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Autore: Meramadia94    19/01/2012    1 recensioni
''Mi scusi... ma chi è lei?''- chiede John confuso.
''John, possibile che non mi riconosci?''- chiede lo sconociuto-:'' Io sono Sherlock Holmes.''
John è incredulo.
''Il tuo Sherlock''
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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''Finchè io sarò in vita, potrai ancora salvare i tuoi amici.''



Jim Moriarty non appena ebbe pronunciato quelle parole con un sorrisetto maligno mise la mano in una delle sue tasche, estrasse una pistola e si 



sparò un colpo dritto in bocca per poi cadere senza vita di fronte a Sherlock.



''No...'' borbottò il consulting detective mettendosi le mani nei capelli, osservando il sangue che fuoriusciva dalla testa di Moriarty. La sua unica speranza di salvare John, la signora 

Hudson e Lestrade, i suoi amici senza rimetterci la vita in prima persona era morta. 



Non c'era nessuna soluzione. O meglio c'era, ed era li davanti ai suoi occhi. 



''No, ci dev'esser qulcosa che posso fare...'' borbottò. '' Qualcosa a cui non ho pensato..."



Si fermò di colpo.



''Certo che c'è.... stupido, stupido...'' si maledì prendendo il cellulare dalla tasca. Compose un numero misterioso a tempo record: poteva ancora salvarsi e salvare la sua affittuaria, 



Lestrade e la persona più importante che aveva nella vita: John Hamish Watson.


''Eddai, rispondi...''



Appena pronunciate queste parole, dall'altro capo del telefono, rispose una voce femminile timida e dolce. ''Pronto?'' Il viso spaventosamente pallido di Sherlock s'illuminò con un radioso sorriso. ''Molly? Sono Sherlock. Ho bisogno di te, fa come ti dico e andrà tutto bene.''



Erano passati si e no venti minuti, Sherlock si era portato sul cornicione con il rischio di piombare giù da un momento all'altro. John era appena arrivato con un taxi, e stava scendendo.



Sherlock compose il numero dell'amico. Chissà quando l'avrebbe rivisto di nuovo e voleva sentire la sua voce un' ultima vola.



''Sherlock, va tutto bene?!?'' chiese la voce preoccupata di John.



''Voltati e torna indietro.'' lo implorò l'amico.



''Io entro'' rifiutò il medico con voce ferma e decisa andando a passo svelto verso l'ingresso dell'ospedale.



''Fa come ti chiedo... e basta. Per favore.'' implorò nuovamente Sherlock.



Doveva portare a termine il suo piano, senza che John si facesse male.



''Dove?'' chiese John ritornando sui suoi passi. A un certo punto la voce di Sherlock lo bloccò.



''Fermati lì.''



''Sherlock?'' lo chiamò il medico cercandolo con gli occhi.



''Ok. Guarda in alto. Sono sul tetto.'' gli disse pensando. '' Vattene, John: non voglio che tu mi veda mentre lo faccio.''



John guardò nella direzione indicata. Sherlock non riusciva a vedere la sua faccia ma se l'immaginava.



Angosciata.



Terrorizzata.



''Oddio...'' poche sillabe e anche molto flebili, ma non abbastanza perché Sherlock non potesse sentirle.



''Non... non... non posso scendere, quindi dovremmo fare così.'' disse Sherlock.



''Che succede?'' fece la voce disperata di John.



Non credere, non ascoltare un sola parola di quello che sto per dirti. Ti prego.



''Ti devo delle scuse. E' tutto vero.'' ammise.



Fu faticoso, ma la parte più difficile da recitare non era ancora sopraggiunta.



''Cosa?'' chiese la voce confusa di John.



''Tutto quello che hanno detto su di me. Ho inventato io... Moriarty.'' pronunciò il nome guardando il corpo senza vita del nemico.



''Perchè me lo dici?'' chiese John, quando avrebbe voluto urlare :'' Ti prego, non ti buttare... qualunque sia il problema, parliamone, troviamo una soluzione alternativa.''



La voce di Sherlock era rotta dal pianto. Lui, che non aveva mai pianto, tranne quando era molto piccolo stava piangendo.



''Sono un impostore.''



''Sherlock...'' lo implorò John.



''I giornalisti avevano ragione fin dall'inizio'' continuò imperterrito. ''Voglio che tu lo dica a Lestrade, alla signora Hudson... e a Molly. Anzi, dillo a chiunque voglia ascoltarti. Dì loro che ho creato io Moriarty, per i miei scopi.'' Aveva giurato a se stesso che non avrebbe mai mentito a John, il suo migliore amico, la sua persona, che era entrata prepotentemente nella sua vita facendogli capire quanto fosse bello avere qualcuno a voler proteggere ad ogni costo e che è pronto a dare la sua vita per te. 



''Ok, Sherlock.'' lo implorò John. '' Sta zitto, sta zitto.''



Non ti credo, erano i pensieri di John: lo conosceva da abbastanza tempo per capire quando mentiva e recitava e quando invece era schietto.



E questo era il primo caso.



''La prima volta che ci siamo incontrati... la prima volta che ci siamo incontrati, sapevi tutto di mia sorella, no?'' ''Nessuno è tanto intelligente.'' ribadì Sherlock. Aveva sempre una risposta per tutto, anche quando era con le spalle al muro.



''Tu sì.'' anche John non era da meno.



Sherlock si lasciò scappare una risata nervosa



'' Già...''- ci fu un attimo di lungo silenzio tra i due, che venne rotto da Sherlock.



'' Ho fatto delle ricerche su di te. Prima che ci incontrassimo... ho scoperto tutto il possibile... per fare copo su di te. Era un trucco, un semplice gioco di magia.''



Sapeva bene che però erano tutte parole al vento: niente e nessuno, nemmeno Sherlock stesso, avrebbe potuto convincere John che Sherlock Holmes era un bugiardo, un millantatore, un impostore. Perché John credeva in lui, e gli voleva bene con tutti i suoi mille e uno difetti.



Per favore basta! pensava John.



''Ok, va bene basta, stai zitto.'' disse John avviandosi verso il Barth cercando di fermare Sherlock e il suo gesto disperato.



Sherlock lo bloccò. '' No, rimani esattamente dove sei, non ti muovere.'' lo implorò piangendo.



''Ok.'' rispose John.



Faccio tutto quello che vuoi, ma sta calmo, avrebbe voluto aggiungere.



''Tieni gli occhi fissi su di me.'' lo pregò allungando una mano verso di lui. '' Puoi farlo per me? Ti prego.''



John era confuso, stava accadendo tutto così in fretta che non riusciva nemmeno a ragionare.



'' Fare cosa?''



''Questa chiamata...'' rispose. ''è il mio biglietto. E' così che si fa, no? Si lascia un biglietto.''



John fingeva di non aver compreso il significato di quelle parole. Aveva capito benissimo. Quella telefonata era la sua ultima dichiarazione di affetto. Il suo ultimo messaggio. Il suo testamento.



''Quando si lascerebbe un biglietto?'' chiese nella speranza di aver frainteso.



Una speranza debolissima, ma pur sempre una speranza.



Speranza immediatamente distrutta.



''Addio, John.''



Un giorno ci rivedremo. Te lo prometto.



E' il suo pensiero mentre butta via il cellulare, alzare le braccia e gettarsi nel vuoto mentre John urla disperatamente il suo nome.



Ultima cosa che sente prima di finire a terra.



Quando finalmente John riesce a prendere per mano l'amico.... calma piatta. Nessun battito.



Sherlock Holmes è morto.



E con lui è morta anche una parte di John Hamish Watson.


 
  
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