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Autore: Cucuzza2    07/01/2012    1 recensioni
Probabilmente borbottavano qualcosa sulla sua psicologia. In lui le emozioni sono portate ad amplificarsi, dicevano sicuramente questo, è pazzo e troppo impulsivo e prende le decisioni troppo in fretta e non ragiona.
Non gli importava; lo sapeva, lo sapeva fin troppo bene che il professore l’avrebbe salvato. Volente o nolente.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era dolore. Dolore sparso ovunque, su tutto il corpo. Non era semplice dolore, era dolore totale. Era solo dolore.
 
«Non le rimangono che un paio di giorni di vita.»
«Non potrebbe succedere prima
 
Era dolore fisico. Però non faceva così male, se era messo a confronto con quello morale provato fino ad allora. Era una forma di espiazione? Forse.
 
«Viva questi due giorni meglio che può, è l’unica cosa che posso dirle.»
Non voglio viverli. Non se fa così male.
 
La porta si aprì, qualcuno entrò.
Il giovane lasciò sprofondare il capo sul cuscino e finse di dormire.
Il dolore era ancora diffuso ovunque, ma a tratti si attutiva. Allora lui sollevava gli occhi, respirava l’odore asettico di quell’ospedale, poi ogni cosa ricominciava da dov’era partita.
 
Chi credo di prendere in giro, adesso?
Solo me stesso.
 
Un flash. “Mamma, vado a giocare con Jackie, torno alle sette.”
A tratti voleva non essere mai andato da quel suo amico. Sarebbe finita molto, molto prima.
E l’idea a lui non dispiaceva. Affatto.
 
Caro professore, spero stia bene. Quanto a me, mi trovo in un bel pasticcio. So quanto questo possa sembrarle difficile da credere, ma le scrivo a due giorni dalla morte.
Comprendo l’enormità di tutto quest-
 
Stava male. Stava decisamente male.
 
L’uomo appena entrato si avvicinò all’infermiere.
Sto male. Sto molto male.
 
«Mi dispiace. Non c’è possibilità di salvarlo.»
«Ma-»
Sarà la morte a salvarmi dalla vita, voglio morire, uccidetemi adesso.
 
«Uccidetemi adesso.»
Si voltarono tutti di scatto, fissandolo.
«Uccidetemi adesso.»
 
L’uomo si avvicinò, tremante.
«Sei impazzito.»
«No, professore. Io sono sempre stato pazzo.»
 
Il dolore riprese. In quell’istante smise di capire, sapeva solo che voleva morire, morire, nient’altro.
Voleva essere salvato dalla vita.
Un lampo di lucidità.
 
«Non c’è due senza tre.»
«C-cosa?»
«Lo faccia, se è così sicuro di sé. Mi salvi di nuovo
«Non posso, lo sai.»
«Non dalla morte. Lo ha già fatto, in passato. Non dalla follia. Mi salvi dalla vita. Mi uccida.»
 
E da allora fu tutto un balenare di suoni confusi. Parole udite di sfuggita, eco di passi nervosi.
Poi, onde stabili. Non distingueva le parole, solo una discussione agitata.
 
Probabilmente borbottavano qualcosa sulla sua psicologia. In lui le emozioni sono portate ad amplificarsi, dicevano sicuramente questo, è pazzo e troppo impulsivo e prende le decisioni troppo in fretta e non ragiona.
Non gli importava; lo sapeva, lo sapeva fin troppo bene che il professore l’avrebbe salvato. Volente o nolente.
 
In un lampo di lucidità e delirio misti in un unico ristagno, vide il dolore attutirsi per un attimo.
E fu allora che lo capì, o meglio lo decise.
 
Layton l’avrebbe salvato in ogni caso. Anche se non fosse più tornato in quella stanza, anche se non l’avesse visto mai più, perfino se fosse morto prima di lui.
Ormai era destinato a farlo.
 
Se la morte l’avesse salvato dalla vita - e sarebbe stato così, eccome se sarebbe stato così!, - la morte sarebbe stato lui.
   
 
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