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Autore: IlaOnMars6277    17/01/2012    7 recensioni
Ispirata da The Kill.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo bisogno di parlarle, anche se sarebbe stata dura come tutte le volte e non ne avrei tratto nulla di buono.

Posai la mano sulla maniglia e spinsi la porta.

Era seduta sul bordo del letto, le braccia conserte sull’addome, una mano stringeva forte la maglietta, fino a far diventare bianche le nocche. I capelli lunghi, senza luce, le ricadevano sulle spalle, confusi. La stanza era in penombra, disordinata come la sua mente e l’odore di sigaretta mi investì in pieno. Tremai di paura e di piacere.
Non si voltò a guardare chi fosse entrato, lo sapeva. Fissava il pavimento.
Presi coraggio e parlai.
“Che fai?”
“Niente” la sua voce era spenta come al solito, sembrava infastidita e sollevata di vedermi allo stesso tempo.
“A cosa pensi?”
“A niente”
“Non puoi  pensare a  niente”
“Penso a  troppe  cose per  poterti  rispondere”
“Parti dalla più semplice”
“Cerco di pensare a come mi vedi tu ora. M' immagino sdraiata a terra, rannicchiata su me stessa. Al buio. Mentre entra dell’acqua nella stanza ed io neanche me ne accorgo, troppo impegnata a cercare di respirare. Che stranezza…. mi vedo mora, non lo sono mai stata”
Volevo sedermi accanto a lei, ma sapevo non le avrebbe fatto piacere.
“Non servirebbe a nulla cercare di respirare, visto che stai per annegare.”
Finalmente si voltò verso di me, mi guardò un attimo poi tornò a contemplare il pavimento.
“Secondo te, mi donerebbero i capelli neri? “ si sfiorò una ciocca che le ricadeva sul seno.
“Si molto. Ma vai già bene così come sei.”
“Magari con una maglietta rossa. Non mi è mai piaciuto il rosso, ma lo metterei.”
Mi sedetti sul bordo del letto, distante da lei. Si alzò qualche granello di polvere. Trattenni il respiro.
“Perché non ti piace?”
Sorrise. Un sorriso che m' impaurì.
“Mi ricorda l’adolescenza. Quando arrossivo con poco e ogni cosa era inaspettata.”
“Arrossisci ancora, qualche volta.”
“E’ vergogna. Insicurezza”
“Per cosa?”
“Per me stessa”
“Non devi vergognarti”
“Perché?”
“Perché non hai nulla di cui vergognarti”
Si voltò di scatto, uno sguardo cattivo e triste allo stesso tempo. Gli occhi arrossati stavano trattenendo un fiume di lacrime che non avrei mai visto. Quel verde intenso mi stava trapassando l’anima, odiavo quando mi guardava così. Quello sguardo saccente, legato ad una sottile maschera che aveva costruito per anni, sapientemente. Non lasciava spazio a repliche o discussioni. In un modo o nell’altro avrebbe fatto di testa sua, qualsiasi cosa le dicessi. In quei casi, preferivo eclissarmi e lasciarla fare.
“E tu che ne sai?”
“Ti conosco” risposta azzardata da parte mia.

Schioccò la mascella e ne uscì una risata nervosa.

“Nessuno mi conosce. Neanche tu” schiodò lo sguardo dal mio e fissò la parete bianca di fronte a lei. Sorrideva cinica, pensando di aver avuto la meglio su di me. Aveva ragione, in parte. Però dimenticava sempre una cosa fondamentale, con il tempo avevo imparato a pesare le sue parole, a non mischiarle con le mie, nonostante spesso si assomiglino. Mi alzai e aprì la porta per uscire.
“Dove vai?”
“Di nuovo lontano”
“Da me?”
“Si”
“Non puoi liberarti di me”
“Lo so e non potrei mai. Tu sei sempre con me, anche quando non voglio, ma per ora rimani qui.”
“Tornerai presto?” mi stava osservando con occhi tristi ma riconobbi un velo di cinismo.
“Non prendermi in giro. Lo sai sempre quando sto per arrivare. Prima che io mi renda conto di essere qui, tu sai già il perché della mia visita” si guardò le unghie e sorridendo bisbigliò “perché so cosa hai bisogno di sentirti dire per poter fare l’esatto contrario”

Annuiì.

Chiusi la porta e girai la serratura. Sapevo che l’avrei trovata lì se avessi voluto, se l’avessi cercata di nuovo. E lo avrei fatto sicuramente, come facevo ogni volta che avevo bisogno di un confronto. Avevo e avrò sempre bisogno della parte di me che mi prende in giro, che odio, che mi fa piangere ogni volta, che mi da le risposte sbagliate, che sa essere più contorta di un labirinto senza uscita, che ti esaspera, che non ti da pace, che ti chiede senza dare nulla in cambio, che ti spaventa, che non conoscerai mai bene perché inaccessibile, che sa essere cattiva come nessuno mai.

Ma che continuerò a tenere con me, perché mi riporta con i piedi per terra.






Ispirata dal video di the kill, mentre ascoltavo "Blind" dei Placebo. Sarebbe bello poter estrapolare la parte più ostile di noi stessi, che conosciamo poco e poterci avere un confronto diretto. Grazie per aver letto ^_^
   
 
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