“Castle"
Le sue
palpebre si sollevano molto lentamente e lei riesce a vedere poco delle
sue
iridi azzurrissime, ora velate.
Nella
penombra della stanza lei si china su di lui
appoggiando una mano sul suo petto e gli sfiora la tempia con un bacio,
mentre
una ciocca grigia scivola dal suo fermaglio.
"Buon
san Valentino."
Lui la
guarda senza muovere la testa, con quello
stesso sguardo furbo, con la pelle che si raggrinzisce ai lati degli
occhi
mentre le sue labbra sottili si aprono in un sorriso. È contento come
se avesse
dieci anni e non è un risultato della vecchiaia, lui è sempre stato
così, ha
sempre avuto dentro questo animo gioioso da bambino, che si illumina
nelle
piccole cose.
Lei gli
tiene la mano e gli accarezza il dorso con
il pollice.
Stanno
così nella calma e nel silenzio, divisi solo dalle lenzuola di filati
pregiati
e dal cachemire della coperta del suo letto, con la mente piena di
ricordi.
"Kate! Kate!"
Le urla si sentono fino alla camera da letto e lei può già dire che lui è entusiasta per qualcosa. Si alza dal tappeto e a piedi scalzi gli va' incontro.
"Castle mi hai preso per una vecchia sorda?"
Lui le corre incontro in soggiorno e la abbraccia sollevandola da terra e facendola girare in aria, ridendo.
"Hey che entusiasmo scrittore! Che è successo?"
"Paula mi ha appena chiamato, indovina dove si terrà la prima europea del film su Nikki Heat?"
"Roma?"
"No, fuochino detective....beh più che fuochino direi....ardore e passio..."
"No!" esclama lei stupita "Non mi dirai che..."
"Che io e te andiamo a Parigi per un week end? No infatti!"
Kate lo guarda sconcertata...era sicura che fosse...
"Perché ci andiamo per una settimana intera!!!!! La stampa ha programmato una serie di incontri e c'è un festival di teatro emergente a cui vogliono che io partecipi come giudice!"
Si abbracciano e lui potrebbe giurare che lei sta saltellando per l'emozione.
"Hey
futura signora Castle, sei contenta di passare San
Valentino a Parigi con il fortunatissimo sottoscritto?"
"Oh si,
molto...ma sarò ancora più contenta
quando mi avrai aiutata a svuotare quegli scatoloni!"
Castle
mette il broncio come un bambino a cui è
stato chiesto di riordinare i suoi giocattoli "Ma Kate!" esclama
"non sapevo che un detective avesse tutta questa roba!"
Kate si
mette le mani sui fianchi e lo guarda
divertita:
"Non
oso immaginare quello che avremmo dovuto fare se
fossi stato tu a trasferirti nel mio appartamento! E poi sono pur
sempre una
donna..."
Ma non
fa in tempo a finire neanche la frase che
lui le sta lasciando una dolcissima scia di baci che dalla spalla
risalgono
verso il collo.
"Oh
lo so mia cara...."
E gli
scatoloni aspetteranno.
“Castle
aiutami! Non ce la faccio da sola..."
"Kate!"
Lei è
di spalle, ma può ben dire che il tono di
voce di suo marito è accompagnato da un'espressione di rimprovero.
Castle
non è più il cucciolone che la segue con gli occhi
sgranati pronto a scodinzolare a comando.
O
meglio non solo, ora è anche più responsabile, pacato,
pronto ad arginarla quando serve, sempre più uomo, ogni giorno che
passa, non
solo quando c'è da mettere mano al portafogli.
Lei si
volta, scalza, con l'abitino viola che le
arriva fino alle ginocchia e resta sempre un po' sollevato sul davanti,
inevitabilmente.
"Uno:
mettiti le scarpe. Due: non sollevare pesi, quante volte te l'ho detto!
Tre:
mettiti un golfino, siamo a Febbraio non puoi stare a braccia nude!"
esclama
con un tono calmo, ma che non lascia spazio a repliche.
"Ma io
ho caldo!" dice lei appoggiando lo scatolone che tiene vicino alle
gambe.
"Sì ma
siamo a Febbraio, che a New York é decisamente pieno inverno. Forza!
Fai come
ti ho detto..."
Lei passa
in camera da letto, tornando dopo pochi minuti con un copri spalle
aperto sul
davanti con due lunghe stringhe che penzolano ai lati, mentre lui è
indaffarato
a togliere il nastro adesivo dallo scatolone.
"Beh?"
la apostrofa lui vedendola ancora
senza scarpe sulla soglia.
Lei lo
guarda combattuta non riuscendo a dare voce
alla sua richiesta.
Ma lui
è uno scrittore e un po' di fantasia e
immaginazione non gli mancano mai, si avvicina e le mette le mani sulle
braccia,
ridendo piano. Poi le posa un bacio dolcissimo sulla fronte libera dai
capelli,
tenuti sul lato da un piccolo fermaglio.
Abbassa
le braccia, raccoglie i due lembi di
stoffa e li incrocia facendoli passare dietro la schiena della donna,
riuscendo, peraltro a toccarsi appena le punte delle dita dietro di lei.
"Non ti
arrivano più le mani amore...."
"Sono
enorme..." dice lei nel suo collo,
con un grande sospiro.
"L'unica cosa
enorme di te sono le tue doti, sei enormemente bella, intelligente,
elegante...sei
la ma principessa e con questa panciona ogni volta che ti guardo non
posso fare
a meno di pensare a quanto io sia fortunato a ricevere questo regalo!"
le
dice accarezzandole i capelli.
Lei si
sforza di sorridere e poi sporge la testa
dietro la sua spalla.
"Hai
montato il passeggino?"
"Onestamente?
Non ci capisco niente Kate, mi
farò aiutare da tuo padre domani. Andiamo forza, faremo tardi al
ristorante!" dice sorridendo e la abbraccia, o almeno ci prova. Poi
mette
una mano in tasca a tira fuori un cioccolatino a forma di cuore avvolto
in una
carta rossa.
"Eccoti
un anticipo del regalo mammina...lo
so che muori di fame. E..."
"...mettiti
le scarpe!""
Il soggiorno è immerso nella penombra. Castle apre la porta di ingresso bloccando il suo entusiasmo e optando per un approccio calmo.
Si avvicina al divano e vede Kate ad occhi chiusi con la testa appoggiata allo schienale. Guarda l'orologio, le sette, sospira piano e tira fuori il telefono dalla tasca. Kate lo sente e apre gli occhi.
"Hey" sussurra.
"Hey,
sei sveglia?"
"Sì non
dormivo..."
Castle
si inginocchia davanti al divano e posa una
mano sopra quella della moglie.
"Come
sta?" sussurra facendo cenno al
corpicino disteso tra le sue braccia.
"Meglio."
risponde lei, spostando poi la
testa verso la bambina e tirando un lungo sospiro.
Poi
riprende: "Rick ascolta..." ma lui le mette un
dito sulle labbra facendole "shh" con le labbra dolcemente. Poi
solleva il cellulare e lo mostra alla donna. Sullo schermo c'è aperta
la rubrica
al numero di "Chez Luke".
"Stavo
chiamando per disdire il tavolo e dire
di portarci la cena a casa." sussurra lui sorridendo e poi passa la
mano
sulla testa boccoluta di Johanna che dorme profondamente a bocca aperta
sdraiata sulle gambe della madre, occupando con le sue lunghe gambine
sottili
quasi mezzo divano.
"E’
sudata..." dice Rick, da padre
premuroso, quasi più a sé stesso che a Kate.
Lei
annuisce debolmente e lui sposta la sua mano lungo il suo
braccio "E tu come stai?"
"Ora
bene". Kate risponde guardandolo
negli occhi e Richard fissando nella profondità di quei cristalli
ambrati può
scorgere tutta la sua paura, nascosta dietro la stanchezza.
"Kate
tesoro, i bambini si ammalano in
continuazione è normale..."
"Lo so,
hai ragione...è che mi sento in
colpa...ultimamente l'ho trascurata..."
"Non è
vero e lo sai. Johanna è semplicemente
orgogliosa di te e di come te la stai cavando! Lei crede che tu sia una
specie
di super eroe!"
Kate
non può fare a meno di ridere piano, nel silenzio e
nella penombra in cui il sorriso del suo uomo brilla d'amore.
"E a
proposito di cavarsela...sono le sette
amore."
"Sì...."
sussurra Kate voltandosi a
guardare il fagottino che dorme a pancia in giù su un lenzuolino
piegato
accanto a lei "Tra un po' dovrebbe svegliarsi."
Rick
allora con delicatezza solleva Johanna dalle
gambe della madre e la prende in braccio.
"Kate
hey...guarda che piedi che ha!"
La
donna gli sorride. Castle si meraviglia e si
diverte ad osservare ogni minimo particolare dei figli e sembra ogni
giorno di
più un papà più innamorato, e per lei che non ha potuto vedere Alexis
piccola,
vivere la quotidianità con Johanna e Whyatt é una continua scoperta.
Pochi
minuti dopo lui riemerge dalla loro camera
da letto dove ha messo la figlia a dormire tra quattro cuscini.
"Ha
preso da te, è alta! E ha solo cinque
anni...crescerà tantissimo ancora. Sai leggende metropolitane dicono
che la
febbre fa acquistare centimetri!"
"Ah non
lo so, ma ti posso assicurare che è
un'ottima cura dimagrante per le madri!" dice piano Kate mentre solleva
il
piccolo e lo da' in braccio al padre.
Si
spoglia con minuziosa cura, cosciente di essere
sempre una mina vagante per gli occhi dell'uomo che ama, anche se
sconvolta da
due bambini piccoli. Castle si siede al suo fianco, tira con una mano
il
cuscino e poggia il neonato nell'incavo del braccio della madre, che
cerca con
le dita di metterlo al seno.
Kate
sorride e accarezza il piccolo che apre gli
occhi lentamente e la guarda studiandola come solo i neonati sanno fare.
Mentre
il bambino allatta tranquillo, Kate si gira
verso il marito e gli dice "Mi dispiace per la cena..."
Lui la
guarda e si avvicina per sfiorarle le
labbra con un leggero bacio.
"Non ho
bisogno di nessun ristorante. Ho
tutto quello che voglio proprio qui accanto a me. Buon San Valentino
amore
mio".
Richard Castle le si avvicina da dietro le spalle, le appoggia le mani sulla vertebra e chiude il colier di perle che lei non riesce a infilare. Si accorge che le sue mani tremano.
"Sei nervosa?"
"Rick so che non è facile da capire, e so anche che biologicamente è anche difficile che sia possibile data la mia età, ma Alexis è come una figlia per me. In alcuni momenti della nostra vita insieme io l'ho amata quanto i nostri figli."
Lui le sorride nello specchio, poi la volta verso di sé e la abbraccia piano, facendole poggiare la testa sulla sua spalla.
"Perché non glielo dici allora? Credo che le farebbe piacere".
Pochi istanti dopo Kate bussa alla grande porta bianca per trovare Meredith che le apre con uno sguardo interrogativo, come se Kate non avesse diritto di bussare in una stanza di quella che ormai è la casa in cui vive da più di dieci anni e che con il matrimonio è diventata anche legalmente sua.
Alexis è in vestaglia e un'estetista la sta truccando. Non appena la vede la ragazza, beh la donna, esclama: "Kate! Oh Dio del cielo, meno male, ho bisogno di aiuto col vestito!"
Kate cerca di calmare la sposa completamente agitata che ha davanti e, superando il groppo che ha in gola, si rivolge a tutti i presenti dicendo " potreste lasciarci sole qualche minuto per favore?".
Le cameriere escono in fretta, mentre la truccatrice chiude la sua borsa, Meredith osserva Alexis con un Martini in mano.
"Mamma,
credo che Kate intendesse proprio tutti..."
dice piano la ragazza non sapendo come confrontarsi con la madre, la
quale
tuttavia, esce dalla sala, non senza un certo imbarazzo.
Rimaste
sole, Kate prende le mani della figliastra
fra le sue, cercando di dissimulare la difficoltà del momento.
“Alexis,
io non sono tua madre, ma sono madre e
ora posso sapere cosa significa. Inoltre per te non sono stata una
madre perché
come avrei potuto d'altra parte? Quando ti ho conosciuta tu eri
un'adolescente,
ma io ero poco più che una ragazzina ed ero troppo presa da me stessa
per poter
essere qualcosa per qualcun altro. Ma poi le cose sono cambiate e...Dio
com'è
difficile...io ho cercato di fare del mio meglio per te. Ho cercato di
essere
una persona migliore, ma i miei errori non sempre mi hanno permesso di
essere
un esempio o una guida come avrei voluto. Ma a te ho sempre voluto un
bene
speciale, per il posto prezioso che hai nella vita di tuo padre e
quindi anche
nella mia, perciò spero che almeno ciò che ti dirò adesso possa essere
per te
un buon esempio.
Tesoro,
l'amore e la felicità, sono le cose più importanti a
questo mondo ed entrambe stanno nel nostro cuore. Io credevo che vivere
la mia
vita combattendo per la giustizia fosse tanto e non immaginavo quanto
di più mi
potesse dare l'amore, quanto mi potesse riempire. Anche tu hai riempito
la mia
vita con la tua presenza, e, per questo, tu per me sei esattamente come
Johanna, Whyatt e Nicolle. Ricordatelo sempre Alexis, non é un caso che
oggi
sia il 14 febbraio, avete scelto una data importante. Questo è un
giorno in cui
si festeggia l'amore, perciò segui sempre il tuo cuore e non sbaglierai
mai. E
quando avrai bisogno di me o dei tuoi fratelli saprai sempre dove
trovarci."
le ultime parole furono strozzate dalle lacrime tuttavia.
Poco
importava, ma la truccatrice avrebbe avuto il
suo da fare, Alexis piangeva tra le sue braccia dalla seconda parola
che Kate
aveva pronunciato.
Qualche
minuto dopo, mentre Kate stringeva forte
dei lacci di seta sulla schiena della "figlia", sentirono bussare
alla porta.
Castle
entrò con un pacchetto di fazzoletti e un
vassoio con tre coppe di gelato sopra. Vicino c'era una scatola bianca
con
degli orecchini di perle dentro e un biglietto con su scritto:
"Ricordati
che al mondo non c'è nessuno che ti ami più
di noi. Buon San Valentino, Papà e Kate".
Nicolle Alexandra Castle piange a braccia conserte seduta sul divano. Il moccio le si presenta al naso e lei tira su con forza.
"Guarda che così sembri una bambina piccola Nikki, smettila!" le intima la mamma con aria indifferente.
In quell'istante entra nel soggiorno Richard Castle con la cravatta aperta appoggiata al collo della camicia. La moglie si avvicina e gli fa il nodo mentre lui solleva la testa tendendo la pelle non più giovanissima.
"Che ha tua figlia Kate?"
"Mia figlia?" risponde lei alzando il suo solito sopracciglio come fa ormai da vent'anni con lui. "A me sembra di riconoscere il tuo broncio Mister Castle!"
"Ancora per la festa?"
La donna si gira e rivolge un occhio alla bambina che, apparentemente indifferente alla scena, continua a lamentarsi.
Intanto un ragazzino con una maglietta due taglie più grandi della sua fa il suo ingresso spavaldo.
"Wow papà ma lo sai che sei super figo?"
L'uomo con qualche ciocca brizzolata ben pettinata ai lati della testa e l'abito elegante, gli rivolge uno sguardo scettico.
"Per quanto possa essere lusingato figlio mio, mi chiedo ancora come io possa aver messo al mondo un essere con la proprietà di linguaggio di un'analfabeta."
"Eddai pa!" esclama lui.
Ma l'uomo si gira verso la moglie che intanto sta pettinando la bambina piangente ed esclama:
"Lo
vedi? Mi provoca!" ma lei lo licenzia con un
gesto svolazzante della mano e un mezzo sorriso.
Mentre
il ragazzo esce dalla porta Castle prende
in braccio, quasi a fatica, la spilungona della sua quarta figlia,
terza per
Kate.
Spera
che coccolandola un po' smetta di piangere,
ma la sua rabbia è tale che neanche le moine del padre servono a
qualcosa.
In quel
momento suonano alla porta.
"Ecco!
È la signorina Travis! Quella
puzza!!!!" urla la bambina a denti stretti contro l'anziana baby sitter
zitella che si occupa di lei quando i genitori non ci sono.
Invece
alla porta si affaccia Lanie sorridente e
con un meraviglioso cappotto col collo di pelliccia che le incornicia
il viso
ben truccato. Toglie il soprabito ad una bambina coi capelli ricci e
gli occhi
identici a quelli di Javier, Tyla.
Quando
Nicolle la vede le corre incontro e le
butta le braccia al collo urlando.
La
mamma le guarda con le mani sui fianchi, in segno
di rimprovero.
"Signorinella,
visto che mamma e papà volevano andare a
questo galà per una volta e anche zia Lanie e zio Javi vanno a cena
fuori
stasera, abbiamo pensato di chiamare una sola baby sitter per tutte e
due, ma è
escluso che voi sareste andate al pigiama party di Jennifer Pearson!"
"Ma
mamma!" esclama la bambina mettendo
il broncio.
L'elegante
zia interviene: "Zuccherino,
prendi esempio da tua cugina. Le ho promesso che se la smetteva di fare
storie
domenica la portavo a cavalcare il pony. E poi le ho spiegato che una
festa
notturna non é adatta a due bambine di dieci anni! Fine della
discussione!"
La
bambina non sembra convinta anche se si siede
sul divano e inizia a sfogliare un album di figurine con l'amica.
"Questa
é l'età peggiore" le sussurra
l'amica nell'orecchio "ma tu sei poco furba e troppo diplomatica per
lei....offrimi qualcosa da bere ragazza".
Quando,
mezz'ora dopo gli adulti sono sulla porta
pronti ad uscire e la signorina Travis ha già messo nei piatti la pasta
al sugo
per le bambine, Tyla bacia i genitori e Nicolle si avvicina con le mani
nascoste dietro la schiena alla mamma. Castle che conosce bene quello
sguardo
furbo, da' un bacio veloce alla figlia e si apposta fingendo di essere
impegnato col soprabito.
La
bambina da' un bigliettino alla mamma a forma
di cuore, con i bordi ritagliati in maniera un po' approssimativa.
Kate
sorride e lo apre "
Buon san Valentino MAMMA e papà. Sono
contenta che andate al ristorante."
Ma
mentre sta per chinarsi per abbracciare la
figlia Kate scorge una scritta sul retro e gira il foglio. C'è scritto:
"Posso
andare a cavallo con Tyla domenica?" e sotto
c'è disegnato con un tratto e due puntini un enorme sorriso.
I
ricordi galoppano nascosti dietro quel sorriso.
Con le mani sempre intrecciate chiudono gli occhi per concedersi un po' di riposo. La luce soffusa della camera li avvolge come un'aura magica. Anche se ogni giorno insieme è speciale per loro, San Valentino è sempre un po' più, per l'entusiasmo giocoso di Castle e per la rinnovata fiducia nell'amore di Beckett.
Castle guarda la moglie con adorazione e con una segreta richiesta. Lei lo capisce, lo legge, indovina i suoi desideri. Allunga la mano sul comodino e solleva il grande album.
"Solo un'altra volta eh?"
Lui le sorride felice. Lei si accoccola al suo fianco e inizia a sfogliare le pagine piene di fotografie ed emozioni.
Ci sono tutti, loro due, innamorati come mai, il giorno del matrimonio, Johanna, Whyatt, Nicolle, appena nati e poi sempre più grandicelli, Alexis il giorno del suo matrimonio con il marito e Johanna anche vestita di bianco. E poi altre foto ancora, i loro nipoti, i due gemelli di Alexis prima, la bambina di Whyatt e della compagna, le foto del diploma di Nicolle, il primo bagnetto di Katherine, la prima figlia di Johanna. Loro tutti insieme, sempre più uniti, sempre in armonia. E poi dall'album scivola una foto di loro due, molti anni prima, soli. Hanno delle candele in mano e si guardano intensamente. L'ha scattata Alexis la sera del concerto commemorativo per Hayley .
Kate quasi si commuove.
Guarda
l'uomo sdraiato al suo fianco e gli sussurra:
"Ti
amavo allora, ti amo anche ora".
Lui
raccoglie le sue forze e le sussurra "Always" portando la sua mano
vicina alle sue labbra. Ed é tutto ciò che lei vuole in regalo, una
singola
parola che le riempie il cuore.