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Autore: glendower    07/02/2012    2 recensioni
[Il contesto vago si riferisce ad un improbabile DDD; Lea/Axel-Roxas]
Axel.
Amico, amante, compagno di avventure ed ora nessuno, un nessuno che non conosce e non ha mai visto, uno qualsiasi che non riesce ad abbracciare e a guardare in faccia.
«Lea. Io sono L-E-A, hai memorizzato?»

Ma Lea, lui, non lo ha mai sentito.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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# Neanche un raggio di sole sulla strada per l'alba




«Axel?»

Le sue spalle sono sempre state un appiglio, il suo modo di sentirsi qualcuno, un essere umano capace di avere dei sentimenti anche senza possedere un organo che pompa sangue.

Troppo alte per afferrarle, sono diventate, con il tempo, una montagna da scalare per arrivare a lui. Ora, di quel salto sull'abisso però, non è rimasto altro che un buco nero - un muro sgretolato che non vuole più offrire aiuto.

Axel.
Amico, amante, compagno di avventure ed ora nessuno, un nessuno che non conosce e non ha mai visto, uno qualsiasi che non riesce ad abbracciare e a guardare in faccia.

«Lea. Io sono L-E-A, hai memorizzato?»

Le sue labbra sono congelate, ruvide, prive di quella fiamma che Roxas ricorda - sono un pezzo di puzzle che non riesce ad incastrarsi con il suo personale frammento, costretto a starsene in disparte, senza mai più trovare un gemello a cui accoppiarsi.

I baci ora più che mai sono inesistenti, fin troppo irraggiungibili, un ricordo passato che non riesce più a tornare indietro ma resta immobile, fermo in quel tempo in cui c'era Axel, non uno sconosciuto che ora ha preso il suo posto.

Nonostante stia provando a tracciare i contorni della sua bocca con la lingua, sa perfettamente che lì non è rimasto più nessun sapore familiare. La sua saliva, giù per la gola, è veleno per topi e quei suoi occhi verdi sono solo una tetra oscurità, un buio troppo profondo per trovarvi una luce palliativa alla sua ferita inguaribile.

Axel - meglio dire, Lea – gli permette ogni gesto, lasciando persino che le sue mani vaghino impaurite su quel corpo più caldo, fino a fermarsi al centro del petto, spostate a sinistra, dove un cuore, prima sicuramente inestistente, adesso batte veloce contro i suoi polpastrelli.

«Sei vivo.» non è una domanda, è una constatazione – è la verità più cruda e semplice che sbatte contro la coscienza di Roxas, facendola lacrimare rabbia, dolore ed esaperazione.

Vuole gridare ma non ci riesce, è tutto così strano che se non si distrae subito potrebbe decidere di tornare indietro, fuggendo dentro Sora, suo ultimo scoglio.
La sua gabbia di carne, lo sa, è l'unica capace di cullarlo per fargli dimenticare subito questo brutto incubo.

«Genio, non starei qui a parlarti altrimenti.» questa persona sorride allo stesso modo, parla con la sua voce e compie gli stessi gesti, prova emozioni e lo tortura con quel cipiglio intento a ricordare qualcosa che non è più nella sua testa.

«Ma sono Roxas, Ax-...Lea, tu non ti ricordi di me?»

Ed è l'incertezza del suo sguardo confuso a fargli più male – ad ucciderlo e a far chiudere i suoi occhi, troppo deboli per trattenere un pianto isterico ridotto in singhiozzi.

Non è lui, e, quasi per certo, non lo sarà mai; anche adesso che inspira fra i suoi capelli, in cerca di quel profumo a lui così caro, trova solo un odore forte, da uomo vero e non riesce a tirare fuori niente della persona che conosce e che ama, più di se stesso.

«No, ma quell'Axel che cerchi lo troverai, ne sono sicuro.»

Due mani più grandi si attaccano ai capelli biondi, intrecciando le dita fra le ciocche come a volerle accarezzare una per una.
Il corpo del più piccolo viene preso in custodia da quello del più grande, stretto in un abbraccio che rassicura e allo stesso tempo infligge il colpo di grazia.

Ora che è lì, insieme a chi ha sempre creduto di aver perso, Roxas non vede niente perché non c'è nessun raggio di sole a rischiarare la sua alba, solo un'illusione incompleta, l'ultimo pezzo di un'amore che ha appena smesso di sognare.




note dell'autrice;*
Questa parte NON è da saltare, anzi, per capire il perché di questa cosa dovete per forza passare di qua, buttando un occhio prima di lasciar passare questa flash inosservata. In realtà non ha molto senso, anche perché Roxas non incontra nessun Lea  - un Lea che fa riferimento al trailer di Dream Drop Distance, dove vediamo in pratica un Axel grande senza tatuaggi sotto gli occhi; ecco, in brevis, tutto questo parte da lì, lasciando spazio ad un improbabile incontro tra il nostro rosso infuocato tornato ad essere umano #what ed un certo nessuno che è fuori dal suo posto originario, vale a dire, dentro Sora.
Dopo questo piccolo sclero, assolutamente non vero, vi auguro buona lettura anche se questa è una frase che va detta prima, non ora alla fine del mio minipost sclero, pazienza, non me ne vogliate. Ness.

  
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