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Autore: Widelf    16/01/2012    0 recensioni
La storia di Varg, il fedele compagno di Casemir, il Guerriero Scelto di Uriel Septim.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Il Furfante puntò il bastone contro Casemir. D’istinto, capii le sue intenzioni, ma il Furfante fu rapidissimo a scagliare una grossa palla di fuoco verso il mio compagno. Formulai in fretta l’incantesimo nella mia testa, mi frapposi tra la palla di fuoco e Casemir e, allungando le braccia davanti a me urlai: -Suojella meita!

Lo scudo di magicka si aprì rapidissimo davanti a noi, in uno sfolgorio azzurrino. La grande palla di fuoco scagliata dal Furfante si infranse su di esso e si dissolse nel nulla. Ruotai rapidamente la mano destra, la puntai verso il Furfante e ringhiai: - Kuolla jaadytetty!
Il piccolo demone trasalì, poi il suo corpo si irrigidì e cominciò a cristallizzarsi in una grottesca scultura di ghiaccio. Quando la sua trasformazione fu completata, Ilend si avvicinò incuriosito e toccò l’ormai inerte corpo del Furfante, che si sbriciolò in mille piccoli cristalli. Il soldato scoppiò a ridere.

Grosse gocce di sudore imperlavano la mia fronte. Il mio corpo non era ancora abituato ad accusare sforzi così grandi in tempi così brevi. Crollai su un ginocchio con il fiato corto. Anche se fisicamente non avevo compiuto praticamente sforzi, era la mia riserva di magicka che si stava rapidamente esaurendo.

- Varg, stai bene? -. La voce di Casemir mi giungeva quasi ovattata. – N-nulla di grave, Casemir. S-solo un attimo di s-s-spossatezza – risposi con un filo di voce.

-Tieni, prendi questa.-  Casemir mi porse una delle fialette che Eronor ci aveva consegnato al Priorato di Weynon. – Dovrebbe essere un tonico per la tua magicka. Sempre che Jauffre non ci abbia ingannato dandoci davvero del decotto di aloe. Allora saremmo davvero nei guai. – Un grosso sorriso comparve sul viso del Bretone, e io lo ricambiai. Presi la fialetta e ne bevvi avidamente il contenuto. Sentii il mio corpo ricaricarsi come se avessi dormito per due giorni di fila.

Mi alzai e dissi a Casemir che ero pronto a proseguire. Quello rispose con un cenno d’intesa e richiamò bruscamente Ilend, che era ancora incredulo per la fine del Furfante. Cominciammo a salire le scale per arrivare alla sommità della torre. Dopo due rampe di scale ci trovammo davanti a una porta, anch’essa semiaperta come quella principale della costruzione. Sulla porta stessa era affissa una targa con un’iscrizione runica. C’era scritto “Corridoi della Salvezza Oscura”. Pensai che non era un’indicazione molto rassicurante.
Procedemmo oltre la porta e ci trovammo in un ambiente molto più stretto della sala precedente. Un corridoio, appunto.  L’ebano delle pareti, se possibile, mi sembrava ancora più nero. Continuammo a camminare in avanti fino a quando non giungemmo a una piccola saletta vuota. C’era qualcosa che non andava, era più che palese.

Le varie trappole che erano presenti erano state fatte scattare tutte; era da escludere quindi che i Daedra ci stessero aspettando. Piuttosto, qualcosa o qualcuno era riuscito ad eludere tutti i sistemi di sicurezza che i mostri avevano preparato per queste occasioni. A terra giacevano i resti di alcuni Furfanti, morti per evidenti colpi di mazza chiodata.

- Beh, qualsiasi cosa sia successa qui, ci ha risparmiato diverse noie, non credete? -. Così Ilend Vonius commentò la scena che ci si era parata davanti, e io e Casemir non potemmo fare altro che dargli ragione. Facendo attenzione ad evitare eventuali trappole non disinnescate continuammo la nostra scalata verso la sommità della torre. Uscimmo dalla saletta e continuammo a macinare decine e decine di scalini. Ancora oggi, dopo più di ottantacinque anni, non ricordo di aver mai visto nella dimensione tamrielica così tanti gradini tutti in una volta.

Dopo l’ennesima rampa, ci trovammo finalmente a quello che sembrava un punto di svolta: di nuovo una porta con a fianco un’iscrizione runica. Stavolta la targa recitava “Sale di Squartamento”. Non ci volle molto a capire che quelle stanze erano il mattatoio personale dei Dremora, che si divertivano a torturare i loro prigionieri e a volte, come scoprimmo in seguito, anche gli stessi Furfanti, loro servitori. Questa volta però la porta non era semiaperta. Casemir provò prima a forzarla prendendola a spallate, con l’ausilio di Ilend, e provò poi a far saltare la serratura usando il suo pugnale da viaggio. Nessuno dei due modi funzionò.

-Varg, di questo passo non riusceremo a entrare nemmeno fra tre Ere. Vieni a darci una mano…prova magari con la magia- disse Casemir respirando forte per lo sforzo che aveva compiuto. – Posso provarci – risposi – ma non credo che i Daedra siano così sciocchi da permettere a una magia da quattro soldi di violare le loro stanze più segrete-.

- Vale comunque la pena tentare, non ti pare? – intervenne Ilend Vonius. Casemir annuì e poi si volse verso di me, facendomi segno di avvicinarmi alla porta. A malincuore mi avvicinai e borbottai qualche piccolo sortilegio protettivo per evitare di rimanere gravemente ferito in caso i Daedra avessero apposto qualche protezione magica alla serratura della porta.

Misi il palmo della mano destra sulla serratura, mi concentrai e dissi: -Avatkaa -. La serratura scintillò per qualche secondo, poi provai ad aprire. Nulla. La porta era più solida di prima e non si muoveva di un millimetro.

- Temo proprio che non abbia funzionato, Casemir – dissi sconsolato. – Ci vedo bene ancora, Nordico – mi rispose in modo platealmente sarcastico – e purtroppo devo constatarlo con dispiacere. Beh, c’è rimasta una sola alternativa, a quanto pare. E ancora una volta dovremo affidarci alle tue abilità magiche, Varg. Dovrai aprirci un varco con la magia. In parole povere, dovrai far saltare in aria la porta. O tutto il muro, se preferisci…non è il caso di andare tanto per il sottile -.

Rimasi stupefatto della richiesta di Casemir. Non avevo mai lanciato un incantesimo del genere…conoscevo sì le parole della Lingua Arcana per farlo, ma non sapevo se avessi potuto calcolare esattamente la quantità di magicka necessaria. Un piccolo errore e sarei potuto svenire per il dispendio di energia, oppure avrei potuto liberare un’energia talmente forte da ucciderci tutti. E in più, ad aumentare il coefficiente di difficoltà, c’era il fatto che le pareti e la porta fossero interamente di ebano, uno dei materiali più resistenti di Tamriel.
Deglutii rumorosamente ed esposi i miei dubbi a Casemir. Mi rispose che aveva fiducia in me e che sapeva con certezza che avrei potuto farlo, altrimenti non avrebbe mai proposto un’idea simile. Avevo il forte sospetto che mentisse: dopotutto, se non ci fossi stato io, sarebbe dovuto certamente restare al di fuori delle Sale e tornare indietro a mani vuote, segnando così definitivamente il destino di Kvatch. Casemir si stava giocando una carta rischiosissima: quella della mia vita.

Mi dissi che tanto valeva provarci, e che se qualcosa fosse andato storto avrei avuto almeno la consolazione di una morte onorevole. Mi sedetti a terra, con le gambe incrociate, davanti alla porta. Chiusi gli occhi e cominciai a concentrarmi molto intensamente. Cominciai anche a inspirare grosse quantità d’aria, a intervalli regolari e ritmati, per sentire il fluire della magicka dentro di me. Calcolai con quanta più precisione potei la quantità di energia che ritenevo mi fosse necessaria.

Una volta individuata, mi alzai in piedi, sempre con i palmi delle mani rivolti verso la porta. Sentivo il flusso magico che si andava affievolendo nel corpo mentre lo concentravo sulle mani, che cominciarono a brillare di luce argentea. Poi, con un rapido movimento, rilasciai tutta l’energia accumulata urlando - Ammu tämä ovi!-.
   
 
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