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Autore: GretaTK    16/02/2012    0 recensioni
Una notte ricca di passione , una notte che rimarrà per sempre impressa nella mente di Lisbeth .
E' stato tutto un'incredibile sogno diventato realtà , la sua realtà .
Il problema però è che l'accaduto è destinato a tramutarsi in un ricordo .
Il migliore della sua vita , certo , ma pur sempre un ricordo .
I due saranno in grado di accettare l'incombente destino o proveranno a cambiarlo ?
Questo sta a voi scoprirlo . Come ? Leggendo questa breve storia .
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ Resta mia ~

 

" Più bella cosa non c'è, più bella cosa di te .


 

Queste le parole che avrei voluto dirgli in quel momento, ma la voce mi era sparita con un unico suo sguardo; il fiato mi si era bloccato nel bel mezzo della gola, e non accennava a riprendere il suo solito cammino.
I suoi occhi addosso mi bruciavano la pelle, mi sentivo scottare ad ogni sguardo ammiccante.
Quelle maledette labbra perfette, morbide, calde e carnose, rese ancora più invitanti da quel fottutissimo piercing.
Non sapevo nemmeno come avevo fatto a trovarmi proprio lì, nella sua stanza d'albergo.
Erano bastate tre fottutissime parole sussurrate dolcemente al mio orecchio per rendermi totalmente sua:
" Sei fantastica piccola . "
Un solo tocco, un solo delicato sfioramento dei suoi polpastrelli sul mio esile braccio ed ogni singolo brivido mi aveva fatto capire che ormai ero sotto il suo effetto devastante.
Avrei voluto dire tante cose in quel momento, ma non riuscivo a dire niente. Ogni pensiero era come svanito nel nulla quando le sue labbra ingorde incontrarono rudemente le mie.
Un bacio appassionato prese vita, facendomi capire che era ora di abbandonarsi ai miei sensi; non c'era più nulla che mi importasse, tutto ciò di cui avevo bisogno era proprio lì, di fronte a me, a contatto col mio corpo.
Le sue mani sicure e capaci accarezzarono ogni parte d'epidermide a lui raggiungibile, aumentando la pelle d'oca che già sovrastava la mia pelle accaldata.
Volevo essere sua in quell'istante, niente altro. Questa fu l'unica cosa che fui in grado di dirgli: " Fammi tua . "
Mi fece delicatamente sdraiare sul morbido letto matrimoniale della sua suite spettacolare, e in pochi istanti sentii il peso del suo corpo sovrastarmi completamente. Era così che volevo che fosse, dolce e aggressivo nello stesso attimo.
Le sue mani tremavano dall'ingordigia che avevano nel togliermi i vestiti.
Le sue labbra calde lasciarono i segni del loro passaggio sul mio collo, mentre la mia gola ormai secca emetteva dei gemiti di piacere; era come se lo implorassi di non smettere, di non smettere mai.
Avrei tanto voluto che quell'attimo durasse per sempre, quando finalmente entrò in me: ora eravamo due anime in un corpo solo.
Ora potevo dire di essere veramente in paradiso, nell'eden tanto discusso e sognato, e mai visto da nessun mortale ancora in vita.
Una passione così forte e travolgente non l'avevo mai provata in vita mia.
Era come non mangiare da anni ed essere sfamata, era come non bere da secoli ed essere dissetata, era come non dormire da millenni e riuscire finalmente a riposare; era come inseguire la felicità per una vita intera, e riuscire finalmente a raggiungerla.
Quello era l'apice di un piacere che superava ogni bisogno fisico e sentimentale.
Ero completa, ero piena, calda, finalmente pienamente soddisfatta da tutto ciò che stava accadendo.
Non ero più vuota, non ero più fredda e sola, ora avevo raggiunto uno stato di estasi totale, che superava qualsiasi limite.
I suoi colpi erano dapprima lenti e decisi, per poi aumentare e farsi più profondi col tempo, per poi rallentare nuovamente.
Stava giocando con me, voleva sentirsi dire che era troppo piacere da poter sopportare, voleva che lo implorassi di smettere, voleva che lo pregassi di fermarsi, di farmi riprendere fiato.
La mia mente era completamente azzerata, sentivo solo un profondo piacere diffondersi per tutto il mio corpo. Non volevo altro che quello, non avevo mai voluto altro dalla vita, e solo ora che ci ero dentro potevo capire quanto in realtà i miei pensieri non gli rendevano giustizia. Era molto, molto di più di ciò che chiunque possa immaginare.
La sua voce tremava, sussurrandomi cose a me incomprensibili nell'orecchio. Non capivo nemmeno una parola di ciò che diceva, il mio cervello era spento; avevo allontanato la ragione, e avevo deciso di farmi invadere dalle sensazioni e dai brividi del mio corpo, del mio cuore.
Era talmente felice in quel momento che avrebbe potuto scoppiare da un momento all'altro; era talmente pieno di euforia che stava arrivando al limite, non riusciva più a reggere tutte quelle emozioni, quel caos che si muoveva nel mio animo.
Quando credetti di stare per morire dalla felicità, le nostre voci si unirono in un unico acuto gemito.
Anche dopo svariati minuti dalla fine di quello sforzo fisico i nostri muscoli non accennavano a rilassarsi, a lasciarsi andare. Erano tesi e fremevano di una sensazione che era terminata tempo prima, ma che nonostante tutto continuava a perdurare.
Ci stringemmo forti l'uno all'altro, abbandonandoci ai sensi, lasciandoci cullare dalle braccia di Morfeo.

La mattina successiva mi svegliai con uno strano sentimento nell'animo: non capivo se era disperazione o gioia infinita. Diciamo un mix di entrambi. Era come se fossi grata per ciò che era successo, ma allo stesso momento, ora che era finito, volessi morire.
Raccolsi tutta la mia forza per alzarmi da quel morbido materasso, imprecai più volte al mio corpo di allontanarsi da quel caldo rifugio, dalle sue braccia forti e protettive, dolci e possessive.
Cercai di rivestirmi il più in fretta possibile. Ogni secondo che passava mi sentivo opprimere da un'amarezza senza fine, da uno sconforto senza limite, da un'agonia senza fondo.
Non lo svegliai, non potevo farlo. Dirgli addio guardando in quei suoi incantevoli occhi nocciola sarebbe stato un vero e proprio suicidio.
Mi sarebbero mancate le sue iridi color dell'ambra, ma non ero pronta a dirgli addio, non ancora.
Fu per questo motivo che me ne andai senza dirgli nulla, senza salutarlo. Era come se non fosse un vero e proprio addio, ma semplicemente un arrivederci.
Uscii lentamente dalla sua camera, cercando di fare meno rumore possibile. Attraversai l'immensa hall di quel lussuosissimo hotel ed uscii, facendomi abbagliare da quei forti raggi solari. Faceva caldo quel giorno. Fuori mi sentivo cuocere, e dentro mi sentivo gelare.
Nessun calore avrebbe mai potuto riscaldarmi l'animo, ne ora ne mai. Nonostante tutto però una piccola ma resistente fiammella ardeva nel profondo del mio cuore. Quella piccola traccia di calore nel bel mezzo del ghiaccio simboleggiava la speranza di vederlo di nuovo. Quella luce che persisteva in me non sarebbe mai potuta nascere se non avessi sentito con queste stesse orecchie quelle stesse parole provenienti dalle sue labbra, la sera precedente, prima di cadere nel sonno privi di coscienza.
" Resta mia . "
" Per tutta la vita baby .
"


 

~ Basta poco per tramutare le nubi in sole ~
 

 

" Sento spesso il bisogno di chiudere gli occhi
e capire se è giusto pensarti lo stesso anche se sei un ricordo,
ed è strano ricevere tanto da te senza averti vicino.
Ora che è freddo vorrei tanto averti qui addosso e sentire più caldo,
non avere più paure e impegnarmi per farti star bene
perché per me sei il sole e le mie parole non son solo parole.
Io sento le tue mani lo stesso, anche se non ti ho accanto.
Vorrei averti vicino per farti sentire che bello è l'inverno,
dove un semplice abbraccio può sembrare diverso,
perché oltre al contatto trasmette qualcosa di molto più caldo
.


 

{ Sarò Sincero, Modà .


 

Le nubi ricoprivano l'intero cielo, offuscandolo e rendendolo di un grigio uniforme.
Amo la Germania, il modo in cui mi fa sentire a casa, la forza che è in grado di trasmettermi, la serenità che sa darmi, ma una cosa che odio di Lei è questo suo cambiamento improvviso del clima: il giorno prima splendeva un sole fin troppo caldo, ed oggi non vedevo altro che grigio attorno a me.
Non ho mai amato il freddo, ma non so perché ho sempre voluto vivere in Germania, in quella fredda terra del Nord.
E' una cosa strana.
Quella mattina era il mio giorno libero al lavoro, così ne approfittai per prepararmi un'enorme tazza di cappuccino, ed andai a berla proprio sotto la finestra del salotto.
Quell'amata bevanda mi passava lungo la gola, diffondendo in tutto il mio corpo un calore familiare, conosciuto.
Gli occhi mi si chiusero automaticamente, mentre le immagini di quella sera trascorsa con lui mi affollavano la mente.
I miei ricordi erano ancora vividi e precisi, pieni di ogni più piccolo dettaglio.
Il suo tocco sicuro, forte e dolce allo stesso tempo, era diverso da ogni altro che avessi già provato. Nessuno al mondo era mai riuscito a farmi sentire così desiderata, così voluta.
Dopotutto, in quella situazione, qualcosa di positivo c'era, nonostante io non riuscivo a convincermene, ed il cielo non mi aiutava di certo a farlo.
Le fredde goccioline di pioggia iniziarono a scrosciare prepotentemente sulle finestre della mia casa, creando un suono rilassante e allo stesso tempo quasi spaventoso.
Osservai attentamente le gocce d'acqua piovana rincorrersi sui vetri, quasi come se stessero giocando ad acchiapparsi.
Quella mattina sarei dovuta uscire con la mia amica a fare colazione, ma la malinconia e la disperazione si erano impossessate del mio animo.
Com'è possibile che una sola persona possa cambiare il corso delle cose? Come può un uomo modificarti completamente l'umore con l'utilizzo di un solo ricordo? Me l'ero sempre chiesto, ma essendo l'animo umano molto volubile, col tempo dimenticavo quel dubbio e mi davo per vinta, non trovando mai una risposta sensata.
Quel silenzio mischiato allo scrosciare insistente e incessante della pioggia cominciava a darmi alla testa.
Mi sentivo sola, completamente e totalmente sola; fredda e rigida.
Proprio l'esatto contrario delle sensazioni che avevo provato due giorni prima con lui.
Cosa potevo fare per sentirmi di nuovo così bene?
Io non ero in grado di essere felice, non con le mie sole forze comunque.
Sbuffai, scocciata di quei pensieri e di quelle emozioni che mi logoravano il petto, così mi alzai da terra per dirigermi verso lo stereo ed accenderlo.
Il loro CD era già inserito, e non dovetti fare altro se no premere il tasto " play ", lasciando alla musica il compito di riscaldarmi l'animo.
Mi concentrai in particolar modo sulle note prodotte dalla chitarra, lasciandomi invadere da dei brividi violenti.
Quelle mani, quelle stesse mani che sfioravano leggere e veloci le corde di quello strumento erano le stesse che si erano appoggiate sul mio corpo due notti prima.
Anche in quel momento potevo sentire il suo tocco sulla pelle, come se fosse stato lì, proprio in quel momento.
Avevo bisogno di lui, ne sentivo il desiderio estremo, ma non c'era; non c'era più.
Era stato bello sognare finché ne avevo avuto la possibilità, ma ora dovevo reagire, dovevo scrollarmi di dosso tutti quei pensieri ed andare avanti con la mia vita come avevo sempre fatto: senza di lui.
Ancora non sapevo come avevo potuto farmi abbindolare da lui in quel modo, ma era facile parlare senza averlo realmente di fronte. Ero stata stregata dal suo sguardo ammiccante, dal suo sorriso malizioso, dalla sua voce profonda e calda: dal suo charme, dalla sua dolcezza mischiata ad aggressività.
Sorrisi scettica di quei pensieri. Fortuna che dovevo dimenticarlo. Forse non era stata una buona idea accendere lo stereo.
Lo spensi velocemente, per poi andare a cercare la mia borsa. Era da due giorni che tenevo il cellulare spento, e se qualcuno mi avesse chiamata probabilmente si sarebbe preoccupato.
Frugai in mezzo a mille cianfrusaglie inutili, fino a quando non sentii qualcosa di ruvido sotto i polpastrelli.
Presi quell'oggetto leggero nelle mani, e lo estrassi da quel luogo buio e pieno di ogni genere di oggetti.
Era un foglio di carta, un piccolo pezzo di carta bianca, segnato da numeri e lettere neri.
Lo aprii, e il mio cuore smise improvvisamente di battere.
" Come puoi restare mia per tutta la vita se non hai nemmeno il mio numero? Spero di vederti presto piccola, TK . "
E' strano come, quando tutto sembra ormai perduto, la speranza torna a fiorire nel tuo animo, facendoti sentire improvvisamente invincibile
.


 

~ L’inizio della fine ~
 


 

Avevo bisogno di mia sorella in quel momento. Non chiedevo altro.
Ero confusa, incredula e spaventata. Mi serviva al più presto un suo consiglio, il suo sopporto, ma in quel periodo lei non era in Germania. Era partita per lavoro in Inghilterra e non sarebbe tornata prima di tre settimane.
Non volevo dire a nessun altro di ciò che mi era capitato, lei era l'unica che doveva sapere. Nessun altra persona mi avrebbe mai creduto; lei è l'unica in grado di capirmi sul serio.
Dirglielo per telefono però non mi piaceva affatto. Piuttosto avrei aspettato il suo ritorno per parlargliene.
Il problema ora però era: lo chiamo o faccio finta di nulla e mi "dimentico" tutto? Difficile scelta. Erano entrambe allettanti.
Perché sprecare il mio tempo con lui? Anche se ci saremmo rivisti non sarebbe stato altro che sesso, come l'ultima volta; ed anche se lui col tempo si fosse affezionato veramente a me la nostra non sarebbe comunque potuta essere una relazione stabile: lui sarebbe stato per la maggior parte del tempo in giro per il mondo, circondato da milioni di ragazze bellissime, ed io sarei rimasta a casa ad aspettarlo come una brava cagnolina fedele.
No, non mi andava proprio.
Ma la tentazione era così grande. Avevo il numero di Tom Kaulitz e non sfruttavo l'occasione? Dopotutto era stato lui a darmelo, quindi voleva che lo rintracciassi.
Sarebbe stato giusto accontentarlo o si sarebbe meritato di capire che nella vita non può avere tutto quello che vuole?
Come al solito troppe domande e nessuna risposta.
Un ragazzino viziato, che giocava con le donne e i loro sentimenti. Ecco cosa era in realtà, niente di più che un chitarrista miliardario e capriccioso.
In qualche modo bisognava insegnargli le buone maniere, cosa che io purtroppo non ero in grado di fare.
E' facile parlare al vento, senza però essere difronte al soggetto dei tuoi pensieri. Se l'avessi avuto di fronte non sarei più stata in grado di pensare a tutte quelle cose. Sarei semplicemente rimasta estasiata dal suo viso perfetto e dal suo corpo statuario. Completamente stregata da ogni suo movimento o gesto. Ci sarebbe stato solo lui, e nessun pensiero negativo nei suoi confronti.
Purtroppo fa quest'effetto devastante.
Riguardai attentamente quel foglietto, dove oltre al suo numero c'era scritto anche il mio destino.
Forse era meglio pensarci ancora un attimo. Tenerlo in borsa un po’ più del previsto non mi avrebbe di certo dato alcun fastidio, quindi perché non prendersi ancora un po’ di tempo per ragionare sul da farsi? Magari una bella passeggiata nella fresca aria Berlinese mi avrebbe schiarito le idee.
Mi vestii in fretta, indossando un semplice paio di jeans stracciati, il giubbino di pelle e le mie amate All Star nere.
Uscii in fretta e furia fuori casa, arrancando l'aria che mi circondava, sperando che mi desse presto la soluzione al mio problema.
La mia eterna indecisione si dimostrava anche lì, in quel momento.
Sono sempre stata una persona poco decisa su certe cose, eppure con lui mi sentivo la donna più sicura di questo mondo.
Che cosa strana. Lui era in grado di farmi sentire forte e debole nello stesso momento.
Mi incamminai fuori dal centro, in vie meno affollate, dove avrei sicuramente trovato un po’ di pace, e forse qualche consiglio portato dal vento.
Era strano però pensare che, qualsiasi scelta avessi fatto, sarei stata male comunque. In ogni caso ci avrei rimesso solo io.
Percorrevo quella strada acciottolata con lo sguardo basso, incamminandomi verso una meta che per me non esisteva.
Improvvisamente mi scontrai contro qualcosa, perdendo un po’ del mio già instabile equilibrio.
Una mano si allungò veloce verso di me, reggendomi per un braccio.
Ok, quel "qualcosa" in realtà era una persona. Un uomo a quanto vedevo dalla sua mano grande e venosa. Alzai velocemente lo sguardo su quel ragazzo per ringraziarlo, ma le parole mi morirono in gola. Era preoccupante che avessi delle allucinazioni così vivide e dettagliate.
Vedevo Tom davanti a me, nonostante sapessi che non poteva di certo essere lui.
" Mi dispiace di esserti venuta addosso. Scusami, ma sono un po’ distratta oggi . " cominciai imbarazzata.
" Non preoccuparti, nessun problema. Che strano però rincontrarsi proprio qui, oggi, in questo modo. Non mi saluti nemmeno? Eppure siamo stati insieme una notte intera. Già te ne sei dimenticata? . "
No, non era possibile: ora la mia mente iniziava a darmi dei problemi anche all'udito.
" Scusami, ma non capisco di cosa tu stia parlando. Credo che tu mi abbia scambiata per qualcun'altra . "
" Non sei Lisbeth? . "
Ora cominciavo seriamente a preoccuparmi che quel ragazzo davanti a me non era frutto della mia fantasia.
" Tu sei Tom?! "
" Si, chi credevi che fossi scusa? Ma hai fumato del crack prima di uscire di casa? "
Ok, ora avevo avuto la conferma che era effettivamente lui.
Non per il suo "sì" alla mia domanda, ma per la battuttina che mi era stata lanciata.
" No, non mi sono fumata un bel niente . " risposi scocciata " E' che oggi sono un po’... distratta . "
" Ho notato . " rispose tranquillo, senza togliermi gli occhi di dosso " Non mi hai più chiamato, come mai? "
Cosa avrei dovuto fare? Fingere di non sapere di cosa stava parlando oppure dirgli tutta la verità? Una via di mezzo forse era la soluzione migliore.
" Mi dispiace, ma ho avuto da fare ieri . "
" Col fidanzato immagino . "
" Non proprio . " risposi stando sul vago.
" Che ci fai in giro a quest'ora del mattino, tutta sola, in una giornata grigia come questa? "
" Avevo bisogno di... pensare. Le mura di casa mi stavano strette. Mi sentivo soffocare . "
" Ti capisco, spesso capita anche a me . "
Sorrise beffardo, con lo sguardo basso, quasi come per nascondermi qualcosa che non voleva scoprissi. Forse non era così superficiale come voleva far credere.
Sollevò nuovamente gli occhi da terra, che ora erano fissi nei miei, e non accennavano a spostarsi di un solo millimetro. Aveva agganciato le sue pupille nere alle mie, e i suoi occhi nocciola riflettevano nei miei, dello stesso colore di quel cielo che quel giorno copriva la capitale tedesca.
Non mi disse niente altro, e nemmeno io aggiunsi inutili parole al nostro silenzioso discorso. Ci stavamo già dicendo tutto nel silenzio, sussurrandoci parole comprensibili solo per noi.
I suoi pensieri mi arrivavano dritti nella testa, dandomi improvvisamente la risposta ad ogni mia domanda.
Era bastato così poco per trovare il perché ad ogni mio dubbio. Un solo secondo per sentirmi finalmente soddisfatta, con tutte le risposte che desideravo.
Era lui che mi aveva aperto gli occhi, era lui che me lo stava dicendo con un solo ed interminabile sguardo: ora che ci eravamo ritrovati difficilmente ci saremmo divisi ancora.
Ciò che mi aveva detto la sera del nostro primo incontro non era stata una cosa così, era stato sincero, ed io gli avevo risposto con altrettanta sincerità.
Ora era più che ovvio che le nostre parole si sarebbero trasformate in realtà, e niente e nessuno avrebbe potuto convincerci del contrario.
Eravamo nuovamente insieme, e difficilmente ci saremmo separati di nuovo.
" Resta mia . " mi sussurrò nel silenzio, con le labbra poggiate sul mio orecchio.
Sorrisi.
" Per tutta la vita baby . "
Le sue dita lunghe e sottili si intrecciarono alle mie, e con quel contatto presi consapevolezza che, da quel momento in poi, non si sarebbero sciolte mai più.
Il Sexgott era ufficialmente morto.



NOTE DELL'AUTRICE :
Questo one-shot l'ho scritto un anno fa . Ieri , girando fra i miei file di word nella cartella " Fan Fiction " l'ho ritrovato e non ho potuto fare a meno di pensare che mi sarebbe piaciuto postarlo .
Spero lo apprezziate tanto quanto l'ho fatto io .
Aspetto le vostre recensioni , belle o brutte che siano .

Un bacio enorme ,

 

la vostra GretaTK

  
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