Timeline: fine 3x15.
Note: non sono abituata a trattare l’IC di Klaus –
questo è il mio primo tentativo – ma grazie alle bellissime parole
ricevute da Lizzie_Siddal dopo che ha letto in anteprima mi sono
fatta coraggio e ho pubblicato. Quindi un grazie a lei ♥ e a voi se avrete il coraggio di leggere e
commentare.
Disclaimer: I personaggi
di “The vampire diaries” non mi appartengono (ma se lo fossero
sarei taaaanto felice, sì :D).
I sit, wondering why I'm still waiting
Klaus
ha sempre avuto l’assurda convinzione che un giorno troverà
qualcuno in grado di sostituire ciò che Tatia ha lasciato di non detto e
irrisolto tra di loro. In qualche modo contorto, crede che non sarà poi
così difficile trovare una ragazza pronta a diventare ciò che
Tatia non aveva il coraggio di essere, qualcuno che sappia decidere senza
troppi problemi tra lui e suo fratello.
Fissa
il bicchiere tra le mani, facendo ruotare all’interno il vino rosso con
leggerezza. Il primo sorso è amaro, come il ricordo che tenta di
scacciare con nervosismo ed evidente fastidio.
Tuttavia,
per quanto si sforzi, il ricordo bruciante dei sorrisi di Tatia e dei suoi
occhi sinceri non è facile da nascondere, non dopo che la sente sotto
pelle. Lì, nelle vene, dove il sangue della ragazza ha nutrito e creato
ciò che è ora. È una tortura con cui deve convivere per il
resto dell’eternità.
Katerina aveva lo stesso sorriso pieno
di sogni e aspettative. Ma non è niente paragonato alle
labbra di Tatia, che tante volte l’hanno baciato, accarezzato e cullato
nelle notti di luna piena.
Elena ha gli stessi occhi sinceri,
limpidi di coraggio. Però non lo guardano in quel
modo che tanti secoli prima lo ha devastato, cambiato e anche un po’
illuso.
Beve un
altro sorso di vino, sente i passi di Rebekah sul parquet e soffoca una risata
sarcastica.
Sua
sorella non riesce a lasciarlo da solo neanche quando glielo chiede
esplicitamente. È una ficcanaso, capricciosa come quando era piccola e
cercava di dimostrare che poteva stare con i fratelli più grandi
nonostante fosse una ragazza. Non bastano urla o occhiate inceneritrici
ad allontanarla, trova sempre il modo di avvicinarsi e reclamare una parte
nelle sue riflessioni.
Gli
ruba il bicchiere dalle mani, lo gira dall’altra parte e ne beve un lungo
sorso svuotandolo, macchiando il vetro di rossetto.
«Era
mio.» soffia Klaus, celando il divertimento in quelle due parole.
Rebekah
lo degna solo di uno sguardo, «Non sei l’unico ad avere dei
problemi, Nik.» replica gelida.
«Qual
è il tuo problema, un’unghia spezzata?»
Suonare
sarcastico gli risulta tremendamente facile, soprattutto in presenza della
sorella. Soprattutto dopo tanti anni che non la vedeva ciondolare alle sue
spalle importunandolo, sostenendo che è annoiata e vuole fare qualcosa
di divertente.
«Anche
se fosse, sarebbe sempre meglio dei tuoi di problemi.»
«Tatia.» la interrompe, facendola
sobbalzare, «Il mio problema si chiama “Tatia”.»
E sa
che essere così esposto è un male, soprattutto con Rebekah che
odia con tutta sé stessa la dinastia dei Petrova, a partire proprio da
Tatia. Sa che, per lei, il sangue Petrova è una tortura per il semplice
fatto che prova odio puro nei suoi confronti. Eppure sa anche che Rebekah non
avrà il coraggio di replicare, non in quel momento, non dopo lo sguardo
eloquente che gli lancia.
Si
siede con un sospiro sul tappeto, posando il bicchiere a terra e avvolgendo poi
le ginocchia con le braccia. Klaus la fissa, prima di tornare a guardare fuori
dalla finestra.
«Quindi
Caroline è un ripiego?»
Quelle parole risvegliano in lui un sorriso,
breve e sfuggente abbastanza da non far accorgere Rebekah della sua comparsa.
«Caroline
è una possibilità, andata in fumo ancor prima di sfruttarla.»
Ed
è la verità. A legarlo a Caroline c’è l’odio e
il disprezzo che lei prova nei suoi confronti; il proposito di riuscire a farle
cambiare idea è solo una pallida illusione.
«Pensavi
di sostituire Tatia?» domanda Rebekah, stringendosi di più le
ginocchia. Improvvisamente sente freddo, nonostante non sia possibile.
Improvvisamente vorrebbe la giacca di Matt attorno alle spalle e tornare per un
momento alla sera prima, dove il suo sorriso era riuscita a scaldarla e a farla
sentire anche un po’ a disagio.
«No.»
Anche
quella è la verità. Caroline è determinazione, ironia,
sincerità. È ciò per cui un uomo dovrebbe lottare, ma lui
ha cercato di portarla dalla sua parte con tentativi che – a ripensarci
in quel momento – sono patetici. Un sorriso, una confessione sul proprio
passato, una lunga lista di cose per cui dovrebbe piacergli. E non è
servito a niente. E, in fondo, lo sapeva fin dall’inizio.
«E
allora perché ci provi ancora?»
Klaus
rimane zitto. Rebekah non tenta di cavargli altre parole, informazioni,
qualsiasi cosa le faccia capire perché il fratello si sia trasformato in
quel modo. Klaus non è così, non perde la testa per una donna nel
giro di cinque secondi. Non prova neanche a farle avvicinare troppo, se
è per questo.
Spirito di autodifesa, pensa
Rebekah automaticamente. Quando coglie l’espressione amara dipinta sul
volto del fratello si corregge: solitudine.