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Autore: Padme86    12/02/2012    5 recensioni
Moonlight… Chiaro di Luna.
Fu così che tutto iniziò.

Una villa in cui si è consumata una tragedia.
Una scommessa stupida per vincere dei soldi.
Un incontro fuori dal comune.
Fin, ragazza ribelle e dal passato buio segnato dall’abbandono.
Kei, fantasma di un giovane assassinato ancorato a questo mondo per motivi oscuri.
Due anime solitarie unite dal filo rosso del destino.
Il loro incontro cambierà ogni regola.
E anche le loro vite.
[Al mio maggiordomo per il suo compleanno.]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Al mio maggiordomo con tanto amore
Al mio maggiordomo con tanto amore.
Happy Birthday, my lover.
 
 Moonlight
 
 
Una casa, una normalissima villa a due piani con giardino e anche una fontana!
Ma chi crederebbe che in questa specie di reggia di Versailes ci possa vivere un fantasma? È il colmo, anzi una cazzata!
Per colpa di una fottuta scommessa adesso sono qui a fare una perfetta violazione di proprietà privata in una villa dall’aspetto a dir poco spettrale!
Ops, non mi sono presentata: il mio nome è Fin! È un nome strano e spesso mi prendono in giro, ma io me ne frego altamente.
Sono decisamente una ragazza ribelle: non amo le regole e non mi piace prendere ordini. Non permetto a nessuno di mettermi i piedi in testa e detesto le gerarchie.
Sono anche una persona abbastanza pigra e scettica, per questo mi scoccia entrare in questa casa. Io credo solo in quello che posso vedere e toccare, cioè reale.
Ma per colpa dei miei cosiddetti amici ora devo entrare in questa casa e farci delle foto, nonché cercare il fantasma che si dice viva qui.
Sembra che circa sei mesi fa il proprietario, Soichiro Hiwatari, uno con un pacco di soldi da fare invidia al sultano del Brunei o come si dice, abbia ucciso con un colpo di pistola il nipote di diciannovenne.
Si chiamava Kei Hiwatari e non l’ho mai conosciuto, non lo si vedeva spesso in giro; si vocifera che fosse un mezzo delinquente.
Fatto sta che il caro nonnino dopo avergli sparato si sia ficcato la stessa pistola in bocca, ammazzandosi: che bel quadro, non trovate?
Bhe, da quando è successo dicono che il fantasma del ragazzo vaghi inquieto in questo posto non riuscendo a trovare pace, anche se per me sono tutte balle.
L’unico motivo per cui lo faccio sono i soldi che mi daranno per aver fatto quello che credevano non avrei nemmeno immaginato. Bhe, prima facciamo questa cosa prima me ne torno a casa.
Scavalco definitivamente il cancello e percorro il lungo cortile: questo giardino è inquietante eccome, ci mancava poi anche la nebbia!
Finalmente arrivo al portone di ingresso e apro lentamente la porta, ritrovandomi in un grande salone. Se non fosse per l’aspetto polveroso, le ragnatele e i mobili tutti fuori posto lo troverei quasi elegante.
Cammino a passi lenti, prendendo la piccola torcia che mi sono portata dietro. Cammino a piccoli passi, illuminando la strada e cominciando a scattare qualche foto con la mia macchina fotografica. Adoro fare fotografie, è una cosa che mi rilassa parecchio, non so perché.
Vedo delle scale e decido di salire al piano superiore: ancora nessun fantasma. L’ho detto io che è una cazzata!
Salgo le scale lentamente, arrivando al piano di sopra dove vedo diverse porte: forse sono le camere da letto o qualche salotto. Le apro una ad una, facendo una foto per ognuna delle stanze, quando arrivo in quella che sembra proprio la camera di un ragazzo.
Ci sono ragnatele, polvere e il resto, ma tutto fa pensare che fosse una persona molto ordinata. Vi è un letto a due piazze, semplice, un armadio e una scrivania. Oh, c’è anche una libreria e ci sono diversi libri tutti impolverati.
Ne prendo uno e ci soffio sopra per vedere il titolo: l’Adolescente di Fëdor Michajlovič Dostoevskij.
Lo apro e non ci capisco un acccidente, è scritto in russo! Forse questo ragazzo era di origine russa o sapeva semplicemente parlarlo e leggerlo, chi può dirlo. Si sa che i ricchi parlano e leggono più di una lingua, non è così strano. Però so che questo autore è tosto da leggere, doveva essere molto intelligente per farlo.
Lo rimetto a posto, osservando ancora un po’ questo posto per poi uscire e dirigermi verso un’altra porta: non vedo l’ora di tornare a casa e farmi una doccia, mi sta venendo l’orticaria a stare qui!
Apro l’ennesima porta e mi ritrovo in un grande salone, dove vi è un camino e diverse poltrone. Mobili antichi e una grande libreria: sembra quasi una sala reale. Ma la cosa che attira la mia attenzione è la macchia di sangue che vi è sul pavimento… Credo che questa sia la scena del delitto o dove si è ammazzato il vecchio. Poco importa, con una foto a questa stanza ho vinto di sicuro e posso tornarmene a casa. Ne scatto qualcuna, specialmente sul sangue, ma quando faccio per uscire sento uno strano brivido percorrermi la schiena. Mi volto e vedo che non c’è nessuno, se non che la finestra è aperta. Mi avvicino e la chiudo, quando però sento sempre quella strana sensazione percorrermi il corpo: ma che cazzo mi succede?!
“Chi c’è?! Se è uno scherzo non è divertente!”- muovo la torcia per la stanza, pensando di essere completamente pazza a cercare qualcuno in una casa deserta. Forse uno di quegli stronzi dei miei amici si è intrufolato per farmi uno scherzo: se è così la pagherà cara, non mi faccio scrupoli.
“Allora, chi diavolo è entrato?! Smettetela subito!”
“Non sai quanto mi piacerebbe.”- mi volto di nuovo e quello che vedo mi lascia davvero senza fiato.
Un ragazzo… Un bellissimo ragazzo dai capelli argentei e gli occhi ametista. Il viso liscio e perfetto e il corpo degno di una scultura greca. Sguardo freddo e impassibile, aria fiera e ribelle.
Anche se non voglio mi metto ad urlare: che cavolo e mica sapevo che queste cose esistono davvero!
“Ma che cazzo ti urli?!”
“Ma tu… Tu sei… Questo non è possibile, cazzo!!”
“E smettila di urlare, mocciosa! Mi stai dando sui nervi ed è dura riuscirci con un morto!”- allora è proprio vero… E’ davvero un fantasma. Però non è trasparente e non cammina a mezz’aria. Ha solo una leggera aura luminosa intorno, ma niente di più.
Cerco di riprendere il controllo, tanto ormai ci sono dentro e non posso fare altro.
“Ora sono calma.”
“Buon per te ma sei entrata in casa mia, se così posso chiamare questo posto, senza permesso. Vattene subito e lasciami in pace.”
“Tu… Tu sei Kei Hiwatari? Il ragazzo che hanno ucciso qui?”
“Te ne vuoi andare?! Questa è casa mia e voglio restare solo, chiaro?!”- al suo urlo si leva una grande folata di vento e mi ritrovo a cadere all’indietro, sbattendo per terra. Accidenti, che fantasma impulsivo!
Mi rialzo, toccandomi il fondoschiena e vedendolo fissarmi con uno sguardo glaciale: cavolo, per essere un morto gli viene davvero bene!
“Va bene, mi levo dalle palle! Però posso scattarti una foto? Così i miei amici mi daranno il doppio di quello che abbiamo scommesso.”
“Di che cazzo parli?”
“Io non sono qui per romperti le scatole, sono entrata solo per una stupida scommessa, ok? Non ho alcun piacere a girare in questo posto orribile, ti chiedo solo una foto.”
“I fantasmi non si vedono nelle foto, cretina.”
“Qui ti devo contraddire, coglione: a volta, in qualche caso, capita che si veda una pallina luminosa che equivale al fantasma fotografato: il mio migliore amico è un fanatico.”
“Se mi fai questa cazzo di foto te ne andrai?”
“Croce sul cuore, non voglio restare un secondo di più qui.”- prendo la macchina fotografica e gli scatto una foto, sperando che sia venuta come quel cretino di Misami crede!
La rimetto nella borsa e faccio per andarmene: ancora non ci credo, ho davvero visto un fantasma! Penso che da oggi in poi dovrò essere meno scettica.
Ma quasi quasi…
“Senti, devo proprio andare via subito?”
“Perché? Non era la tua intenzione primaria, ragazzina?”
“Non chiamarmi ragazzina, ho diciotto anni! E tu ne hai diciannove, quindi non crederti tanto superiore, fantasmino!”
“Bada a come parli, è pericoloso far incazzare i morti…”
“Ma se non puoi nemmeno toccarmi, che paura vuoi farmi?”- lo vedo avvicinarsi a me, ha una camminata decisa e veloce per essere un morto!
Si avvicina a me e prova a sfiorarmi il viso con un dito, ma questi mi passa attraverso… Fa un’espressione abbastanza triste, quando si allontana da me mettendosi poi ad osservare il salone.
È una persona, se così posso definirla, strana: sembra impassibile, eppure sento che in lui vi è qualcosa… Lo dicono spesso anche a me, ma ribadisco che sono cazzate.
Mi avvicino lentamente, non so perché ma voglio saperne di più: è come se qualcosa mi stesse trattenendo dall’andarmene e non ne capisco il motivo.
“Senti, vuoi davvero che vada via?”
“Non lo so, sono praticamente solo da mesi e non sono più vivo. Vorrei solo andarmene, ma non ci riesco, è come se fossi bloccato qui.”
“Bhe, se ti va rimango. Tanto non ho nulla da fare.”
“Non hai una casa o una famiglia?”
“Pft! Per favore, lasciamo stare!”- mi butto sul divano che c’è accanto a lui, sbuffando. Lui mi fissa con curiosità, chissà come mai.
“Argomento spinoso?”
“Diciamo che mio padre se l’è data a gambe quando avevo sei anni e mia madre… Bhe, le madri abbandonate trovano conforto nei figli, lei l’ha trovato nella vodka! Appena fatti i diciotto sono andata via e ora sto da amici.”
“Non ti importa di lei?”
“A lei non è importato di me per dodici anni, perché dovrebbe fregarmene?”- questo è assurdo! Sto qui a parlare dei miei problemi con un fantasma! Il mondo sta girando al contrario, non vedo altra soluzione!
“Ti posso capire, immagino che tu sappia chi mi ha ucciso.”
“Tuo nonno, giusto?”
“Già. Il caro vecchietto era un mafioso, io ho testimoniato e lui mi ha fatto fuori: questo è il riassunto.”
“Accidenti. Ma senti…. Com’è morire?”- mi sono sempre domandata cosa si prova quando si muore e so che probabilmente mi beccherò un vaffanculo da lui, ma vorrei saperlo.
Lui si gratta dietro la nuca: devo ammettere che è veramente bello, è un peccato che sia morto.
“E’ come addormentarsi, vedi tutto nero e cadi in un sonno profondo da cui però non ti svegli più.”
“Caspita… Non l’avevo mai pensata così. Anzi, sinceramente non ci avevo mai pensato.”
“Pensarci a diciotto anni è prematuro.”
“Non è detto. Ma senti, perché sei intrappolato qui?”
“E chi lo sa. So solo che voglio andarmene ma non ci riesco, qualcosa mi tiene ancorato a questo posto di merda.”
“Uhm… Forse potrei chiedere a Misami, è veramente fissato con queste cose!”
“E’ il tuo ragazzo?”
“Scherzi? No! E’ il mio migliore amico, vivo con lui adesso ed è gay!”- scoppio a ridere pensando a me e Misami insieme, è il colmo! –“Però è un vero patito dell’occulto, forse lui sa perché sei bloccato qui. Posso chiedere e tornare qui domani sera se ti va.”
“Come ti pare, tanto da qui non mi muovo.”
“Non mostrare troppa gratitudine, mister Hiwatari! Altrimenti mi sciolgo!”- sono cinicamente ironica, quando mi alzo e recupero le mie cose, dirigendomi verso l’uscita.
“Tornerò domani, se avrò voglia.”
“Fai quel cazzo di pare, ho detto. Che torni o meno non mi interessa.”
“Stessa cosa!”
“Addio allora!”
“Addio a te!”- apro la porta e la sbatto, correndo poi per il cortile e scavalcando di nuovo il cancello: accidenti, è quasi l’alba!
Mi dirigo verso casa di Misami, entrando e stando attenta a non fare rumore. Entro nella mia camera e poso le mie cose sul comodino, gettandomi poi sul letto e fissando il soffitto. Ho avuto un incontro ravvicinato con un fantasma! Ci ho parlato e ho scoperto che è bloccato qui: non so perché ma voglio aiutarlo. Nei suoi occhi ho letto il mio stesso rancore, la mia stessa solitudine… Credo che io e lui siamo più simili di quanto pensiamo.
Cerco di dormire qualche ora quando alle nove sento Misami svegliarmi, dopo tutto a quest’ora siamo soliti alzarci: lui va al lavoro, mentre io sono ancora in cerca.
“Ehi disastro, sei tornata tardi stanotte.”
“Mh?”- stiamo facendo colazione, è sempre lui che la prepara. È un vero peccato che sia gay: capelli corvini e occhi smeraldo, viso bello e liscio e un fisico atletico. Ha una bella fila di corteggiatori ma non ne ha ancora scelto uno.
È meglio andare subito al sodo, prima risolvo questa cosa e prima potrò tornare alla mia vita di sempre.
“Sono stata a villa Hiwatari e… Ho visto il fantasma del ragazzo ucciso.”- gli va di traverso il caffè e appena si riprende gli racconto del mio incontro con Kei, di cosa abbiamo parlato e del fatto che è bloccato in questo mondo. Misami sembra rifletterci molto: è un vero appassionato di queste cose, so di aver chiesto al migliore.
“Bhe, in genere i fantasmi restano ancorati qui perché hanno delle faccende in sospeso con il mondo dei vivi, ma in questo caso non saprei proprio.”
“Non ha l’aria di uno che ha faccende in sospeso, praticamente non ha nessuno qui e vuole solo andarsene.”
“Capisco. Farò qualche ricerca e vedrò cosa si può fare, ok? Ma mi spieghi come mai ci tieni tanto? Di solito sei molto cinica su queste cose e mi sorprende.”
“Bhe… Diciamo che in lui ho visto qualcosa di me. Siamo simili e sento di doverlo aiutare, non chiedermi altro perché non so risponderti!”
“Ok, tregua! Ora vado al lavoro, appena torno a casa faccio qualche ricerca e ti saprò dire. Tu che farai oggi?”
“Non lo so, troverò qualcosa da fare. Magari andrò dagli altri o alla ricerca di un lavoretto.”
“Dovresti andare da tua madre…”
“Non ci penso nemmeno e ti ho già detto di non tornare più sull’argomento!”- mi alzo di scatto e mi dirigo in bagno, sbattendo la porta. Mi appoggio con la schiena alla porta, sospirando: perché deve sempre tirarla in ballo? Quella stronza alcolizzata… Non voglio vederla più.
Mi avvicino al lavandino, lavandomi faccia e denti, asciugandomi e pettinandomi i capelli.
Esco dal bagno e vedo Misami pronto per andare al lavoro: che cavolo, detesto arrabbiarmi con lui.
“Scusami Fin, non dovevo ma sai come la penso…”
“Sì lo so. Ora vai al lavoro, ne riparleremo.”- mi da un bacio sulla guancia ed esce di casa, mentre io vado in camera mia e mi vesto, pensando a cosa fare oggi.
Ma quasi quasi…
Mi metto la giacca ed esco, prendendo la mia macchina fotografica per far sviluppare le foto. Entro nel negozio e lascio la macchina con il rullino, mentre il commesso mi dice che saranno pronte tra tre giorni. Bene, così potrò farmi pagare subito da quei coglioni!
Esco dal negozio e mi dirigo verso il parco dove sono solita a ritrovarmi con i miei amici. Eccoli la, lavativi quanto me che si divertono come mocciosi sulle giostre per bambini: che cretini, però gli voglio bene.
“Ehi Finny! Allora, sei entrata davvero in casa Hiwatari?”
“Sì e vi conviene sganciare la grana! Non solo sono entrata ma ho anche visto il fantasma di Kei Hiwatari! Mi dovete tremila yen!”
“Quando avremo le prove cara e poi non crediamo mica a questa storia del fantasma.”
“Ma in casa sono entrata e ci sono stata fino all’alba, ho le foto come prova. Mi arriveranno tra tre giorni e a quel punto vorrò i soldi!”
“E va bene, impiastro, su questo hai vinto.”- dice Ryo, uno del gruppo che ci prova con me da anni e che ogni tanto accontento per avere un po’ di sollazzo.
Nel gruppo ci sono anche Takami e Miyu, che stanno insieme da due anni, per finire con Daisuke e Mikami che sono amici dai tempi dell’asilo.
Vedo Ryo avvicinarsi a me e cingermi i fianchi, il suo sguardo dice più di mille parole e devo dire che ne ho voglia: non faccio sesso da settimane, visto che il signorino ha preferito dedicarsi ad altro.
“Senti, ti va di venire da me qualche ora? Ho voglia di stare con te…”
“Basta che dici che hai voglia di scopare, Ryo: lo sai che non hai bisogno di cazzate romantiche con me.”- lo prendo per mano e salutiamo gli altri, andando verso la sua macchina e dirigendoci a casa sua.
Una volta entrati non ci scambiamo nemmeno una parola: ci baciamo con passione vorace, andando poi nel suo letto e lasciandoci andare alla passione e soprattutto al sesso più sfrenato.
Quando abbiamo finito, stanchi ma molto e ribadisco molto soddisfatti, ci ritroviamo sdraiati uno accanto all’altra. Non mi piace essere abbracciata o coccolata dopo del sesso che considero solo svago e questo Ryo lo sa bene.
Si volta verso di me, scostandomi alcuni ciuffi ribelli e sudati dal viso: ogni tanto si concede questi piccoli gesti e glieli concedo per il piacere enorme che mi offre.
“Sei bellissima, lo sai?”
“Non dire cazzate.”
“Ma lo sei, scusa, perché non dovrei dirtelo?”- so di essere bella, me lo hanno detto talmente tante volte da essere stufa. Capelli castani dai riflessi rossi e occhi blu mi caratterizzano, per non parlare delle mie curve tutte al posto giusto. E sono anche abbastanza alta, quindi ho le gambe lunghe e slanciate. Qualcuno una volta mi disse che dovrei fare la modella ma non ci ho mai dato troppo peso.
“Ok, te lo concedo. Ora devo andare.”
“Come al solito: mi sbatti e scappi.”
“Fino adesso non ti sei mai lamentato, che hai oggi? Sembri una donna con la sindrome premestruale!”
“E se volessi di più di qualche scopata ogni tanto?! Non ti sei chiesta…”
“No, non mi sono chiesta nulla e adesso me ne vado. Quando ti sarà passata questa crisi chiamami, altrimenti puoi cercarti una che abbia voglia di una storia. Ciao.”- mi alzo dal letto e mi rivesto in silenzio sotto il suo sguardo e senza dire una parola.
Esco dal suo appartamento, chiamando un taxi e facendomi portare a casa di Misami, quando però sento l’impulso e non so come mai di tornare in quella villa…
Gli indico la via vicina a quella di Villa Hiwatari, lascio i soldi necessari e mi dirigo verso l’abitazione. Una volta arrivata scavalco il cancello ed entro, aprendo il portone e ritrovandomi nel salone che adesso alla luce ha un aspetto ancora più schifoso.
“Kei, sei qui? Sono la ragazza di ieri! Ehi, fantasmimo!”
“Non chiamarmi in quel modo, mocciosa! Che cazzo ci fai ancora qui?!”- faccio un sobbalzo non da poco quando lo vedo apparirmi davanti senza nessun preavviso: mi dimentico che ho a che fare con un fantasma, non mi sembra ancora vero!
Allora perché sono tornata qui?
“Bhe, te l’avevo detto che sarei tornata se ne avessi avuto voglia. E sono qui, come vedi.”
“Potevi farne a meno, sto benissimo da solo. E poi che cazzo, almeno bussa, questa è casa mia!”
“Ahahaha!! Bussare in una casa abitata da un fantasma? Questa è buona Hiwatari, se non fossi trasparente ti chiederei di darmi il cinque!”
“Ma vaffanculo!”
“Ehi aspetta!”- lo vedo sollevarsi in aria e attraversare il soffitto: che stronzo!
Salgo le scale cercandolo, quando finalmente vedo che è entrato in quella che doveva essere la sua camera. Apro lentamente la porta, vedendolo in piedi davanti al letto: dev’essere dura per lui. So che dovrei essere più delicata, ma non ci riesco, sono fatta così!
Lo vedo osservare tristemente tutto quanto, specialmente i suoi libri: doveva piacergli molto leggere.
“Senti, scusa se sono stata cortese.”
“Non c’è problema, nessuno ti obbliga ad essere gentile con un morto.”
“Ah, il mio amico Misami ha detto che farà delle ricerche sul tuo particolare caso. Dimmi, hai qualche faccenda in sospeso qui? Non so, qualcuno a cui ancora tieni o qualcosa di simile…”
“Tutta la mia famiglia è morta, me compreso, e non ho nessun altro. Mi dici che conto in sospeso posso avere in questo schifo di posto?”
“Ehi, ti ho solo fatto una domanda.”- mamma mia, acido fino in fondo! Ed io che sto cercando anche di essere carina, ma chi cazzo me lo fa fare a stare qui con questo fantasma ghiacciolo?!
“Non ho nessuna faccenda in sospeso, voglio solo andare via.”
“Bhe, allora ci deve essere dell’altro, sono sicura che Misami troverà qualcosa.”
“Come ti pare.”- ritorna a fissare i suoi libri toccandoli ma la sua mano vi passa attraverso: la sua espressione è sempre più triste, mi fa un po’ tenerezza.
Mi avvicino a lui, prendendo uno dei libri sotto il suo sguardo curioso: è proprio quello di Dostoevskij che ho visto ieri.
Gli sorrido, cosa rara per me, porgendogli una domanda che mai mi sarei aspettata di fare.
“Se ti va di leggerlo… Posso sfogliarti le pagine. Purtroppo non capisco il russo e non posso leggertelo, quindi lo faccio volentieri.”- mi fissa stupito, per poi fare un leggero sorriso e chiedermi di sedermi sul letto. Lui si solleva a mezz’aria, ma è come se fosse seduto accanto a me, anche se non tocca il letto.
“Grazie.”- gli sorrido di rimando, pensando che ho sorriso più con lui in questi ultimi cinque minuti che in dieci anni della mia vita.
Lo vedo leggere in silenzio, se non quando mi chiede di voltare pagina: è così concentrato e rilassato, il suo viso è talmente bello che…
“Lo sai? Se fossi vivo farei sesso con te senza pensarci.”- lo vedo togliere gli occhi dal libro, fissandomi con stupore: credo di essere la prima ragazza assolutamente schietta che incontra e questo gioca a mio favore, direi.
“Per essere schietta lo sei davvero! Bhe, io non mi tirerei certo indietro.”
“Davvero?”
“Certo, ad una scopata non si dice mai di no! E poi con una come te ne vale proprio la pena.”- che strano… Quando me l’ha detto Ryo non mi ha fatto nessun effetto, anzi mi ha dato quasi fastidio. Perché invece ora che me lo ha detto lui provo questa sensazione? Il cuore batte più forte e sento uno strano calore invadermi le gote… No, non posso arrossire! Non l’ho mai fatto e non comincerò adesso!
“Sei tutta rossa, allora anche tu provi imbarazzo. Mi avevi dato l’idea di una che non si va coinvolgere da nulla.”
“Ah, ma va all’inferno, Hiwatari!”- chiudo il libro di scatto, prendendo la mia borsa e scendendo velocemente le scale, ma poco prima della porta me lo ritrovo davanti che mi fissa serio.
“Ehi, non puoi prendertela con me se hai scoperto di essere umana!”
“Non sono cazzi tuoi quello che faccio o che penso, sei solo un fottuto fantasma che mi sta incasinando!”
“Bhe, sei tu ad essere entrata qui ieri sera. Io non c'entro, stai facendo tutto tu, mia cara.”
“Grrr!!”- lo attraverso letteralmente e faccio per aprire la porta ma ogni volta che ci provo si richiude! Mi volto verso lui che fa un sorrisetto furbo: non vuole lasciarmi uscire questo stronzo!
“Smettila e fammi uscire!”
“Solo se mi prometti che tornerai.”
“Io non ti prometto un cazzo, fammi uscire e basta!”
“Per favore… Sono stanco di stare da solo in questo posto di merda. Non chiedo molto, visto che non posso andarmene. Voglio solo… Che tu torni qui.”- non ci credo… Per la prima volta in vita mia qualcuno mi vuole vicino a sé. Nemmeno mia madre ha mai voluto questo, lui invece sì e l’ho persino trattato da schifo… Ma che mi succede?
“Va… Va bene, tornerò, promesso.”
“Allora ci vediamo. Aspetta, non so nemmeno il tuo nome.”
“Fin. Il mio nome è Fin.”
 
*
 
Sono passate quattro settimane da quel giorno… E ogni giorno l’ho passato in sua compagnia. Sto lì praticamente dalla mattina dalla sera, esco solo per mangiare e fare quattro passi, ma torno sempre da lui. E sto scoprendo molte cose: che gli piace la musica, il cioccolato e la vodka al limone. È sempre stato un ragazzo molto chiuso e mi ha confessato che non gli interessava mai molto legare con gli altri. In questo mi identifico molto in lui: a parte quei pochi amici che ho non ho mai legato con nessuno in particolare, non me n’è mai fregato nulla.
Mi sto preparando per andare da lui: vorrei dirgli che cosa provo, ma a che scopo? Lui è morto ed io sono viva…
Sono davvero una testa di cazzo! Innamorarmi di un fantasma, ma come si fa?!! Sono da ricovero, un caso senza speranza, una perfetta imbecille!
Però è la verità: credo di essermi innamorata. È l’unico che mi ha davvero capita, mi ha saputo ascoltare e ho saputo ascoltarlo a mia volta… Siamo simili: anime solitarie che si lasciano trascinare dagli eventi. Non abbiamo un passato felice e il nostro futuro è incerto e anche buio per certi punti di vista. Che devo fare?
Finisco di prepararmi, uscendo dalla mia stanza quando vedo Misami venirmi incontro con uno dei suoi libri strani in mano: forse ha trovato qualcosa, sarebbe anche ora!
“Fin, forse ho qualcosa che può essere utile!”
“Dimmi, che aspetti?”
“In alcuni rari casi quando una persona è soggetta ad un fatto terribilmente violento ed emotivo l’anima lascia il corpo, ma non è necessariamente morto.”
“Che cazzo stai dicendo? Traduci in modo che posso capire, sono solo una comune mortale!”
“Sto dicendo che quel ragazzo potrebbe non essere morto.”- che cosa? Ma non è possibile…
“E allora perché la sua anima è bloccata nella casa?”
“Forse non è bloccato, semplicemente lui potrebbe non rendersi conto della situazione. Forse Kei Hiwatari non è morto, ma potrebbe essere in coma o qualcosa di simile.”- questo discorso mi piace, anche se lo trovo inverosimile. -“E a causa della violenza e l’ira che è stata usata nei suoi confronti in quel posto la sua anima si è staccata dal corpo e non riesce a lasciare la villa.”
“Quindi che devo fare?”
“Dobbiamo fare alcune ricerche sul suo caso, aiutami.”- prende il portatile e si connette ad Internet, dove cerchiamo qualcosa che possa aiutarci a capire come si svolsero i fatti. Gli racconto tutto quello che so sull’accaduto, ma tutto dice che lui è morto. Ma Misami è assolutamente convinto della sua teoria, indi credo che l’unico che possa rispondermi sia proprio Kei. Mi alzo dalla sedia e mi metto la giacca, sotto lo sguardo confuso del mio amico.
“Dove vai, Fin?”
“Se qui non c’è niente allora chiederò a lui, se sa qualcosa deve dirmelo.”
“Ma se lui non lo sapesse?”
“Io credo che lo sappia, è solo che… Non ha più niente qui, non ha ragione di vivere. Lo posso capire, anch’io resterei in coma se sapessi che nel mondo non ho nulla per cui valga la pena risvegliarsi.”- resta colpito dalle mie parole, mentre lo saluto ed esco dirigendomi verso la villa.
Entro nel mio solito modo, aprendo il portone ed entrando nel salone; mi sta aspettando, come sempre, vicino alle scale.
“Ciao, sei un po’ in ritardo.”
“Sono stata trattenuta, forse ho una pista su ciò che ti tiene qui.”
“Veramente? Tanto non è che ormai me ne freghi qualcosa, se devo restare qui ci resterò per quanto scocciante possa essere.”
“O forse semplicemente hai perso la voglia di vivere…”- lo vedo spalancare gli occhi, segno che è sorpreso e che la mia teoria forse non è sbagliata: lui ha sempre saputo, ma non sta facendo nulla per tornare alla vita. In fondo lo capisco, che motivo potrebbe avere di vivere in questo mondo? È solo e chi l’ha ucciso faceva parte della sua famiglia: nemmeno io vorrei tornare a vivere in un mondo così.
“Che stai dicendo?”
“Kei, credo di sapere che cosa mi nascondi e ti capisco ma…”
“No, tu non capisci un cazzo!!”- ecco, si è alterato: allora ci ho proprio azzeccato. Ormai lo conosco bene e so che si scalda così solo quando si tocca un argomento particolarmente spinoso.
Lo vedo alzarsi e oltrepassare il soffitto, mentre mi accingo a corrergli dietro: non gli permetterò di fuggire da me, se lo scorda! Deve parlarmi, devo capire cosa prova e cosa ha intenzione di fare!
Lo raggiungo nella sua camera, sta in piedi davanti alla finestra… Sembra quasi che non abbia il coraggio di voltarsi e guardarmi. Ma non ci sto: deve fissarmi dritto in faccia e dirmi la verità.
“Guardami…”- nessun movimento…
“Ho detto guardami!”- ancora niente…
“Cazzo Hiwatari, ti ho detto di guardarmi negli occhi!!”- alzo il tono talmente forte che finalmente riesco ad ottenere la sua attenzione.
Si volta lentamente verso di me, fissandomi con quel suo sguardo di ghiaccio: gliel’ho visto tante volte, ma stavolta c’è qualcosa di diverso anche se non riesco a capire cosa.
“Ecco, ti sto guardando. Ora cosa vuoi che ti dica?”
“La verità: tu sei in coma, vero? Non sei morto e lo hai sempre saputo.”
“Esatto, vuoi un applauso?”- perché fa così? Mi sta trattando come una stupida di cui non gli importa nulla e so che non è così. Lui prova qualcosa, lo sento…
“Razza di idiota, come puoi accettare di restare in questo stato?!”
“Sono cazzi miei, tu non centri.”
“Sì che centro invece, coglione che non sei altro!!”- sento che dai miei occhi stanno uscendo tante lacrime e non riesco a impedirlo: mi fanno male le sue parole, come può dire tutto questo? Io mi sono confidata con lui, mi sono fidata e sono riuscita ad aprire il mio cuore grazie a lui… Non può trattarmi così, non lo accetto!
“Non capisci proprio niente, vero?! Non senti il dolore che mi stai infliggendo con questo tuo atteggiamento?!”
“Fin, io non posso…”
“Tu devi, Kei!! Non puoi rinunciare alla vita perché il mondo è uno schifo e per te la vita è stata una merda!”- non posso accettarlo, non voglio: lui deve vivere e deve farlo con me, cazzo!!
“Perché mi dici queste cose? Credevo non ti importasse troppo di questa situazione.”
“Questa è la prova che sei un coglione, non hai ancora capito cosa provo? Sei davvero così cieco?”- ormai sto piangendo senza ritegno, me ne rendo conto, ma non mi importa. Non voglio perderlo, non posso…
Si avvicina a me, cercando di accarezzarmi il volto, ma la mano si ferma a mezz’aria vicino ad una delle mie lacrime che gli passa attraverso, cadendo sul pavimento. Mi continua a fissare, non riesco a capire cosa significa lo sguardo che mi sta rivolgendo: sembra dolce, ma anche triste, eppure riesco a leggerci anche qualcosa di indecifrabile.
“Lo avevo capito, ma speravo di sbagliarmi… Fin, non puoi fregarmi in questo modo. Io non voglio vivere!”
“Allora sei un codardo, Hiwatari! Pensi che anch’io qualche volta non abbia desiderato farla finita? Ma morire è solo una via di fuga, è da codardi ed io non lo sono! E non lo sei nemmeno tu, hai solo paura!”
“Io non ho paura!”
“Sì che ce l’hai: sei un codardo e un fifone del cazzo. La vita lì fuori ti spaventa perché sei convinto di essere solo, ma non è così. Tu hai me! Hai me, cazzo, e devi vivere insieme a me! Per me, hai capito?!”- mi metto le mani sul viso, piangendo le mie ultime lacrime: se è così che la pensa allora è un coglione con cui non voglio più perdere tempo! Sono stanca di lui e delle sue cazzate! Faccio per alzarmi e andare via, quando sento la sua voce chiamarmi…
“Fin…”- mi volto e lo osservo: la sua espressione sembra mutata, ora è più dolce. Si avvicina a me, continuando a fissarmi in quella maniera così intensa che non so più cosa pensare…
“Desideri davvero vivere con me?”
“Sì.”- rispondo convinta, quando vedo sul suo volto comparire un sorrisetto quasi ironico, come quelli che è solito farmi quando vuole prendermi in giro o provocarmi. Forse non è tutto perduto…
“Ti converrà prepararti allora: sono uno stronzo egoista e anche molto esigente.”
“Ed io sono una stronza lunatica che non ha pretese, penso che andremo bene.”- ci ritroviamo a ridere, mentre osserva per l’ultima volta la finestra della sua camera: è come se stesse fissando il sole o il cielo, come a cercare una qualche risposta.
“Vieni con me, ma cerchiamo di non dare dell’occhio in strada.”- i miei occhi si illuminano e penso anche di stare sorridendo come una scema! Vorrei abbracciarlo, ma credo che ci rimedierei solo una brutta figura e una caduta a terra.
Usciamo dalla stanza, andando al portone della villa ed uscendo. Lo osservo: si vede che è tanto tempo che non esce alla luce del sole e non vede il mondo che vi è fuori da questa villa.
“Coraggio, dopo sarà diverso, te lo prometto.”
“Ti converrà mantenere le tue promesse, razza di scema.”- dice ironico, mentre ci avviamo verso la strada, lui ovviamente si muove levitando a mezz’aria e fa quasi impressione! Mi indica dove andare, mentre cerco di non dare dell’occhio: più che altro non voglio sembrare una pazza che parla da sola o altro.
Camminiamo per circa tre quarti d’ora quando arriviamo all’ospedale locale… Allora è proprio vero.
“Il mio corpo è qui, in terapia intensiva se non mi hanno spostato. Dovrai spacciarti per una parente o qualcosa di simile.”
“Lascia fare a me.”- sono brava a inventare balle, non ci metterò molto a farmi condurre da lui, ne sono sicura. La spavalderia è una delle cose che mi contraddistinguono di più in assoluto, anche se qualcosa che mi fa paura c’è: le api e le vespe.
Entriamo nell’ospedale e una volta dentro cerco il piano di terapia intensiva. Una volta arrivati mi dirigo verso l’accettazione, fingendomi triste e preoccupata: un po’ lo sono, lo ammetto, ma recitare mi viene davvero naturale.
“Salve, è ricoverato qui un ragazzo di nome Kei Hiwatari?”- lei batte sul computer, mentre io mi torturo le mai: l’unico tranquillo sembra proprio lui, che faccia tosta! Ma dopo tutto che posso aspettarmi da un fantasma di ghiaccio come lui?
“Sì, è stato portato qui circa sei mesi fa. Posso chiederti chi sei?”
“Io… Sono la sua ex ragazza. Sono tornata da poco, ero fuori dal paese, quando sono andata alla villa non ho trovato nessuno e qualcuno mi ha raccontato tutto. La prego, ho bisogno di vederlo…”- credo di stare anche piangendo: dovrebbero darmi l’oscar!
Kei se la ride sotto i baffi e avrei una voglia matta di tirargli un pugno, ma mi rifarò!
“Va bene, stanza numero ventisette. Fatti dare l’occorrente da uno degli infermieri per poter entrare.”
“Grazie, lei è una persona molto buona…”- mi sorride, mentre mi avvio verso la stanza che mi ha detto, quando una voce accanto a me non manca di fare del suo solito sarcasmo…
“Sei diabolica, lo sai? Mi fai quasi paura, mi sa che me ne resto in coma.”
“Tu provaci e giuro che ti stacco la spina.”- bofonchio, cercando di non farmi notare, quando finalmente arrivo alla sua stanza… Comincio ad essere nervosa e sinceramente non so bene che cosa fare.
Un infermiere mi da un camice, una cuffia e due compri suole in plastica, facendomi poi entrare, ma appena lo vedo non riesco a trattenere le lacrime.
È attaccato a diverse macchine, intubato e immobile. La sua pelle è più pallida di quello che mi sembra a vederlo da fantasma e sul torace ha un grosso cerotto: dev’essere dove gli hanno sparato, è all’altezza del cuore.
Mi avvicino lentamente, accarezzandogli i capelli: è così bello poterlo toccare, sentire la sua pelle, prendergli la mano: sono ufficialmente partita per il mondo degli innamorati, non c’è che dire.
Kei si mette dall’altro lato del letto, osservando il suo corpo quasi con nostalgia… Penso che in fondo gli manchi essere davvero vivo.
“Kei… Coraggio. Io sono qui, appena ti svegli staremo insieme, te lo prometto.”
“Perché?”
“Come?”
“Perché vuoi vivere con me?”
“Sei davvero un idiota. Perché tu ed io ci apparteniamo… Tu hai saputo capirmi, ascoltarmi e mi hai dato una nuova ragione per vivere. Ed io stessa ho saputo farlo con te, ne sono sicura.”
“Sì, hai ragione… Sei mesi fa non ci avrei nemmeno pensato. Avrei solo aspettato che questo corpo cedesse e di andarmene per sempre. Ma adesso…”
“Adesso…?”
“Ora voglio vivere insieme a te. Grazie Fin, per avermi salvato…”- gli sorrido con le lacrime agli occhi, mentre lo vedo scomparire lentamente. Inconsciamente mi volto verso di lui, sdraiato su questo letto, e aspettando che apra gli occhi.
“Avanti Kei, apri gli occhi, io sono qui. Ti sto aspettando idiota, non farmi scherzi…”- è questione di pochi secondi prima che i suoi occhi viola si aprano e le macchine comincino ad impazzire.
“Ce l’hai fatta!!”- gli prendo il viso tra le mani delicatamente, mentre credo di vederlo sorridere debolmente prima che l’infermiere mi faccia uscire per poter controllare la situazione. Dopo un paio di minuti arriva un medico che mi prega di stare fuori e di aspettare. Mi siedo su una delle sedie con il cuore che sta per scoppiare: è vivo! Kei è vivo!
Aspetto per tre quarti d’ora buoni quando finalmente il medico esce dalla stanza e si avvicina a me.
“E’ una specie di miracolo: fino a sei mesi fa non c’è stato nessun cambiamento o miglioramento, arrivi tu e di colpo di risveglia. Cosa gli hai detto?”- lo dice ironicamente, ma so che in fondo questo dottore è contento che il suo paziente si sia risvegliato.
“Che voglio vivere con lui.”
“Ottima mossa, direi. Povero ragazzo… Quasi ammazzato da suo nonno, un malavitoso che faceva i soldi a discapito della povera gente. Lui ha solo avuto il coraggio di dirlo, voleva fare la cosa giusta e avere la sua vita.”
“Ma ha pagato un caro prezzo… Ora però andrà tutto bene, vero?”- domando un po’ spaventata: so che i pazienti che stanno in coma tanto tempo di solito hanno qualche disturbo o altro, non vorrei che Kei sia tornato per poi non poter stare bene.
Il dottore sorride, mettendomi le mani sulle spalle e sorridendomi gentilmente: nessun adulto mi ha mai sorriso così, è una bella sensazione.
“Starà bene. Ora vai dentro, ti sta cercando…”- osservo la porta con un po’ di timore: non è la prima volta che lo vedo, ma adesso è vivo. Potrò toccarlo, abbracciarlo, baciarlo e fare l'amore con lui… Questa è la cosa che mi incuriosisce di più a dire il vero!
Prendo un bel respiro ed entro, trovandolo a sedere nel letto e che mi sorride: ho gli occhi lucidi, lo sento. Quanto sono scema, mettermi a piangere in una situazione così!
“Ciao, razza di scema.”
“Ciao, razza di coglione.”- con questo amichevole scambio di battute mi fiondo su di lui, abbracciandolo stretto e sentendolo ricambiarmi. Il suo profumo è così buono, come l’ho sempre immaginato… La sua pelle è liscia e morbida e i suoi capelli lo sono ancora di più.
Ho il cuore che mi sta per esplodere, in tutta la mia vita non ho mai provato una sensazione simile prima d’ora: sono felice. Felice come non lo sono mai stata!
Il dottore e gli infermieri ci lasciano soli, quando ci stacchiamo e ci guardiamo in faccia: i suoi occhi sono ancora più belli adesso, sembrano quasi illuminati.
“Il dottore mi ha detto che stai bene.”
“Sì, dovrò solo stare qui un altro paio di settimane e poi mi dimetteranno.”
“Cosa… Cosa farai quando uscirai?”- lo sento prendermi la mano ed intrecciarla con la mia, molto più piccola. Ha le mani grandi, da adulto, ma non sono ruvide come pensavo… Sembrano quasi delicate e lisce.
“Cosa faremo, vorrai dire. Hai dimenticato? Vuoi vivere insieme a me o vuoi già tirarti indietro?”
“No! Ma che dici, razza di deficiente?! Certo che voglio vivere con te, avrei fatto tutto questo casino altrimenti?!”- lui ridacchia, accarezzandomi i capelli: credo che il contatto umano gli sia mancato. Chissà se anche lui era curioso di potermi toccare quanto lo sono stata io per lui… Non vedo l’ora che lo faccia come si deve.
Lo sento mettermi una mano dietro la nuca e avvicinare il suo viso al mio: era ora, finalmente!
Le nostre labbra si toccano dapprima lentamente, per poi essere più decisi. Le nostre lingue si accarezzano delicatamente e le nostre labbra sembrano fatte apposta per combaciare.
È un bacio meraviglioso, nessuno mi ha mai baciata in maniera così fantastica! Se bacia così non riesco ad immaginare cosa proverò quando faremo sesso!
Ci stacchiamo per respirare, sorridendoci e poggiando le nostre fronti l’una contro l’altra: è bello stare così, sto veramente bene. Finalmente dopo tanto tempo sono felice…
“Voglio vivere in quella villa e voglio farlo insieme a te.”
“Davvero? Credevo volessi cancellarla dalla faccia della terra.”
“Prima sì, ma ci ho pensato: quel luogo ci ha fatto incontrare e non me la sento di distruggerlo. La ristrutturerò con i soldi dell'eredità di quel vecchio, così almeno ci farò qualcosa di buono con quel denaro.”- allora tutta la fortuna del vecchiaccio è rimasta a lui… Bhe, dopo tutto è l’unico erede e mi sembra anche giusto con ciò che ha passato!
Vuole vivere in quel posto con me, è un pensiero davvero bello.
Mi sdraio accanto a lui, vedendo che ormai si è quasi fatta sera… La luna sta per sorgere.
“Kei?”
“Dimmi, Fin.”
“Ti amo.”- finalmente sono riuscita a dirlo, non l’avevo mai fatto prima d’ora. Credevo addirittura di non esserne capace, invece con lui ce l’ho fatta. 
Lo amo, da morire e voglio stare con lui… Non so se sarà per sempre, ma finché durerà farò in modo che sia tutto memorabile! Non mi dimenticherà facilmente, qualunque cosa possa succedere!
Lo sento stringermi, baciandomi la tempia e osservando la luna sorgere….
“Ti amo anch’io, Fin. E voglio vivere insieme a te.”
Ed è così che abbiamo deciso entrambi di vivere: insieme.
 
 
Noi, due anime solitarie unite dal destino.
Perduta la voglia di vivere l’abbiamo ritrovata incontrandoci.
Sotto il chiaro di luna ci siamo conosciuti.
Sotto la sua luce abbiamo deciso di vivere.
Insieme per Sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 









Ciao a tutti!
Questa storia mi è venuta in mente per caso, visto che ho un debole comunque per il genere fantasy, ma ho aggiunto una cosa che non ho mai sperimentato: l’introspettivo.
O almeno credo di averlo fatto, chi può dirlo v.v In fondo la storia di incontrare un fantasma in una villa dove è stato ucciso ha un pochetto di introspettivo, che ne dite? xD
Non ho molto da dire in verità, semplicemente ho pensato che fosse un’idea carina e spero tanto che vi piaccia =)
Attendo le vostre opinioni =D

 

 

 





Alla mia adorata lover per il suo compleanno.
Perché sei il mio adorato Maggiordomo che mi supporti e soprattutto mi sopporti ormai da anni.
Perché io sono la tua Shinigami che ti tartassa ma che ti adora pazzamente.
Perché semplicemente ti voglio bene e ti auguro il meglio nella vita.
Happy Birthday, my darling <3
Love u <3

 

 





La cara Pad
  
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