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Autore: Luly Love    16/02/2012    2 recensioni
Sora, Kairi e Riku sono tornati alle Isole del Destino e quindi alla normalità.
Ma è davvero così per tutti e tre?
[INCOMPIUTA. Mi dispiace, ma ormai è passato troppo tempo. Lo so che è solo un capitolo a mancare, ma sono cambiate tante cose.
 Forse un giorno la riprenderò in mano...
Anyway ringrazio tutti quelli che hanno recensito, messo nelle seguite/ricordate/preferite e mi scuso con loro]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kairi, Riku, Sora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun gioco
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Tetsuya Nomura; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 
Piccola nota: leggermente nonsense
 
The wrong side
 
È nei nostri momenti più bui che dobbiamo concentrarci per vedere la luce.
Aristotele Onassis
 
L’immensa distesa salata dinanzi a lui era calma, quella mattina. A differenza della sua psiche.
Da quando erano tornati, cioè da cinque mesi, ogni mattina si alzava presto dopo una notte quasi totalmente insonne, prendeva la sua barca e remava fino a lì, fino all’isoletta. Ormeggiava la barca e si dirigeva all’atollo, collegato all’isola tramite un ponte di legno. Quell’atollo conteneva molti ricordi, forse troppi; inoltre, lì cresceva un albero di paupu, sul quale spesso lui e i suoi amici si sedevano ad ammirare il tramonto.
Da quando erano tornati era cambiato tutto e niente. Primo cambiamento, Sora e Kairi si erano messi insieme. Non subito, certo, erano solo tre settimane; tecnicamente non c’era differenza rispetto a quando erano solo amici, passavano il loro tempo libero sempre insieme, tutti e tre felici (o quasi), ma nei loro sguardi il cambiamento c’era eccome. E non solo nei loro sguardi, ma anche nei loro gesti: tenersi per mano, abbracciarsi, baciarsi...
Parlavano poco di quello che era successo, dei due anni trascorsi lontano da casa, era diventato una specie di tabù. A quanto pare, i poteri di Naminè di poter cambiare e/o influenzare i ricordi delle persone vicine a Sora, avevano funzionato anche su molti abitanti delle Isole del Destino, per questo nessuno si faceva domande del genere “dove sono finiti quei tre per due anni”, evitando così di creare problemi.
Secondo cambiamento, quello sicuramente più rilevante, l’ispessimento del suo guscio. Era diventato ancora più silenzioso, più apatico, più distante, più freddo. Kairi lo chiamava PI, ovvero Presenza Inquietante. Sulle prime lui rideva, ma ora non più, si limitava a calare le testa e internamente si diceva che la rossa aveva ragione.
Ma non ci riusciva a cambiare, anzi, se ci provava era peggio.
Perché si sentiva colpevole, colpevole di ciò che era successo a Sora, a Kairi e ai mondi. Se non avesse abbracciato la causa dell'Heartless di Xehanort, non avrebbe complicato la vita ai suoi amici né tantomeno la propria. Colpa del suo orgoglio? Forse, ma era troppo facile scaricare la colpa ai propri difetti.
La colpa era dell’oscurità, che peraltro, dopo tutto ciò che aveva fatto, ancora albergava nel suo cuore e non solo lì, ma anche nella sua mente. E chi permetteva all’oscurità di persistere e avere il sopravvento? Lui. Perché gli faceva comodo, perché così sarebbe stato più forte. Balle. Aveva perso, aveva rischiato di perdere ciò a cui più teneva nel disperato tentativo di dimostrare il suo valore. E ora si ritrovava solo.
Scosse la testa, cercando di disperdere quei pensieri affilati e dolorosi come lame. Se ogni mattina andava lì a vedere il sole sorgere, era per rinnovare la sua promessa, ovvero quella di camminare sulla via dell’alba.
Ma a quanto pare non funzionava.
Sapeva che se Sora ancora non lo aveva affrontato di petto era perché Kairi glielo impediva. Lei era l’unica che aveva capito, ma si fidava di lui e gli stava dando tempo. Le era grato, dover spiegare a Sora tutto sarebbe stato troppo doloroso, molto probabilmente sarebbe morto d’infarto o di vergogna mentre parlava. O meglio, taceva. Si, era questo che faceva da cinque mesi ogni qualvolta gli chiedevano un parere personale o semplicemente come stava. Taceva, nel terrore di dire la cosa sbagliata o una cattiveria.
Il primo, incerto raggio di sole lo colpì in pieno viso e lui sperò nel profondo del cuore che uno di quei raggi si insediasse in lui, così da poter rischiarare il buio.
Seguirono momenti di silenzio durante i quali cercò di svuotare la mente da tutto e a riempirla di luce, concentrandosi sul sole che si innalzava.
Poi, un’improvvisa illuminazione: forse, se finora non aveva trovato la sua luce, era perché stava camminando nella direzione sbagliata, dando le spalle al sole. In poche parole, seguiva la sua ombra. E invece doveva essere il contrario!
Un sorriso gli si disegnò sulle labbra, un sorriso caldo e vero, non smorto e senz’anima come quelli degli ultimi tempi. Ci aveva messo tempo, ma finalmente aveva capito: si doveva concentrare sulla luce, non sul buio.
Non rimaneva che andare a dirlo ai suoi amici...
 
 
Note dell’autrice.
Bene, eccomi qui di nuovo!! Come sempre sono deprimente, colpa del rientro a scuola ( a voi com’è andata? Per me è stato scioccante ) ma alla fine ho ritrovato la mia positività.
Vediamo, che posso dire su questa fic? Solo il 10% mi convince, il resto lo vorrei cancellare, ma se non acquisto più sicurezza in me stessa, la mia amica Sabina mi uccide. È un esperimento: se questa piace, scriverò altri due capitoli ( uno su Sora, l’altro su Kairi ).
Ok, ora la smetto di rompervi ulteriormente e vado. Recensite, anche se negativamente, le critiche servono.
Alla prossima,
Baciii Luly
 
Ps: un grazie a Niki_  per avermi seguita nel mio esordio!! 
  
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