Videogiochi > Assassin's Creed
Segui la storia  |       
Autore: Akagage9195    10/01/2012    0 recensioni
Ormai Roma è nel totale potere della famiglia Borgia.Ezio incaricato di uccidere Cesare si appresta ad compiere tale missione ritrovandosi però difronte non il Borgia ma la bellissima Lucrezia.Angelice,diafana,bella e altrettanto pare a lei l' Auditore.Sul punto di ucciderla qualcosa cambia,scatta bella mente di entrambi,ed inizia un gioco dove preda e predatore hanno pari livello d' intelligenza.E se la donna non fosse ciò che appare?Se Ezio decidesse di far durare il gioco fino a stremarla?E se decidesse di non riportarla viva a palazzo per usarla come trappola per attirare Cesare?Lo saprete solo leggendo..
Genere: Avventura, Erotico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve a tutti,grazie per aver scelto la nostra storia,è la prima a due mani che scriviamo.Difatti la narrazzione si divide in due punti di vista cosi come le azioni,quello di Lucrezia
ed Ezio,che hanno l' uno dell' altro un punto caratteriale,fisico e mentale personale l' uno dell' altro.Per spiegare bene le sensazioni,le emozioni e le vicende abbiamo deciso di dividere in questo modo la Fiction.Quindi speriamo che sia facilmente comprendibile e siamo bene accetti ad ogni critica.Con questo vi auguriamo buona lettura e speriamo di non annoiarvi.Caio a tuttiiiii!
             
 
                                    Assasin's Creed Brotherood "Exchange of roles"
 
*Roma Pasqua 1502*
 
Il venerdi santo nella Basilica di Santa Maria Maggiore era finalmente giunto.La città era stata invasa dal fervore per i preparamenti delle sante messe,la rappresentazione della Passione di Cristo si spostava di chiesa in chiesa,di serata in serata,in modo che tutti dal ceto più elevato a quello minimo potessero bearsi della santa rappresentazione Cristiana.Nonistante fosse Aprile,quei giorni a Roma,l' afa si era fatta pesante,inspiegabilmente l' umidità e la calura erano sorte da un giorno all' altro e pervadevano da una settimana l' intero Lazio.Anche all' interno della Basilica la frescura si era pressochè dileguata,invasa dall'umido appiccicoso che non risparmiava ne i cardinali e i funzionari religiosi ne gli uomini e le donne in preghiera.La maggior parte di quest' ultime,ma d' altronde come tutte le donne romane,non pronte ad una temperatura simile e sospettando che non durasse a lungo,indossavano ancora vestiti invernali,camice di flanella sotto ai corsetti pesanti che le aveva costrette a ripiegare sull' uso dei ventagli estivi quasi sempre riposti nei cassetti più accessibuli del proprio baule da viaggio estivo.L' odore di sudore era cosi penetrante che la donna fu costretta ad auentare lo sventolio del proprio ventaglio rosso sangue,lo stemma dei Borgia spariva e riappariva a chi lo guardasse con la velocità di pochi attimi.Lei,come le altre donne di Roma,era stata presa in contropiede da quel calore,e nonostante indossasse un abito primaverile il corsetto troppo stretto le imediva di respirare adeguatamente,inoltre il maleodore e quello dell' incenso non aiutavano la bionda a respirare adeguatamente.La luce forte filtrava dalle finestre delle guglie,dal rosone centrale e dalle vetrate dei mosaici colorati,illuminando l' altare ove la rappresentazione giungeva al termine,facendo risplendere  marmi bianchi e verdi da cui esso era stato intagliato.
Giunta la benedizione del Cardinale,la folla prese ad uscire alla spiccolata,non rimase nessuno all'interno della Basilica,nessun rumore se non quello dei passi che si allontanavano sempre più.Camminava a fatica,reggendosi con una mano la gonna rossa da ricami in broccato color oro,e con l' altra continuava a sventolarsi vicino al viso.Una volta uscita e percora la distanza che la dividava dalla carrozza,vi entrò sedendosi,quasi lasciandosi cadere sulla poltroncina di velluto rosso.Sospirò,al suo interno l' ancella Donata le si fece vicina aiutandola a respirare maggiormente sventolandole anche il proprio ventaglio.
"Madonna,sembrate particolarmente provata,il calore non risparmia nemmeno il sangue Aragonese!"
Non capiva se era una beffa delle proprie origini,o se fosse un elogio particolarmente puntiglioso.
"Mia cara Donata,non ricordo affatto della calura  d' Aragona,sono cresicuta qui,il fatto che sogni in Catalano non significa che tutto di me sia abituato al rapporto con tale luogo,vi pare mia carissima?"
L' ancella fu zittita,ma dopo poco voltandosi verso la propia dama,le si strinse ancor di più,le vesti verdi quasi a contatto con quelle della Borgia.
"E ditemi madonna,vostro fratello ha fatto ritorno da Urbino?"
Si voltò,aveva ripetuto centinaia di volte che quello er aun discorso Tabù,dati gli ultimi avvenimenti,era meglio non parlare ne di Cesare,de dei suoi spostamenti,tantomeno di quello che era successo a Castel Sant' Angelo.Per un attimo pensò alla Sforza,imprigionata ancora li,e a quel che le aveva scritto Cesare nella lettera che l' aveva richiamata a Roma.Il tentato assassino a Rodrigo,e al caro fratello da parte di una gilda di Assassini,o per come gli aveva precisato per mano di un Assassino.Tornò in se quando Donata le sfiorò la mano,trasalì guardandola torva.
"Ho detto che questi non sono argomenti da me graditi.La calura già mi basta,state zitta mia signora,o vi farò retrocedere di grado a sguattera in cucina!"
L' ancella se pur offesa e stizzita dovette tornare al semplice sventolar di ventaglio per non infastidire ed essere punti dalla propria dama.Pensare a suo fratello era come ricevere cento colpi di lama al cuore,preferiva non pensarci affatto,probabilmente era più al sicuro lei con la propria prigioniera li,che lui in battaglia ad Urbino ricercato da Assassini.Giunte alla propria dimora,e fatta scendere dalla propria carrozza,si diresse direttamente nelle proprie stanze,con la mano aveva scansato e allontanato paggi guardi e chiunque le si era avvicinato per poter camminare spedita.Si richiuse la porta alle spalle intimando le guardie al non far passare nessuno in quanto no voleva essere disturbata.
Il caldo strano,la rendeva talmente cagionevole che doveva trattenere tutte le forze possibili per non lasciar vedere quanto soffrisse,nell' anima e nell' corpo.Si tolse il velo che le copriva il viso,sentendo una ventata di aria fresca inondarle i polmoni stretti nei ferretti e nei lacci del corsetto,posò anche il ventaglio sul proprio cassettone in marmo dove il portagioie regalatole da Giovanni prima della sua morte riluceva di rubini e zaffiri.
Non si accorse affatto della presenza nella stanza,aveva lasciato la finestra aperta tutta la mattina per far rinfrescare le mura,ma non aveva notato nessun cambiamento risptto a quando era uscita.Nessun' rumore,nessun odore,un ombra improvvisa allungò la propria mentre si accingeva a togliere la collana che le stringeva il collo bianco.Un piccolo movimento che non le apparteneva,ed improvvisamente capì che non era sola,ma che era troppo tardi.
 
Lo stesso giorno di un mese più lontano, la setta degli Assassini aveva dato un ordine ben preciso ad uno dei suoi membri più fidati.  La missione che oramai proseguiva da tempo di Ezio Auditore da Firenze in quella che sembrava essere l’ uccisione del Papa Rodrigo Borgia, conosciuto meglio con il nome papale Alessandro VI, era stata compiuta. L’aria cupa e gelida dalle pareti decorate in stile antico e medievale, sotterranee alla cripta del Vaticano, potevano incutere timore per la mancanza di luce nella stanza e si andarono a fondere all’ orribile spettacolo della salma, oramai senza vita, del papa che stringeva con la sua mano il suo scettro in una pozza infida di sangue dopo essere stato pugnalato più e più volte dalla lama nascosta dell’ Assassino. La missione di Ezio, di trovare l’ ultimo frutto dell’ Eden era stata completata. Il bastone, lo scettro papale, era finalmente nelle sue mani. L’ Auditore si piegò così in avanti verso il corpo del papa defunto, avvicinandosi al suo viso e portando una sua mano dinanzi ai suoi occhi aperti, chiudendoli con molta calma.
“Requiescat in pace…Bastardo” 
La mano di Ezio andò quindi a dirigersi verso il bastone frutto dell’ Eden afferrandolo e strappandolo facilmente dalle tozze e paffute dita del Borgia. Si assicurò di avere una presa ben salda per scappare via senza perderlo, andando così a rintanarsi di nuovo nella sua dimora , nella sua villa a Monteriggioni godendosi per qualche mese la libertà, fino a quando un nuovo ordine, non lo fece smuovere di nuovo. Lo zio di Ezio entrò nella sua stanza per parlargli, andando a riferire le parole e la missione che lui doveva compiere. 
“Ezio, devo parlarti.”
“Cosa c’è zio? E’ successo qualcosa?”
“Si tratta della setta. Ti è stata affidata una nuova missione, e adesso che tua madre e tua sorella sono assenti di casa, posso parlarti liberamente. “
“Cosa? Ma perché io?
Di che tratta zio?”
“Cesare Borgia. Figlio primogenito di Rodrigo Borgia, Alessandro VI, ha preso il comando della città di Roma. Il tuo compito è porre fine alla sua vita liberando Roma.”
“ Tutto qui? Sarà facile.”
“Non sottovalutare i Borgia figliolo. Con il loro potere possono esercitare qualunque cosa loro vogliano.”
Nel parlare dunque, l’ Auditore aprì l’ armadio della sua stanza per indossare gli impolverati abiti da Assassino. Prese la camicia spazzandola velocemente, indossandola per poi ricoprirsi dei suoi pantaloni e dei suoi stivali. Aprì un baule presente nell’ armadio, prendendo l’armatura  e indossandola. Da sopra, il solito mantello per coprirsi e mimetizzarsi. Un altro baule venne infine aperto, e con molta calma, Ezio prese il contenuto e montò le sue lame nascoste agli avambracci, prendendo spada, pugnale, cannone ed ogni minima arma di sua appartenenza.
“Devo partire. Ti ringrazio zio, salutami mamma quando arriva.”
L’ autorità di Ezio lo portava a non chiedere mai agli altri e decidere tutto per se stesso.  Quel giorno partì da Monteriggioni dirigendosi verso Roma, per completare la sua nuova missione.
Roma, i Borgia avevano ripreso il controllo della città e tutti rispondevano al comando di un certo Cesare Borgia figlio del precedente Papa Rodrigo Borgia ucciso da Ezio stesso. Questo Cesare aveva lasciando in custodia a sua sorella, Lucrezia, duchessa di Ferrara il comando di Roma andando a conquistare Urbino.  Dopo aver ricavato varie informazioni dalle guardie e dai passanti l’ Auditore si diresse a Castel Sant’Angelo, dove avrebbe dovuto incontrare Cesare Borgia. Lui non sapeva che fosse partito per Urbino, e il luogo in questione era dunque la residenza Borgia. L’ assassino raggiunse in poco tempo le case adiacenti al castello, girando intorno tetto per tetto per studiare la locazione delle guardie che proteggevano il castello. Un giro ampio, lungo, continuo venne effettuato da Ezio che studiava i turni di guardia e gli scambi tra guardie per poter usufruire del momento adatto per salire. Lassù in alto, in un edificio poteva notarsi una finestra facilmente raggiungibile.  L’ assassino scese dai tetti della casa non facendosi notare per raggiungere i pressi  di una colonna facilmente scalabile al quale sotto di essa una guardia proteggeva un entrata. La guardia iniziò a muoversi, Ezio studiò i suoi movimenti e si arrampicò a questa una volta giunto il momento adatto, sparendo dalla circolazione e non lasciando alcuna traccia del suo passaggio. Il suo arrampicare era coperto da case e palazzi adiacenti e da altre colonne e impedimenti strutturali dalle altre guardie il quale non potevano notarlo. Arrivato in cima a questa colonna, l’ assassino dovette scorrere lungo un cornicione e ritrovarsi dinanzi un'altra colonna, il quale superò. Nessun impedimento per entrare nel castello, una finestra aperta lasciò libero il passaggio all’ Assassino che andò a rifugiarsi in quella camera per non essere notato.  L’ assassino andò in giro per quella stanza cercando di capire in che stanza fosse e cercando di ricavare informazioni. Si sentì all’ improvviso la porta aprirsi, e l’ Auditore che per fortuna non era stato notato girandosi osservò una persona voltata di schiena. Una ragazza, dai lunghi capelli biondi e da una veste rossa ricamata d’oro. Sembrava stesse per levarsi una collana. L’ assassino partì sicuro e deciso di se stesso, chi era quella persona? Era anche lei una Borgia? E Cesare? Dov’era? Erano tante le domande che si poneva, e l’ Auditore con passo lento e silenzioso si presentò da dietro portando una sua mano sulla coperta spalla della ragazza facendo notare così la sua presenza. La mano dell’ Assassino fece girare la ragazza per porgerli parola, non sfoderando però nessuna delle sue armi. La mano sinistra dell’ assassino che posava sulla spalla sinistra di Lucrezia iniziò a scendere, andando a dirigersi verso il braccio quasi per afferrarla ed essere sicuro che ella non scappasse.
“Donna, dov’è Cesare? 
Dimmelo e ti sarà risparmiata la vita.”
Chiese, o meglio ancora ordinò con tono calmo, non andando però a coprire per nulla la sua aria da autoritario.
 
Si sentì toccare alla spalla,per poi essere afferrata saldamente al braccio ed essere voltata a forza.Quando potè vedere di chi erano quelle mani tanto calde e rozze rimase incantata e ammutolita,non vedeva i suoi occhi,ma solo dalle narici in giù,il resto del viso era completamente coperto da un cappuccio tirato sulla nuca.Quelle labbra si mossero,contornate da una folta barba curata,una cicatrice verticale percorreva la bocca rossa.La sua voce forte e autoritaria,ma soprattutto profonda la scossero facendola ritornare al presente.Non aveva urlato,perchè era rimasta incantata,sebbene non avesse incrociato il suo sguardo il solo mento,e quelle splendide labbra l' avevano rapita ammutolendola.Non sapeva se gli occhi dell'uomo le vedessero il viso,ma senz' altro la sua stazza era cosi possente da creare un unica ombra inglobando la sua.Il corsetto che già non la faceva respirare perch troppo stretto,le dava ulteriormente fastidio ora che il cuore era impazzito e per lo spavento era finita in apnea,non riusciva a sentire i profumi,i propri almeno,sentiva l' odore dell'uomo e basta.Forse avrebbe notato che non respirava,quando parlò per rispondere alla sua domanda,trascinava le parole a stento nonostante velasse tutto come suo solito in una maschera di vera forza.Non ci pensò su due volte afferrò l' avambraccio dell'uomo che le stringeva il proprio con altrettanta forza,poteva sembrare gracile dall' aspetto,ma era una Borgia aveva sangue di Toro nelle vene.
"Risparmiarmi la vita?Cominciate risparmiandomi il braccio,Signore,sarebbe una mossa da me gradita in quanto mi state letteralmente fermando la circolazione i tutto l' arto."Le ci era voluta tanta concentrazone per respirare e parlare senza andare in ennesima apnea.L' altra mano corse al ventre,il corpetto ogni volta che parava i ferri di esso le infillzavano o stomaco,la milza,e tutti gli organi li vicini.
"Inoltre,Cesare,il Duca Valentino Cesare Borgia,non è a Palazzo.Non vi dimora da settimane ormai,e non vi dimorerà a lungo credo.."
Riprese faito stringendo ancora l' avambraccio dell'uomo,strinse cosi tanto da rendere le nocche bianche,il dolore era pari a quello che povava lei per ogni respiro.Mosse un passo verso di lui,voleva vedere chi fosse,capire chi fosse e perchè cercasse suo fratello.Ma poteva sfruttare la situazione a suo vantaggio,l' aveva chiamata donna e non Lucrezia,dunque non sapeva chi lei fosse.
"Se foste davvero cosi gentile e magnanimo da stringermi meno il braccio le sarei veramente molto grata Messere,ho molte difficoltà a respirare oggi,e se svenissi o collassassi,immagino che non avrebbe le informazioni che cerca,le pare?"
Sorrise,lo stesso sorriso innocentemente lussureggiante di Rodirgo,di Cesare della casata Spagnola.
"E poi...non vi dirò il mio nome,se prima non sarete voi a dirmi il vostro.Ma a quanto pare,Assassino è l' appellativo con cui vi chiamano molti..Il mio padrone Cesare Valentino Borgia ci aveva avvisati di ciò che le strade di Roma potevano diventare.E come notate ha lasciato la sua camera a me,sapendo che voi sareste giunto per ucciderlo...Non siete stato molto intelligente,Signore,vi pare?"Cercò di sbirciare il resto del viso avvicinadosi a lui e abbassandosi appena alzando la mano posata sul ventre verso il cappuccio per afferrarlo e tirarlo un po' su.
 
L’ espressione ed il tono calmi, il viso coperto per la maggior parte dal cappuccio mostrava solo la barba e la cicatrice di Ezio che sembrava aver fatto un certo effetto alla Borgia dinanzi a lui presente. Ammutolita con respiro faticoso, la ragazza sembrava avere grosse difficoltà a dettar parola, quando con altrettanta forza respinse la presa dell’ Assassino che però non lasciò la presa. Un ulteriore invito a lasciare la presa gli fu posto mentre Madonna Lucrezia continuò a spiegare qual’era la situazione.  Le disse che “il duca Valentino Cesare Borgia” non era a palazzo e che se volesse altre informazioni, doveva allentare la presa per evitare brutte sorprese. Senza parole e in silenzio così l’ Auditore fece, osservando quell’ dannatissimo sorriso molto somigliante a quello di Rodrigo Borgia il quale non poteva dimenticare così facilmente.  Venne chiamato così anche dalla ragazza, venne chiamato “L’Assassino”.  Nominò Cesare Valentino Borgia come suo padrone, lasciando a lei la sua camera. Gli diede anche del poco intelligente.
Non potevano esserci parole più vere, perché tanto era l’ astuzia tanto era l’ingenuità del giovane Auditore non ancora cosciente di ciò che lo aspettava.  Ascoltò con molta attenzione le parole, ma la risposta fu come quella di uno a cui le parole da un orecchio entravano, e dall’ altro uscivano. Il braccio di Ezio andò a bloccare quello della ragazza che voleva scoprire il cappuccio per osservare il volto dell’ Auditore, ma la reazione non fu tanto immediata dal momento in cui per quel poco che si era alzato, lo sguardo dell’ Auditore si andò a posare su quello di Lucrezia e viceversa. Un forte colpo al cuore colpì il giovane Assassino che celò come ad ogni minima emozione la sua reazione con il suo solito aspetto. Oramai la ragazza conosceva il suo volto, era inutile quindi continuare a nascondersi. Con la sua mano afferrò il cappuccio portandoselo all’ indietro. Sarebbe stato bene anche presentarsi, magari avrebbe ottenuto ciò che desiderava.
La mano dell’ Auditore tornò a bloccare il braccio a Lucrezia, questa volta però con una forza minore per “accettare” la sua richiesta. Dalla mano destra il polso si piegò all’ indietro, lasciando scorrere e far fuoriuscire così la sua lama nascosta. Questa venne puntata ad abbondanti centimetri di distanza dal collo della ragazza, difatti l’ Auditore tirò indietro il braccio per far sì che questo servisse solo a far vedere la lama puntata verso di lei anche se molto lontana.
“Sono Ezio Auditore da Firenze, e sono un Assassino. Mi dica dov’è il duca Cesare Borgia, o sarò costretto ad ucciderla.”
 
Per un attimo sembro lasciarla andare,la circolazione ripresa ad affluire nel senso giusto per tutto l' arto,si senti più libera,ma l'uomo le afferrò l' altro.Troppo tradi però aveva fermato il suo intento,per un attimo un breve istante incrociò il suo guardo.Occhi profondi,ipnotizzanti e nobili,di un nocciola diverso da tutti i semplici che aveva visto in vita sua.Marroni come quelli di Cesare ma centinaia di volte più brillanti e vivi,e per quello stesso attimo la fissò intensamente quasi sembrava stupito di vedere i propri,ma non lasciò nessun' espressione alla vista di tanta bellezza.Ormai però aveva visto il suo volto,era senz' altro l'uomo più bello che avesse mai veduto,più bello persino dell' amato fratello.Le bloccò il braccio facendola trasalire nuovamente,con un gesto cercò di liberarsi ma alla vista della lama nascosta dovette fermarsi.Cosi si chiamava Ezio,un nome che gli calzava a pennello,Auditore il cognome,pareva nobiliare anche esso,da Firenze,interessante informazione.Poi un ennesima minaccia.Sorrise nuovamente guardandolo diritto negli occhi,con i propri azzurri e brillanti,mosse un passo in avanti quasi entrando tra le sue braccia,spingendo la punta della lama che lui aveva indirizzato alla sua gola sulla pelle,appoggiadovisi appena.
"Ezio..Auditore..da Firenze...Uccidimi!"L' espressione fiera tipica dei Borgia,lasciò trapelare per un attimo l' immensa agonia e tristezza che covava dentro.Perse la lucentezza di prima negli occhi,quasi rabbuiandosi e rassegnandosi.
"Almeno sarò libera,per una volta.."
 
L’ Assassino venne invitato a ucciderla da lei stessa, quel tono di voce, quell’ espressione tipica dei Borgia. La stessa di Rodrigo. La mente dell’ Auditore venne percorsa da un flash, il viso del padre che prese il sopravvento su quello della figlia, la voglia di conficcare quella lama nel suo collo aumentò ancora di più. Il controllo di se stesso bloccò per la prima volta l’ istinto animalesco di Ezio, quando la ragazza si avvicinò per entrare nelle sue braccia e per puntarsi da sola la lama al collo. I suoi occhi azzurri e vivi pieni, carichi, ricchi di energia si spensero all’ improvviso come se rassegnati dal triste destino che sembrava aver messo fine alla vita della Borgia. Ezio non allontanò la lama, ma fece una piccola pressione sul collo sicuro di se. La sua missione, la sua intenzione altri non era se non quella di trovare Cesare Borgia. Doveva ottenere informazioni, a qualsiasi costo. I lineamenti simili, ben dettagliati di un qualsiasi Borgia fermarono l’ Assassino dall’ omicidio. Il suo pensiero era quello che lei doveva essere qualcuno molto legato a Rodrigo, magari la figlia. E con questo poteva dunque essere la sorella di Cesare, uomo che lui cercava. Si raccontavano leggende su Lucrezia, il suo sguardo accattivante era capace di catturare e allo stesso tempo di incutere timore in un uomo, i suoi modi di fare erano cruenti, rudi. Ezio volle conferma, non voleva che un occasione del genere gli sfuggisse così di mano. Anzi, di lama.
“Lucrezia … Lucrezia Borgia, figlia di Rodrigo Borgia e duchessa di Ferrara. E’ dunque questo il suo nome?
Dammene conferma!”
Ordinò l’ Assassino, non mutando il suo sguardo e tanto meno la sua espressione, rendendo accattivante le parole, quasi gridandole. La rabbia che provava dentro era tanta, ma da sfoderare verso Cesare. Lei, serviva solo per catturare, per avere informazioni. Non avrebbe però perso più di tanto tempo in quella sala, se necessario, lui l’ avrebbe uccisa. Cesare non poteva essere lontano, non poteva essere nascosto.
 
Lo sguardo puntato sull' ampio petto ad analizzare la stoffa della sua divisa da Assassino,suscitava in lei eccitazione ma non lo diede a vedere.Le puntò maggiormente la lama alla gola facendo appena pressione,era uno che non si faceva comandare,anzi prediligeva il comando.Tale e quale a Cesare,ne aveva fin sopra i capelli di questi uomini boriosi,quando le urlò contro però,capì che tutto quell' atteggiamento di supremazia non era dovuto al fatto che la odiasse,d' altronde non la conosceva nemmeno,non sapeva niente di lei,ma dal fatto che era una Borgia e che era in stretto contatto con Cesare.E lui finalmente sembrava esserci arrivato.Alzò lo sguardo sorridendo beffarda,spostandosi una ciocca di capelli biondi come il grano brillanti come ora,con grande eleganza e maestosità.
"Non ci sono conferme per ciò che già avete capito messere...Ma se proprio volete setirvelo dire...ebbene"
Lasciò che il braccio di lui la seguisse nel movimento,afferrò entrambi i lati della gonna rossa a ricami d' oro aprendola leggermente per inchinarsi in un pliet altrettanto elegante e raffinato,una vera dama che si inchina al suo accompagnatore.La testa alzata fiera,mai abbassata difornta a nessuno ne nemici ne amici,lo sguardo puntato al suo.Le labbra rosse e piene si mossero delicatamente e senualmente,la lama puntata ancora alla gola.
"Lucrezia Borgia,a suo servizio...Assassino!"Si azlò di scatto indietreggiando appena per afferrare un vaso e lanciarlgielo contro,era scaltra e veloce,nessuno lo sapeva ma aveva imparato da un maestro d' armi,sia l' arte della spada che quella dell' arco,ed era diventata veloce,molto con il passare degli anni.Ma come si aspettava l' Auditore si scansò.Sorrise voltandogli le spalle e cercando di correre verso la porta afferrandosi la veste che la intralciava.Ma quando arrivò ad essa sentì dei rumori di corsa pesante oltre la porta stessa,le guardie probabilmente avevano udito il vaso rompersi a terra.Si fermò di colpo,davanti ad essa per poi voltarsi verso l' Assassino.
"Allora?Che fate mi rapirte si o no?Vi servo viva giusto...Volete informazini su Cesare che ovviamente io ho,ma veniamo a patti.Un giorno di libertà fuori da queste mura in cambio di ciò che sò.Le pare buona come cosa?"
Le guardie stavano risalendo le scalte,si avvicinò all' armadio aprendolo e afferrando con tutta la forza che aveva l' asta a cui erano appesi i vestiti tirandola e rompendola,per poi metterla trasversalmente belle maniglie circolari della grande porta a bloccarla.Cosi avrebber guadagnato tempo.
Sorrise voltandosi nuovamente verso di lui avvicinandosi.
"Allora?"
 
La Borgia sembrava stufa, ma allo stesso tempo non aveva perso il suo solito sguardo e fare beffardo. Si allontanò dall’ Auditore prendendo un vaso e lanciandoglielo contro, ma Ezio per fortuna con facilità lo scansò. Quasi incredulo dall’ azione fatta, notò che era l’ intelligenza ad aver agito dalla parte della Borgia, difatti le guardie erano già pronte per entrare. Porta che però venne bloccata da Lucrezia, cercando di dare ad Ezio un occasione imperdibile.  Sembrava che anche la ragazza volesse fuggire, e l’ Assassino aveva poco tempo per decidere. Non si lasciò però convincere facilmente, la Borgia nascondeva sicuramente qualcosa sotto, aveva in mente uno dei suoi soliti piani. Era una Borgia, non poteva non nascondere qualcosa.
“Uno scambio alquanto favorevole per ciò che cerco. Ma mi dica, come mai così tanta fretta e così tanta voglia di fuggire da queste mura? Il suo Cesare l’ ha per caso rinchiusa in casa per essersi comportata male?”
Ironizzò in modo maleducato, Ezio aveva un senso dell’ umorismo alquanto personale con un fare quasi dispregiativo nei riguardi della Borgia. I suoi capelli color oro andavano in perfetta armonia con la classe del suo vestito ricamato in oro, e l’ Auditore l’aveva notato solo in quel momento quando cercò di osservare il modo in cui i due potevano scappare. Voleva essere sicuro che la Borgia non facesse nulla di azzardato durante la loro fuga, voleva essere sicuro che non tentasse di fuggire anche da lui o che peggio ancora tentasse di ucciderlo.
“Mi dica come faccio a fidarmi di lei. Chi o cosa può dirmi che non tenterà di fuggire, o addirittura uccidermi durante la nostra fuga?
E in successione… come ha intenzione di scappare con quegli indumenti?”
Domande magari sbagliate da fare ad una persona come Lucrezia che avrebbe potuto in qualunque modo aggirare la risposta e fregare così l’ Auditore, ma la Borgia poteva parlare, poteva comportarsi in modo diverso fino ad un certo punto. A quale scopo e a cosa gli sarebbe convenuto quindi poter modificare e portare le azioni dell’ Auditore dalla sua parte? Anche lei infondo aveva poco tempo per decidere cosa fare, e le azioni di Ezio sembravano comunque favorire le intenzioni della Borgia.
L’ Auditore chinò infine il capo per osservare le proprie vesti da Assassino e ritornare poi con lo sguardo sull’ abito di Lucrezia, ritirando a sé e rinfoderando la lama nascosta.
 
Parlava troppo per i suoi gusti,anzi ragionava troppo e lentamente.Gli stava dando un occasione,soprattutto la stava dando a se stessa,trovava divertente tutta quella situazione cosi tanto da farle dimenticare che non resiprava in quei vestiti,e lui le fece notare che era impossibile comunque scappare con essi.Si guardò la gonna.Si guardò attorno,le guardie sempre più vicine.Ma quando le parlò di Cesare in quel modo malevolo si voltò avvicinandosi minacciosa puntandogli il dito contro.
"Facile sentirlo dire da qualcuno che non ha obblighi verso niente e nessuno se non alla propria causa.Lei non ha la minima idea di cosa voglia dire essere un Borgia..Essere,me,non può cpaire cosa voglia dire finche non ci è dentro,potessimo scambiarci i ruoli per una settimana forse si che si renderebbe conto di quello che le chiedo.Ma mi rendo conto che è solo tempo sprecato con lei parlare...si intende."
Si avvicinò all' armadio ormai aperto rovistando tra la roba che aveva,prese dei pantaloni e un corsetto senza ferro,morbido di quelli che si usavano solitamente per andare a cavallo,un coprispalle rosso qualora si fosse fatto fresco,anche se e dubitava fortemente.Non le importava di essere guardata da lui,anzi,voleva esserw guardata da quell'uomo,che nemmeno conosceva.Finalmente potè liberare i seni e i polmoni da quella costrizione di ferro,sciolse i lacci cn maestria e velocità,anche se solitamente lo facevano le ancelle,era discretamente brava anche da sola.Lo lanciò sul letto per rimanere in binacheria,sorrise appena sentiva gli occhi di lui puntati sulla sua schiena bianca illuminata dalla luce del sole.Tolse anche la gonna e il sottogonna mostrando due gambe lunghe  e seducenti,tolse le scarpe col tacco lanciandole scompostamente qua e la per la stanza.Si rivesti con gli abiti che aveva scelto indossando per ultimi degli stivali bassi.
"E un porblema l' abbiamo risolto.."Si avvicinò a lui soprassandolo avvicinandosi alla finestra.
"Non le chiedo di fidarsi,ovvio,ma come si suol dire tartta in nemici come fossero amici...Infondo è la vita di mio fratello che vuole no?Io sò dove è,io sò cosa fa,perchè lo fa e tutto il resto..Sta a lei a questo punto decidere,la mia scelta io l'ho già fatta,e non intendo rimanere un minuto in più in questa caspita di stanza.Quindi o con lei o senza di lei,io uscirò di qui..Di grazia dunque che cosa decide di fare,entro sera possibilmente!"
Sorrise posando un piede sul balcone come fosse un uomo,spavaldamente.
 
Dopo la battuta su Cesare la ragazza si avventò contro l’ Auditore puntandogli il dito contro quasi punendolo, dicendogli di non capire cosa significasse essere un Borgia.  Per l’ Auditore infatti, essere un Borgia significava vivere in mezzo al potere e alla corruzione, egoisticamente per se stessi e per la propria famiglia. Era questo che pensava Ezio, ed era per questo che non si fidava di Lucrezia. Tempo sprecato con l’ Auditore, difatti lui aveva sempre preferito agire. Era un assassino infondo…
La donna si spogliò mostrando la biancheria di spalle ad Ezio, che non poté non notare e distogliere il suo sguardo da dosso a lei. La schiena bianca e ben formata per appartenere ad una donna, le gambe lunghe e seducenti portavano una lucentezza mai vista prima dall’ Auditore. La ragazza si cambiò velocemente, un po’ troppo per i gusti dell’ Auditore che di sicuro spavaldo com’era non avrebbe esitato per scopi personali a saltare indosso alla donzella innocente solo per l’ aspetto e neanche, se non per le condizioni in cui lui era finito. Un discorso che Ezio conosceva fin troppo bene e che non voleva venisse tirato in gioco venne sfoderato come arma dalla Borgia, che si mostrò nuovamente una ragazza non ingenua.  Si portò alla finestra pronta per fuggire e scappare lontano, dando un ultimo invito all’ Auditore. Perché non scappare lontano da sola? Dall’ aspetto e dal temperamento, una donna che già era fuggita da parecchie situazioni ma c he l’ avessero ribeccata ogni volta. Magari, lo scopo di Lucrezia era proprio quello di scappare con l’ Assassino per avere maggiore protezione dalle Guardie che avrebbero tentato di riportarla indietro, per scappare più lontano con una protezione non indifferente.
“Le ho risparmiato la vita già una volta. Non esiterò a togliergliela nel caso si dovesse ripresentare di nuovo l’ occasione. Voglio solo che lei sappia questo, Lucrezia.”
Anche Ezio si affrettò a salire sul bordo di quella finestra pronto per saltare e scappare via lontano. Offrì la propria mano alla Borgia per aiutarla a scendere, anche se conoscendola l’ avrebbe sicuramente rifiutata. Era autonoma lei, e odiava essere trattata come una dolce donzella. O per lo meno questo dava a vedere, perché secondo Ezio ogni fanciulla aveva bisogno della giusta dose di gentilezza offerta. Sempre lui era del pensiero che arrivati a quel punto era meglio collaborare al meglio anche se non lo dava a vedere e anche se di solito era abituato ad agire da solo. 
“Sarà meglio per lei non fuggire.  E anche se contro il mio volere, sarà meglio collaborare questa volta.”
Una volta ascoltata la decisione della ragazza si affrettò ad uscire saltando qua e là e sfruttando le sporgenze presenti sulle colonne per scendere e scappare via. Chissà come si sarebbe comportata la Borgia, quale abilità poteva mai lei sfoderare in quest’ambito. Ezio odiava avere intralci e odiava essere condizionato, il suo pensiero era quello di imporre il proprio volere come meglio lui credeva.
 
Le si avvicinò salendo sul parapetto del balcone,le offrì la mano per salire su con lui.Non che ne avesse bisogno,ma aveva necessità,non sapeva bene nemmeno lei il perchè,di stipulare un contatto con quell'uomo.Posò la mano bianc,piccola e tiepida nella sua tanto grande e rude.Con forza la strinze per salire sulla balconata,guardò giù.Le guardie pattugliavano tutto il perimetro della villa,avrebbero dovuto fare attenzione,ma non era la prima volta che tentava di scappare per godersi un po' di tranquillità.Sorrise guardandolo,il sole la illiminò come fosse un angelo o un apparizione.
"Ho recepito il messaggio Assassino,vedrete che non vi pentirete di questa decisone...Ma adesso affrettiamoci.."Fece per spenzolarsi verso il basso ma lo fermò stringendogli la mano e tornando a guardarlo per un breve istante,maliziosamente.
"Ah,adoro come pronunciate il mio nome..."Poi scattando in avanti quand anche lui si mosse,seguì a modo suo le movenze dell' Auditore,risultando molto elegante ed aggraziata e non rude e precisamente maniacale in ogni appoggio e scivolo come lui.Elusero facilmente le guardie fino a giungere alle mura della villa.Si stava gia divertendo e non riusciva a smettere di sorridere,perchè doveva essere nata Borgia?Sicuramente la vita dell' Auditore era molto più..libera.Lo invidiava ma non poteva mostrare cosa provasse realmente per l sua famiglia per se stessa.Guardò il sole,poi le ombre a terra.Si nascosero sotto le mura,lo guardò erano moto vicini,con la spalla nuda toccava la sua anche se sotto la stoffa.
"Guardando la posizione del Sole e le inclinazioni delle ombre a terra direi che sono mezzodi.Questo vuol dire che tra pochi minuti le due guardie oltre il muro e il cancello si daranno il cambio con quelle del turno seguente.Solitamente chiacchierano due o tre minuti,come state?come è splendido il tempo oggi,cosa avete fatto la scorsa notte?Avremmo qualche minuto buono per arrampicarci e scattare verso il bosco.Una volta attraversato e sfruttate le ombre di esso,saremmo direttamente nei fori Romani..Li andremo ovunque volete...Che ne dite va bene a voi Ezio?"
Si alzò arrampicandosi e dando bella vista del suo fondoschiena all Auditore,come aveva previsto le guardie erano giunte e si stavano per scambiare il turno.Balzò giù sorridendo.
"Come previsto...Giusto!"Lo guardò portando le mano al suo cappuccio calato e rimettendoglielo in modo che gli coprisse il viso.Lei non ne aveva ma non le interessava essere riconosciuta anzi tanto meglio.Fosse stato per lei in quella villa nn ci avrebbe rimesso piede.
"Perfetto adesso possiamo andare.."Si arrampicò nuovamente e quando le guardie diedero la schiena al muro scattò agilissima come un gatto giù per la strada e si gettò verbalmente nel sottobosco.Si voltò sorridendo,trattenendo quasi una risata divertita,lui era sempre li al suo fianco,stava diventando una presenza di cui non poteva fare a meno.Riprese la mano dell Auditore conducendolo nel bosco fitto,illuminata a tratti dal sole caldo.Non aveva bisogno di controllare se lui era ancora li sentiva la sua mano ferreai sulla propria.Ma improvvisamente si ritrovò tra i rovi,le si attorcigliarono addosso graffiandole il viso e  il collo.
"Aspettate non venite qui ci sono i rovi,vi si rovinerà quel bel completo..Però se ci sono rovi dovrebbero esserci anche le more,ah ma non è stagione che scema che sono"Cercava di liberarsi dalle spine ma le si attorcigliavano ai capelli biondi.
"Ahi..Dannazione.."
 
E di nuovo, un'altra volta ancora Ezio venne stupito dalle azioni della Borgia, che afferrò la sua mano.  Le due mani tanto diverse tra di loro vennero a contatto, per collaborare e quasi come per dare una firma a quell’ accordo stipulato tra i due. Fece salire la donna sulla balconata e infine salì anche lui, assieme diedero uno sguardo giù.  Mentre scendevano un blocco alla mano, tirato quasi, venne seguito da uno sguardo malizioso da parte di Lucrezia nei confronti di Ezio. Il suo solito sguardo che fino a quel momento non era mai mutato cambiò, mostrando un sorriso, un segno di divertimento e intrigo con i soli occhi, senza muovere alcun’altro muscolo facciale. Magari spinta un po’ troppo in avanti, forse un po’ troppo dall’ aspetto sensuale. Che lo facesse apposta o che era proprio quello il comportamento di Lucrezia?
Lucrezia… un nome qualunque, detto da Ezio come avrebbe detto qualsiasi altro nome. Chissà cosa c’era di così gradevole dalla donna quando lui pronunciava il suo nome.
Scesero giù, andarono in avanti, si nascosero all’ ombra per non farsi notare. Lucrezia sembrava conoscere molto bene le abitudini delle guardie, e il che rese più facile la fuga. Voleva scappare fino a raggiungere un bosco. Era il momento, le guardie distratte e dovevano agire. La donna si alzò arrampicandosi, dando bella vista del suo fondoschiena all’ Auditore che non distolse per nulla lo sguardo. Anzi, cercò  perfino di avere una visuale migliore. La Borgia rimise il cappuccio all’ Auditore per nascondere il suo volto nel caso qualcuno l’ avesse visto, e l’ Assassino rimase silenzioso senza spiaccicare parola come era suo solito fare. Arrivarono al sottobosco, Lucrezia prese nuovamente la mano ad Ezio. Che ci avevesse fatto l’ abitudine? Giunsero così nel bosco, la mano di lei stretta a quella di lui tirava fino a quando incastrandosi con delle rovi, lei non riuscì più ad uscire. L’ Auditore fu costretto dunque ad aiutarla. Le sue mani, andarono a staccarsi da quella della donna per rivolgersi ai suoi capelli e alle sue rovi cercando di svolgere, slacciarli, senza fare male e portare dolore a Lucrezia. La mano che si mischiava tra i capelli biondi della ragazza fecero uno strano effetto e diedero a lui una sensazione mai provata prima, e che soprattutto non voleva provare con quella donna. No, non poteva essere sdolcinato con Lucrezia Borgia.
“Non muoverti. Ti aiuto io…”
Poche parole vennero pronunciate dall’ Auditore che non voleva mostrare il proprio imbarazzo, pur se comunque del colorito rosso gli era parso in viso. Per la prima volta, si era inoltre rivolto a Lucrezia dandole del tu. Un operazione complicata, togliere i capelli dalle rovi e tirare a se la donna per farla uscire dalle rovi senza procurare graffi.
“Ha delle ferite? Dobbiamo allontanarci da qui, ci fermeremo più avanti!”
Non voleva mostrarsi debole, non voleva mostrare e/o comunicare senza il suo solito autoritarismo alla donna anche se un po’, era davvero preoccupato per lei. Si assicurò che fosse in grado di camminare e correre autonomamente prima di offrirsi, di offrire se stesso come appoggio e supporto per lei. Dovevano allontanarsi da lì, dovevano trovare al più presto un'altra strada.
 
Con quelle mani grandi e ruvide prese ad aiutarla togliendole i rami intrecciati ai biondi capelli,sembrava arrossito,e non seppe nemmeno lei perchè lo trovò attraente,un impeto di girarsi e afferrarlo e condurlo dentro ai rovi stessi per rimanerci incatentata per sempre,le attanagliò il cuore,ma il copro non si mosse,arrossì di rimando voltandosi appena l' ebbe liberata pe rnon farglielo notare.Sembrava preoccupato,ma non era un assasino spietato?Dove era finito l'uomo rude e autoritario che l' aveva minacciata?In cosi poco tempo l' aveva assopito o era solo per il fatto che lei sapeva e più era incolume più avrebbe parlato.Le diede del tu,ed ebbe la conferma che quanto in lei,anche lui stava cambiando.Gli sorrise voltandosi imbarazzata,lo guardò fugacemente per poi fissare un graffio della propria mano che sanguinava.
"Garazie,Ezio.."Si voltò riprendendo a camminare,cosi avrebbero proseguito e non si siarebbero create situazioni imbarazzanti,anzi impossibili.Perch per loro era impossibile essere diversi,non essere Borgia ne Assassino.Erano destinati a rimanere Preda e Predatore,lui conduceva il gioco lei poteva solo accennare qualche volta al cambio di una semplice regola.
Indietreggiò dai rovi per riprendere la mano dell' Auditore,stavolta era meglio se andava lui avanti,almeno aveva qualche parte di armatura che lo proteggeva in caso si foss eimbattuto in altri rovi,e averbbe potuto evitare a lei di ferirsi ancora.
Da dietro notò che aveva spalle molto ampie,doveva essere forte,e dovevano essere uscolose,provò ad immaginare il suo copro sotto gli strati da Assassino,anche quello doveva essere stato levigato accuratamente dagli allenamenti.Sorrise appena e ben presto si ritrovarono ai fori romani,come gli aveva precedentemente detto.
"Visto..."Sorrise affiancandolo non staccando la mano dalla sua,si guardò l' altra che continuava a sanguinare.
"Adesso?Che volete fare?Sono a vostra completa disposizione,ho un certo languorino sinceramente sarò perchè  ora di pranzo..voi Assassini avete qualhe regola particolare sul cibarsi o campate d' aria?Potete avere vizi?Non  che siete come i preti vero?No bhè certo un prete non uccide,che stupida."
Anche al viso si era graffiata in più punti specialmente all' angolo delle labbra,il sangue le stava finendo in bocca,ferreo e caldo.Sputò a terra.
"Immagino già cosa doranno...Siete una sconsiderata,graffiare cosi il vostro viso d' angelo.Dovrete rimanere nelle vostre stanze fino a che non sarete guarita e sarete presnetabile per vo signoria il Cardinale e i restanti nobili e bla bla bla....Questo intendevo come gabbia,Auditore.Siete mai stato ad un ballo dove gli uomini vi fissano come preda sessuale su cui avventarsi e le donne vi detestano per la semplice strofe di qualche poeta che lauda un po troppo le mie fattezze fisiche.Dio,avrei voluto essere povera,almeno sarei stata libera di tirare qualche cazzotto."
 
La Borgia ringraziò l’ Assassino, quella volta senza la sua solita aria beffarda ma cercando lo stesso di evitare imbarazzanti situazioni. L’ Auditore si portò in avanti conducendo lui la via, la sua armatura e la sua spada avrebbero potuto difendere entrambi da quelle rovi e nel caso tagliarle.  L’ Auditore stringeva da una parte la mano della donna, e dall’ altra impugnava la sua spada. Una volta giunti ai fori romani, un invito a vedere il posto che avevano raggiunto venne fatto da Lucrezia chiedendo in successione ad Ezio di poter mangiare.
“Non ho fame. Ma se vuoi, tu mangia pure.”
Un ordine, quasi per farla tenere in forma e non perderla di vista tenendola sempre sottocontrollo, quasi fosse un cagnolino al guinzaglio.
“Sanguini. Sarà meglio controllare la ferita, non voglio che venga ad intralciare i nostri accordi.”
Prese con classe ed eleganza la mano della ragazza ripulendola, con la stoffa dei propri abiti. Ne strappò un pezzo e lo strinse intorno alla sua mano, così delicata e debole, ferma e bianca, per far sì che il sangue non colasse
 “E non voglio essere paragonato a nessuno di loro. Hanno una loro fede, un loro credo come io ho il mio,  come quel dannato di suo padre aveva il proprio.”
Tornò a parlare e ad agire poi con il suo solito tono. Non aveva timore, non aveva paura. Forse aveva attaccato un po’ troppo nel personale la ragazza coinvolgendo il nome del padre attaccandolo ma doveva mostrarsi forte, non debole e non sottomesso alla Borgia. Non glie l’ avrebbe data vinta così facilmente.
Tutto sommato la Borgia si mostrò con un carattere diverso dinanzi ad Ezio. Le sue parole, il suo sfogo contro la sua vita, la sua ribellione … potevano tornare magari utili ad Ezio, utili per i suoi scopi, utile per ciò che cercava. Dopo l’ Auditore pensò a sé, alla propria vita, facendo un paragone. Cosa era la sua vita, era anche lui costretto a seguire la sua setta o era libero come pensava? Non ci aveva mai pensato, non ci aveva mai fatto caso, vedeva la sua vita più come un obbligo, come una pista da seguire al quale non poteva neanche cambiare strada. Ma ciò non gli importava molto, era lui che aveva scelto e preso quella strada. Era lui che aveva accettato di vivere in quelle condizioni. Magari un giorno si sarebbe stancato, avrebbe deciso di finirla eppure come poteva farlo? No… non era il momento adatto quello per pensarci, per scappare via, anche perché l’ Auditore ancora non lo voleva. 
Notò infine, dopo aver ascoltato le parole della ragazza che anche il viso era graffiato e sanguinava leggermente, dopo che la donna sputò per terra sangue.  L’ Auditore ascoltò le parole, le critiche che la Borgia esprimeva. Da Assassino la sua risposta sarebbe stata nulla, ma da Ezio anche lui avrebbe detto la stessa cosa. Doveva ammettere che Lucrezia era davvero carina ed attraente, e vederla in quelle condizioni portava un certo dispiacere, una certa dolcezza. Sentimenti ed emozioni non provati però dall’ Auditore dal momento in cui lui ancora odiava quella donna, odiava la sua famiglia. Parole che comunque non poté pronunciare dopo essersi rivolto a lei con delle parole non proprio consone.
“Di solito sono io il cavaliere, e posso confermare la sua versione anche se magari noi uomini la pensiamo diversamente. La vita tra noi funziona ad egual modo, sono solo i pensieri ad essere diversi. Tante, sono state le donne in quelle occasioni da cui i miei occhi sono stati colpiti e da cui la mia carne, il mio corpo spoglio e nudo è andato a stretto con il loro. E’ così che funziona, è questa la vita, Borgia.”
Parole dette per mostrarsi a lei come un osso non duro, come un uomo importante anche se ignaro, schiavo della massa e di se stesso. Non l’ aveva fatto per vantarsi o per offrirsi, quanto per il semplice motivo che doveva mettersi in gioco anche lui, doveva mostrarsi uomo, doveva mostrare che non aveva paura ad andare contro lei, contro la sua famiglia. Non voleva di certo essergli simpatico, infondo per lui, lei era solo una specie di ostaggio. Un ostaggio però con cui di certo non gli sarebbe dispiaciuto andare nell’ azione profonda dell’ essere in quei tempi; attirare, catturare, fare di lei la propria serva. Era quello ciò a cui miravano gli uomini liberi come l’ Auditore a quei tempi, e come uomo lui doveva mostrare ciò, anche se magari non aveva mai pensato che fosse un azione sbagliata, un azione che a lui poteva non fare piacere fare. 
“E’ ora. Andiamo…”
Le campane risuonarono non appena Ezio finì di parlare, andando a disperdersi non riecheggiando in quel posto, in quel luogo che all’ apparenza sembrava vuoto. Ezio si osservò intorno, fece attenzione a non dare nell’ occhio e a notare la presenza e le posizioni di ogni guardia per poter passare e camminare inosservato assieme alla Borgia per poterla accompagnare in un luogo, in un posto,  per farla mangiare. Chissà come avrebbero reagito i passanti, se l’ avrebbero riconosciuta con quegli abiti e come avrebbero reagito le guardie nel caso l’ avessero vista … con un assassino.
 
Parlava di sesso,oppure le stava davvero raccontando parte di quello che era il suo mondo?Non capiva bene quei discorsi,le sembravano disconnessi,e poi la imbarazzavano a dire il vero.D' altronde anche se nemici,lui era un uomo lei una donna,non era argomento il sesso da affrontare in una situazione precaria come quella.Le fasciò la mano pulendola con i propri abiti,ne strappò un pezzo fasciandogliela.Ormai erano nel mezzo delle strade romane,ffollate di genete,i nobili si distinguevano dai mercanti e dai poveri,li poteva contare stretti tra di loro per paura degli agguati da parte della medesima setta di cui faceva parte l' Auditore.
Riprese la sua mano con la propria fasciata,non dovevano dare nell' occhi ma se si fossero comportati in modo ambiguo,vale a dire come si comportava solitamente Ezio,li avrebbero notati subito specialmente per lei,non era ne agghindata come lui ne tanto brava nel rendersi invisibile alla folla.Si avvicinò cosi stretta a lui da dover toccare con la spalla e parte del fianco e quindi il seno il suo braccio e la sua spalla poco più su quasi vicina alla sua testa.
Dovevano camminare normalmente,come un uomo e una donna qualsiasi.
"Quelli la sono i componenti dela famiglia Rettori,la ragazza piccola ha solo quattordici anni ed è già stata maritata due volte.Dio me ne scampi e liberi,non vorrei mai essere sposata ad un uomo che amo e disprezzo..Per voi è facile passare la prima notte di nozze nel letto di una donna sconosciuta e che non amate,ma per noi,che siamo sentimentali e fraglili è un colpo al cuore.Preferirei morire che donarmi cosi.Anche se questo ormai è il mio destino..."
Strinse la sua mano per rabbia,avrebbe dovuto sposarsi il mese seguente con Alfonso,un uomo che non aveva mai visto e il quale primo obbiettivo in assoluto era avere un primogenito maschio.Tristemente si avviarono nel centro del mercato,c' era tanta gente,davvero molta ciò era un bene,le vecchie parlavano tra di loro si consigliavano quale spezia mettere nel brodo,rimedi per le rughe,gli uomini parlavano di caccia e di medicina,di politica e di donne,le giovani con i figli appresso sorridevano felici scambiandosi ogni tanto gesti d' affetto con l' amato al fianco.Tutto ciò la rendeva felice e triste al contempo,ma mantenne sempre un certo sorriso.Tirò l' Auditore vicino ad una bancarella di frutta,c' erano mele rosse verdi e gialle,arance portate dal Regno di Sicilia e datteri.Un vecchietto il venditore,un po' acciaccato le sorrise cordialmente non riconoscendola.
"Salve mia Signora,desiderate una mela o forse dei mandarini...li abbiamo anche senza semi,per le donne più raffinate.Non a tutte piace sputare a terra!"
Le fece l' occhiolino,era chiaramente una battuta.Rise indicando con la mano libera le mele rosse.
"Avete ragione buon uomo,non a tutte piace sputare,ma sapete è perchè molte non lo sanno fare..Ci vuole anche li una certa classe e dimestichezza.Desidererei due mele,una per me e una per.."L' uomo veloce anche se vecchio le lucidò e le imbustò in un involucro di carta.
"..ecco qui due mele rosse per la bella Eva e il suo Adamo,e speriamo che non vi caccino dall' Eden!Oimè io sono il Serpente dunque..ahaha"
Rise mentre la giovane porgeva una moneta d' oro all'uomo,che la ringraziò.Una volta prese e addentata la propria,si sentì ancora più in forze.
"Sono sicura che non campi d' aria,questa la teniamo per voi,per dopo..Non parlate molto,avete da fare le vostre domande no?Bhè muovetevi.."
Un bambino che correva passò in mezzo ai due che furono costretti ad alzare le braccia assieme,quelle con cui erano unite dalla stretta di mano.
"Chissà dove corre.."Ma quando girarono l' angolo mentre attendeva che l' Auditore ponesse le sue domande fu totalmente freddata dal pianto lamentoso di un bambino.Stava nel mezzo della folla,le ginocchia sanguinanti il viso in lacrime.
Lasciò la mano dell' Assassino improvvisamente forse varebbe pensato che stava scappando,si avvicinò al piccolo correndo ma quando gli fu a pochi metri prese a camminare fino ad arrivargli davanti.Si abbassò per arrivare a guardarlo bene,posò una mano sui capelli castani dorati.
"Ehi..Piccolo,perchè piangi?Ti sei perso?"Il bambino spaventato alzò lo sguardo sulla donna,e come colto da uan visione celestiale tirò su con il naso mostrando due occhi limpidi e azzurri arrossati.
"N-no...Mi fa male!"Guardò le ginocchia del bambino,poteva capirlo erano sbucciate forse era caduto.Gli carezzò la testa dolcemente e pian piano smise di piangere.
"Vedrai che guariranno,vedi anche io mi sono fatta male,ma una persona gentile mi ha curata e.."Ma il bambino la zitti posandosi la mano sullo stomaco.
"Mi fa male la pancia non le ginocchia..."Non capiva che stesse male?
"Non mangio da giorni,la mia mamma è malata e non può lavorare cosi non abbiamo soldi.."Purtorppo conosceva bene quella litania,a palazzo la gente veniva spesso a protestare per i soprusi e gli eccessi che i Borgia sperperevano a discpaito della povera gente.Le si strinse il cuore,lei non era Cesare,ne Rodrigo e dentro anche se era sempre stata dipinta come una Bastarda covava un cuore di donna e di mamma.
Guardò la propria mela prendendo anche quella che aveva tenuto per Ezio porgendola al bambino,gli sorrise.
"Tieni,gli ho dato solo un morso,finiscila tu e porta questa alla tua mamma...e prendi anche questi,cambiali  o scambiali con cibo e cure mediche.Sono di rubini e zaffiri valgono molto,dovreste essere a posto per un po."Si tolse gli orecchini e un bracciale dandoli al piccolo che sorrise scattando in avanti e abbracciandola.
"Grazie signora voi siete un angelo..."Poi si voltò sorridente pronto a dirigersi dalla madre.Si sollevò da terra tornando dall' Auditore.Era felice di ciò che aveva fatto ma anche arrabbiata per quello che suo fratello aveva causato alla città.
"Non saremmo dovuti venire a rovinare un' altra città.Donerei i miei gioielli per vederli sorridere tutti.Cesare subirà una bella ramanzina,che sicuramente non ascolterà.Amore fraterno un corno tsk...dovreste davvero ucciderlo"Riprese la mano dell Auditore.
 
Camminavano per la piazza nascondendosi tra la gente, nascondendosi tra la folla per non farsi riconoscere. Mano nella mano, stretti. Forse fin troppo per l’ Auditore. Arrivò persino a pensare che fosse lei che stava tentando di sedurlo, chissà per quali scopi personali. L’ Auditore aveva ancora questa mentalità, perché pensava a lei come una della famiglia Borgia. E per lui i Borgia, non erano nulla di buono. Neanche uno, perché uno valeva l’ altro.
“E’ proprio necessario?”
Chiese l’ Auditore riguardo al fatto del loro stretto contatto fisico. Tutto sommato non ricevette una risposta, sapeva benissimo che per nascondersi tra la folla dovevano essere quasi come se abbracciati. Ezio si sentì stringere la mano, forse dalla rabbia o forse dallo sfogo di Lucrezia dopo che gli disse alcune frasi. L’ Auditore si ricordò che voci giravano dove ella si sarebbe dovuta sposare con un certo Alfonso d’Este. Un poco di buono anche lui. Tutto sommato le parole di Lucrezia stupirono ancora Ezio, che non riuscì a capire se quelle parole erano frutto di veri sentimenti che la Borgia provava o se era tutto un inganno, tutta una messa in scena da parte di lei. Testardo, cocciuto, l’ Assassino non cambiava comunque la sua idea. Voleva vedere i fatti, non ascoltare parole. Era un Assassino, ed era suo solito agire. Credere all’ Azione, ai fatti, agli eventi. E non alle dicerie.
I due si avvicinarono ad una bancarella di frutta, e la ragazza iniziò un alquanto attiva discussione con il signore che vendeva queste mele. Eva e Adamo? Ma cosa aveva in testa l’ anziano? Nominò il frutto dell’ Eden, e ad Ezio gli si attivò un flusso nel suo cervello che subito lo rese attivo, facendolo pensare ai frutti dell’ Eden. Il bastone, la mela, che Lucrezia stesse attirando a sé Ezio per impossessarsi di questi? Cosa ne sapeva lei, che erano in mano all’ Auditore poi? No, sarebbe stata una coincidenza troppo fortuita per la Borgia, non poteva sapere del frutto dell’ Eden. Eppure … forse l’ aveva fatto apposta ad attirare Ezio alla bancarella di frutta comprando proprio una mela. Ezio cercò però di non dare a vedere ciò che pensava, e ciò che aveva pensato. Si allontanarono per riprendere il cammino, e l’ Assassino si trovò costretto a parlarle.
“Non è modo di nascondersi tra la folla quello. Lei Lucrezia, cade troppo nell’ occhio. Ora capisco perché viene sempre beccata durante i suoi tentativi di fuga.”
La Borgia invitò poi a fare le domande a cui l’ Assassino cercava risposta.
“Glie l’ ho detto. Voglio sapere dov’è Cesare Borgia.”
Odiava ripetersi, sia per il suo carattere personale sia per la sua aria da Assassino. Doveva mostrarsi autoritario, doveva mostrarsi forte e sicuro di sé. Anche fino a dare una cattiva impressione.
Non fece in tempo però a completare la domanda, a ricevere la risposta, che l’ attenzione di Lucrezia venne attirata da un piccolo bimbo che piangeva. Ezio si chiese cos’aveva adesso intenzione di fare Lucrezia, e osservò la scena che si venne a creare.
Gli donò la mela, gli donò i gioielli, gli parlò e fece andare via contento il ragazzino. Fu proprio lì che Ezio rimase stupito. Che la Borgia avesse intenzione di avanzare con il suo piano mascherando le proprie origini e mostrandosi dolce e gentile donando ad un qualsiasi bimbo sconosciuto cibo e gioielli, o che fosse davvero quello il suo comportamento, il suo carattere vero e fosse così libera di esprimersi, di agire come lei voleva? Altre parole vennero raccontate all’ Auditore. Sembrava anche lei odiare la sua famiglia, odiare il fratello. Si mostrò altruista, al contrario di tutte le voci di corridoio che scorrevano sul suo conto. Dov’era finito il suo solito carattere, duro e forte, come quello di una donna veterana di esperienze con un cuore forte e un cervello non da meno? Possibile che avesse aperto davvero il suo cuore a quel bambino di classe sociale inferiore al suo?
Stupito, era questo ciò che provava Ezio. Tuttavia la sua missione era assassinare Cesare Borgia, non gli importava nulla di cosa fosse e di come fosse la sorella. Era un assassino lui, questo era vero… ma prima di tutto, era anche un uomo. Si incuriosì, decise di studiare a fondo Lucrezia e quindi capire e scoprire magari altro sulla famiglia Borgia, il che non gli avrebbe di certo scomodato la missione. Magari avrebbe anche trovato un altro aggancio, un appiglio su cui andare per seguire le tracce di Cesare.
“Continuo dicendole che pur se liberarsi di gioielli e tutto il resto è un buon modo per mettersi in incognito non facendosi notare, è pur sempre vero che donandogli ad un bambino questo farà spargere la voce in men che non si dica per tutto il paese.  E’ arrivato il momento per te di appartenere ad una classe sociale povera se vuoi veramente nasconderti, mimetizzarti. Trucchi, gioielli, abiti, pettinatura, tutto. E’ ora di cambiare. Lucrezia … posso darti del tu?”
Chiese l’ Assassino, liberando per la prima volta un senso di confidenza nei riguardi della Borgia mai usato prima pur se non troppo spinto e spedito. Voleva vedere cosa ella aveva in mente, se i dubbi dell’ Assassino erano fondati o meno. E quello, era arrivato il momento giusto per iniziare a metterla alla prova.
Continua...

Cosa deciderà di fare Lucrezia?Sarà veramente disposta a cambiare ogni parte del suo aspetto per apparire una dei bassi ceti?O tutto ciò è solamente un inganno come ben pensa l'Assassino?E se si sbagliasse?E se la donna scappasse?Tutto questo nel prossimo capitolo.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: Akagage9195