Non ti muovere, Blaine
«Chi lo dirà a Blaine?
Devi lasciarlo fare a me!»
-Burt Hummel,
3x11 –
Il trillo insistente al
campanello di casa mi riporta in fretta alla realtà e salto a sedere sul letto.
Sto per alzarmi e scendere di corsa ad aprire la porta, quando mi salta in
mente cos’ha detto il medico.
Non ti muovere, Blaine.
E’ meglio se stai fermo a letto per qualche giorno,
prima dell’operazione. Riposati.
Come se fosse facile stare
fermo. Non sono il tipo, lo sanno tutti.
In ogni caso di sotto c’è
mia madre, quindi non dovrei preoccuparmi di correre giù ad aprire.
Probabilmente non è nemmeno per me, Kurt è a scuola.
E sono abbastanza sicuro
che non sia Sebastian che striscia fino a qui per scusarsi,
comunque.
Le voci si rincorrono
sull’uscio e sento la porta chiudersi alle spalle dell’anonimo visitatore.
Ricado indietro sui
cuscini. Perché non posso muovermi nemmeno per arrivare all’ipod, dannazione?
La testa bionda di mia
madre spunta dalla porta nemmeno un minuto dopo. Ha un largo sorriso stampato
in faccia.
«C’è una visita per te, Blaine»
Alzo la testa, sorpreso.
Non è Sebastian,
vero? Perché se è Sebastian finirà molto male. La
mamma dovrà pulire il suo sangue dal tappeto e sarà difficile mandarlo via,
perché il sangue macchia, e…
«Cerca di non stancarti»
dice mia madre, passandosi una mano tra i capelli. «Il dottore ha detto che…»
«…non mi devo muovere. Sì,
lo so»
Questo non mi impedirà di
uccidere Sebastian, naturalmente.
Lei scuote la testa e si
volta per sorridere alla persona che aspetta alle sue spalle. Apre la porta del
tutto e io non posso far altro che spalancare gli occhi e far cadere la
mascella.
«Signor Hummel?» esclamo. Ha
una faccia…Sembra fuori di sé e ha gli occhi lucidi.
Scatto in avanti. «E’
successo qualcosa a Kurt? Sebastian ha fatto
qualcos’altro? Gli spezzo le ossa!»
Il signor Hummel mi fissa per un secondo – potrebbe essere spaventato
dal mio essere parecchio protettivo nei confronti di suo figlio? Mi sa di sì – ma poi il suo viso si apre in un
sorriso e riesco a tranquillizzarmi.
«Per prima cosa, Blaine, smettila di chiamarmi “Signor Hummel”,
mi fa sentire ridicolo» dice, avvicinandosi al letto timidamente.
Sorrido imbarazzato.
«Ok…Burt»
La mamma gli fa un sorrisone.
«Vado a prendere del caffè. Lei ne vuole?»
Burt sembra sorpreso da tanta cordialità, ma
mia madre è una donna dolcissima.
«Oh, volentieri» dice, grato.
Il padre di Kurt continua
a sorridere, poi sembra ricordarsi il misterioso motivo della sua visita
improvvisa – e vi assicuro che non succede tutti i giorni di ritrovarsi Burt Hummel in camera propria - e inizia a frugarsi freneticamente
nelle tasche, mentre mia madre è già tornata con una tazza di caffè bollente
tra le mani. Glie la porge e Burt la prende delicatamente prima di voltarsi di
nuovo verso di me.
«Io…non potevamo aspettare
per dirtelo» dice mentre estrae dalla tasca della
giacca una busta bianca.
Gli tremano le mani.
«Ma cosa…» balbetto. Che
cosa sta succedendo?
«Ecco, questa è arrivata a
Kurt stamattina»
Il signor Humm…Burt mi
allunga la misteriosa busta da sopra il letto e io mi sporgo – senza muovermi
troppo, ovviamente – per prenderla.
Fisso prima la lettera,
poi di nuovo lui, poi la lettera. Credo di essere sotto shock.
NYADA,
c’è scritto.
«Oddio»
Burt sorride.
«Già»
«Oddio, è…è la lettera d’ammissione?» domando con un filo di voce.
«Aprila»
Obbedisco e i miei occhi –
voglio dire, l’occhio sano. L’altro è bendato. Bendato, ma ci credete? –
comunque, il mio occhio scorre
velocemente tra le parole, fino a che non trova ciò che cercava. E’ una
parolina sola, piccola e nemmeno tanto evidenziata.
Fosse stato per me,
l’avrei scritta più grande di almeno di dieci caratteri e l’avrei colorata con
il glitter.
E’ la parola più bella del
mondo.
Finalista.
«Blaine,
non ti muovere!» esclama mia madre con aria di rimprovero ma sempre sorridente
mentre passa in corridoio. Effettivamente deve avermi visto
mentre tentavo di lanciarmi verso il padre di Kurt per abbracciarlo o
buttarlo per terra dalla gioia, quindi sono costretto a rimanere immobile
quando dentro sto esplodendo e vorrei solo trovare un modo per saltellare in
giro come un idiota.
Burt si asciuga le guance
con un fazzoletto.
«Ce l’ha
fatta» sussurra.
Capisco cosa prova. E lui
sa che provo lo stesso.
Sì, Kurt ce l’ha fatta.
Stringo ancora la lettera
tra le mani, improvvisamente incapace di fare qualsiasi altra cosa. Tutto
quello che mi riesce di fare, alla fine, è alzare gli
occhi su Burt e accorgermi con stupore che mi sta guardando con affetto.
Ci metto solo un istante
in più a realizzare che il padre del mio ragazzo è
venuto fino a casa mia solo per dirmi che suo figlio è stato preso alla NYADA.
Fin qui, capite?
Vorrei che fosse mio padre.
Non ci vuole molto a rendersi
conto che, se Kurt è una persona straordinaria, è perché è stato cresciuto da
Burt. E non potrò mai ringraziarlo abbastanza, per questo.
«Cos’ha fatto
quando l’ha letta?» domando allora, ricadendo indietro sui cuscini. Burt
si siede sulla sedia di fianco al letto e si passa una mano sugli occhi.
«Oh, dovevi vederlo!» esclama, ridacchiando tra le lacrime.
Ne esce fuori un suono molto buffo. «Gli ho messo la busta tra le mani –
ovviamente non l’avevo aperta - e ha girato come un pazzo per mezza
scuola, prima di piazzarsi nell’aula del Glee Club ed
aprirla. E’…capisci?...sono
così orgoglioso di lui»
Non riesco a smettere di
sorridere come un idiota.
Non importa se andrà a New
York, non m’importa. Troveremo un
modo, ma deve farcela.
«Io…non so come ringraziarti,
Burt» dico, guardandolo con gratitudine. «Sei addirittura venuto fin qui per dirmelo il prima possibile,
e…»
«Ora stammi a sentire, Blaine» mi interrompe lui. «Tu sei ciò per cui Kurt lotta ogni giorno,
ogni istante della sua vita. Voi, e ciò che avete. Sei stata la prima persona
alla quale entrambi abbiamo pensato.
Non Carole, non Finn. Tu ».
Apro la bocca per
rispondere, ma le parole non vengono fuori. Sono bloccate in gola insieme alla
sorpresa e probabilmente la commozione.
Sto per piangere, dannazione.
«Grazie» gracchio alla
fine, cercando di sporgermi verso di lui per fare qualcosa, non lo so, tipo
stringergli la mano o abbracciarlo.
«Non ti muovere,
tranquillo» dice Burt sorridendo e asciugandosi per l’ennesima volta gli occhi.
Sono qui nella mia camera
con una benda all’occhio, sull’orlo delle lacrime, con Burt Hummel.
E, potete crederci o meno, sono felice.
La preoccupazione per
l’operazione se ne è andata non appena ho avuto la lettera tra le mani.
Finalisti. NYADA.
Ce l’hai fatta, Kurt.
«E’ tardissimo, devo
andare a prendere Carole al lavoro! Devo dirle di Kurt!» esclama Burt
all’improvviso dopo aver buttato un’occhiata distratta all’orologio – e dopo avermi
detto le parole migliori che un fidanzato vorrebbe sentire, diciamocelo.
Salta su dalla sedia e io
mi sporgo di nuovo dal mio piccolo nido di cuscini per porgergli la lettera
della NYADA, di nuovo richiusa nella sua busta.
Lui scuote la testa.
«No, tienila tu, tanto
scommetto la mia macchina che Kurt si lancerà qui appena uscirà da scuola»
Ritiro la mano e appoggio
la lettera sopra al comodino, sospirando.
«Beh, passa una buona
giornata e riguardati»
«Grazie, lo farò»
«Burt?» domando quando lui
è già sulla porta della mia camera. Burt si gira e mi sorride.
«Sì, Blaine?»
Sospiro.
«Anch’io sono orgoglioso
di Kurt»
Voglio che lo sappia.
Voglio che sia consapevole del fatto che suo figlio è la cosa migliore che mi
sia capitata in tutto questo tempo.
«Sì. Lo so»
*
Kurt scoppia a piangere
nell’esatto istante in cui varca la soglia della mia camera. Scatto in avanti
per andare ad abbracciarlo, baciarlo e Dio solo sa cos’altro,
ma lui sorride, accecato dalle lacrime, e mette le mani avanti a sé
sventolandomele praticamente in faccia mentre si avvicina barcollando.
«Oh, Blaine,
dai, tranquillo, non ti muovere!»
Oh, al diavolo.
Mi lancio verso di lui
letteralmente di peso trascinandolo a terra insieme a
me - e alla mia benda - e gli prendo
il viso tra le mani.
«Ti amo. Lo sai, vero?»
Ce l’hai fatta, Kurt.