto di famiglia e prega tutto il giorno.

Sa che Naruto andrà da Ino, comprerà i fiori per sé e per lui e piangerà allo stesso modo sulla tomba di Kushina e quella di Mikoto. Sa che non proverà mai rabbia verso il destino che le ha portate vie, quelle donne che conosce solo attraverso delle vecchie foto, e che pregherà per loro con quel suo fervore infantile, puro, che nulla potrebbe mai corrompere. Naruto, e i fiori bianchi e rosa riflessi nei suoi occhi azzurri.

Solo pensarci fa sentire Sasuke sporco, freddo. Vorrebbe che nulla fosse successo.

Per questo si siede davanti alle foto di Fugaku, Mikoto, Itachi. Cerca di non pensare a nulla, mentre prega.

Il volto di sua madre è lì, come se volesse accusarlo con il suo sguardo di giaietto. Itachi, immobile nella cornice, lo fissa con una dolcezza che non riesce a sopportare, mentre Fugaku è ancora quella figura paterna austera e distante che negli anni non ha mai imparato a capire.

Sono la sua vita passata, spettri di eventi che vorrebbe solo dimenticare.

Ma non può farlo. Ecco la sua motivazione, ecco perché posa un rametto di pesco davanti alla fotografia della madre.

Non è stato capace di recidere i legami con il suo passato.


Giugno


Naruto, arrivando a casa, cerca di far finta che non sia successo niente.

È tornato da una missione. Sul braccio, sotto la tuta da ninja, c'è un brutto taglio che ancora sanguina; ha cercato di bendarlo alla meno peggio ed è riuscito ad arrestare parzialmente l'emorragia, ma deve arrivare fino all'armadietto dei medicinali in bagno e prendere le garze se vuole...

«Credi che camminare piano non mi farà sentire la puzza di sangue? Sono uno shinobi anch'io.»

... completare l’opera.

Sasuke lo afferra per il braccio sano e lo spinge a terra, nel bel mezzo del salotto, poi se ne va. Torna qualche secondo dopo, con le garze e il disinfettante in mano, e si siede davanti a lui.

«Sas'ke, non c'è bisogno...»

«Prova a rifarlo e ti ammazzo. Prova a trattarmi come una ragazzina idiota qualunque e non vedrai mai più la luce del giorno.» Lo zittisce, pulendo la ferita e fasciandola velocemente.

Naruto sospira.

Fuori dalla veranda, nell'aria già calda d'Estate, i grilli friniscono.


Luglio


L’unico pensiero che riempie la testa di Sasuke - a parte la consapevolezza di avere Naruto sotto di sé, nudo e ansimante, che gli strappa letteralmente i vestiti di dosso - è una bizzarra sensazione di déjà vu.

Mentre armeggia con il cordone che ferma i pantaloni, schiacciando l’Uzumaki sul materasso con la mano sinistra e mordendogli il collo, leccandoglielo e sentendo l’eccitazione montare come ogni volta che fanno sesso – che fanno l’amore, Naruto glielo ricorda fin troppo spesso, sa di aver già vissuto questa scena.

Cerca di ricordare come ha festeggiato il compleanno dell’anno scorso.

Prima che possa farlo, però, la volpe si spinge verso di lui e gli intrappola le labbra in un bacio accaldato e bisognoso d’attenzioni, muovendogli le mani sulla schiena con le unghie che incidono la carne. Il suo cervello va in tilt.

E segretamente, in un angolo del cervello, ringrazia la poca fantasia dell’Uzumaki.


Agosto


Il ventilatore ronza con delicatezza, e Naruto non può fare a meno di amare quel rumore appena accennato con tutto sé stesso. Si accovaccia sul pavimento di legno della casa di Sasuke, in veranda, mette la testa a livello delle pale e lascia che il vento artificiale gli scompigli i capelli, inspirando l’aria calda e impregnata di umidità.

Naruto Uzumaki, ninja più potente di Konoha e jinchuuriki di Kyubi no Yoko, messo al tappeto da un po’ d’afa. Non è un pensiero particolarmente meritorio o incoraggiante, ma è abbastanza sicuro che nemmeno suo padre si sarebbe mai battuto contro la volpe sotto quel sole. Avrebbe... aspettato. Sì, aspettato.

Mentre i suoi pensieri si sciolgono come cubetti di ghiaccio in un forno, Sasuke, apparentemente ignaro della calura insopportabile, affila la spada nel bel mezzo del giardino. Non è così sicuro che possa stare così vicino alla strada con un’arma come quella sguainata, ma d’altra parte c’è lui a controllarlo.

Sempre che Sasuke si possa controllare.

Cullato dal rumore metallico della spada che stride, Naruto appoggia la testa sul pavimento e, chiuse le palpebre, si addormenta.

Non sente le braccia forti che lo sollevano, e nemmeno la morbidezza del letto quando qualcuno ce lo depone. Inconsciamente, però, sorride.


Settembre


Era da tempo che Sakura non entrava a casa sua.

Ciononostante, Sasuke non riesce a classificare questo evento come lieto. Almeno, non finché l’Haruno continuerà ad agitargli minacciosamente un pugno sotto il naso.

«Adesso tu vai da Naruto e gli chiedi scusa!»

«Non posso uscire di casa.» Replica, freddo, come se non prestasse attenzione alle parole della ragazza. Gli piacerebbe che fosse così, in realtà; mentre guarda Sakura che si aggira per casa sua in cerca di un oggetto non troppo prezioso che possa spaccare – al solo scopo di scatenare in lui una benché minima reazione – lo assale una curiosità morbosa di sapere dov’è il dobe e come sta. Succede ogni volta che litigano... certo, se non fosse agli arresti domiciliari andrebbe a riprenderlo, lo riempirebbe di pugni e poi lo butterebbe sul letto.

Ma non può farlo, e questa immobilità lo irrita.

«Che sta facendo?»

«Secondo te? L’ho lasciato dall’Ichiraku con un muso lungo che faceva spavento. Sai che non se lo merita, no? Lui ti sta sempre vicino, fa tutto per te, eppure...»

«Perché sei così sicura che sia io la causa di tutto?»

Sakura guarda fuori dalla finestra. Scende una pioggerellina lieve, fredda, e le foglie cominciano ad ingiallirsi e cadere dagli alberi; la sua espressione si fa improvvisamente malinconica.

«Naruto è triste. Se fosse stato lui a scatenare la lite, ora sarebbe arrabbiato con te e starebbe ancora sbraitando per le strade di Konoha... ma quando ha quella faccia vuol dire che per lui non c’è modo di risolvere il problema. Perché avete litigato?»

«Stupidaggini.»

Sempre e solo per quelle. Sasuke si barrica nel suo orgoglio, Naruto nel suo infantilismo. A volte vanno avanti per giorni e giorni.

Questa volta, però, l’Uchiha non ha alcuna voglia di aspettare.

«Digli di venire qui. Se non vuole, dagli un pugno e portalo ugualmente.»

«Va bene... non ne sarà molto contento».


Ottobre


«Buon compleanno, Naruto!»

Con la bocca piena di ramen mischiato a stelle filanti e altre cose di cui non vuole appurare la provenienza, Naruto deglutisce il boccone, solleva in aria le bacchette e fa un sorriso dei suoi, uno di quelli che spera trasmettano agli amici tutta la gioia che gli stanno facendo provare in questo momento. Anche Sasuke, con la sua insalata di pomodori e l’aspetto apparentemente impassibile, oggi sembra avere un’aria più distesa del solito – nonostante sappia che toccherà a lui ripulire tutto il casino di addobbi e cibo sparpagliato per la casa.

Ci sono tutte le persone a cui Naruto vuole bene.

Tutti i suoi ex-compagni di accademia, Kakashi e il maestro Iruka (diventati sospettosamente inseparabili, ma all’Uzumaki non pare il caso di fare domande indiscrete in pubblico), il vecchio Jiraiya, Tsunade, Shizune... persino Teuchi e sua figlia, e una buona parte dei jonin di Konoha, venuti per partecipare alla festa di quello che considerano una specie di eroe nazionale.

Più di tutti, però, è la presenza dell’Uchiha a renderlo felice. Si diverte a vedere gli altri ospiti che gli passano davanti ed evitano di guardarlo, messi in soggezione dalla sua aria perennemente seria – come, anche, sicuramente, dal fatto che lui e Sasuke siano l’unica coppia dichiarata di uomini che viva a Konoha. E, pensando a questo, lo sguardo gli corre di nuovo ad Iruka, che arrossisce ad una battuta di Kakashi.

Persino Kyubi, nei recessi della sua anima, pare si sia data una calmata, arrendendosi allo spirito della festa.

Si sente così felice che potrebbe scoppiare.


Novembre


Comincia a fare di nuovo freddo.

Naruto trascina spesso e volentieri Sasuke sulla veranda, poi gli si stringe addosso con un piumone ad avvolgerli entrambi e comincia a rintronarlo con le sue solite chiacchiere. Gli chiede se pensa che sarebbe un buon Hokage, se crede che i ninja di Konoha lo eleggeranno – domanda, a parere dell’Uchiha, fin troppo scontata – se è emozionato per la fine della sua reclusione.

Sì, perché con l’anno nuovo potrà tornare a camminare per le strade della Foglia (in libertà vigilata, certo, ma è pur sempre qualcosa). E la prospettiva un po’ lo spaventa, perché non sa come reagiranno i cittadini alla sua presenza.

Non è per se stesso che teme (del giudizio altrui non gli è mai importato nulla), ma per Naruto: non vuole che il dobe si intristisca e si arrabbi vedendolo escluso dai propri compagni. Sa che succederà, ma vorrebbe poterlo impedire.

Che si aspetta che facciano, che accolgano a braccia aperte qualcuno che ha fatto soffrire ininterrottamente il beniamino di Konoha per cinque anni e ha causato loro più dolore che felicità? Non sono tutti come lui.

Già tanto se non è stato condannato a morte, e di questo deve ringraziare principalmente Naruto, Kakashi e Jiraiya. Tsunade, fosse stato per lei, l’avrebbe appeso per il collo all’albero più alto del Paese del Fuoco.

Ne parlano quasi ogni giorno.

A novembre, d’altronde, non c’è molto altro da fare.

Le nuvole si addensano nel cielo sgombro. Presagi cupi per l’avvenire.


Dicembre


Non sta più nella pelle.

Lui e Sasuke hanno fatto l’albero (anche se sarebbe più corretto dire che Naruto ha fatto l’albero, mentre l’Uchiha si è limitato a guardare), poi, come ogni anno, è partita la caccia al regalo.

In questo il jinchuuriki è avvantaggiato, perché può uscire e andare dove gli pare. In tutta franchezza, non sa nemmeno se Sasuke gli darà qualcosa.

Non è mai stato un tipo particolarmente attaccato al Natale, quello scorbutico... anzi, si può dire che odiarlo e denigrarlo come la più brutta delle feste faccia parte dei suoi hobby preferiti. E Naruto questo lo trova incredibilmente carino.

Ma non si sognerebbe mai di dirglielo, mai.

Così, seduto nel bel mezzo del negozio di fiori di Ino, discute con Sakura del tipo di regalo che potrebbe fare a Sasuke; la ragazza già gli ha proposto un ventaglio di cose molto carine e molto originali, ma a Naruto nessuna delle sue proposte è sembrata poi così grandiosa. Vorrebbe tanto stupirlo, per una volta.

«Con i pomodori ci sei riuscito. A stupirlo, intendo».

«Sì, ma non è il caso di ripetere lo stesso regalo due volte».

«Be’,» Ino riemerge dal retro con un vaso gigantesco pieno di crochi gialli «potresti sempre spogliarti nudo, avvolgerti con del nastro rosso e...»

«Mai e poi mai, ‘ttebayo! Non faccio queste cose, io!»

«Dovresti cominciare. A Sakura, per esempio...»

«Ino.» L’Haruno fulmina la sua ragazza con un’occhiataccia particolarmente gelida «Non adesso, ti prego. Su, Naruto, concentrati... qualcosa che gli piaccia ci deve pur essere».

«Pensavo...» l’Uzumaki sospira, appoggiando il mento sulle mani «...potrei chiedere a Tsunade se... se solo per un giorno... tanto si avvicina il momento che...»

«Eh?»

«Voglio chiedere a baa-chan di farlo uscire il giorno di Natale».

«Credi che te lo permetterà?»

«Manca poco perché gli sia dato il permesso di farlo comunque, no? E poi è Natale!» Come se questa fosse una giustificazione sufficiente per tutto.

«Credo che sia meglio che tu vada a parlare subito con l’Hokage, allora. Dovrai litigarci un bel po’ per ottenere una cosa del genere».

«Nah, sono sicuro che baa-chan sarà comprensiva. E poi, ho i miei metodi».

***

Sasuke e Naruto camminano per le strade di Konoha.

Non parlano. Tra gli addobbi natalizi e tutte le persone festanti che lo circondano, l’Uchiha è troppo impegnato a cercare sotto tutte quelle luci la città che un tempo conosceva, mentre il jinchuuriki pare stia tentando di stritolargli un braccio.

«Senti un po’, dobe...»

«Hm?»

«Mi spieghi come ti sei fatto quell’occhio nero?»












_Angolo del Fancazzismo_

Following the Big Damn Table! Prompt #9, “Mesi”.

Che dire, a parte il fatto che non so scrivere fluff e per quanto mi impegni esce sempre una schifezza? Questa doveva essere una fic abbastanza sperimentale, in quanto non è un genere che mi appartiene e volevo provare a buttare giù qualcosa.

Non mi soddisfa come l’action/splatter, ma devo dire che anche il fluff qualche lato positivo ce l’ha. Ovvero, che scriverlo è mooooolto riposante *specialmente se si ha un bel vinile dei Led Zeppelin da mettere sul giradischi e un termosifone acceso* e che permette di riscoprire il SasuNaru nel suo lato più convenzionale.

Mi ero dimenticata quanto fossero carini insieme, ‘sti due :3

(Questo non vuol dire cha da oggi comincerò a scrivere roba a tema scolastico, eh. E se mai la scrivessi, sarebbe tutto tranne che fluffeggiante.)

Spero che la shot vi sia piaciuta.

See you soon,

Roby



   
 
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