A-hem.
Sono state apportate alcune piccole modifiche,
ringraziando lisachan che
è stata così carina da farmi notare un errore. Grazie mille.
Buona lettura a tutti, vi aspetto in fondo con le
precisazioni di rito.
PROLOGO
Mentre la porta sbatteva con violenza Markl, appollaiato sulla sedia con le lunghe braccia
avvolte intorno alle ginocchia magre da adolescente, voltò verso il camino uno sguardo
colmo di rimprovero, molto buffo da vedere sul suo viso di tredicenne.
“Perché qualche volta non provi a stare
zitto, Calcifer?” domandò stizzito
all’indirizzo del demone-fuoco, che scoppiettava avvinghiato ad un grosso
ciocco di legno.
Lui sembrò non gradire l’osservazione e
voltò di lato i tondi occhi innocenti.
“Ma abbiamo ragione noi!” sbottò
producendo un’improvvisa vampata rossastra.
Markl scrollò la testa.
“Sophie gli manca
tanto, Calcifer –osservò con profonda
tristezza, ancora una volta inadatta al suo volto infantile- Così
tanto…” mormorò stringendo le braccia con forza, mentre gli
occhi gli si inumidivano.
“Sophie manca a
tutti! Anche a noi! –ribattè il fuoco
con veemenza- Ti sei dimenticato chi è stato a liberarci dal patto con
Howl, eh? E’ stata lei!” aggiunse con un tremito nella voce.
Il ragazzino preferì non rispondere, non
trovando nulla di appropriato e preferendo non imbarcarsi nell’ennesima
aspra discussione sempre uguale.
Si limitò a voltare verso la porta di casa,
da cui Howl era uscito tanto bruscamente, uno sguardo rassegnato e sofferto.
Una piccola parte di lui sperava che si riaprisse subito, e che il suo amico e
maestro ne rientrasse in un turbinio di ciondoli e capelli, con uno dei
luminosi e contagiosi sorrisi che una volta era tanto facile scorgere sul suo
volto, ma che da troppo tempo l’avevano lasciato per non ricomparire. Non
vedeva brillare i suoi occhi da quasi due anni, ormai.
Ma sapeva benissimo che ciò che sperava non
sarebbe accaduto: Howl non sarebbe rientrato almeno fino a sera, sempre che non
decidesse di rimanere fuori per la notte; solo il mese prima non
l’avevano visto per più di una settimana, dopo l’ultima
volta che Calcifer gli aveva fatto notare quanto si
stesse lasciando andare allo sfacelo.
“Non riesci a fare a meno di essere cattivo
con lui?” domandò risentito senza potersi trattenere, alzandosi
svogliatamente con un goffo dondolio del corpo sproporzionato da ragazzino. Con
una smorfia, tentò di rintracciare un pezzo di pane nel marasma immondo
che regnava sul tavolo, ma lasciò perdere ancora prima di aver
seriamente iniziato la ricerca.
“Noi NON siamo cattivi, Markl, gli diciamo solo quello
che pensiamo” obiettò piccato il demone.
“Ma se quello che gli dici è proprio
quello che lui non vuole sentir… Yeuch!
–sbottò slanciando verso l’esterno le braccia-
Cos’è quella roba? –avvicinò il volto con attenzione
a una specie di forma irregolare muffita, scrutandola scientificamente- Non
riesco a capire se sia formaggio, pane o cos’altro…”
ponderò assorto.
“Controlla che non sia ancora vivo”
osservò Calcifer asciutto.
Markl sbuffò.
“Qualcuno dovrebbe pulire, qui…”
iniziò meditabondo, con uno sguardo leggermente schifato alla stanza
impolverata e stracolma dei più disparati ed inutili oggetti –e di
un bel po’ di rifiuti, in realtà.
Un tempo la cosa non gli dava il minimo fastidio, ma
dopo che Sophie li aveva abituati alla pulizia era
dura riprendere dimestichezza con tutto quel ciarpame.
La porta si aprì lentamente, ma Markl non si fece la benché minima illusione, e non
si voltò nemmeno a guardare.
“Il cane è stato buono, nonnina?”
chiese con disinteresse, punzecchiando con un’asticciola l’alimento
misterioso che aveva destato il suo interesse.
Muoversi non si muoveva, ed era già qualcosa.
“Buono, buono –rispose lei con la sua vocetta pigolante- bel ragazzino”
Markl si voltò con
sufficienza a guardarla, per poi avvicinarsi svogliatamente ed aiutarla nel
salire i tre gradini dell’ingresso, mentre la bestiola gli scodinzolava
brevemente prima di trotterellare nella stanza a fianco, dove sperava
evidentemente lo aspettasse la ciotola piena.
Ma Markl dubitava che Howl
avesse pensato all’eventualità che qualcuno di loro, poichè tutti affranti per la mancanza di Sophie, potesse ancora manifestare esigenze fisiologiche e
materiali come, ad esempio, nutrirsi.
“Domani vado al mercato” annunciò
a nessuno in particolare.
Lei non gli fece caso e si trascinò vicino a Calcifer, allungando le mani tremule verso il calore della
fiamma.
Il demone le lanciò uno sguardo vagamente
ostile, non dimentico che lei, ex Strega delle lande desolate, avesse provocato
un bel po’ di guai a tutti loro, come il tentare di tenersi il cuore di
Howl, per citarne uno.
Cane tornò mogio da loro, e con uno sbuffo
triste si accucciò a sua volta vicino al fuoco.
Il campanello suonò, interrompendo il cupo
silenzio che era piombato sulla stanza.
Markl, con uno sbuffo annoiato,
caracollò alla porta e la spalancò senza troppe cerimonie.
“Il signor Pendragon
non è in-…” iniziò, per poi rimanere immobile a bocca
spalancata.
“Howl dov’è?” si
sentì chiedere.
Aveva già visto quella donna bionda e raffinata
in qualche altra occasione.
Era piuttosto avvenente, con un’aria elegante
e svampita, la voce acuta e manierosa.
“Che modo di accogliere i clienti!”
borbottò Calcifer sostenuto.
“Ma sì! –guaì Markl con un balzo sui piedi uniti, del tutto ignorandolo- Lei
è la madre di Sophie!”
Certo che l’aveva già vista! Il giorno
del matrimonio c’era anche lei, se ne ricordava benissimo adesso. Sarebbe
stato bizzarro il contrario, dal momento che l’abito vaporoso della donna
l’aveva resa incredibilmente simile ad un enorme confetto lilla su cui i
commenti non si erano sprecati, durante i festeggiamenti. Sophie,
generosa come sempre, l’aveva invitata anche se in passato era stata
scorretta tradendola per Madame Suliman
Lei annuì freneticamente.
Aveva le guance accese d’agitazione ed uno
spontaneo, trattenuto sorriso di gioia le illuminava i lineamenti.
“L’hanno trovata! L’hanno trovata,
è viva!” esclamò con un trillo, battendo le mani.
La vampata di Calcifer
rischiò di carbonizzare in un solo istante le mani della strega, ed il
cane balzò sulle zampe con un uggiolio festoso e una potente agitata di
coda.
“Sophie?”
pigolò la vecchietta speranzosa.
“Sì! Sì!” trillò la
ragazza con gli occhi lucidi.
“UAAAOOO!!! –Markl
poco rispettosamente l’afferrò per le mani e la strattonò
all’interno della stanza, trascinandola in un turbinoso girotondo-
EVVIVA! EVVIVA SOPHIE!” starnazzò mentre anche Cane si univa al
buffo balletto rischiando di farlo rovinare a terra con la donna e tutto.
“BISOGNA AVVISARE HOWL!!!”
sbraitò Calcifer in un danzare di fiamme.
TO BE CONTINUED…
Alcune dovute precisazioni:
-
questa
storia si basa sul film di Miyazaki, perché io
non ho mai letto il libro da cui è tratto –nonostante mi sia
innumerevoli volte riproposta di farlo
-
ci
saranno sicuramente imprecisioni, imperfezioni ed incoerenze, dal momento che
ho visto il film non troppe volte e non ricordo tutto alla perfezione
-
sarò
probabilmente stucchevole in ogni scena in cui Howl sia presente perché
è il grande amore della mia vita. Cioè, il secondo grande amore
della mia vita, quasi a parimerito.
-
Non
mi ricordo cos’altro volevo dire
…Credo sia tutto, per ora. Per sapere
precisamente la storia dovrete attendere, temo. Sono passato all’incirca
cinque anni dalle vicende del film e parecchie cose sono cambiate, la storia
sarà in parte un lungo flashback che le racconta.
Vi incuriosisce?
Suni