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Autore: jas_    03/02/2012    42 recensioni
«Visto che le piace così tanto fare l’insegnante, credo che non le dispiaccia se dovrà dare ripetizioni di matematica a Malik che non ha ancora preso una sufficienza dall’inizio dell’anno» osservò Miss Barely, con uno strano sorriso dipinto sul volto, come se fosse fiera dell'idea che aveva appena avuto.
«Sta scherzando spero!» sbottai alzandomi di scatto dalla sedia.
Avrei dovuto spendere il mio prezioso tempo a spiegare a quello lì, che si atteggiava come se fosse Dio sceso in terra, perchè qualcunque numero moltiplicato per zero facesse, appunto, zero?
Pensai tra me e me indignata.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ad  Agata e Marta, per esserci sempre :)
 


Mi guardai intorno con aria annoiata. Avere matematica all’ultima ora del martedì, ossia alle tre del pomeriggio, non era esattamente l’aspirazione di ogni studente, nemmeno di chi, come me, adorava quella materia.
Socchiusi leggermente gli occhi così da essere in grado di riconoscere le persone che giocavano a calcio nel cortile piuttosto che essere in classe. Avrei dovuto aspettarmelo: Louis e Niall. Chi, se non loro, aveva il cervello talmente sottosviluppato da saltare le lezioni mettendosi a giocare davanti alle finestre delle classi dove anche il più bacato dei professori si sarebbe accorto di loro?
Scossi leggermente la testa prima di tornare con la mente in classe, alzai lo sguardo verso la lavagna per vedere se il povero Zayn era riuscito a terminare l’esercizio che io avevo finito da dieci minuti abbondanti. Mi risvegliai dal mio stato comatoso giusto per sentire la professoressa Barely fargli la ramanzina.
«Sei all’ultimo anno!» strillò la donna stringendo una matita in una mano diventando paonazza in volto per lo sforzo.
Sembrava stesse per scoppiare, notai, le sopracciglia aggrottate, le paffute guance rosse e la bocca arricciata. Non mi sarei sorpresa se da un momento all’altro fosse saltata per aria.
Zayn la osservava impassibile dondolando da una gamba all’altra con fare annoiato, era in piedi da un quarto d’ora ormai e capivo la sua voglia di tornare al banco e dormicchiare, com’era solito fare.
Non lo biasimavo per niente, povero Malik.
Non era colpa sua se frequentava una banda di bambocci la cui somma del quoziente intellettivo di ciascuno non raggiungeva nemmeno il 100.
Non riuscii a trattenere una risatina notando che, in pratica, Zayn era arrivato alla fine del problema. Mi chiesi come avesse fatto ad arrivare all’ultimo anno di liceo senza sapere che la radice quadrata di un numero negativo non esisteva e che quindi la soluzione dell’equazione era l’insieme vuoto. Erano dei concetti basilari che si imparavano al primo anno.
La professoressa si voltò di scatto nella mia direzione, fulminandomi con lo sguardo, mentre notai con la coda dell’occhio Zayn tirare un sospiro di sollievo abbassando le spalle quando l’insegnante concentrò la sua attenzione su di me.
«Cosa c’è di così divertente, Amanda, che ridiamo tutti insieme?»
Sussultai leggermente sentendola pronunciare il mio nome di battesimo, quando mi chiamava così c’era da preoccuparsi davvero, dato che era solita rivolgersi a me come “Clark”, il mio cognome.
«Niente» risposi semplicemente rivolgendole un sorriso beffardo.
Quell’insegnante non mi faceva per niente paura, anzi, la affrontavo a viso aperto, anche troppo, a volte.
 Si sa che l’antipatia è sempre reciproca, e da quando mi aveva messo B ad un’interrogazione che era palesemente da A, giusto per non darmi la soddisfazione di avere il voto più alto in matematica orale, la battaglia si era rivelata aperta.
Non mi rivolgevo mai a lei in maniera maleducata o arrogante, a differenza di altri miei compagni. Non alzavo mai la mano quando porgeva delle domande alla classe – a differenza di quella squinternata di Mercy che sembrava passare l’esistenza ad agitarsi sulla sedia sventolando il braccio per aria cercando di attirare le attenzioni della prof, quando questa non la degnava di uno sguardo e si rivolgeva ad ogni elemento della classe eccetto che a lei.
Io, nonostante sapessi tutte, o quasi, le rispose a ciò che chiedeva, preferivo starmene zitta nel mio angolino dell’aula a ridacchiare sentendo gli interventi insensati dei miei compagni.
La nostra era una guerra fredda, di furbizia, e nonostante sarebbe sempre stata lei ad avere il coltello dalla parte del manico, essendo la mia insegnante, non potevo negare di avere avuto le mie piccole soddisfazioni.
Nonostante non avessi una laurea in Matematica – non ancora – ciò non significava che valessi meno di lei, anzi. Quella materia mi apparteneva, alcuni mi giudicavano pazza, altri squilibrata, per la mia insolita passione ma io non mi reputavo tale. Chi passava le giornate a leggere, veniva reputato colto, intellettuale, mentre chi preferiva i numeri alle lettere, era semplicemente uno sfigato.
La differenza era praticamente nulla tra questi due hobby, eppure la gerarchia scolastica era così.
Ma io, ovviamente, non mi abbassavo a certi livelli, per cui poco mi importava di cosa pensassero gli altri di me, intanto mentre quelli che durante l’anno facevano i fighi e in mensa sedevano al tavolo dei più popolari, d’estate si ritrovavano costretti a frequentare i corsi di recupero mentre la sottoscritta passava tre mesi all’insegna del vero e proprio relax. Erano queste le soddisfazioni della vita.
«Allora» la voce squillante dell’insegnante mi fece tornare con i piedi per terra, «dato che questa situazione la diverte così tanto» continuò, rivolgendosi a me, «perché non ci dici la soluzione del problema che il qui presente Malik non riesce a risolvere?»
Dovetti fare ricorso al mio già scarso autocontrollo per non scoppiarle a ridere in faccia, chiedere a me la soluzione di quel problema era come chiedere a un calciatore professionista di trasformare un rigore a porta libera in goal.
«Sta scherzando?» chiesi allibita dalla domanda.
«Le sembra che abbia la faccia da una che sta scherzando?» mi domandò Miss Barely, scossi la testa con veemenza mordendomi il labbro per evitare di ridere.
«Beh» cominciai allora, «presumo che la soluzione sia l’insieme vuoto. Ma non ne sono sicura, lei professoressa che dice?»
La donna alzò un sopracciglio seccata dalla mia risposta prima di rivolgersi a Zayn che era rimasto in silenzio per tutto il tempo.
«Tu che dici?» gli domandò poi.
«Presumo abbia ragione» borbottò il ragazzo continuando a dondolarsi da un piede all’altro.
«Bene, vai al posto.»
Zayn tirò un sospiro di sollievo ritornando al proprio banco, dove Liam gli tirò una pacca sulla spalla in segno di appoggio, come se fosse appena scampato alla morte.
Miss Barely aprì il libro di matematica sfogliando le pagine una ad una soffermandosi ogni tanto, alla ricerca dei compiti da darci.
«Per la prossima lezione mi fate gli esercizi di pagina 236 e..»
Il suono acuto della campanella interruppe la voce squillante della professoressa, non saprei dirvi quale fosse il più fastidioso.
In classe si sollevò il caos più totale, tutti cominciarono immediatamente a parlare e ad alzarsi facendo strisciare le sedie sul pavimento causando un rumore assordante.
«Silenzio!» sbottò la Barely battendo una mano cicciotta sulla cattedra.
La classe ammutolì, nel giro di un istante dal chiasso più totale si era passati al silenzio più assoluto: non si sentiva una mosca volare.
«Qualcuno vi ha dato il permesso di alzarvi?» continuò la donna ormai paonazza in volto. Mi guardai in giro divertita notando gli sguardi spaventati di tutti, come se quella ramanzina non riguardasse me, come se io non facessi in realtà parte della classe.
«Per punizione farete anche gli esercizi della pagina successiva.»
Qualcuno fece per ribattere ma lei li anticipò, «e ogni segno di protesta che vedrò non farà altro che aumentare il carico.»
Sospirai chiudendo solo allora il quaderno degli esercizi e mettendo tutto a posto.
«Ah, signorina Clark» continuò.
Alzai lo sguardo dalla borsa sentendomi interpellata, «visto che le piace così tanto fare l’insegnante, credo che non le dispiaccia se dovrà dare ripetizioni di matematica a Malik che non ha ancora preso una sufficienza dall’inizio dell’anno.»
«Sta scherzando spero!» sbottai alzandomi di scatto dalla sedia.
Sentii tutti gli sguardi dei miei compagni su di me, ma poco mi importava.
Odiavo insegnare ad altre persone cose che per me erano elementari, mi era impossibile cercare di spiegare cose che a me venivano automatiche, in più a Zayn, non se ne parlava.
Non che gli avessi mai rivolto la parola in vita mia, ma mi stava antipatico solo a pelle. Lui e la gente che frequentava.
Camminava per i corridoi con quel suo fare arrogante squadrando tutti dall’alto al basso come se fosse appena sceso dal cielo con quel suo ciuffo in stile Danny Zuko, mi sorprendevo del fatto che nessuno gli avesse ancora detto che i tempi di Grease erano passati da un bel pezzo.
Non avrei dato ripetizioni a una persona il cui ego era più grande del suo cervello, non se ne parlava proprio. Le voci di corridoio parlavano chiaro, si vociferava che passasse il tempo ad ammirarsi allo specchio, come se fosse il più bello del mondo. Insomma, non che fosse un brutto ragazzo – sarei dovuta essere cieca o lesbica per fare un’affermazione del genere – ma i suoi atteggiamenti vaneggianti mi urtavano i nervi. Nonostante avesse un sorriso meraviglioso e il fisico più perfetto di un Dio greco.. Scossi la testa indignata da me stessa per i pensieri che avevo osato fare, accorgendomi solo allora che mi trovavo in piedi di fianco al mio banco con ventuno paia di occhi puntati addosso a me.
«La mia non era una domanda, era un ordine» proclamò la professoressa Barely alzandosi goffamente dalla cattedra, segno che la discussione era finita.
Lanciai uno sguardo di fuoco a Zayn che sembrava indifferente al tutto, come se quella conversazione non lo sfiorasse nemmeno quando in realtà era colpa sua se ora avrei dovuto sprecare il mio tempo prezioso a cercargli di spiegare perché qualunque numero moltiplicato per zero facesse, appunto, zero.
«Ah, e ovviamente dovrai continuare a dargli ripetizioni finché non vedrò nei miglioramenti nei voti» aggiunse quella vipera prima di uscire dall’aula. Solo quando non fu più visibile dall’uscio, anche il resto della classe uscì, io rimasi in piedi alcuni secondi cercando di sbollire la rabbia per evitare di accanirmi addosso a Zayn.
Quando mi decisi ad andarmene dall’aula, lo trovai appoggiato alla parete del corridoio, a scambiarsi effusioni non proprio adatte a un contesto scolastico, con la sua nuova fiamma Elise.
Passai di fianco a loro ignorandoli bellamente con l’intenzione di non rivolgere la parola a Zayn. Quando la professoressa mi avrebbe chiesto cos’avevamo fatto le avrei risposto “niente” e avrei dato la colpa a lui per non essersi realmente interessato alla faccenda.
Proprio quando pensavo di averla scampata, sentii qualcuno afferrarmi per il polso.
Mi voltai di scatto infuriata, quando incontrai lo sguardo profondo di Zayn.
Sussultai senza sapere nemmeno io perché, non avevo mai visto quel ragazzo così da vicino ma, nonostante potessi quasi sentire il suo respiro sfiorarmi la pelle non notavo nessuna imperfezione.
Era serio, la mascella leggermente contratta e gli occhi luccicavano come l’oro nero.
«Che c’è?» borbottai infastidita, mollandomi dalla presa con uno strattone.
«Quando ci incontriamo per le ripetizioni?» domandò lui.
Mi portai una mano sotto il mento alzando lo sguardo con fare pensieroso.
«Domani pomeriggio va bene?» chiese, notando che io non aprivo bocca, scossi la testa lanciando una rapida occhiata ad Elise, che mi fulminava con lo sguardo come se volessi rubarle il ragazzo quando in realtà avrei preferito trascorrere quaranta giorni nel deserto piuttosto che stare con quello lì.
Che poi mi chiedevo cosa potesse trovarci uno come Zayn in una come lei. Insomma, dovevano pur parlare qualche volta oltre che a fare.. le loro cose. E di che cosa chiacchieravano? Su quante volte Goku era morto e resuscitato in Dragon Ball?
Lasciai perdere i miei pensieri contorti concentrandomi di nuovo su Zayn che mi scrutava in attesa di una risposta.
«Giovedì ho la verifica di biologia, devo studiare» gli risposi come se fosse ovvio, dato che frequentavamo anche quel corso insieme.
Pregai che non proponesse di studiare pure biologia insieme, sarei stata pronta a legarmi un cappio al collo in tal caso, ma le forze della natura furono dalla mia parte e lui propose un altro giorno.
«Giovedì pomeriggio?»
«Devo andare al corso di pianoforte.»
«Venerdì?»
«Devo curare i cani della vicina.»
Zayn sbuffò alzando gli occhi al cielo, «c’è un giorno in cui sei libera?» ribatté alzando leggermente la voce.
Come osava arrabbiarsi con me?
Era colpa sua che era una capra in matematica se io dovevo aiutarlo, era colpa sua che era così antipatico se io non volevo passare del tempo con lui, era colpa sua se ci trovavamo in quella situazione. Era colpa sua per tutto.
Quindi, se tra noi due c’era qualcuno che doveva arrabbiarsi, beh, quella ero io e non lui di certo.
Respirai profondamente mantenendo i nervi saldi prima di rispondergli.
«Sabato pomeriggio» gli dissi con voce ferma, da chi non accetta obiezioni.
«Sabato pomeriggio?» ripeté lui incredulo.
«Sì caro» gli risposi, stranamente allegra e inclinando leggermente la testa a destra osservandolo mentre mi insultava con la sola forza del pensiero.
Ero riuscita a rovinare i piani anche a lui, esattamente come aveva fatto con me.
«Ma non posso! Insomma, il sabato è un giorno sacro! Non si tocca!»
«Prendere o lasciare» lo avvertii, rivolgendogli un sorriso strafottente prima di andarmene fiera di me stessa e lasciarlo lì ad ammirare la mia meravigliosa uscita di scena, nonostante la mia taglia di jeans non fosse esattamente una 40.

 

***
 

Del tipo che vi sto intasando il fandom dei One Direction, ma purtroppo non riesco a farne a meno :)
So che ho già in corso una long che aggiorno ogni morte di Papa ma era da un po' che covavo quest'idea e non sono riuscita a tenermela per me, spero appreziate :)
Come avrete ben notato - se avete già letto qualcosa di mio - questa storia a differenza delle altre è scritta in prima persona, e credo che sarà sempre raccontato tutto dal punto di vista di Amanda, salvo stravolgimenti vari.
Non ho idea di quanto sarà lunga, né di come si svilupperanno i fatti, scrivo così a getto, come mi viene, dando libero sfogo alla mia fantasia e alle mie pessime battute uù
I tempi di aggiornamento saranno molto vari, diciamo che sto scrivendo questa fan fiction principalmente per staccare un po' da 'Ours'
che è davvero impegnativa sia da ideare che da buttare giù, ve lo garantisco uù
Quindi prendete tuttoun po' così, alla leggera, spero solo di farvi scappare un sorriso nel leggere e che voi gradiate la mia idea, io mi diverto un sacco a scrivere questa storia spero che sia altrettanto per voi nel leggerla.
Come al solito, vi chiedo di farmi sapere che ne pensate, recensendo magari, vorrei sapere le vostre opinioni su questa idea un po' "insolita".
Siete stupende,
Jas.

p.s. Mi sono dimenticata di dirvi che se volete che vi avvisi tu twitter quando aggiorno dovete dirmelo o in una recensione oppure se preferite, direttamente su twitter (sono @xkeepclimbing) :)



 

   
 
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