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Autore: Aya_Brea    08/01/2012    7 recensioni
"La figura alta ed imponente di Gin era ferma affianco al letto della piccola scienziata, teneva le mani infilate nelle tasche dell’impermeabile ed i suoi lunghi capelli d’oro seguivano la direzione del vento. Dal suo viso imperturbabile non trapelava alcuna emozione, ombreggiato com’era, dall’argentea luce lunare. I suoi occhi verdi brillavano come quelli di un felino."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Altro Personaggio, Gin, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?”

 

 


 
 
Conan si inginocchiò al fianco della piccola Ai, riversa in terra con gli occhi chiusi, le labbra lievemente dischiuse. Un rivolo di sangue scorreva lento dalla sua tempia, formando lì vicino una macchia rossa, densa. Le voci erano così ovattate nella mente di lei, ma riusciva appena a percepire quella di Shinichi, poi la sentì affievolirsi, sovrastata da quella ormai conosciuta, temuta. “Sherry. Sei una bambina cattiva. Una bambina… cattiva. Svegliati ora, il tuo tempo è finito. Svegliati.. Ai.” Un brivido così forte la strappò da quella dimensione evanescente, dove il confine fra la vita e la morte le era sembrato terribilmente labile. “Svegliati Ai!” Il tono di Gin si era trasformato in quello più squillante e preoccupato di Conan: si stagliò di fronte agli occhi della piccola Ai, il visino ansioso e colmo di preoccupazione del giovane Detective. “Ai! Sei sveglia! Finalmente. Sta arrivando l’ambulanza, non preoccuparti.” Sorrise. Shiho deglutì, non aveva le forze per muoversi, e oltretutto avvertiva l’odore e il calore del suo sangue. Preferì starsene immobile. “Shinichi, io-“ Ci fu una breve pausa; Conan cercava di scrutarle il viso, coperto in parte da alcuni ciuffetti biondi. Ma lei guardava altrove, sembrava persa nel vuoto, come se non si fosse ancora del tutto ripresa. “…Grazie.” E così, volgendo il capo, gli sorrise di rimando. “Per cosa?” Chiese dunque, lui.
“Per non avermi chiesto che cosa è successo.” Così Conan si rese conto di dover rinunciare al suo ruolo di Sherlock Holmes e pensare piuttosto alla sensibilità di Ai. “Per ora ti risparmierò il terzo grado, ma quando starai meglio ci faremo una bella chiacchierata.” Mormorò in tono ironico, strizzandole l’occhiolino e sfoderando un sorriso.
Ai  sbuffò bonariamente.
Non le sembrava di aver chiesto tanto dalla vita: voleva semplicemente vivere serenamente, spensierata. Ma non poteva. No. Non ne aveva il diritto. Ed era stato lui a decidere per lei.
 
 
 
Erano passate alcune ore: i medici avevano fasciato la testa di Ai con alcune bende bianche e avevano cercato di rimediare  al vasto ematoma creatosi dopo la violenta pistolettata. Riposava tranquilla nel suo letto d’ospedale, anche se l’emicrania dovuta al contraccolpo della caduta, le impediva di dormire. Ormai era sera; quando sollevò lo sguardo alla finestra, scorse fra le tendine verdognole, i colori caldi e sgargianti del crepuscolo. Un senso di pace e tranquillità la avvolse come un abbraccio sincero. Quel che era successo, era sicuramente successo troppo in fretta ed i ricordi di quelle due giornate si fecero spazio nella sua mente, simili a pugnalate infertele nel petto. Si chiedeva cosa diavolo volesse Gin e per quale motivo le stesse dando la caccia in quel modo così perverso e sadico, malato, perché costituisse la sua ossessione morbosa. Per un breve ed estemporaneo frangente le balenò l’idea che potesse essere invaghito di lei, della vecchia Shiho che lavorava meticolosamente e con esasperata precisione nel suo laboratorio, immersa nelle sue innumerevoli provette dai liquidi fluorescenti. Eppure, lei non aveva gli strumenti psicologici per poter comprendere in che modo venissero filtrati i sentimenti dal cervello di un pazzo psicopatico. Era convinta semplicemente che la logica interna dei suoi meccanismi mentali, era quella di un criminale. Non l’avrebbe mai compresa fino in fondo, pur se si fosse sforzata. Ma paradossalmente, il pensiero che Gin potesse osservarla con occhi interessati, sotto un’ottica quasi ‘umana’, le diede il voltastomaco. Per togliersi quel pensiero scomodo e irritante dalla mente, strizzò gli occhietti e si raggomitolò fra le lenzuola bianche, in cerca di un po’ di calore: in poco tempo la stanchezza prevalse sul corpicino segnato di Ai, la quale scivolò senza rendersene conto, in un sonno profondo.
 

 
Era notte ormai inoltrata, la luna si stagliava come un piatto d’argento su un grande e soffice manto in seta nera: la sua luce pallida inondava la stanza d’ospedale di Ai, e un sottile spiffero di vento fresco agitava le tendine della finestra, aperta. La figura alta ed imponente di Gin era ferma affianco al letto della piccola scienziata, teneva le mani infilate nelle tasche dell’impermeabile ed i suoi lunghi capelli d’oro seguivano la direzione del vento. Dal suo viso imperturbabile non trapelava alcuna emozione, ombreggiato com’era, dall’argentea luce lunare. I suoi occhi verdi brillavano come quelli di un felino.
“Sherry.” Bisbigliò. “Mia cara Sherry. E’ una serata splendida non trovi? E’ perfetta per un omicidio. L’odore acre del sangue, il profumo della tua pelle.” Gin provò una perversa soddisfazione nel pronunciare quelle parole in un sibilo, conscio del fatto che lei non l’avrebbe sentito, ma forse avrebbe disturbato il suo sonno tranquillo. Con un gesto disinvolto trasse qualcosa dalla sua tasca e la posò sul comodino affianco al letto. Poi allungò il braccio e le rubò una lieve carezza sulla fronte, scostandole alcuni ciuffi di capelli: erano umidi.  “Buonanotte, dolcezza.” Aggiunse infine sottovoce, con tono tagliente.
Ne era sicuro: lui era lì, negli incubi più segreti e remoti della sua dolce Sherry.
 
 

Il mattino seguente l’infermiera entrò nella stanza di Ai e con un gesto deciso aprì le tendine verdi: un fiotto di calore e luce riscaldò quasi nell’immediato l’ambiente circostante e la donna, voltandosi con un sorriso esortò i due visitatori ad entrare. La piccola non si era ancora svegliata, ma nel momento in cui il Dottor Agasa e Conan varcarono la soglia, ella si destò, si stropicciò gli occhi, accompagnata da un sonoro sbadiglio.
“Ai! Che piacere vederti!” Agasa si fece avanti per primo, un sorriso radioso si delineava sul suo volto in carne. “Come stai?”
Conan era felice di sapere che stava bene.
“Ho un aspetto a dir poco orribile, siete due guastafeste. Mi stavo facendo un sonnellino così profondo e rilassante!” Mentì.
“Si vede, hai due occhiaie!” Disse Conan con ironia, poi si avvicinò al lettino e le fece la linguaccia. “Non sembra proprio che tu stessi dormendo bene.” Il tono del Detective era scherzoso, ma dopotutto quelle parole avevano un fondo di verità, e lui poté riceverne la  conferma dalla reazione di Ai, che fu infatti piuttosto brusca. “Non è vero. Ti dico che è così.”
“Ehi! Sta calma. Ti stavo solo punzecchiando.”
“Conan. Perdonami. E’ che queste ferite e questi dannati lividi mi fanno ancora male. Hai ragione. Ho dormito da schifo. Non ti si può nascondere niente, eh?” Ai sorrise appena.
“Allora, come te la passi?” Incalzò il dottore.
Lei trasse un sospiro profondo, che lasciava intendere come si sentisse. “E’ così noioso qui. Non c’è nulla da fare, e quel televisore impolverato può rimanere spento, per quanto mi riguarda.”
“Forse è giunto il momento per fare la conoscenza di Sir Arhtur Conan Doyle!” La dottoressa, intenta nel riporre delle coperte bianche nell’armadio, fu sorpresa nel sentire quel piccoletto che citava il nome di un autore di quel calibro. Nel passare al loro fianco gli diede un affettuoso buffetto sulla testolina e lo sentì lamentarsi. “Che bambino prodigio!” Conan ridacchiò. “Si, il dottor Agasa mi racconta sempre le sue storie!” Si giustificò in modo sbrigativo, poi quando la donna uscì e si richiuse la porta alle spalle, si sentì sollevato. Finalmente poteva soffermarsi su quel particolare che aveva attirato la sua attenzione nel momento stesso in cui era entrato nella stanza. “Ai. Pare che tu abbia degli ammiratori. Non ci dici niente?”
“Effettivamente l’avevo notato anche io. Chi è? Siamo curiosi.”
La ragazza si accigliò e in un primo momento non capì; guardò entrambi, confusa.
“Sul comodino!” Esclamò Conan. Così lo sguardo di Ai si posò sul piano del mobiletto al suo fianco, dove su di esso, troneggiava delicata, una bellissima rosa rossa. Era stata colta da qualche ora, il suo stelo, lungo e sottile, costellato di spine, era ancora di un verde molto acceso. I suoi petali si dispiegavano agili, aperti e vaporosi. La ragazza deglutì e sorrise di facciata, per nascondere dove stessero parando i suoi pensieri. Gin.
“Oh. Non l’avevo proprio vista. Non so chi l’abbia messa qui.” Sperava che il suo tono apparisse fermo.
“Se la dottoressa è entrata soltanto poco fa e l’ha fatto per la prima volta questa mattina, è impossibile che qualcun altro sia potuto entrare prima.”
“Magari l’ha messa proprio lei qui, un attimo fa. Non so niente, davvero.” Scrollò le spalle, mentre continuava ad osservarla. Conan si avvicinò al comodino e fece per prenderla, ma Ai lo ammonì. “No!” Gli sfiorò il polso. “E’ mia.” Rise lievemente, poi la prese fra l’indice ed il pollice ed inspirò a pieni polmoni il suo dolce profumo. Il profumo della morte.
“Sei strana. Secondo me ci nascondi qualcosa. Un amante segreto.”
“Conan ha ragione. Magari è stato Genta.”
“Smettetela.” I tre risero.











Ok, ci siamo con questo piccolo frammento del secondo capitolo, decisamente breve, ma per via della trama, doveva essere così. Il terzo sarà bello denso denso di colpi di scena! :) Ringrazio caldamente tutti quelli che fino ad ora hanno inserito la storia nelle seguite, e coloro che hanno recensito, in particolare Eva13, la mia mojettina cara, che pur odiando Conan ha letto il chappy (Mojuzza mia *-* i love you <3),Iman, che non so se ha un account qui su EFP, ma la ringrazio perché d'altronde è merito suo se ho cominciato a scrivere questa fanfiction, che mi ha spronato a continuarla giorno dopo giorno. E a lei dedico questa storia, anche perché Detective Conan è uno dei nostri anime prefffferiti! :)
_Flame_ che è stata decisamente troppo buona, ti ringrazio ancora tantissimo =) ed infine Spencer Tita, che mi ha fatto ammazzare dalle risate con la sua recensione! Bwuahuaahuahau!!! Alla prossima amici lettori. E ricordate che Gin vi osserva U_U In allegato vi lascio questo mio disegno, fatto ieri, in onore della ff. Spero vi piaccia <3





  
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