Anime & Manga > Yu degli spettri
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Autore: Dicembre    10/09/2006    0 recensioni
Da diverso tempo ormai i Reikai Tentei conducono vite normali. Kurama, rimasto nel mondo degli umani, però, non sa trovare un giusto equilibrio fra la sua anima demoniaca e quella umana. Hiei invece, rimasto nel mondo dei demoni, cerca di sfuggire a tutto ciò che il suo amico rappresenta per lui, ancora una volta, allontanandosi da ciò che ama...In realtà, però, a riportarli l'uno vicino all'altro, è la persona che meno ci si aspetterebbe: Yukina. La piccola dama dei ghiacci, infatti, dopo aver riflettuto molto sulle parole che Hiei le aveva detto prima che quest'ultimo partisse per il Makai, s'è decisa a tornare nella sua terra d'origine per affrontare, a suo modo, il passato. Kurama decide di accompagnarla, convinto che l'unico modo per ritrovare un'armonia interiore sia quella di cercarla insieme allo Youko. Ci sono dei cacciatori di volpi, però, sulle tracce dei nostri amici, e il pelo d'argento è quello più pregiato. Hiei quindi, più d'istinto che ragionando, decide di tornare nella sua terra con Kurama e la sorella, pur vivendo nel disperato tentativo di cancellare dalla sua testa l'unico nome che per lui rappresenta tutto. [KuramaxHiei]
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Devo essere sincera

Hiruseki

Capitolo Ventunesimo

 

 

E’ tutto buio nel Makai, io sono così debole che arranco e riduco il mio ki al minimo, per evitare che qualcuno mi percepisca. Se qualche cacciatore dovesse trovare le mie tracce, sarei finito.
Avrei dovuto aspettare. C’è una parte, la vecchia parte di me, che mi ammonisce per essere stato troppo avventato. Ma quello non sono più io, quella persona confusa senza un’identità s’è amalgamata in un nuovo me stesso.

E ora so che non posso perdere tempo, altrimenti perderei Hiei.

E’ anche grazie a lui se mi sono risvegliato, in ogni senso. Sia al tempio di Genkai, quando la mia anima voleva abbandonarmi colpita da un’onda di tenebra e lui m’ha salvato, sia quando m’ha preso sotto la sua ala protettiva e m’ha accompagnato nella terra dei Koorime, ma anche ogni giorno trascorso con me, ogni sguardo, ogni parola, ogni pensiero…Mi hanno risvegliato e il minimo che possa fare, ora, è ritrovarlo e portarlo da me.

Perché è uno sciocco, lo era quando l’ho incontrato e lo è adesso.

Ma è mio, dev’essere mio.

Mi rendo conto che lo voglio da sempre, da quando l’ho visto la prima volta.

Era puro istinto di conquista, allora. Hiei, per me, era una preda da catturare…

Sorrido, il mio spirito di Youko ha sempre predominato sul mio istinto.

Ora Hiei è tutto il resto, chi mi dà forza e chi mi può uccidere, chi mi protegge e chi devo salvare, chi m’appartiene e chi mi sfugge.

 

Passo da un ramo ad un altro, senza la mia solita agilità, ho le gambe pesanti e sono troppo rumoroso. So dove andare perché so esattamente dov’è Hiei. L’avrei saputo anche prima che mi desse la sua Hiruseki, ora più che mai ne ho la certezza.

Mi fermo per riprendere fiato e cerco, pendente dal mio collo, l’Hiruseki di Hiei. La osservo e subito mi calmo. Mai avrei immaginato che una pietra potesse portare questo conforto, eppure il solo stringerla in mano mi dà l’illusione di potere fare tutto. E già la considero un qualcosa da cui non potrei mai separarmi.

Sono un egoista. Quanto dev’essere stato difficile per Hiei separarsi dalla perla che per tutta la vita ne ha accompagnato il cammino?
Io posseggo questa piccola sfera rossa da poche ore e già le chiedo conforto, per lui dev’essere stato come donare una parte di sé.

“L’hiruseki è la tua anima”, aveva detto la madre di Hiei e lui non aveva esitato…

Dovevo trovarlo, e quindi riprendo il cammino.

Non brilla nessuna stella in cielo, per fortuna i miei occhi non sono stanchi come le mie gambe e riesco perfettamente a vedere, nonostante l’oscurità.

In lontananza percepisco qualcosa, un soffio, o forse, uno sguardo.

Sono osservato.

Continuo il mio cammino, sperando che l’osservatore non noti la mia debolezza e se ne vada. Chiunque sia non pare molto forte, ma non riesco a capire se stia celando la sua aurea o se effettivamente sia uno yukai piuttosto debole.

Quello di cui sono certo era che mi sta guardando.

Un cacciatore?

Forse. Magari un bracconiere. Considero per un attimo l’ipotesi di prendere le mie sembianze umane per poi scomparire e seminare l’inseguitore, ma la scarto immediatamente perché so che nel mio corpo umano, non riuscirei a scappare.

Mi muovo, ora piuttosto velocemente, ma sono seguito e questo m’infastidisce: perché non rivelare la propria identità?

Mi fermo e l’osservatore pare scomparire.

L’aria è scossa da un leggero vento che mi porta l’identità del mio inseguitore. Quell’odore lo conosco bene, i miei sensi di volpe potrebbero distinguerlo ovunque.

Stringo i pugni.

Riprendo il cammino, ora sapendo chi mi era dietro e sapendo perché non vuole farsi scorgere.

Ramo dopo ramo, mi avvicinavo al luogo dove so che avrei trovato Hiei.

Appoggio il piede su di un ramo troppo fragile che mi fa perdere l’equilibrio e cado.

Sorrido.

So cosa mi aspetta.

E difatti, non arrivo per terra, ma vengo afferrato da braccia forti e sicure che rallentano la caduta.

Non si aspetta una mia reazione, quindi riesco a coglierlo di sorpresa quando tocchiamo il suolo, perché rovescio le nostre posizioni e lo blocco, spalle a terra, a cavalcioni su di lui.

“Non ti saresti lasciato prendere in nessun altro modo”

Hiei mi fissa con quegl’occhi ardenti di chi sa di aver appena commesso un errore e cerca di divincolarsi, ma io lo tengo stretto, sotto di me.

“Non scappare…”
”L’hai fatto apposta…”
”Ti sei messo contro vento, riconoscerei il tuo profumo fra mille altri”

Sorrido, vedendo il suo imbarazzo

“Nelle tue condizioni, non saresti dovuto tornare…”
Aveva una voce diversa dal solito, quasi lontana.

“Dovevo venire a cercarti. Perché te ne sei andato?”
”Perché sarei dovuto rimanere, vuoi dire” dice, ma non aspetta risposta, perché cerca di divincolarsi da me

“Lasciami andare”

“Se lo faccio, te ne vai”

“Perché non abbiamo niente da dirci” E così dicendo spinge con forza, troppa per me che sono appena tornato alla vita e devo lasciarlo alzare: “Non abbiamo più niente da dirci” ripete bisbigliando, dandomi le spalle.

“Perché non vuoi ascoltarmi?”
”Perché vuoi torturarmi, sarebbe la domanda più corretta” incalza lui con sarcasmo. “Lasciami in pace. Vivi, ma non venire più a cercarmi, io non voglio essere trovato” E’ esasperato, vorrei abbracciarlo e rassicurarlo, ma sarebbe la mossa sbagliata.

“Con che diritto imponi ciò che vuoi?” la sua testardaggine mi irrita, ma non faccio in tempo a provare rabbia, perché sento che le forze mi stanno abbandonando.

“Così presto…” dico io “Persino l’aria, nel Makai, è troppo aggressiva per me”
Mi si appanna la vista “Non lasciarmi qui…” gli chiedo, quasi fosse una supplica, perchè so che sto cedendo al torpore che m’ha conquistato.

E anche perché so che è l’unico modo per non perderlo per sempre. Quindi metto da parte l’orgoglio e gli chiedo di non lasciarmi andare. Ho bisogno di forze nuove per persuadere il suo animo che io sono già suo

Quasi perdo i senti e sento le sue braccia sorreggermi

“Sei uno stupido” aggiunge  e io sorrido, abbracciato a lui.

Poco prima di permettere che la stanchezza mi conquisti del tutto, prendo la sua mano e me la porto al petto. Voglio che senta quanto veloce stia battendo il mio cuore, voglio che capisca di non abbandonarmi.

E poi mi lascio andare, avvolto dalle sue braccia, sicuro di essere protetto.

E stringo forte la sua mano, per fargli capire che lo voglio vicino a me.

 

 

continua...

  
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