Toc. Toc. Toc. Toc.

Tonfi sordi sul pavimento di legno, lurido e consunto come solo le bettole sanno degradare un materiale altrimenti di nobilissima fattura.

Toc. Toc. Toc. Toc.

Le stoffe pregiate, ma anch’esse logore dal tempo  e intrise dell’odore inconfondibile del sale, onnipresente nella vita di un uomo di mare, di un pirata, per la precisione, quelle stoffe accarezzano l’aria densa di fumo e vapori di una notte sudata ma ben poco eccitata. Solo il corpo può provare brividi di piacere: una volta scopertine altri, all’animo del biondo che giace in quel letto sfatto non bastano più i fianchi ondeggianti di una sconosciuta qualsiasi.

Toc. Toc.

Gli stivali si arrestano di fianco il giaciglio. L’arma puntata al petto scoperto del loro proprietario non permette altro avanzare.

Silenzio.
Gli sguardi si incontrano, intrecciano e avvinghiano, l’uno all’altro, l’uno nell’altro, come non era accaduto da mesi.  
Alla luce della pallida luna, forse inorridita anch’essa dallo spettacolo di quei due uomini più simili a demoni che a creature generate a immagine di Dio, dunque restia a posare su di loro i suoi raggi di luce pura, gli stessi smeraldi brillano, e si incendiano, di un fuoco interiore e profondo, fatto di orgoglio, provocazione, arroganza e semplice, intima, attrazione. Tutto in loro è opposto: la pelle dell’uno era stata bruciata dal Sole come quella dell’altro ne era stata risparmiata; i crini dell’uno richiamavano l’ebano più pregiato, quelli dell’altro profumavano del grano novello; il corpo dell’uno modellato sulle curve più decise e sinuose, l’altro più simile a quello di un giovincello ancora da svezzare;  gli insulti dell’uno intonati con la lingua che presagiva risate ad ogni nota, gli improperi dell’altro pronunciati con i suoni secchi e brevi di un linguaggio votato alla praticità.  Ma gli occhi svelano l’anima. E i loro sono gemelli.

Un ghigno sulle labbra fino a quel momento strette e contratte dalla minaccia: gli stivali si accasciano sul pavimento, mentre il piombo cessa di essere un pericolo e diventa un compagno scomodo da spedire vicino ai calzari abbandonati. Quel letto, quella notte, quell’aria, appartengono solo a loro due. Alle loro pelli contrastanti ma che si sfiorano in un gemito che le scuote all’unisono; le loro voci così diverse intonano gli stessi fremiti che attraversano i loro muscoli contratti; i loro cuori accelerano le pompate di sangue nero degli stessi delitti, rosso dello stesso ardore.
Raggiungono l’apice nello stesso istante, lo stesso latte sfama la loro bramosia.

Entrambi si sono concessi, entrambi hanno prevalso. La battaglia si è conclusa con due vincitori, gli stessi due a ritrovarsi sconfitti. Si sono arresi alla necessità di possedere ed esser posseduti, ma si sono conquistati una parte dell’altro che più nulla potrà strappare loro di mano.

Uno lo chiama corazón. L’altro lo chiama heart.
Ma i loro sguardi sono muti. Ma le loro lingue si corteggiano in silenzio. Ma le loro mani vagano sull’altro senza bisogno di altro che un po’ di calore da trasmettere.

Per uno è corazón. Per l’altro è heart. Per entrambi è Lui.