A tutto reality/Total Drama, 'Fragmenta' di Gaia Bessie su EFP Fanfiction

Fragmenta

Made a wrong turn, once or twice
Dug my way out, blood and fire
Bad decisions, that's alright
Welcome to my silly life
Mistreated, misplaced, misunderstood
Miss "No way, it's all good", it didn't slow me down
Mistaken, always second guessing, underestimated
Look, I'm still around
(P!nk – Fucking Perfect)

Hai sempre detto che non avrei capito. Che l’imperfezione forse non sempre è comunicabile, comprensibile, ma anche che tu lo eri – se non imperfetta, perfettibile.
Se fossi qui a leggermi, Courtney, diresti che è una storia brutta da raccontare: c’è tanto disamore, qualche graffio sulle nocche, e respiri spezzati dal pianto. Non una storia limata, forza bruta, una scogliera scoscesa e selvaggia che s’avventa sul sole per oscurarlo.
Ma io vorrei comunque raccontarti, sai, perché forse non sono comprensibile e non so comunicare – ma la tua storia non era perfetta, ma perfettibile sì. Se solo se.
Se solo fossi qui a dirmi che non vale la pena, che – che noi ci odiamo e l’odio non ha posto per la pena, ma io ti ho vista sfiorire e tu nemmeno te ne sei resa conto.

***

Un giorno ti svegli e scopri di non avere niente di diverso da quel che avevi sempre temuto per te stessa: una ragazza come tante, e niente di più. La partecipazione al reality, alla fine, cosa ti aveva fatto guadagnare?
Niente fama, nessuna ricchezza, di certo non l’amore – un cuore infranto, una delusione, quello sì.
La vita ha ripreso a scorrere lentamente, e tu eri sempre lì a limarla con un amore e una passione che non provavi: perfetta mai, perfettibile sempre. Se fossi stata la versione migliore di te stessa, pensavi, forse il cuore si sarebbe magicamente ricomposto (e lui sarebbe tornato da te).
Nello specchio, Courtney, ti sentivi slargata: fianchi, braccia, persino le mani, tutto tendeva ad allargarsi seguendo il ritmo dei tuoi pensieri frammentati. E c’era quel peso che ti soffocava, schiacciandoti dallo sterno fino ai polmoni, costringendo l’aria a superare quella pressione se non mortale, fastidiosa.
Iniziò quel giorno, ti ricordi? Non l’avevi mai fatto prima – ma che ci vuole, ti sei detta, sono solamente due dita e chi è che non l’ha mai fatto da ubriaco?
Forse avresti perso qualche pezzetto di te stessa ma, finché rimanevi migliorabile, che altro avresti potuto fare?
Hai cominciato a pesarti ogni giorno: ogni grammo in meno, una vittoria che silenziosamente ti strisciava in seno. Davanti allo specchio – sera, mattina, sera, sera – ti osservavi alla ricerca di un cambiamento.
Inutili, i segni rossi sul collo – chissà, il nome di quello sconosciuto, importava per davvero?
Pezzo dopo pezzo, ti stavi sfilacciando sulla ceramica intonsa del gabinetto: troppo raffinata, ti dicevi, per quell’uso squallido.
Qualche volta, il telefono squillava per aiutarti (e tu non l’hai sentito mai).

***

Un giorno, poi, lui ti ha vista: incrociando il tuo sguardo in uno squallido bar di periferia, ti riscoprì fatta di frammenti. Dov’eri finita, Courtney?
Quello sguardo, Duncan non l’avrebbe cancellato mai – l’ho visto piangere sulla tua tomba, e non sono riuscita a far niente per asciugare quella sofferenza.
Anche lui frammentato, anche lui volatilizzato. Un giorno, poi, non è rimasto niente che non fosse la sua, la tua, la vostra storia.
Forse, un pezzetto è rimasto, ed è quello che ti sto raccontando ancora e ancora, sperando ti faccia ritornare indietro.
Sempre tua,
Gwen