Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: SilviAngel    09/01/2012    9 recensioni
Che cosa avrà escogitato il nostro bel cacciatore per passare l'ultimo giorno di festa con il suo angioletto? Leggete e lo scoprirete!
Tra cacce, mostri e calze assortite termina questo periodo di festività.
Possibili aspetti OOC.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Sesta stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Feste e tradizioni - Vademecum per angeli'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
E con questa one- shot si conclude il Trittico delle Feste!
Spero che vi siano piaciute e che questo sia stato un bel periodo per tutti voi.
E se vi andasse di lasciarmi un commentino … io non me ne lamenterei.

 
Operazione Befana
La notte di Capodanno era stata fantastica per il cacciatore.
Ogni gemito che Castiel gli aveva donato, si era scavato un sentiero di fuoco sottopelle, sino a fissarsi indelebile in Dean, più di un tatuaggio, più di quel sigillo inciso sulle sue ossa.
Ai baci si erano unite ben presto carezze a volte lievi e altre volte possessive e bollenti, al muro rigido e freddo si era sostituito il letto che li aveva accolti entrambi nel suo morbido e tiepido abbraccio. Le mani dell’uomo volavano sulla pelle dell’angelo senza sosta e senza avere la capacità di rallentare, di soffermarsi a lungo in un punto. Dean voleva toccarlo ovunque, voleva memorizzare ogni varietà di sospiro o gemito riuscisse a far pronunciare a quelle labbra perennemente socchiuse, voleva imprimersi nella mente ogni più piccolo particolare del corpo abbandonato, all’apparenza arrendevole, sotto di sé.
In realtà il cacciatore conosceva Castiel più di quanto avrebbe mai avuto la compiacenza di ammettere e sapeva che negli occhi dell’angelo c’erano fiducia e una ridda di sentimenti nuovi, ma non certo sottomissione.
Il suo sguardo tradiva più di mille gesti o richieste e in esso riverberava un’immane voglia di provare, conoscere e imparare e non appena Cass avesse soddisfatto questa sua smania, Dean era consapevole che, con tutta probabilità, sarebbe stato lui quello a finire con le spalle al muro o su soffici coperte.
E si sarebbe lasciato fare di tutto dall’ angelo, dopotutto era il suo Cass.
Per quella notte ancora, il controllo restò saldo nelle grandi e accoglienti mani dell’umano.
 
In quei primi vagiti dell’anno nuovo, il tempo del cacciatore scorreva lento e surreale, tutto oramai era un interludio noioso e superfluo posto tra le manciate di minuti che riusciva a trascorrere con Castiel. L’angelo aveva perfezionato il suo Hunter-radar ed era oramai consuetudine che, ogni qual volta Dean si trovasse da solo, immancabilmente compariva.
Le notti, le cacce, i viaggi erano divenuti parole inutili e distorte di un discorso assurdo. Dean viveva per gli spazi vuoti, le interruzioni e i puntini di sospensione, viveva di quelle boccate d’aria fresca che il suo Cass gli concedeva appena poteva.
In pochi giorni aveva conosciuto tanti aspetti del suo amante – aveva cercato una parola diversa, più leggera e meno impegnativa, ma nessuna sembrava calzare a pennello e a dirla tutta neppure quella bastava per il cacciatore; il suo rapporto con Cass era impossibile da classificare era tutto ed era al contempo impalpabile come le sue ali – che prima neppure avrebbe avuto la fantasia di ipotizzare.
Assieme avevano scoperto cosa piaceva o non piaceva all’essere celeste, cosa detestava o al contrario lo faceva impazzire, donando al cacciatore adorabili bronci o provocanti sorrisi.
 
L’ultima ricorrenza di quel periodo di feste si stava avvicinando e Dean stava nuovamente architettando uno dei suoi fenomenali piani.
Il primo tassello di quella che nella sua mente fu denominata con il nome in codice di Operazione Befana venne messo in atto nella striminzita e asfissiante hall del motel scelto per passare le notti durante l’ennesima caccia al mostro.
Il maggiore, giocandosi il tutto per tutto e approfittando di un attimo di disattenzione e lentezza di Sam, si posizionò di fronte al bancone e rivolgendosi alla donna aldilà di esso con assoluta tranquillità disse “Vorremmo due camere per almeno un paio di notti”
“Due stanze, Dean?” giunse stranita, da dietro le spalle, la voce del fratello.
La proprietaria rimase in attesa, con la mano a metà strada tra il registro sul bancone e la rastrelliera delle chiavi.
“Ma sì, Sammy! Liberi, tranquilli e felici” e tornando a rivolgersi alla donna “Confermo due camere”
Il facchino li accompagnò al secondo piano dell’edificio dove mostrò ai due le loro sistemazioni che, con immensa gioia di Dean, non erano confinanti bensì una dirimpetto all’altra.
Entrato nella propria stanza, il cacciatore si rilassò chiudendo gli occhi e lasciandosi andare tranquillo contro la porta attendendo in silenzio l’arrivo del suo angelo, sapeva che sarebbe accaduto presto, ne era certo.
E infatti dopo un paio di respiri, un paio di labbra morbide si poggiarono calde e impazienti sulle sue.
 
Per dovere di cronaca e per voler essere precisi, l’angelo e il cacciatore non si erano spinti oltre qualche bacio infuocato ed estenuante e alcune impacciate toccate e fughe, ma la passione e il desiderio che Dean avvertiva in ogni loro seppur minimo contatto lo stordiva, era una scossa di piacere allo stato puro.
L’impulsività con cui Castiel si lanciava in ogni aspetto della vita umana con cui faceva la conoscenza, lo lasciava sempre senza respiro e sempre più spesso, non solo metaforicamente.
Era come trovarsi davanti un piccolo Mowgli e ciò lo induceva al sorriso e a domandarsi spaesato se questo facesse del cacciatore un protettivo e coccoloso Baloo.
 
In quel preciso istante la bocca di Cass gli impediva di mettere insieme un qualunque pensiero coerente, in quanto lo stava reclamando a forza e con determinazione e Dean, intrappolato contro la porta di quel piccolo motel, lo lasciava fare: che si prendesse tutto quello che voleva, anche la sua anima, per quel poco che pensava potesse ancora valere.
 
“Cass, calma” si staccò, allontanandosi di qualche millimetro dall’angelo “c’è qualcuno che ha bisogno di respirare qui, almeno di tanto in tanto” rantolò con la voce affannata dai respiri veloci e corti.
“Ti chiedo scusa Dean” rispose dispiaciuto Castiel, circondandogli il volto con i palmi delle mani, ma aumentando la distanza tra loro, come se non riuscisse a resistere se a separarli era solo un soffio.
“Ehi, stavo scherzando! Cioè, ho davvero bisogno di respirare, ma non volevo farti sentire in colpa!” riprese il cacciatore cercando di far sorridere il suo angelo. Ancora si meravigliava di quanto fosse fantastico vedere le labbra dell’essere celeste tendersi e aprirsi in un sorriso solo ed esclusivamente riservato a lui.
Era un dono, un immenso dono.
“Ciao Dean” Castiel tentò di intavolare una conversazione facendo un passo indietro – un passo di troppo, pensò il cacciatore – “cosa vi ha portato in questa città?”
“Vuoi davvero parlare di morti e amputazioni strane?” domandò incredulo, e con un sorriso per nulla affidabile, l’uomo di fronte a lui, colmando la poca distanza tra loro e cercando di riprendere l’attività di pochi attimi prima.
“No, non vorrei conversare di certe cose … ma” tentennò l’angelo ancora visibilmente imbarazzato a parlare dei gesti e del calore che si donavano da qualche giorno a quella parte “non ho molto tempo per fare altro” concluse arrossendo e spostando lo sguardo di poco a lato.
“Ah sì! Non hai abbastanza tempo per cosa?” chiese l’infingardo cacciatore ghignando e ricercando gli occhi di Cass “Cosa mai vorresti fare?”
“I-io vorrei … lo sai … ma tanto non c’è tempo, quindi che senso può avere discuterne?” glissò abilmente il pennuto.
“Sta succedendo qualcosa Cass? Ti sei di nuovo ficcato in qualche casino?”
“No, tutto nella norma, puoi stare tranquillo. Alcuni altri angeli mi aspettano dobbiamo fare una ricognizione in una zona periferica del Paradiso e”
“Sicuro che non sia niente di rischioso?” l’angelo lo fissò come se avesse detto un’idiozia grande all’incirca come il Chrysler Building “Ok! Hai ragione, cosa nelle nostre vite non è rischioso? Solo fai attenzione! … Ora che ci penso, vorrei chiederti una cosa, come diavolo fai a sapere sempre dove sono e quando sono solo? Il lavoretto a punto croce che mi hai ricamato sulle costole tempo fa sta per caso perdendo il suo potere?”
Castiel apparve subito divertito dalla richiesta del cacciatore e inclinando il capo rispose sicuro “Non sono io che ti localizzo Dean! Sei tu che mi chiami e quindi sei tu a creare un contatto con me e io, semplicemente, lo seguo come fosse un filo rosso che mi permette di arrivare fino a te”
“Balle Cass” sbottò, facendo il sostenuto e incrociando le braccia davanti al petto “io non ti chiamo”
L’angelo, poggiando le mani sugli avambracci del cacciatore e forzandoli ad aprirsi, si avvicinò e ad un battito di ciglia dal suo orecchio sussurrò “Forse lo fai senza neanche accorgerti, forse quando ti trovi da solo pensi che mi vorresti con te e io lo sento”
“Senti forse può anche essere vero, ma …” concesse Dean “tra quelli che ti aspettano per questa missione, spero non suicida, c’è anche …” e iniziò a tergiversare tentando di agganciare i propri occhi a quelli blu dell’altro.
“Sì”
“Come fai a sapere a chi sto pensando?”
“Vuoi sapere se con me ci sarà Balthy?” chiese Castiel con la voce appena colorita di curiosità malcelata.
Grugnendo contrariato, il cacciatore cercò di articolare qualche parola “Mmh … perché lo chiami così?”
Sorridendo, visibilmente compiaciuto – ma siamo sicuri che questo sia un angelo e non un demonio travestito? – Castiel riprese “Niente di ché, un vecchio gioco. Ci conosciamo da un’eternità e”
“E quel tipo ti fa il filo! Te ne sei accorto vero?” sbottò Dean puntandogli contro un dito “e dimmi quando non sei qui … stai …”
“Prevalentemente passo il mio tempo con lui”
“Con lui …” ripeté bisbigliando l’umano.
“Sì, ma se ti può far stare meglio, posso dirti che non lo passo nello stesso modo in cui lo passo con te”
“Be-bene” decise di tagliare corto con un sospiro di evidente sollievo.
“Ora devo andare, Dean ascoltami, quello che state cercando in questa città è particolarmente pericoloso” iniziò a dire l’angelo con premura e preoccupazione “dovete cercare un umano”
“Ma che diavolo stai dicendo, è chiaramente un licantropo, i morsi, l’assenza del cuore e”
“E che mi dici del fatto che gli attacchi avvengono a prescindere dalle fasi lunari?”
“Io e Sam ci stiamo lavorando …” tentò di contrattaccare Dean.
“Non avete a che fare con un normale licantropo, ma con uno skinwalker che è stato contagiato da un mannaro”
“Dimmi che stai scherzando? Cioè siamo di fronte a Mister Sfiga! Cioè, già sei un mostro e come se non bastasse, poi ti viene attaccata un’altra schifezza? Mi stai dicendo che è una sorta di ibrido?”
“Sì Dean, è un umano che quando si trasforma diventa un incrocio tra le due specie”
 
Il cacciatore si ritrovò a riflettete sulla scoperta e rimase in silenzio per alcuni secondi.
 
“Ora devo proprio andare” riprese Castiel “stai attento!”
“Anche tu, qualunque cosa tu vada a fare. Però voglio che mi prometti una cosa”
“Dimmi” lo invitò a proseguire incuriosito l’angelo.
“La notte tra il 5 e 6 gennaio, in parole semplici, non domani sera ma quella ancora dopo, vedi di tenerti libero, ti voglio tutto per me e per un bel po’ di tempo. Non solo qualche minuto”
“Perché?”
“Ultima festa del periodo e voglio farti conoscere altre tradizioni, ti piaceranno” ammiccò suadente il cacciatore.
“Va bene” promise l’angelo avvicinandosi di nuovo pericolosamente al suo umano e riprendendo il bacio interrotto da troppo tempo.
Facendosi violenza Dean allontanò quelle labbra che sempre gli annebbiavano il cervello “Altra cosa, guai a te se Balthazar ti sfiora!”
“Stai calmo, adesso terrò a bada le sue mani”
“ADESSO? Che vuoi dire, che prima invece … lo sapevo che quel porco di un angelo ci aveva provato con te!” quasi gli urlò contro, ma le labbra di Castiel si premunirono di chiudere la bocca del cacciatore e dopo un leggero bacio a schiocco, il primo sparì.
 
La mattina seguente Dean aggiornò il fratello guadagnandosi palesi brontolii e aperte critiche.
“Scusa, ma come hai fatto a scoprire queste cose?” chiese dapprima incuriosito il minore.
Dopo un lungo sorso di caffè, arrivò la risposta “Ieri sera Castiel mi ha detto che” ma venne squisitamente interrotto e alzando gli occhi vide sul viso di Sam quell’espressione … proprio quella  … la faccia schifata con gli occhi quasi serrati e piccoli e le labbra tirate. Dean sapeva che stava per iniziare anche a scuotere debolmente la testa.
“Perché il nostro contatto angelico non ha pensato di coinvolgere anche me nella comunicazione? Ohh … già il legame profondo!” disse con tono sarcastico carico di lampante risentimento, senza farsi mancare la sottolineatura del concetto facendo le opportune virgolette con le dita “e dimmi fratellone, di questo legame … hai esplorato tu le profondità più nascoste e inviolate o è stato Castiel a esplorare?”
 
Ok, adesso lo picchio! Lo faccio sul serio, tanto non sarebbe di certo la prima volta! 
Pensò il cacciatore, ma decise che – seppure il commento acido di Sam l’avesse infastidito e non poco – era meglio andare a caccia e scaricare così i nervi, e poi doveva godersi i preparativi della prossima serata con Cass e decise di chiudere la conversazione giocando sporco, se lo meritava!
“Beh Sammy, te lo dirò tra qualche giorno se avrai pazienza e solo se vorrai anche un mare di succulenti dettagli!”
Contento di aver fatto andare per traverso qualunque intruglio il fratello stesse ingurgitando, si alzò e dopo aver pagato, si diresse verso la sua Bambina.
 
Castiel aveva ragione su tutto.
Era uno skinwalker potenziato e dopo una giornata di ricerche e tentativi, erano convinti di aver trovato il loro uomo.
O meglio quello che, forse, una volta era stato un uomo.
La caccia fu estenuante e si protrasse per tutta la notte; solo con l’avvicinarsi dell’alba i due cacciatori riuscirono ad avere la meglio sul mostro e tornare tutti interi al motel, dopo essersi dati una veloce ripulita in una stazione di servizio, non potendo certo tornare sporchi e feriti nelle proprie stanze passando davanti alla onnipresente proprietaria.
Nel corridoio del secondo piano, appena prima di separarsi, Sam si azzardò a domandare quando sarebbero partiti.
“Domani”
“Domani? Che facciamo qui fino a domani? Potremo partire nel pomeriggio dopo una bella dormita”
“Domani. Io vorrei farmi una doccia come si conviene, dormire per parecchie ore, mangiare, dormire ancora tutta la notte e poi con tutta calma partire. Hai per caso un appuntamento da qualche parte?”
“Io no Dean, non è che per caso tu hai un appuntamento qui?”
“Buona dormita Sam” si limitò a dire il maggiore, chiudendosi la porta alle spalle.
 
L’angelo non fece la sua comparsa e Dean poco dopo si ritrovò nel mondo dei sogni o – forse sarebbe meglio dire, purtroppo per lui ancora troppo spesso – degli incubi.        
La mattina e parte del pomeriggio volarono e con l’avvicinarsi della sera, arrivò anche la necessità per il cacciatore di buttarsi giù dal letto e uscire prima che il fratello si svegliasse. Alcune cose dovevano ancora essere fatte prima di far cadere nella rete un ignaro angioletto.
Dean si diresse presso il più vicino – e sperava fornito – market del quartiere e gironzolando apparentemente senza meta tra gli scaffali, riuscì a trovare tutto ciò che gli occorreva e con un sorriso carico di aspettative si diresse verso la cassa.
La commessa lo fissò a lungo, forse domandandosi cosa un adulto avesse intenzione di fare con tutto ciò che stava di fronte a lei, fino a ché non intravide dietro il mucchietto colorato uno di qui sacchetti a forma di calza che erano in vendita in quei giorni di festa.
“Ha un bambino fortunato, con tutto quello che ha intenzione di mettere in quella!” affermò la ragazza indicando la confezione alla fine degli acquisti.
“Oh beh, spero di essere fortunato anche io questa sera!”
La cassiera rimase visibilmente sconcertata non capendo il significato della risposta ricevuta e riprese in silenzio il proprio lavoro.
       
Tornato in camera, dopo essersi arreso al posto di blocco organizzato da Sam nella hall e aver dovuto sottostare al relativo terzo grado, Dean si fiondò in camera per mettere a punto l’ultima parte del suo perfido piano.
 
Doccia, barba, dopobarba – abbondante dopobarba – e camicia nuova poco abbottonata, risultato dell’ultima tappa di quel giro di spese: era pronto.
Solo una cosa restava da fare, preparare la calza per Cass e così seduto al tavolo iniziò a infilare in essa una confezione di zucchero filato pronto, una manciata di cioccolatini e varie bustine di Frizzy Pazzy e per ultima … oh … questa sì che sarebbe stata una piacevole e dolce sorpresa.
Muovendosi impacciato e agitato attorno al letto, piegò più volte la coperta, di una disgustosa tonalità di verde, fino ad ammucchiarla ai piedi del letto e lasciare al loro posto solo le lenzuola.
Come tocco finale, la calza venne posta al centro del letto e Dean si sedette sul bordo, poggiando le mani sul materasso e chiudendo gli occhi pronto a chiamare il suo angelo.
 
In parte sdraiato, con la testa gettata all’indietro, il collo esposto e la camicia che lasciava intravedere una piccola parte dell’addome, questo si trovò a contemplare Cass quando apparve a pochi passi dal cacciatore, ancora prima che questo lo invocasse.
L’unica cosa a cui Castiel riuscì a pensare fu quanto fosse bello il suo umano.
Semplicemente e dolorosamente bello!  
 
Il cacciatore avvertì quel leggero spostamento d’aria che oramai gli causava piacevoli effetti sia alle labbra, che si tendevano e si coloravano di stupidi sorrisi, sia da altre parti.
“Ciao Cass”
“Ciao” rispose l’angelo mentre si inginocchiava ai suoi piedi e poggiando le mani sulle cosce dell’altro si sporgeva in avanti per pretendere un saluto diverso che di gran lunga era diventato il suo preferito.
I palmi del cacciatore trovarono silenziosi la loro collocazione perfetta, incorniciando il viso e scendendo poi sul collo del tramite, unendo le loro labbra.
Un bacio lento e umido, non c’era fretta, non c’era nulla che potesse frapporsi tra loro e la notte che avevano davanti, ma non appena questo pensiero attraversò la mente dell’umano, questi si allontanò anche se di poco.
“Cass, dimmi che puoi restare qui fino a domani?”
“Posso restare qui fino a domani” sussurrò Castiel cercando di riappropriarsi delle labbra che danzavano davanti a lui.
“Davvero? O lo dici solo per tenermi buono?”
“Dean … davvero vuoi parlare?” domandò con fare malizioso Cass.
 
Da quando in qua Cass ha un’espressione maliziosa e sa usare un tono sexy? Ho creato un mostro!Si ritrovò a pensare Dean, alzando un sopracciglio e tentando di fare uno sguardo serio.
Cosa che non fu per nulla facile.
Alzando gli occhi al cielo, beh probabilmente solo al soffitto della stanza, l’angelo riprese “Posso restare, ho chiesto un favore ad un amico e quindi sono tutto tuo fino a domani”
“Davvero sei tutto mio? Aspetta, hai detto amico … non intenderai quel … quel”
“Sì Dean, lui” e ritenendo di aver passato già abbastanza tempo lontano da quella bocca, decise di riprendersela, azzerando la labile distanza tra loro.
“A-aspetta, ricordi che ti avevo parlato di un’altra festa?”
“Sì” fu l’unica sillaba a lasciare le labbra di Castiel prima che questi le impegnasse a sfiorare lento e in modo disarmante la pelle calda e profumata del collo di Dean.
“Mmm … Cass, aspetta e stenditi!”
L’angelo si fermò e tentando di comprendere cosa volesse dire il suo compagno si allontanò per guardarlo con attenzione.
Riacquisendo in questo modo prospettiva sullo spazio attorno a lui, vide che Dean era seduto sulla sponda del letto, si accorse che questo era stato in parte disfatto e che qualcosa che non conosceva era adagiato nel mezzo.
“Cosa vuoi che faccia Dean?” chiese sinceramente e con curiosità.
“Voglio … emh vorrei che ti stendessi e ti fidassi un po’ di me. Ti va?”
“Io mi fido di te” pronunciò risoluto Cass alzandosi e muovendosi verso il letto per sedersi al suo fianco, ma il cacciatore lo precedette intercettando i suoi movimenti.
“Se davvero ti fidi” con un sorrisetto davvero poco raccomandabile “lascia fare a me. Questo” prendendo tra le mani il bavero del trench “non ci serve e a pensarci bene neppure la giacca e la cravatta” e mentre parlava le sue mani scivolavano veloci e leggere a privare Castiel degli indumenti nominati, come se il pronunciare a voce alta i loro nomi li avesse fatti scomparire.
Lasciato in maniche di camicia, l’angelo venne invitato – dalle mani che lo avevano in parte spogliato – a stendersi per bene sul letto, così da permettere al cacciatore di sedersi comodamente a cavalcioni delle sue cosce.
“Allora, devi sapere” iniziò con voce bassa e suadente e poggiando le mani ai lati del suo torso così da chinarsi in modo più che evidente verso il corpo steso “che la notte tra il 5 e il 6 gennaio in molte parti del mondo* si racconta che una vecchia porti dolci ai bambini che sono stati buoni e carbone a quelli che non lo sono stati. Dimmi Cass … sei stato un bravo bambino?” così concludendo scese fino a sfiorare con il proprio il torace dell’angelo e fermandosi a un battito dalle sue labbra attese la risposta.
 
Castiel era agitato, si sentiva come congelato. I suoi occhi vagavano sul volto del cacciatore a pochi centimetri dal proprio, sapeva che se avesse risposto sinceramente a quella domanda avrebbe deluso e causato dolore al cacciatore.
Quante cose riprovevoli aveva compiuto, quante cose aveva nascosto, quante volte aveva mentito … troppe, sicuramente troppe, ma il sorrisetto compiaciuto di Dean gli lasciò intendere che quella era una di quelle domande alle quali non era necessario rispondere. Dean non voleva una risposta e Castiel nicchiò.                            
 
Cass venne strappato da questi tristi pensieri dalla voce del cacciatore “Secondo me sei stato un bravo angioletto e quindi” sfiorando ad ogni sillaba le labbra del moro “ti meriti dei doni”
“A-altri regali Dean? Altre caramelle?” balbettò deglutendo vistosamente l’angelo.
“Di meglio, molto meglio delle semplici caramelle” e scendendo di quel poco che mancava rubò battito e respiro all’essere celeste disteso sotto di lui.
Dean portò il proprio corpo ad aderire maggiormente a Cass e lo sentì ansimare nel bacio per quel contatto improvviso e sempre più pressante e presente.
Tutto ciò su cui Castiel riusciva a concentrarsi era il calore che proveniva dal corpo che si poggiava sempre di più sul suo, era il peso più gradevole e bello avesse mai provato e desiderava solo non si allontanasse da lui.
 
Le mani dell’angelo cercarono di rendere reale questo desiderio carezzando i fianchi e muovendosi verso l’alto permettendo alle braccia di avvolgersi attorno all’ampia schiena per poi attirare con dolcezza l’uomo a sé.
Il cacciatore lasciò libere le sue labbra di assaporare quanta più pelle d’angelo possibile, carezzò la guancia prima di scendere a lambire il collo, mordendo e succhiando, leccando e baciando e bevendo avidamente tutti i mugolii d’apprezzamento di Cass. Sentiva il fiato di entrambi farsi sempre più corto e il battito dei loro cuori accelerare come impazzito.
 
Dean voleva giocare e per farlo doveva rallentare. 
Non che lo volesse, ma doveva farlo.
Portando le mani tra il suo petto e quello di Cass, mettendo tra loro il minimo spazio necessario, si occupò di slacciare con voluta lentezza ogni singolo bottone di quella camicia da eterno contabile.
“Cosa fai Dean?” chiese alzando il capo per osservare le dita che si muovevano sul proprio corpo.
“Shh … se hai fatto il bravo, devi fidarti di me”
“Va … va bene” e lasciò cadere il capo sul cuscino quando le labbra del cacciatore cercarono e riuscirono a tornare gentili sulla sua gola.
La camicia venne completamente aperta e seguendo una strada sconosciuta la bocca di Dean si ritrovò a baciare quel petto bianco, magro, quasi delicato, ma che era quanto di più desiderabile vi fosse. Le mani seguivano e a volte precedevano le labbra mostrando loro la via e facendo rabbrividire l’angelo per i tocchi sempre diversi e sempre nuovi.
“D-Dean” un nome sospirato da una voce roca, un richiamo che strappò un gemito all’uomo intento a insegnare il piacere alla creatura celeste.
Il cacciatore, senza distrarsi dalla sua occupazione principale, riuscì a ghermire con la punta delle dita quanto accuratamente preparato in precedenza e interrompendo l’accurata suzione di una piccola parte del petto di Castiel e ammirando compiaciuto il segno rosso che lentamente stava affiorando, si riportò seduto.
Quel semplice gesto portò l’uomo a sfregare volutamente sul bacino di Cass e a prendere coscienza di un certo qual – forse – fastidioso problema esattamente al di sotto del proprio bacino; problema di cui sperava di prendersi cura di lì a poco.
 
“Allora Cass, vediamo cosa ti ha portato di buono la Befana!” e così dicendo iniziò a far conoscere a Castiel il contenuto della calza.
Il primo oggetto a venire alla luce fu un contenitore rosa shocking, che venne fatto oscillare davanti a un viso parecchio interessato.
“Che cos è?” domandò seguendo quella cosa che si muoveva davanti al suo naso.
“Questo” strappando con i denti un angolo della confezione per poter infilare due dita e aprirla così del tutto “è zucchero filato. Ho sempre pensato, fin da bambino, che avesse la consistenza delle nuvole. Apri la bocca”
L’angelo obbedì docile e vide avvicinarsi la sua mano che stringeva tra le dita un batuffolo colorato, rimase senza parole per la sensazione che quel cibo gli regalò: era molto dolce e si scioglieva impalpabile sulla lingua, risultava appiccicoso sulle labbra senza essere però sgradevole e tutto assunse la dimensione del sogno quando, nella sua bocca al gusto della fragola si aggiunse il sapore di Dean, che amplificò tutto.
Il cacciatore si allontanò dopo pochi istanti, per poi bussare nuovamente a quelle porte con le dita ricoperte da un soffice ciuffo rosa e prontamente Cass fu pronto ad accoglierle, leccandole e ripulendole dalla più piccola traccia di zucchero.
 
Vedere l’angelo così a proprio agio, disposto a lasciarsi andare senza remora alcuna, scosse profondamente l’animo e il corpo del cacciatore che si ritrovò a gemere debolmente alla vista delle proprie dita che sparivano in quell’anfratto caldo e umido e alla sensazione di quella lingua che si attorcigliava ad esse come una serpe, immaginando quali altre cose scabrose e indecenti fosse in grado di fare.
 
L’uomo completamente sovrappensiero fu riportato alla realtà da un repentino movimento sotto di sé. Castiel alzando il busto, si era portato a sedere continuando a cingere la vita di Dean, ora seduto sul suo grembo, impedendogli – in quel preciso istante – di perdere l’equilibrio a causa del suo spostamento.
L’angelo affondò le dita della mano libera nel piccolo barattolo che l’uomo teneva stretto tra i loro corpi e ripeté i gesti compiuti su di lui. Era il turno di Dean di aprire arrendevole le proprie labbra e cibarsi di quel dolce e soprattutto dello sguardo carico di desiderio che l’angelo stava dedicando alle dita che entravano e uscivano dalla bocca a un ritmo lento e cadenzato.
Un attimo dopo il barattolo giaceva abbandonato a terra e le mani del cacciatore si mossero entrambe verso il collo di Cass, si fecero strada al di sotto della camicia aperta in precedenza e fu fin troppo facile farla scivolare lungo le braccia e poi lanciarla a far compagnia allo zucchero filato.
Il bacio che ne segui, fu l’evolversi naturale dei loro respiri, dei loro movimenti e desideri e senza intenzione o premeditata sensualità, il bacino di Dean iniziò a muoversi lento e strisciante contro quello di Castiel. Ogni senso era all’erta, ogni movimento dilatava le sensazioni che entrambi provavano.
Era bello e dannatamente perfetto, ma troppo veloce e di nuovo Dean si impose di rallentare e interrompendo i propri movimenti, si ritrovò a sorridere scuotendo il capo: mai nella sua vita si era fermato, mai aveva voluto prolungare quegli estenuanti – ma ora così appaganti – preliminari.
Recuperando a tentoni la calza, tornò a infilarci la mano, sotto lo sguardo scurito, ma ugualmente attento del suo amante. Il secondo oggetto a lasciare l’oscurità di quella custodia piena di sorprese fu una piccola bustina colorata.
“Ah-ah! Queste non so se ti piaceranno, proviamo” e come già fatto in precedenza si fece strada verso il contenuto della busta con i denti, ma questa volta il dolce non venne offerto al suo compagno di giochi, inducendo Cass a domandarsene il motivo mentre osservava quelle piccole briciole colorate cadere dal pacchetto direttamente nella bocca dell’uomo che improvvisamente strizzò gli occhi. Ancora incuriosito e stupito da tutto ciò, non si accorse immediatamente delle labbra di Dean che si avvicinarono rapide e si poggiarono sulle sue invitandole, senza tante premure, a dischiudersi.
La lingua dell’uomo introdusse a forza nella bocca dell’altro alcune di quelle piccole perle che iniziarono a frizzare e sfrigolare a contatto con la loro saliva. Era una sensazione strana e Cass tentò di ritrarsi, come se si fosse scottato, non amava quel pizzicore, ma la presa di Dean era salda e al tempo stesso confortevole e dopo appena un paio di secondi tutto si acquietò.
L’effetto dirompente di quelle caramelle frizzanti era rientrato nei ranghi ed entrambi erano intenti a godersi semplicemente un bacio al sapore di cola, fino a ché tutte quelle particelle, ora tranquille e innocue, iniziarono a legarsi tra loro per formare la classica gomma.
 
Interrompendo il contatto e masticando di gusto, Dean si ritrovò a chiedere “Piaciuta la sorpresa?”
Un angelo dall’espressione accigliata rispose con sincerità “No, non mi è piaciuta molto quella sensazione e neppure il gusto, preferisco quello di prima”
“Ah sì, sei uno da fragole? Mmh così mi fai venire in mente cose molto stuzzicanti e particolari, ma non sono attrezzato questa volta, sarà per la prossima” e, con un tocco da maestro e una classe non indifferente, voltò il capo e sputò il chewingum facendo centro nel barattolo vuoto dello zucchero filato.
Riportando la sua attenzione sul corpo che lo teneva ancora stretto a sé riprese in mano la calza e la situazione “Ho ancora parecchie cose qui per te, ma su alcune possiamo anche sorvolare. Ora fai il bravo angioletto e torna giù” disse puntando due dita al centro del petto di fronte al suo con l’intenzione di accompagnarne la discesa. Il suo piano venne gettato alle ortiche da altre dita che iniziarono a muoversi leggere e insicure sulla pelle scoperta del proprio addome, la camicia abbottonata solo al centro, lasciava ampiamente scoperta la parte bassa della sua pancia e l’angelo aveva deciso di tuffarsi ed esplorare.
Le mani di Cass erano calde e lo toccavano in modo goffo, ma gentile e accattivante, a volte provocandogli un vago senso di solletico. All’improvviso si staccarono da lui per avventurarsi verso l’alto e sciogliere quei pochi bottoni ancora chiusi.
Vederlo così attento e concentrato in un’operazione così semplice, portò il cacciatore a comprendere quanto tutto ciò che riguardava l’umanità dovesse apparirgli come assurdo e insensato, ma forse anche attraente.
 
Terminata la sua impresa, Cass si ritrovo ad ammirare il petto scolpito del suo umano, era così diverso da quello del suo tramite, era appena più scuro come tonalità di pelle, ma molto più definito e più ampio. Stordito da tutte le cose provate fino a quel momento, l’angelo si domandò che sapore potesse avere la pelle di Dean e se fosse possibile conoscerlo, d’altronde il cacciatore prima aveva leccato e succhiato la sua gola, forse avrebbe potuto farlo anche lui e poggiando entrambi i palmi aperti sugli addominali lentamente li fece risalire, giungendo al petto e sfiorando i capezzoli che immediatamente si risvegliarono dal torpore.
Un piccolo brivido attraversò Dean quando con le sue mani carezzò quelle piccole protuberanze, forse – si ritrovò a pensare – è piacevole e fu tentato di riprovare per vedere se la reazione dell’uomo sarebbe stata quella da lui ipotizzata. Volse attenzione anche al volto del suo compagno e lo vide con le palpebre abbassate e le ciglia che tremavano, il respiro che usciva veloce dalle sue labbra.
 
Dean ci riscosse dai tremiti avvertiti per i tocchi inesperti del suo angelo e senza ulteriori indugi portò la sua camicia a fare compagnia a quella di Castiel.
“Ora vai giù” e questa volta lo indusse ad ascoltarlo.
Il cacciatore mantenne la sua posizione, sempre seduto a cavalcioni su Cass, ma si lasciò scivolare verso il basso per riuscire a privare entrambi delle scarpe e delle calze e una volta risalito lungo quelle gambe, recuperò l’ultimo oggetto con cui voleva giocare e stuzzicare il suo angelo.
Fece capolino dal bordo della calza, una piccola bottiglietta trasparente contenente un denso liquido ambrato.
“Questo non è propriamente un dolce, lo si usa nelle loro preparazioni, ma tanto non ti serve saperlo …” e ammiccando sfacciatamente “tanto non sarai tu a doverlo mangiare!”
Poggiando per un attimo il contenitore sulle lenzuola, si abbassò per lasciare una scia di piccoli baci sulle labbra chiuse di Castiel, mentre la mano giungeva senza intoppi alla sua metà, iniziando ad armeggiare con la cintura e poi con i bottoni di quegli eleganti pantaloni scuri.
Percependo le mani di Dean all’altezza del suo bacino, Cass alzò il capo e piegando il busto si poggiò sulle braccia piegate, portando anche il cacciatore ad inarcare la schiena e vide così che, riuscito nella sua impresa, l’uomo lo privò dei calzoni dopo aver tolto anche i propri.
 
Dean non aveva pensato che si sarebbero spinti così in là quella sera, cioè lo sperava ogni volta che riusciva a mettergli le mani addosso, ma non credeva che quella notte sarebbe stata quella giusta.
Non voleva correre … dannazione dove diavolo era finito il “Dean da una botta e via”?
Voleva godersi quei momenti e al tempo stesso voleva che l’angelo fosse suo completamente e incondizionatamente.
Riprendendo in mano il botticino abbandonato al centro del letto, ordinò maliziosamente a Cass “Scaldalo”.
L’angelo obbedì senza chiedersene il motivo e il cacciatore avvertendo la temperatura salire attraverso la plastica, tolse il coperchio e girandolo sottosopra con una decisa pressione iniziò a far scendere quello sciroppo viscoso sul petto dell’angelo.
Castiel trasalì, nell’istante in cui sentì quel tepore liquido scendere su di lui. Era una sensazione piacevole ed eccitante.
“Questo” spostando le mani e così anche la scia ambrata verso i capezzoli “è miele. Dolce, denso e appiccicoso miele”
Le stille calde scesero lente sui morbidi bottoni di carne e poi giù attraverso l’addome per riempire, fino a traboccare, la piccola cavità della vita.
La bottiglietta venne ancora una volta abbandonata a lato, quando Dean impaziente e desideroso di assaporare gemiti e miele, si calò sul corpo sotto di sé.
La lingua rigida e invadente penetrò nell’ombelico con l’intento di far impazzire Cass e di divorare quel nettare caldo e profumato dall’odore della sua pelle.
Dentro e fuori in un’estenuante danza sensuale e suadente accompagnata da trascinanti mugolii e gemiti tra i quali, di tanto in tanto, faceva capolino il nome biascicato e frammentato del cacciatore. Le mani dell’essere celeste arpionavano – come se ne andasse la sua vita o la sua ragione – le lenzuola e i denti straziarono con forza crescente la bella pelle arrossata, lucida e gonfia del suo labbro inferiore.
Il cacciatore portò la sua bollente estremità a lambire quanta più pelle possibile anche laddove la scia del miele non era passata, e dopo aver saccheggiato l’addome risalì lento fino ad accogliere nella propria bocca i capezzoli via via sempre più turgidi.
La schiena dell’angelo si inarcò all’improvviso, sconvolto e travolto da quel piacere che lo avvolgeva e inondava senza dargli il benché minimo appiglio per riemergere .
Il piacere gli stava dando alla testa, facendo sfrigolare incontrollata la sua grazia e dovendo trovare un modo per incanalarla e non esplodere, spostò le mani e le infilò con forza tra le ciocche castane dell’uomo attirandolo a sé per un bacio famelico che gli donò il dolce sapore del miele e riportò il suo nucleo entro gli argini.
“Ti piace?” riuscì a sibilare, liberando almeno un angolo della propria bocca dalle labbra di Cass.
Tutto ciò che ottenne in risposta fu un piccolo, ma chiaro, ringhio che risalì la gola dell’angelo per morire nelle loro bocche di nuovo unite.
Sorridendo nell’abbraccio delle sue labbra, Dean continuò “Lasciami fare e sarà ancora meglio” e abbandonò quel rifugio sicuro per ridiscendere lungo quel corpo ancorando però i propri occhi al blu dell’altro e senza interrompere quel contatto riportò la sua rosea e umida lingua a lambirgli l’ombelico.
 
Nonostante fosse preso da quella totalizzante occupazione il cacciatore avverti contro la propria gola l’ingombrante e calda erezione del compagno che sembrava richiedere anch’essa la sua parte di attenzioni e Dean decise di accontentarla.
Scendendo ancora e lentamente, aiutandosi con due dita, liberò Cass dall’ultimo inutile indumento che ancora aveva addosso e recuperando a tentoni il barattolo oramai vuoto per metà, ricoprì il membro, completamente eretto e già bagnato, di Castiel con abbondante miele. Un lungo sibilo di diletto e fastidio abilmente mescolati lasciò la bocca socchiusa del moro che abbassando nuovamente lo sguardo verso l’amico si scontrò con il sorriso più pericoloso e affascinante avesse mai ricoperto le labbra di Dean.
Davanti al volto del cacciatore svettava ora l’evidente piacere dell’angelo, grondante denso e dolce nettare.
Gli occhi di Cass erano completamente sbarrati e spaventati.
Cosa mai aveva intenzione di fare ora l’umano?Sembrava essere scolpito a lettere di fuoco sul viso dell’angelo.
Quando la lingua fece di nuovo capolino e lentamente carezzò e inumidì le rosee labbra di Dean, Castiel sapeva che il suo destino era stato scritto e lasciando cadere la schiena e il capo all’indietro, si preparò all’inevitabile.
 
Dopo un’attesa che parve eterna, ecco che la piccola e giocosa appendice si poggiò larga e leggera alla base del membro seguendone poi la lunghezza con tutta la calma del mondo e portando via con sé il miele e, al tempo stesso, la ragione di Cass che tentava di ancorarsi a brandelli di lucidità oramai divenuti labili e quasi inesistenti.
Le braccia dell’essere celeste corsero a coprirne il volto, come a tentare di resistere a quel piacere devastante che lo stava portando al delirio e lo induceva a emettere suoni che mai avrebbe pensato di poter produrre.
I polmoni vuoti, il cuore e la grazia al contrario straripanti gioia e tormento.
E intanto la lingua continuava a muoversi su e giù lungo l’erezione ripulendola da tutto quel miele e dalle gocce di piacere che iniziavano a sgorgare copiose.
Terminato il suo compito e stordito dai gemiti e rochi richiami di Cass, il cacciatore si sollevò quanto necessario per sfilarsi i boxer diventati oltremodo stretti e scomodi e poi riportò il viso in linea con quello dell’altro.
“Ehi, sei ancora vivo Cass?”
“Credo di sì, ma aspetta un attimo”
“Ahahahahahah, forza piccolo, ce la puoi fare” e chinandosi lo baciò avidamente e quasi con violenza.
“Sei” tentando di spostare di poco il viso “tutto appiccicoso!”
“Lo so e ringrazia che mi sono fermato altrimenti avresti sentito anche altro sulle mie labbra” sussurrò sornione il cacciatore.
Fino a quel momento Dean aveva mantenuto sospeso il suo corpo in modo che solo le loro bocche fossero a contatto, ma vista la lamentela del suo amante, decise di punirlo, abbassandosi a tradimento e portando le loro erezioni a sfiorarsi e scontrarsi.
Entrambi si trovarono a boccheggiare per la scossa di piacere e adrenalina che attraversò i loro corpi, convergendo poi ai loro inguini.
“DEAN” quasi urlò l’angelo prima che il nominato iniziasse a strusciarsi lento e ritmico sul corpo sotto il suo, spezzando definitivamente la capacità di Castiel di fare qualunque cosa che non fosse andare incontro a quei movimenti bollenti e produrre mugolii sommessi.
    
Appoggiando il proprio peso sull’avambraccio sinistro, Dean riuscì a infilare tra loro la propria mano così da avvolgere, anche se con qualche difficoltà, entrambi i membri ed iniziando un costante e deciso movimento di polso che li portò a sospirare l’uno nella bocca dell’altro.
Ben presto i gemiti aumentarono di frequenza e volume, erano così dannatamente vicini a raggiungere l’apice e a godere del reciproco piacere.
Il primo, a impiastricciare ambedue i toraci con fiotti bollenti e veloci, fu l’angelo e a ruota montò l’orgasmo del cacciatore che, ammaliato e conquistato dall’espressione di totale appagamento dipinta sul volto sotto di sé, si riversò tra i loro corpi.
 
Dean crollò su Castiel abbandonando la fronte nell’incavo tra collo e spalla e respirando a pieni polmoni l’odore di loro due, insieme e inscindibile. Le braccia dell’angelo corsero a cingere il corpo rilassato e tranquillo e beandosi di quel calore lucente che li avvolgeva, lasciò scivolare le sue dita a carezzare i capelli morbidi e umidi del suo umano.
 
Dopo qualche minuto di totale silenzio, il cacciatore si azzardò a domandare, ancora con il volto contro la pelle di Castiel “Ti è piaciuto?”
“Molto”
Facendo per alzarsi e sentendo la fastidiosissima sensazione dello sperma freddo che stava fungendo da collante tra i loro torsi, ridendo sguaiatamente “Ehi, Cass, adesso siamo entrambi appiccicosi! Contento?”
“Mica tanto, ma non mi importa. Aspetta ci rimetto a posto” rispose sorridendo.
“Che?” Dean non riuscì a finire la frase che si sentì lindo e pulito come appena uscito da una doccia “Non te lo mai detto: mi piace quando usi il tuo mojo su di me. So che può sembrare stupido o infantile, ma mi fa sentire speciale. E ora se vuoi ridi pure”
“Perché dovrei ridere? Tu sei speciale”
La facilità e schiettezza con cui Castiel diceva queste cose spiazzava sempre il cacciatore. Qualunque umano si sarebbe sentito in imbarazzo a rivelare così i propri sentimenti, ma per l’essere celeste dire ciò che sentiva era quanto di più naturale ci fosse.
E Dean lo adorava.
Adorava sentirsi dire di essere speciale per qualcuno.
 
Rotolando di lato, l’uomo si issò adagiandosi sul cuscino e aprendo le braccia invitò l’angelo ad accoccolarsi contro il suo corpo, prima di recuperare lenzuola e coperte e coprire entrambi.
Con il capo di Cass sul suoi petto, Dean di sentiva bene.
Semplicemente e assurdamente bene, come non mai.
 
Carezzando quei capelli neri, sentì un lungo sospiro lasciare le labbra del suo compagno.
“Cass, che c’è?”
“Devo dirti una cosa, ma non so…”
“Puoi dirmi tutto, forza, che sarà mai!”
“Credo di aver compiuto scelte sbagliate, Dean” alzando gli occhi e fissandoli in quelli del cacciatore “credo di aver fatto un pasticcio”
“Non preoccuparti, parla e racconta. Possiamo aggiustare tutto Cass, tutto” sussurrò mentre lo induceva a riabbassare il capo e lo abbracciava ancora più stretto.
 
* non conosco le tradizioni statunitensi sull’Epifania, ho volutamente usato quelle italiane!
   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: SilviAngel