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Autore: Kastel    30/01/2012    2 recensioni
Eppure lui è lì, rinchiuso nelle mani sottili del suo migliore amico, a godere. Deve solo ringraziare che Sherlock non ama divulgare i risultati delle sue ricerche, se ciò non gli da gloria.
(SherlockxJohn)
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordami ancora una volta perché lo sto facendo.”
L' unica risposta è la risata -cristallina, chiara, irritante- di Sherlock, che tiene in mano una candela, unica fonte di luce nella stanza.
E' un esperimento, John. Non vuoi sperimentare con me?”
Appoggia la candela sul tavolo, avvicinandosi alla poltrona dove la sua cavia attende di essere osservata e studiata. Non senza qualche piccola rimostranza.
Sherlock, non ci tengo tanto... a...”
Le parole gli muoiono in gola quando una mano di Sherlock si posiziona sopra i suoi occhi, chiudendoli.
Silenzio. Non devi parlare, ricordatelo. Solo percepire. E' questo lo scopo dell' esperimento.”
John vorrebbe provare a ribattere -non è solo un tuo divertimento, stavolta?- ma trattiene il fiato.
Non avrebbe mai pensato che tutto -i suoni, i respiri, il calore (Sherlock però ha le mani fredde)- si sentisse così tanto. E solo perché ha gli occhi chiusi.
Una mano di Sherlock gli sfiora il collo, facendogli trattenere il fiato. E' delicata, quella mano, come se sapesse -o non sapesse, cosa assai più probabile- cosa fare.
C'è silenzio, neppure Sherlock osa proferire parola. Anche se lui è il signor Ultima Parola, in quel momento sa che non c'è bisogno di parole o suoni dettati dalla logica. Essa fa scappare via tutto, compressi inclusi.
Solo i suoni senza senso sono ammessi. Come quello che emette John quando la bocca di Sherlock si poggia sulla sua nuca.
Per lo spavento gli viene istintivo aprire gli occhi, se non fosse che la mano di Sherlock è ancora lì, ad allontanarlo dalla realtà. Lo ha rinchiuso in un mondo dove solo i sensi e ciò che il corpo prova hanno importanza. E John non è così sicuro di voler fuggire via da lì.
Soprattutto perché quella bocca – così calda, diversa dalle mani- adesso si diverte a baciargli il collo, a passare sulla sua pelle, rendendola bollente.
Da quanto la stanza scotta così tanto?
John sa perfettamente che Sherlock vorrebbe ridere, ma non è lui che lascia uscire qualcosa dalla sua bocca.
E' John che lascia che un lungo sospiro si liberi nella stanza, altrimenti silenziosa. Se fosse abbastanza lucido -non bloccato dalle mani e dal corpo di Sherlock- si alzerebbe e urlerebbe che no, c'è un errore, lui non è gay. Non può davvero aver sospirato dal piacere provocato da un uomo.
Eppure lui è lì, rinchiuso nelle mani sottili del suo migliore amico, a godere. Deve solo ringraziare che Sherlock non ama divulgare i risultati delle sue ricerche, se ciò non gli da gloria.
E il suono si fa più forte – quasi animalesco, perso- quando la mano di Sherlock scende verso il basso, sfiorando la sua pelle.
John apprezzerebbe che magari si fermasse un po' con quella mano, ma ha la bocca piena di sospiri e la mente piena di nulla.
Soprattutto Sherlock non gli darebbe ascolto.
Quei sospiri leggeri diventano un suono più definito appena le dita fredde del suo migliore amico -che dicitura strana, pensa distrattamente John- stringono il suo pene, divertendosi a provocare ogni parte del corpo di John.
Perché, in quel mondo privo di senso o logica, solo il muoversi, il gemere, il godere ha un qualche significato.
La stanza diventa il santuario dove la voce di John viene venerata dal corpo di Sherlock. Un luogo caldo, dove compromessi, segreti e intimità sono le uniche cose permesse.
E dove solo un bacio, strappato a Sherlock da John trascinandolo sulla sua bocca socchiusa, conclude il tutto.
La stanza ritorna fredda, il corpo si rilassa, la ragione torna a governare.
Sherlock si stacca da John, prendendo la candela -unica spettatrice- in mano e sorridendo.
-Concludiamo l' esperimento, John?-
Un soffio e il buio li avvolge.
Oppure no.

 


Sherlock?”
Uhm?”
Ricordami che dobbiamo farli più spesso, questi esperimenti.”

   
 
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