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Autore: FairySweet    05/02/2012    2 recensioni
Forse era quella la sua punizione, lui, guerriero fiero e terribilmente forte costretto solo a poter guardare l'unica persona di gli sarebbe dovuto importare, in fondo era giusto no? Aveva sacrificato lei ancora una volta, che altro poteva pretendere?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chichi, Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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dragonball 8
                Solo una Notte




“Puoi andare ragazzo” “Sta scherzando vero?” domandò confuso allentando la presa sul peso “Ho l’aria di uno che scherza?” ribatté burbero “So quant’è importante per te e non mi piace vederti così” “Sono quello di sempre” “No, sei simile al te stesso di sempre ma non lo sei realmente quindi vai” un debole sorriso “Non è un dono che si riceve tutti i giorni figliolo. Vai da lei e non sprecare il tempo concesso perché non ne avrai dell’altro” fu una reazione naturale, abbracciò il vecchio rubicondo stringendolo con forza “Ok ok ok … anche io sono contento per il tuo essere contento ma … insomma ragazzo così mi stritoli” “Grazie”  …
si muoveva lentamente cercando di non colpire qualche mobile, non aveva nemmeno acceso la luce, ricordava ogni metro di casa sua, ogni angolo, ogni stupido mobile e la cameretta di Ghoan, il viso rilassato del suo bambino che riposava sereno, lontano da guerre, lontano dal male che non meritava, sorrise socchiudendo la porta, era così strano tornare indietro, per un attimo lo rivide piccolo, indifeso, un cucciolo che tendeva le manine verso di lui ridacchiando felice.
Chiuse gli occhi bloccandosi davanti a quella porta scura,  la mano tremava sulla maniglia mentre l’ansia si prendeva gioco di lui “Puoi farcela sai? Insomma, hai salvato la terra puoi fare anche questo” di nuovo un bel respiro e poi il tenue profumo di vaniglia ad invadergli i sensi.
La camera era esattamente identica a quella che ricordava, le foto sul mobiletto, l’armadio e poi il letto e lei, quella meraviglia creata dalla natura solo per lui.
Dormiva serena, girata verso la porta, un braccio dolcemente posato sotto la testa e i capelli a coprire la pelle candida del collo, un passo e poi un altro, era terrorizzato dal poter vivere un sogno, forse, tutto quello era irreale, forse stava dormendo.
Allungò dolcemente una mano pregando che non le passasse attraverso ma la pelle della ragazza lo bloccò scatenando un sorriso, poteva sentirla, poteva accarezzarla senza più sentirsi un fantasma, la sentì tremare leggermente sotto il suo tocco forse troppo freddo e poi quegli occhi profondi a guardarlo confuso “Tu sei … cosa …” si sollevò dal cuscino cercando nel silenzio risposte che non poteva avere “Sto sognando vero?” le scostò i capelli dal viso poi le labbra sulle sue respirandone il profumo “Sei qui davvero?” sussurrò in lacrime, le labbra separate pochi millimetri, una sottilissima linea d’aria a permettergli di respirare sorrise stringendola  mentre il cuore martellava violento nel petto, le mani posate sulle sue spalle e la fronte contro la sua “Ascoltami tesoro … questo è un regalo, un regalo concesso per poco tempo” “Non importa” chiuse gli occhi sorridendo “Si che importa” le mani scivolarono dolcemente tra i suoi capelli mentre il suo profumo lo stordiva “Domani non sarò più …” si bloccò di colpo, le labbra della ragazza sulle sue “Non mi importa, non voglio saperlo” bastavano solo quelle stupide parole ad innescare una reazione che non sarebbe mai riuscito a fermare.
La strinse più forte scendendo dolcemente sul collo, quanto gli era mancato il suo sapore, il suo profumo, la sentiva sospirare, rabbrividire sotto le sue mani, le gambe avvolte attorno a lui mentre le mani percorrevano ogni centimetro della sua pelle, sorrise sfiorando il suo ventre, vi posò un bacio soffermandosi qualche secondo sulla bellezza che ne traspariva poi ancora le sue labbra, la voglia matta di averla di nuovo, di tenerla stretta a sé per l’eternità “Mi sei mancata” parole sussurrate a fior di labbra “Mi sei mancata ogni secondo di ogni giorno” sembrava cristallo puro, aveva paura di stringerla troppo forte, di farle male ma lei sorrise inarcando leggermente la schiena, gli occhi concentrati, persi nei suoi mentre la dolcezza di quelle spinte invadevano ogni loro pensiero, era consapevole dell’effetto che scatenava in lui, lo era sempre stata, giocava con il suo senso di colpa, lo usava per mostrargli quanto sbagliata fosse stata quella scelta, le gambe sode, perfette, strette con forza attorno ai suoi fianchi impedendogli di fuggire ma non aveva bisogno di farlo perché quello, era l’unico posto dove avrebbe voluto essere.


“Dovresti dormire” “Se lo faccio allora non ti potrò più toccare” lo strinse più forte, il ventre appiccicato al suo mentre un debole sorriso provava a mascherare la stanchezza “Accadrà lo stesso, è solo una notte e ...” “Lo so ma fino ad allora posso sentirti” le sfiorò il viso con le labbra lasciandovi una tenera scia di baci “L’ho sentito sai?” aprì gli occhi sorridendo “Si è mosso” le mani intrecciate sul suo ventre mentre una piccola spinta giocava a nascondino con loro “Ehi piccolo” mormorò ridendo “Lo so che è tutto strano lì dentro, senti tutto mille volte più forte ma devi stare tranquillo amore mio perché non accadrà mai niente di brutto a nessuno di voi, il tuo papà non lo permetterà mai” la mano posata sulla sua mentre un legame più forte del sangue riempiva il suo cuore “Sarò sempre qui bambino mio te lo prometto, ti guarderò da lassù e sarà orgoglioso di tutto quello che farai”  di nuovo un leggerissimo movimento, impercettibile, tenue, sollevò lo sguardo sorridendo ma lei si era addormentata, persa nella dolcezza dei sogni, le mani ancora intrecciate alle sue “Non vi accadrà niente di male te lo giuro” stretto a lei con il terrore di venirne separato, sarebbe accaduto lo sapeva bene, sarebbe accaduto e non avrebbe potuto fare niente per evitarlo.
I minuti passavano lenti, il respiro del vento oltre i muri e un leggerissimo scroscio d’acqua ad accompagnare quella miriade di pensieri, un groviglio immenso che non riusciva a riordinare, continuava a guardarla, ne spiava ogni più piccolo movimento, sorrise dandosi dello stupido, per anni aveva dormito con lei e mai, mai si era fermato a comprendere quanto bella potesse essere durante la notte.
Forse la colpa era di questa stupida distanza, non aveva mai capito l’importanza di una carezza sulla pelle, non fino a quando il destino aveva deciso di strappargli la cosa più bella del mondo, sua moglie, Ghoan, gli anni che avrebbe dovuto passare accanto a lui e poi quel bambino che non avrebbe mai conosciuto il viso di suo padre, i suoi primi passi, la prima parola, chiuse gli occhi cercando di respirare ma più ci provava, più l’aria rifiutava di entrare nei polmoni “Ti amo” due parole sussurrate al silenzio, incatenate dentro a quella stanza che avrebbe custodito per sempre quella dolcissima confessione.
  
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