Ci ho impiegato un pò a mettere giù questo mio sequel ideale, che tra l'altro non è ancora finito. Spero che gli amanti di questo anime&manga non siano offesi da esso, ma riescano a riconoscervi i personaggi che tanto hanno amato. Abbiate pietà di un'umile scribacchina-_-..
Ritrovar se stessi
Il mio seguito di Candy Candy by Silvì
Eccomi qui con la MIA continuazione della storia e finalmente ho un po’ di tempo per buttarla giù, non
sarà lunga,
sarà
soprattutto una cosa introspettiva, ma diversa da quella della mia cara amica
Odissea del forum italiano di Candy Candy,
anche
perché lei è molto più brava di me a scrivere.
Per il titolo ho
deciso di prendere spunto da un brano di una canzone di Battisti, ovvero EMOZIONI,
perché credo si adatti perfettamente a ciò che ho in mente di scrivere.
Ah spero di non
sconvolgere gli amanti di Albert, in particolare la
mia cara Esthertr, perché..insomma lo capirete nel leggerlo,
però non
temete lo tratterò con la massima cura perché anche io lo amo,
anche se non come Terry ovviamente.
Bene fatte
queste piccole premesse vi auguro buona lettura e spero tanto che vi piaccia la
mia continuazione della storia:
ovviamente
i personaggi non sono miei ma della nostra amata/odiata Mizuki.
Ah quasi
dimenticavo per rendere più credibile la storia
ho deciso un piccolo cambiamento che non so quanto sia in linea, speriamo -_-
…
Altra
dimenticanza: questo racconto viene pubblicato in
contemporanea sul forum italiano di Candy Candy e
presto lo
troverete anche nel mio blog di fan faction.
CAPITOLO I: UNA VISITA A SORPRESA
“E’ una fredda serata
di inizio Marzo, il vento sferza forte le fronde degli
alberi, alberi che assumono l’aria lugubre di fantasmi mentre gli ultimi
bagliori del tramonto illuminano
Un tempo, da bambino, odiavo
la primavera, perché passavo le mie giornate in compagnia della mia
matrigna e dei miei fratelli, che han sempre mal sopportato la mia
presenza. Quasi l’esser al mondo, per me, equivalesse
ad una colpa. E in un certo senso lo era: io
ero il frutto del peccato di mio padre con una donnaccia. Un’attrice. Una
donna non nobile. Mi viene quasi da ridere al pensiero che io, il figlio
illegittimo, il figlio non voluto, ho seguito le sue disonorevoli
orme.
Ma, come sempre, sto perdendo il
filo del discorso, del resto io sono un attore non uno scrittore .
Si ora amo
Il suo
nome che io non posso e non voglio pronunciare, ma che non posso dimenticare. Perché il solo sentirlo mi dà una gioia infinita.
Mi dà la forza della terra che ora rinasce dopo un lungo e gelido
inverno. Ma nel contempo mi dà un dolore
terribile. Il dolore di un veleno potente ma non mortale, che
mi consuma a poco a poco. Lentamente.
Come ero stato geloso
un tempo quando lei mi parlava di Anthony, del suo amore per lui.
Ora darei qualsiasi cosa pur di sentirla parlare anche solo di lui, pur di
sentire di nuovo la sua voce. La voce della mia
tarzatuttelentiggini.
Lei che rincorre il
treno.
Lei che si arrampica
sugli alberi.
Lei che sorride a
tutti con uguale generosità.
Lei che balla con
me in Scozia.
Lei che mi dice
addio perché non possiamo stare insieme.
Mi sento un mostro eppure ho
desiderato che l’altra morisse davvero, che mi lasciasse libero
per sempre.
Ma è stato
un attimo, solo un attimo, perché poi appena vedo il suo sguardo triste
capisco che lei non ha colpa alcuna: Susanna mi ha salvato
E ora il rimorso
per quel pensiero crudele mi attanaglia lo stomaco.
E mi rende,
consapevole una volta di più, che io non sarò mai come il suo
Anthony.
Come il suo principe della
collina.
Come Albert.
Eppure io ho avuto il suo
amore.
E questo mi basta
per andare avanti.
Per cercare di sorridere alla
vita.
Non sorriderò
mai come te amore mio, lo so.
Solo il tuo sorriso sa illuminare
il mondo.
Sa far risplendere il sole.
Ma ci proverò,
per te.
Perché tu sia
orgogliosa di me.
E se puoi dimenticami, sii felice
ti prego.”
Terence Granchester, figlio
illegittimo del Duca Granchester e della grande attrice
Eleaonor Baker, a sua volta
affermato attore anche lui, chiuse
un quaderno dalla copertina blu, dove aveva vergato quelle poche righe con un
calamaio e lo ripose in un cassetto
del comò della sua camera. Si alzò e prese dal proprio taschino
interno, della sua giaccia marrone, come sempre assai sgualcita, una piccola
chiave di ottone argentato, la infilò nella
serratura del cassetto, e la girò due volte. Poi la rimise nel taschino.
Con fare noncurante osservò per qualche secondo la sua stanza: un
semplice letto di legno scuro, un comodino stracolmo di copioni, un enorme
comò, regalo di Susanna, una sedia elegante, quasi da re, erano tutto
l’arredamento di quel posto. Non gli serviva nient’altro. Ed anzi
era fin troppo per i suo gusti. Sentì bussare
alla porta. Si trattenne dallo
sbuffare spazientito. Sicuramente era Susanna.
“Terence..”
Aprì la porta e le sorrise
più dolcemente che potè.
E si
ripetè mentalmente ciò che aveva appena scritto: Lei non aveva
colpe.
“Dimmi Susanna.”
“C’è una
visita..”
L’uomo la fissò
preoccupato: era nervosa, tesa. No anzi era proprio
terrorizzata. Tremava come una foglia. Aveva lo stesso sguardo di quando aveva tentato di uccidersi. Smarrito.La sua figura
pareva ancora più piccola di quella che era.
“Di chi?”
Si inginocchiò
e le prese le mani.
“Non so come dirtelo..”
Il giovane attore sbattè
le palpebre più volte.
“Come sarebbe a
dire?”
La ragazza si strinse
convulsamente al petto le mani dell’amico.
“Vieni di
là ti prego..”
Incapace di proferire parola
Terence assentì e la seguì in salotto, dove attendeva il
misterioso visitatore.
Chiunque fosse
l’avrebbe pagata cara.
Non gli piaceva che qualcuno facesse star male Susanna: non l’amava è vero,
ma le voleva bene e vederla soffrire faceva soffrire anche lui.
Forse era un giornalista di
qualche giornale scandalistico venuto a tormentarla.
Con questo pensiero nella mente
accelerò il passo per dirne quattro a quel sanguisuga,
ma non appena entrò nell’ampio salone di casa Marlowe, le parole
gli morirono in gola..
Non era possibile.
Non poteva essere.
Cosa ci faceva li?
E perché?
FINE CAPITOLO PRIMO