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Autore: LazySoul    19/01/2012    6 recensioni
Chihiro ormai ha perso la speranza che Kohaku riesca a sfuggire dalle grinfie di Jubaba e ogni volta che si ritrova a sognare di rivederlo, rimane delusa. Il diciassettesimo Natale della sua vita però le porterà una sorpresa inaspettata: un ladro si intrufolerà in casa sua o sarà tutto un equivoco? È Haku quello che si ritroverà davanti o solo il frutto della sua immaginazione?
Quinta classificata al "Miyazaki Prompt Contest" indetto da Marge86
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo scrigno dei ricordi_spirited away_lazysoul


Quinta classificata: LazySoul “Lo scrigno dei ricordi” 

Autore: LazySoul
Fandom: Spirited Away
Personaggi: Chihiro/Kohaku, Nuovo personaggio
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot
Genere : Romantico, Sentimentale
Introduzione/riassunto: Chihiro ormai ha perso la speranza che Kohaku riesca a sfuggire dalle grinfie di Jubaba e ogni volta che si ritrova a sognare di rivederlo, rimane delusa. Il diciassettesimo Natale della sua vita però le porterà una sorpresa inaspettata: un ladro si intrufolerà in casa sua o sarà tutto un equivoco? È Haku quello che si ritroverà davanti o solo il frutto della sua immaginazione? 

 

Lo scrigno dei ricordi
 

 

Chihiro aprì, con la piccola chiave che le piaceva portarsi appesa al collo, il suo piccolo scrigno.

Amava tornare indietro a ricordi passati grazie agli oggetti che teneva gelosamente nascosti all’interno del cofanetto, era una cosa che faceva tutti i giorni di Natale da sola, seduta sul suo letto.

La prima cosa che tirò fuori da esso fu il biglietto che le avevano regalato i suoi amici, prima che si trasferisse, quello che l’aveva aiutata a ricordare il suo nome quando si era ritrovata nelle grinfie della strega Jubaba. Le tornò alla mente il mazzo di fiori che si era rovinato in un tempo a suo parere troppo breve e i capricci e le lamentele che avevano spazientito i suoi genitori.

Sorrise a quel ricordo, pensando a quanto era stata sciocca.

Trovò poi il nastrino colorato che le avevano regalato i suoi pochi amici quando avevano raggiunto la dimora della sorella gemella di Jubaba, Zaniba. Il ricordo le fece pensare al viaggio che aveva intrapreso in treno con lo Spirito Senza Volto, che di maligno non aveva proprio niente se sapevi come trattarlo e l’iniziale antipatia del figlio di Jubaba, che alla fine si era dimostrato un amico.

Pescò molti altri ricordi che risalivano agli anni successivi alla sua avventura, un biglietto del cinema, lo scontrino di un ristorante dove aveva festeggiato i suoi quindici anni, un paio di foto sue e dei suoi genitori, il braccialetto che le aveva regalato sua madre per il suo diciassettesimo compleanno e un piccolo biglietto di auguri che le aveva inviato (in ritardo) sua nonna.

Era strano come il tempo passasse in fretta, come senza rendersene conto si ritrovava completamente diversa rispetto a quando aveva vissuto una delle esperienze più importanti della sua vita, come si rendeva conto di esser stata ingenua o troppo testarda, come le sarebbe piaciuto tornare indietro nel tempo per poter vivere un’ultima volta un semplice istante del passato che sapeva non sarebbe tornato più.

Si sentiva terribilmente sola in quei momenti, mentre guardava fuori dalla finestra la poca neve che stava imbiancando il vialetto di casa, e spesso temeva di non riuscire a sopportare ancora la monotonia della sua vita quotidiana.

Le mancava l’avventura?

No, le mancava sognare.

Le mancava credere che un giorno si sarebbe svegliata e si sarebbe ritrovata  sotto l’albero di Natale l’unico regalo che non aveva mai avuto il coraggio di chiedere a Santa Claus negli ultimi tempi, per paura di rimanere poi delusa un’altra volta.

Non sempre il destino è come lo si vuole, spesso gioca brutti scherzi quando meno qualcuno se l’aspetta, spesso prende in giro, illude e poi fa cadere quando si pensa di aver finalmente scoperto il modo più semplice per poter volare in alto, fino ad un mondo perfetto e unico di cui non ci si potrebbe stancare mai.

Chiuse con le mani tremanti lo scrigno e sentì una lacrima scivolarle lungo la guancia.

Serrò gli occhi, mentre si portava una mano al cuore.

“L’unica cosa che voglio per Natale sei tu”

Pensò, mentre nella sua mente si figurava gli occhi verdi che non avevano fatto altro che tormentarla per tutta la sua vita, ma che comunque continuava ad amare incondizionatamente.

Si alzò dal letto, ripose il cofanetto in un cassetto nascosto e poi entrò in bagno per farsi una bella e lunga doccia bollente.

Non doveva più pensare a quello stupido desiderio, tanto ormai sapeva che non sarebbe mai arrivato nessuno, Santa Claus non esisteva e il destino era un mostro senza cuore che non le avrebbe mai permesso di trovare un minimo di felicità nella sua vita.

Dopo la doccia non si preoccupò di passare davanti all’alberello di plastica che aveva decorato pochi giorni prima, mentre entrava direttamente in cucina e si preparava una colazione veloce.

Era strano per lei stare a casa da sola, i suoi genitori avevano deciso di regalarsi una vacanza tutta per loro e lei aveva acconsentito di buon grado all’idea, segretamente orgogliosa di avere dei genitori che si amavano e che le volevano un bene dell’anima, anche se non erano abituati a dimostrarlo.

Finita la colazione ripulì e sistemò al suo posto la tazza, prima di alzarsi e dirigersi verso il salotto.

Lì si bloccò.

Rimase con la mano serrata sulla maniglia d’ottone per alcuni istante, mentre si chiedeva se sarebbe stato giusto illudersi un’altra volta, per poi soffrire all’idea di aver desiderato una cosa che non avrebbe mai potuto ottenere.

Chiuse gli occhi, aprì la porta e poi rimase immobile a fissare con gli occhi colmi di lacrime la stanza.

Vuota.

Era accaduto di nuovo, aveva immaginato di poterlo abbracciare come un tempo, di poterlo vedere sorridere di nuovo, di potergli parlare...

Prese l’unico piccolo pacchetto sotto l’alberello di natale che le avevano lasciato i suoi prima di andarsene e all’internò trovò un libricino di poesie. Lo sfogliò distrattamente, prima di sentire il telefono squillare.

Era sua madre: «Buon Natale Chihiro! Come va a casa da sola? Hai aperto il nostro regalo?»

«Buon Natale anche a voi! Comunque a casa va tutto bene e il libro mi piace molto, grazie», rispose distrattamente, mentre osservava la neve attecchire al suolo fuori, in giardino.

Parlarono del clima, dell’hotel dove alloggiavano i suoi e di tante altre cose, prima che sua madre riattaccasse con un: «Ci sentiamo presto amore, ti vogliamo bene!»

Chihiro prese il suo regalo e andò a posarlo nella piccola libreria in camera sua.

Si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi.

“Basta illudersi”, pensò prima di addormentarsi.

 

***

 

Quando si svegliò vide la finestra della sua camera aperta e alcuni fiocchi di neve che si scioglievano accanto al tappeto.

Rabbrividì per il freddo mentre la chiudeva e prese uno straccio dalla cucina per asciugare per terra.

Appena finì sentì un rumore dietro di lei.

Rimase ferma immobile mentre percepiva il battito del suo cuore accelerare e il respiro farsi affannoso.

Il primo pensiero che la sua mente formulò fu: “È entrato un ladro in casa!”

L’unica “arma” contro l’intruso che avrebbe potuto usare era il vecchio libro di matematica che pesava abbastanza da stendere chiunque, così lo prese con un gesto fulmineo e lo sollevò in alto, voltandosi verso il rapinatore.

Sbarrò gli occhi quando si accorse che non c’era nessuno, eppure lei aveva sentito quel rumore ed era certa che qualcuno lì dentro ci fosse.

Abbassò di poco il volume, prima di azzardare qualche passo verso la porta.

Passando però davanti alla finestra, scivolò, a causa della pozza d’acqua non ancora del tutto asciugata, sbatté la testa e svenne.

 

***

 

«Chihiro? Stai bene?»

La ragazza sentì una fitta dolorosa alla nuca, mentre apriva gli occhi e scopriva di essere adagiata sul suo letto.

“Ma non ero scivolata?”, si chiese, massaggiandosi la testa emettendo piccoli lamenti e insulti acidi diretti alla neve.

«Chihiro?», sussurrò una voce, facendola voltare di scattò e rimanere imbambolata.

Impossibile.

Ecco l’unica parola che riuscì a pensare in quel frangente, mentre sentiva il cuore battere impazzito e il cervello smettere di ragionare.

«Sei proprio tu?», chiese stupita, specchiandosi in quegli occhi che tanto aveva aspettato negli ultimi sette anni.

Lui sorrise: «Mi sei mancata Chihiro»

Il viso di lei si illuminò all’improvviso, prima che si alzasse e si fiondasse tra le braccia del ragazzo.

Grandi lacrime salate le rigarono il volto, mentre lui la stringeva a sé.

«Oh, Haku!», esclamò guardandolo dritto negli occhi.

«Non sei cambiata affatto, avevo paura di ritrovarmi davanti una persona completamente diversa e invece sei sempre la solita Chihiro»

La ragazza non rispose alle sue parole, troppo occupata a memorizzare tutti i suoi cambiamenti fisici; aveva il viso più maturo, i capelli tagliati più corti, rispetto all’ultima volta che l’aveva visto, mettevano in risalto la sua bellezza, i suoi occhi verdi erano sempre della stessa sconcertante dolcezza e il suo sorriso era sempre piacevolmente sincero.

«Neanche tu sei cambiato», disse lei, mentre si rendeva conto che il suo desiderio si era avverato e per una volta a Natale aveva ottenuto ciò che più voleva.

 

 ***

 

Passarono minuti, forse ore, o addirittura giorni, prima che il loro abbraccio si concludesse e la ragazza non perse tempo; incominciando a sommergere, quello che aveva creduto essere un ladro, di domande.

«Cos’è successo quando me ne sono andata, Haku? Pensavo che Jubaba ti avrebbe lasciato andare subito! Cominciavo a pensare che non ti avrei più rivisto, che non saresti più riuscito a sfuggirle e...»

Lui le appoggiò un dito sulle labbra, zittendola immediatamente: «Avevo dimenticato quanto sei chiacchierona», sussurrò sorridendo e alzandosi in piedi.

Fece il giro del letto e si sedette sulla seggiolina della piccola scrivania della ragazza, la quale non si era persa neanche un istante dello spostamento, ancora sconvolta di avere di fronte davvero il suo Kohaku e non solo un miraggio frutto della sua immaginazione.

Il ragazzo sospirò, prima di iniziare a raccontare: «Quando sono tornato indietro Jubaba mi ha promesso di liberarmi solo se le avessi prestato servizio per ancora altri tre anni, ho cercato di contrattare, di convincerla che non aveva più bisogno di me, ma lei è stata irremovibile. Mi faceva svolgere sempre gli stessi compiti e quando è scaduto anche il terzo anno credevo di essere finalmente libero, ma mi sbagliavo. Jubaba mi minacciò di lanciarmi maledizioni e di privarmi di qualsiasi mio potere se non l’avessi aiutata a migliorare, così da poter diventare ancora più potente di Zaniba. All’inizio ho accettato di rubare formule e incantesimi a maghi famosi per lei, ma alla fine mi sono stancato, le ho ricordato il nostro accordo oramai scaduto e lei credo avesse capito che volevo essere libero solo per poter stare con te, così dopo una lunga lotta tra me e lei, Jubaba è riuscita a privarmi della memoria di quei giorni che abbiamo passato insieme», Haku si bloccò lanciando un’occhiata malinconica alla ragazza: «È stato terribile non riuscire a ricordare, sapere di aver dimenticato qualcosa di estremamente importante senza però sapere cosa. Sognare di notte sempre gli stessi occhi scuri senza sapere a chi appartengano, ma con la sensazione di averli visti, è stata una tortura e ovviamente Jubaba mi aveva in pugno e mi sfruttava a suo piacimento. Un giorno mi mandò in missione da sua sorella,  per rubarle il Sigillo d’oro zecchino, che già una volta ero riuscito a prenderle, e Zaniba ha capito che c’era qualcosa di strano in me e ha scoperto che Jubaba mi controllava, così ha spezzato l’incantesimo e mi ha offerto protezione finché non si fossero calmate le acque», il ragazzo fece una breve pausa, mentre seguiva il viaggio di un fiocco di neve fuori dalla finestra: «E ora eccomi qua»

Chihiro cancellò le tracce delle lacrime che le avevano rigato il viso, prima di alzarsi dal letto e gettare le braccia intorno al collo di Kohaku.

«Sono così felice di rivederti! E ho tanta paura che sia solo un bel sogno e che quando mi sveglierò tu non sarai realmente qui!»

Altre lacrime inzupparono il viso della ragazza, ma vennero subito bloccate dalle dita di Haku, che dolcemente prese il volto della ragazza tra le mani e lo avvicinò al suo: «Sono reale Chihiro e ora te lo dimostrerò»

Le labbra del ragazzo sfiorarono teneramente e per la prima volta quelle di lei.

Inutile provare a spiegare ciò che provarono a quel contatto, per farlo si dovrebbero inventare nuove parole, più potenti di un semplice: “ti amo” e più sconvolgenti di un dolce: “sei tutto ciò che voglio”.

Perché il vero amore è così; è un miscuglio di sensazioni contrastanti eppure allo stesso tempo identiche tra di loro, è un sentimento che ti incanta e ti lascia senza parole, è la risata contagiosa di un bambino, è il sorriso che ti regala tua madre il primo giorno di scuola, è il colore dorato dell’alba quando il sole riesce a nascere ancora una volta e a sconfiggere le tenebre, è il tuo bambino che per la prima volta ti chiama mamma  ed è una cosa semplice e allo stesso tempo talmente difficile da sentire e da trovare che ti rendi conto di averlo perduto solo quando è ormai troppo tardi.

È quindi necessario dire che appena le labbra di Haku sfiorarono quelle di Chihiro, la ragazza abbia creduto di essere in paradiso? E che lui abbia pensato di sentire l’intero universo bloccarsi per poter assistere a quel singolo momento di felicità?

 

***

15 anni dopo

***

 

Chihiro aprì silenziosamente il suo scrigno.

Ogni anno aggiungeva cartoline, foto, scontrini e qualsiasi altra cosa considerasse importante da conservare.

Fece un veloce riassunto degli ultimi anni, mentre pensava a quanto fosse finalmente soddisfatta della sua vita.

Prese in mano l’ultima foto che aveva aggiunto nemmeno dieci giorni prima e sorrise orgogliosa.

Sentì un lieve rumore di passi e appoggiò il cofanetto sul comodino, mentre vedeva comparire sulla porta un ciuffo di capelli castani e dei bellissimi occhi verdi fissarla.

«Buongiorno, come mai già sveglia?», chiese, anche se sapeva perfettamente la risposta.

«Mamma, oggi è Natale! Posso andare ad aprire i regali?»

Chihiro sorrise, lanciando un’occhiata veloce alla persona che dormiva profondamente accanto a lei: «Vai a vestirti e poi puoi andare», acconsentì.

La bambina uscì come un razzo dalla stanza, mentre un borbottio piuttosto assonnato accanto a lei la fece ridacchiare.

«Kohaku? Mi sa che devi alzarti se non vuoi perderti nostra figlia che scarta i regali di natale», disse Chihiro, all’orecchio del marito.

L’uomo sorrise nel sonno, mentre allungava le braccia e stringeva a sé la donna.

«Ti amo», sussurrò alla moglie, prima di baciarla e di accarezzarle i capelli castani.

Lei sorrise contro le sue labbra: «Anche io ti amo»

«Mi dirai mai cosa c’è in quello scrigno?», chiese l’uomo, lanciando un’occhiata fugace al comodino.

Chihiro sorrise: «Un giorno, forse»

 

 

The end

 

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Ciao!:)

Questa è la prima storia che scrivo su Spirited Away ed anche il risultato del primo contest a cui ho partecipato, spero che vi piaccia e che troviate il tempo di lasciarmi un piccolo commento!^^

Lazysoul

  
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