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Autore: EvelynMorgan    15/02/2012    0 recensioni
Sofia o Sarah? l'anima di una persona può essere divisa in due parti?
Si se si tratta di reincarnazioni. Sofia è proprio questo. Una reincarnazione. Sarah era a distruzione, Sofia sarà come lei?
Ma non è l'unica ad essere legata da un passato lontano...
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1/ Strani incubi
“"Corri prima che la terra t’inghiotta, scappa prima che il fuoco ti distrugga" una voce antica le sussurrava queste parole all’orecchio mentre scappava da qualche creatura misteriosa. Il cuore batteva per la paura mentre sentivo le gambe cedere, doveva scappare eppure non riusciva a correre.”
Urlai. Era l’ennesimo incubo in un mese che sembrava interminabile ma questo sembrava così reale fin troppo reale. Il mondo si stava fondendo troppo con la fantasia.
Mi alzai dal letto mia madre borbottava qualcosa a bassa voce mentre mi affrettavo a correre in bagno.
Erano passate molte notti dalla mia ultima e vera dormita e ora dovevo nascondere le occhiaie che mi solcavano il viso.
Mi guardai allo specchio ma le occhiaie che nascondevo da due giorni erano sparite e i miei occhi verdi si erano dipinti di un azzurro brillante. Urlai di nuovo spaventata da quell’illusione. Doveva esserci un errore, il mio cervello doveva essere andato il tilt.
"Sofia" urlo mia madre per ammutolirmi.
"Scusa "borbottai mentre il mio cuore batteva. Non potevo pensarci ora, era solo uno scherzo dovuto alla stanchezza. Camminai verso il letto per poi sdraiarmi.
Chiusi gl’occhi ora dovevo cercare di governare i miei sogni.
Un ragazzo mi guardava sorridente tendendomi la mano, era un invito silenzioso e io lo sapevo. I suoi occhi verdi m’ipnotizzavano. <> sussurrava ma io non mi muovevo, rimanevo ferma immobile
"Sofia" mi chiamò mia madre. Mi rigirai nel letto, le coperte erano calde e sembravano non volermi lasciare.
"Cinque minuti" borbottai infilando la testa sotto di esse.
"Sei in ritardo Sofi" grido ancora per poi togliermi le coperte con una mossa frettolosa. Mi misi a sedere sul materasso imperlato ancora di sudore per i miei incubi e sbadigliai.
Mi grattai la testa mentre ancora insonnolita camminavo verso la cucina.
Le piastrelle erano fredde a contatto con i miei piedi.
Un pensiero sfiorò la mia mente facendomi correre in bagno. Mi guardai allo specchio ma i miei occhi erano normali. Il loro verde muschio era ancora intatto. Mi toccai il viso cercando qualche segno del mio mutamento nulla. La cascata di capelli scuri e lisci mi accarezzava le spalle come al solito e la pelle perennemente abbronzata non pareva aver subito mutamenti. Mi lasciai scappare un sospiro di sollievo quando mia madre mi richiamò per l’ennesima volta.
"Arrivo " urlai mentre ero appoggiata al lavandino pronta per coprire le occhiaie che cono mia grande sorpresa erano sparite. Meglio così in fondo.
Mi vesti pronta per andare a scuola.
 
 
Le ore passavano lente mentre la noia m’ inghiottiva. Tamburellavo le dita sul banco cercando di ascoltare la lezione ma la mia mente non riusciva a staccarsi dall’immagine del ragazzo del mio sogno. I suoi occhi, era la cosa che mi avevano colpito di più. Profondi e di qualche tonalità più scura dei miei.
Presi una ciocca tra le dita per poi giocarci mentre la mia mente si allontanava da quella stanza troppo piccola e soffocante.
"Sofia" mi riprese il professore. Sobbalzai mentre la mia mente tornava dalla sua piccola fuga. Sembrava che stamattina tutti amassero gridare il mio nome.
"Si?" chiesi con un piccolo sorriso sulle labbra.
"L’hai fatto di nuovo" affermo il professore con un sospiro seccato e allo stesso tempo rassegnato. Guardai un attimo alla lavagna perfetto stavamo parlando di Manzoni e da quanto c’era scritto su di essa deduco che è il capitolo ottavo.
"Eppure so che siamo al capitolo ottavo dei promessi sposi quindi mi chiedo cosa io possa aver fatto" dichiarai con il mio solito tono di sfida mentre la classe cercò di trattenere a stento una risata.
Me la cavavo sempre, il professore aveva spiegato a mia madre che i miei voti potevano essere altissimi per il mio livello intellettivo e che se solo mi fossi applicata non avrei preso dei sette striminziti. Ma in realtà non m’importava. Quella era io e sinceramente preferivo passare le giornate in compagnia di Lidia che di un libro scolastico.
Lidia era la ragazza perfetta. I capelli biondi e mossi erano sempre perfetti e gl’occhi azzurro cielo erano grandi dandogli l’aria di una cerbiatta. Lei è la ragazza più dolce che conosco, riusciva a trovare il buono nelle persone, era riuscito a trovarlo persino in me.
Il professore rimaneva muto incassando l’ennesima sconfitta mentre io mi rilassavo contro lo schienale della sedia e sorridevo fiera di me.
La campanella suonò dopo qualche minuto, mi alzai sistemando la cartella era finita finalmente.
Il professore usci guardandosi piedi dalla classe che pochi minuti prima l’aveva deriso.
"Sofia"disse Lidia mentre appoggiava il suo braccio sulla mia spalla.
"Un altro punto per me non credi?" le feci notare con voce divertita.
"Ha quanto sei?"mi chiese ridendo.
"Per in tanto sei a zero per me se continuiamo così perderò il conto" dichiarai, questa era la sesta volta che il nostro caro professore era stato imbarazzato davanti alla classe.
Usci dalla scuola mentre il centro si risvegliò.
"Lidia devo correre se no perdo il pullman" dissi velocemente per poi stamparle un bacio sulla guancia e cominciare a correre verso la fermata.
Il pullman mi passò davanti mentre mi lasciavo uscire un grido di rabbia. Era l’ennesima volta che succedeva e ora mi ero stancata. Camminai con passo veloce verso la pensilina quando senti una risata. Mi voltai di colpo incontrando lo sguardo di un ragazzo che doveva avere più o meno la mia età. Tratteneva una risata mentre mi guardava con i suoi occhi neri, senza fondo e arroganti.
Lo fulminai con lo sguardo e lo vidi stringersi nelle spalle.
"Perso qualcosa?" mi chiese divertito.
"No, stavo solo cercando il tuo cervello" risposi cercando di colpirlo ma lui non sembrava smuoversi.
"Allora buona fortuna" disse per poi ridere ancora fra se e se.
Mi voltai e feci un bel respiro, non avrei dato corda a quel ragazzo avrei camminato fino a un'altra pensilina e avrei aspettato il pullman lì.
Cominciai a incamminarmi mentre sentivo il suo sguardo puntato sulla mia schiena.
Arrivai alla pensilina in dieci minuti e il pullman arrivò dopo poco tempo. Mi sedetti in un posto singolo mentre accendevo l’ipod e scomparivo nel mio mondo.
  
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