Libri > Sherlock Holmes
Ricorda la storia  |      
Autore: Cucuzza2    11/02/2012    1 recensioni
Il sole sorge sempre ad est; regola imprescindibile e fenomeno quotidiano ed immancabile.
Ogni mattina, ogni londinese si risveglia e riprende a vivere da dove aveva interrotto appena ceduto al sonno, ma senza qualcuno dei problemi del fardello portato avanti sin dal giorno prima.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

COW-T.
Edit: la mia stupidità mi ha causato un errore di date, mea culpa ;_; Prendetela come una licenza.

_
_
_
_
_

L'idea di Londra non mi era sembrata più confortevolmente familiare di quel giorno che in un'unica occasione, che era stata il mio ritorno dall'Afghanistan. Ma ormai il mio passato da medico militare era sul punto di lasciare che il mio supplizio dei ricordi diventasse ogni attimo più labile, mentre erano le ferite più recenti ad esercitare una vera pressione su di me.

«Ti vedo turbato, mio caro Watson. Non sarai certo ancora scosso per la visione di quello che si è rivelato essere null'altro che un normalissimo mastino, spero».

«Niente affatto» fu la mia risposta, lapidaria ed in parte sincera.

Il treno avanzava, alleggerendo ad ogni sobbalzo il silenzio che gravava sul nostro scompartimento. Non che i nostri momenti solitari spiccassero spesso per loquacità - tanto più che lui per sua natura durante le indagini si rifiutava di rivelare alcunché del corso dei propri pensieri - ma normalmente si trattava di semplice, stoica calma.

«Hai conservato le mie lettere» ruppi il silenzio.

«Certamente. Hai avuto modo di accertartene, se non sono in errore».

«Le hai trovate utili?»

«Te ne ho già parlato, hanno avuto la loro importanza nella risoluzione del caso».

«Ottimo».

Tacemmo entrambi fino alla stazione successiva; il treno rallentò e si fermò, per poi ripartire. In quel lasso di tempo, nulla era mutato fra noi.

«Holmes» mi arrischiai ad intervenire mentre il treno riprendeva a muoversi lentamente, pur sapendo quanto fosse avventato farlo quando era d'umore poco loquace.

«Dubiti di ciò che intercorre fra noi, ti crei problemi sciocchi ed inutili presenti solo nella tua mente, cerchi perfino di farmi parlare quando sono d'umore taciturno - Watson, per l'amor del cielo».

«Tu non nutri alcuna fiducia in me».

«Watson, per l'amor del cielo».

«Solo, nel Devonshire, con l'unica compagnia del giovane Henry Baskerville e di un manipolo di figuri dai ruoli indefiniti, nonché di un mastino infernale. Ho desiderato la tua presenza, ad ogni momento ho atteso l'attimo nel quale avrei infine potuto scorgere il tuo volto da quella nebbia, e tu eri sempre stato lì.»

«Ebbene?»

Ne fui piuttosto offeso. «Non reputo che tutto ciò sia stato giusto nei miei confronti, non dopo il tempo che ho trascorso fra le nostre mura e quanto per te speravo di essere stato. Le lettere, oltre ad essere resoconti a tuo dire preziosi riguardo agli ultimi avvenimenti dalle parti di Baskerville Hall, erano ad ogni modo mie lettere».

«Ah, ma certo! Hai ragione, mio caro, hai ogni ragione al mondo» rispose, la voce pregna di sarcasmo. «Puoi ben affermare che avrei dovuto sospirarvi sopra e tenerle come vessillo di tale romantico sentimento, certamente, oltre a mandare a monte ogni piano per trovarmi eternamente al tuo fianco. È naturale» mi ero aspettato del cinismo; ma la reazione fu ben oltre ogni aspettativa, certo. «Vengo umilmente a Canossa davanti a te con il capo cosparso di cenere e mi pento delle mie onerose colpe. Ora, te ne prego, torniamo all’argomento del quale trattavamo precedentemente».

«Non stavamo affatto parlando» ribattei, piccato.

«Appunto».

Sospirai, tenendo un avambraccio a contatto col vetro gelido del finestrino del treno, e l’altro arto disteso lungo il tronco. Il treno continuava a sobbalzare ogni pochi attimi, ma io mi premurai di non sfiorare neppure accidentalmente Holmes a fianco a me, sapendo che avrebbe contribuito solo ad aumentare il suo evidente nervosismo. Lui era pressoché immobile, se non per i sobbalzi del mezzo; ed io nulla feci per turbare quell’equilibrio apparente.

Era pomeriggio; il sole si trovava sul lato anteriore del treno, e da questo intuii che dovevamo stare andando verso ovest – fatto bizzarro, considerato come Londra si trovasse prettamente ad est rispetto al Devonshire.

«Holmes…»

«No».

Tacqui; lo stetti solo a guardare per pochi attimi, poi distolsi lo sguardo.

«Ad ogni modo ci avviamo verso ovest a causa di un’ordinaria deviazione causata da un semplice disguido di percorso» aggiunse poi, sorprendendomi. «Il tuo sguardo è corso al sole abbagliante mentre le tue mani hanno mimato all’indirizzo della sua posizione, ed il tuo volto era perplesso».

«Ed è probabile che anche il tuo modo di fare abbia subito un semplice disguido di percorso?»

«Se tuo fossi sufficientemente gentile da lasciarmi capire qualche minima parte del tuo discorso cosiddetto intellegibile, probabilmente potrei offrirti una risposta».

«Ti supponevo più intelligente, a dire il vero».

Un risolino amaro  si insinuò nelle mie orecchie in modo intenso e doloroso. «In effetti ho compreso ogni cosa». Mi rivolse uno sguardo carico di cinismo, al quale ero ormai avvezzo. «Visto che ami tanto le metafore ad effetto, posso proportene anch’io qualcuna. Mi rimproveri di averti convinto di essere solo, ma suppongo non sia stato particolarmente diverso, per me, nell’88, non è vero?»

«Non credo che le nostre due circostanze siano…»

«E cos’hai da dirmi per quanto riguarda la mia personale creatura infernale?»

«…paragonabili» conclusi, a ogni momento meno certo di credere alle mie stesse parole. «Usavo credere che con la tua presunta morte ogni conto fosse stato pareggiato, ed ogni sofferenza portata a giustizia. A quanto pare c’era un errore nella mia logica ordinaria; vorrei proprio conoscere quella della tua mente fuori dal comune, a dire la verità. E ora smetti con le metafore, te ne prego, o sarò costretto a passare il resto della mia vita cercando di imitare in modo malriuscito le tue deduzioni e la tua insopportabile ironia».

«Stavo giusto per fermarmi e lasciare che fossi tu a continuare, a dire la verità. Sentirti maneggiare le parole come fossero più pennelli di un artista che strumenti funzionali all’uomo pratico è quanto di più divertente si possa auspicare».

«Possono essere i pennelli di un artista, se è ciò che vuole l’oratore».

«E se è ciò che vuole, possiamo confermare come questi sia in errore».

«E se ciò che tu vuoi, posso provare a comporre qualche metafora sul tuo modo di ragionare».

Il treno avanzava, senza accingersi a compiere la deviazione di dovere. Il mio sguardo si fece ulteriormente perplesso, mentre il sole illuminava la carnagione di Holmes.

«Ciò che provi…»

«Davvero, non potrei figurarmi l’inizio di una qualunque frase che mi riguardi in modo peggiore.»

«Stavo accingendomi a dire; ciò che provi – e lo provi, volente o nolente – è giunto ad una deviazione del tutto momentanea a causa di un disguido di percorso. Perlomeno, è ciò che voglio sperare. Quando riprenderai ad avviarti in direzione dell’est?»

Lo sguardo che mi rivolse fu indecifrabile; un minimo comune denominatore fra il cinico, il provato e l’indifferente.

 

Il sole sorge sempre ad est; regola imprescindibile e fenomeno quotidiano ed immancabile.

Ogni mattina, ogni londinese si risveglia e riprende a vivere da dove aveva interrotto appena ceduto al sonno, ma senza qualcuno dei problemi del fardello portato avanti sin dal giorno prima.

L’indomani mattina, quel treno e la sua deviazione non sarebbero stati che una creatura infernale racchiusa nelle nostre memorie.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Sherlock Holmes / Vai alla pagina dell'autore: Cucuzza2