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Autore: ElizabethAudi    03/02/2012    2 recensioni
I can’t take my mind of you,
John strinse il foglietto tra le mani. Imprecò, rimuginando su quella lettera anonima.
Doveva essere uno scherzo, ma non riuscì a focalizzare la mente su un unico pensiero.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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the blower's daughter.

POV SHERLOCK HOLMES.
Il sole brillava in cielo, mentre le persone camminavano per le strade, svolgendo le loro mansioni mattutine. Qualcuno sorrideva, qualcun'altro sembrava essere stato buttato giù dal letto con la forza.
C'era una donna con un cesto pieno di mele - chissà cosa doveva farci -, un signore che camminava ansimando - magari aveva fatto tardi a lavoro - e anche una ragazzina che si guardava intorno spaventata.
Mi concentrai su quella piccolina, osservando i suoi movimenti.
I suoi passi erano come una danza e notai benissimo un dettaglio che tutti non riconoscevano: era una ladra. Nella sua danza non mancavano passi un po' più sforzati, mirati alle tasche dei passanti. Per un buon osservatore, anzi, anche per un distratto osservatore, bastava uno sguardo per accorgersi dei suoi movimenti. Non era per niente esperta, si notava anche dalle prede che mirava.
Sorrisi. Potrebbe essere stata benissimo la figlia di Irene. Davanti a me scorsero numerose scene che la riguardavano.
Arricciai il naso, gli occhiali seguirono il mio movimento.
Scossi la testa, guardando la finestra dell'appartamento al quinto piano.
Il balcone era decorato di fiori, probabile opera creata amorevolmente dalla donna del mio dottore. Quella donna che me l'aveva tirato via dalle mani e lui ne era scivolato, inconsapevole della sofferenza che avrebbe creato a me medesimo.
Ma io mi ero sacrificato volentieri pur di salvarlo, nonostante lui mi avesse, in un certo senso, tradito. Questa volta, a dire il vero, non mi aspettavo di sopravvivere.
E invece ero seduto su quella panchina, osservando come la vita scorresse davanti ai miei occhi.
Watson aveva ragione. Sarei morto da solo.
Ma cosa potevo farci io se l'unica persona che vorrei accanto a me per tutta la vita sei tu?


POV JOHN WATSON.
Mi alzai tardi. Quel giorno non avrei dovuto fare alcuna mansione per il Holmes. Al pensiero strinsi le palpebre e le labbra. Una smorfia di disperazione comparve sul mio volto. Dovevo smettere di pensarci, prima che il dolore mi avrebbe fatto crollare al suolo.
Presi dei respiri profondi, poi riaprii gli occhi e andai alla mia scrivania.
Dovevo continuare il racconto delle memorie di Holmes.
Era l'unica cosa che potevo fare ancora per lui.
Mi sedetti sulla sedia e mi massaggiai gli occhi. Tra qualche ora io e Mary saremmo partiti per il nostro "viaggio di miele in ritardo", soli, e senza di lui. Senza che qualcuno ci sparasse contro; senza che Holmes si vestisse da donna; senza che Mary venisse buttata giù da un treno.
Presi i fogli già scritti e li sfogliai velocemente.
Lì dentro c'era una storia. Una storia che li poneva sempre insieme e che li mostrasse uniti per la vita.
Oddio, che sentimentalismo.
Riassettai, posando quei fogli sulla pila e portando le dita sulla macchina da scrivere.
Guardai il foglio davanti a me e spalancai gli occhi.
Dopo il postino insolito, c'era anche un foglio piegato al posto del foglio che aveva lasciato la scorsa notte.
Lo presi e lo aprì velocemente, mentre il mio cuore aumentò di frequenza.

Caro Watson, volevo dirle che il postino di stamattina non era la persona alla quale starà presumibilmente pensando adesso, e che non deve nemmeno immaginare che questa persona abbia provato il desiderio di entrare in casa e di rivederla. Comunque sia, spero che lei non stia bene e che, soprattutto, lei preferisca ancora sua moglie. Non vorrei riabbracciarla e ordinarle di portarmi un caffè, assolutamente, e non vorrei nemmeno prendere in prestito la sua roba. Lei capisce che io la odio dal profondo del cuore? Vorrei ucciderla, prenderla a schiaffi e, infine, scacciarla via dalla mia mente. Spero che lei si sia dimenticato di me, perché io mi sono dimenticata di lei.
Non ho bisogno di lei, assolutamente.
Ah, e non aspetterò mai che lei mi riconosca.

Con profondo odio,
il suo peggior nemico.






And so it is,
just like you said it would be.
Life goes easy on me most of the time.

Holmes era ancora seduto su quella panchina, illudendosi che il suo "principe azzurro" sarebbe arrivato. Ma anche se avesse capito il suo messaggio, per quale motivo avrebbe dovuto prenderlo in considerazione?
Lui aveva Mary, e anche una certa fama da dottore. Oramai non aveva più bisogno di lui.
La sua testa cadde sulle sue mani, appesantita da troppi pensieri, diversi da quelli che era abituato a sopportare. Era un genio, la sua mente era veloce e preparata a tutti i tipi di ragionamento possibili, ma quel unico e semplice pensiero lo stava distruggendo dentro.


And so it is,
the shorter story, no love no glory,
 no hero in her skies.

John strinse il foglietto tra le mani. Imprecò, rimuginando su quella lettera anonima.
Doveva essere uno scherzo, ma non riuscì a focalizzare la mente su un unico pensiero.
Era evidentemente una lettera criptata, simile a quella che aveva mandato a Mary tempo fa.
Cosa significava allora? Da chi veniva quella lettera?
In cuor suo sapeva la risposta. Come sapeva che Holmes non era morto.
Come sapeva d'altronde che non voleva lasciarlo sposare non solo perché temeva di essere lasciato solo nelle sue investigazioni.

I can't take my eyes off of you.

Stava sbagliando tutto e lo sapeva. Sapeva che avrebbe fatto meglio a "restare morto", senza destare alcun sospetto. Egoista come al solito, proprio come diveva il suo dottore.
Lui oramai si sarà fatto una ragione e, in effetti, doveva essere felice di come sono andate le cose. Holmes era fermamente convinto che Watson non gli sarebbe mai stato vicino se non avesse provato pena per lui, quindi ora sarebbe stato senza alcun peso.
Era sempre andato tutto bene per la semplice gentilezza di Watson nei suoi confronti.
Strinse i pugni, mentre una goccia gli inumidì una guancia.

And so it is,
just like you said it should be.
We'll both forget the breeze most of the time.

La testa gli stava pulsando, mentre cercava di pensare a cosa fare. Non si sarebbe potuto tirare indietro, questa volta. Neanche rintanandosi nella sua ingenuità.
O voltava pagina o la leggeva fino in fondo.
Pensò a Mary e ai suoi sentimenti per lei. Era sua moglie e l'amava.
Ma quel sentimento non gli aveva fatto ripudiare l'idea dell'amore di Holmes nei suoi confronti. Anzi, l'idea di quell'amore malsano gli aveva invaso le membra, facendogli dimenticare di Mary.
Dimenticare nel senso che non considerò minimamente la rivalità tra i due amori, quello di Holmes avrebbe schiacciato quello di Mary all'istante, tanto da non fargliene accorgere della rivalità stessa.
Gladstone gli annusò la caviglia. Si guardarono negli occhi e il cane si grattò l'orecchio.
Abbaiò e andò nell'altra stanza, ritornando con il guinzaglio in bocca.
Watson spalancò gli occhi. Si trovava davanti alla scelta che gli avrebbe cambiato la vita.

And so it is,
the colder water, the blower's daughter,

the pupil in denial.

Intanto incominciò a piovere e le persone aumentarono i loro passi, finché Holmes non rimase da solo in quella strada. Immobile fissava davanti a sé, non potendosi più intrattenere nel esaminare i passanti.
In realtà, non ne avrebbe potuto comunque. Il suo sguardo infatti era vuoto e il suo respiro nullo.
Intorno a lui tutto si era fermato. Solo la pioggia continuava a scendere.

Watson era seduto sulla poltrona del suo studio, fissando anch’egli il vuoto. Anche lì il tempo si era fermato e Mary lo scuoteva cercando di risvegliarlo.


Did I say that I loathe you?
Did I say that I want to leave it all behind?

Holmes aveva commesso l’errore più grave della sua vita. Ne avrebbe subito le conseguenze per tutta la sua vita. Aveva perso un compagno, un amico e un amore.
Il loro amore era così malsano da far nauseare il Signore, che si stava sfogando con quel temporale che stava prendendo forma sulla testa scoperta di Holmes. Egli sorrise.
Una scossa colpì John, che fremette. Mary lo abbracciò, dicendo che aveva avuto paura.
Lui non la ascoltò e dietro l’abbraccio si celò un sorriso.
Uguale a quello di Holmes.
Un sorriso che li avrebbe uniti per l’eternità.


Holmes si alzò dalla panchina. Lanciò un ultimo sguardo alla finestra, con ancora il sorriso sulle labbra.
Nel contempo John guardò fuori la finestra con determinazione negli occhi.
Non si videro con gli occhi, ma i cuori cambiarono ritmo di battito.
“Mary, possiamo partire ora.”

I can’t take my mind of you,
'til I find somebody new
.



NOTE DELL'AUTRICE.
Cretinata dell'ultima ora! Sto continuando le due fanfiction su Elizabeth e, nella pausa, ho scritto questo. XD
Bello come mi riposo, neh? Se ci sono errori fatemeli gentilmente notare, non ho riletto.
Non ne ho il tempo, fra un po' devo smammare a suonare.
In questi ultimi giorni sto ascoltando molto le canzoni cantate da Robert Downey J. Madonna che voce! *-*
C'era da aspettarselo, d'altronde.
Fatemi sapere se vi piace allora!
La vostra Ellie, complessata.
Ps: La canzone è: Damien Rice - The Blower's Daughter.

   
 
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