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Autore: Fiery    18/02/2012    2 recensioni
Klaus ha sempre avuto l’assurda convinzione che un giorno troverà qualcuno in grado di sostituire ciò che Tatia ha lasciato di non detto e irrisolto tra di loro. In qualche modo contorto, crede che non sarà poi così difficile trovare una ragazza pronta a diventare ciò che Tatia non aveva il coraggio di essere, qualcuno che sappia decidere senza troppi problemi tra lui e suo fratello.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Klaus, Tatia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Timeline: fine 3x15.

Note: non sono abituata a trattare l’IC di Klaus – questo è il mio primo tentativo – ma grazie alle bellissime parole ricevute da Lizzie_Siddal dopo che ha letto in anteprima mi sono fatta coraggio e ho pubblicato. Quindi un grazie a lei e a voi se avrete il coraggio di leggere e commentare.

Disclaimer: I personaggi di “The vampire diaries” non mi appartengono (ma se lo fossero sarei taaaanto felice, sì :D).

 

 

 

 

I sit, wondering why I'm still waiting

 

 

Klaus ha sempre avuto l’assurda convinzione che un giorno troverà qualcuno in grado di sostituire ciò che Tatia ha lasciato di non detto e irrisolto tra di loro. In qualche modo contorto, crede che non sarà poi così difficile trovare una ragazza pronta a diventare ciò che Tatia non aveva il coraggio di essere, qualcuno che sappia decidere senza troppi problemi tra lui e suo fratello.

Fissa il bicchiere tra le mani, facendo ruotare all’interno il vino rosso con leggerezza. Il primo sorso è amaro, come il ricordo che tenta di scacciare con nervosismo ed evidente fastidio.

Tuttavia, per quanto si sforzi, il ricordo bruciante dei sorrisi di Tatia e dei suoi occhi sinceri non è facile da nascondere, non dopo che la sente sotto pelle. Lì, nelle vene, dove il sangue della ragazza ha nutrito e creato ciò che è ora. È una tortura con cui deve convivere per il resto dell’eternità.

Katerina aveva lo stesso sorriso pieno di sogni e aspettative. Ma non è niente paragonato alle labbra di Tatia, che tante volte l’hanno baciato, accarezzato e cullato nelle notti di luna piena.

Elena ha gli stessi occhi sinceri, limpidi di coraggio. Però non lo guardano in quel modo che tanti secoli prima lo ha devastato, cambiato e anche un po’ illuso.

Beve un altro sorso di vino, sente i passi di Rebekah sul parquet e soffoca una risata sarcastica.

Sua sorella non riesce a lasciarlo da solo neanche quando glielo chiede esplicitamente. È una ficcanaso, capricciosa come quando era piccola e cercava di dimostrare che poteva stare con i fratelli più grandi nonostante fosse una ragazza. Non bastano urla o occhiate inceneritrici ad allontanarla, trova sempre il modo di avvicinarsi e reclamare una parte nelle sue riflessioni.

Gli ruba il bicchiere dalle mani, lo gira dall’altra parte e ne beve un lungo sorso svuotandolo, macchiando il vetro di rossetto.

«Era mio.» soffia Klaus, celando il divertimento in quelle due parole.

Rebekah lo degna solo di uno sguardo, «Non sei l’unico ad avere dei problemi, Nik.» replica gelida.

«Qual è il tuo problema, un’unghia spezzata?»

Suonare sarcastico gli risulta tremendamente facile, soprattutto in presenza della sorella. Soprattutto dopo tanti anni che non la vedeva ciondolare alle sue spalle importunandolo, sostenendo che è annoiata e vuole fare qualcosa di divertente.

«Anche se fosse, sarebbe sempre meglio dei tuoi di problemi.»

«Tatia.» la interrompe, facendola sobbalzare, «Il mio problema si chiama “Tatia”.»

E sa che essere così esposto è un male, soprattutto con Rebekah che odia con tutta sé stessa la dinastia dei Petrova, a partire proprio da Tatia. Sa che, per lei, il sangue Petrova è una tortura per il semplice fatto che prova odio puro nei suoi confronti. Eppure sa anche che Rebekah non avrà il coraggio di replicare, non in quel momento, non dopo lo sguardo eloquente che gli lancia.

Si siede con un sospiro sul tappeto, posando il bicchiere a terra e avvolgendo poi le ginocchia con le braccia. Klaus la fissa, prima di tornare a guardare fuori dalla finestra.

«Quindi Caroline è un ripiego?»

Quelle  parole risvegliano in lui un sorriso, breve e sfuggente abbastanza da non far accorgere Rebekah della sua comparsa.

«Caroline è una possibilità, andata in fumo ancor prima di sfruttarla.»

Ed è la verità. A legarlo a Caroline c’è l’odio e il disprezzo che lei prova nei suoi confronti; il proposito di riuscire a farle cambiare idea è solo una pallida illusione.

«Pensavi di sostituire Tatia?» domanda Rebekah, stringendosi di più le ginocchia. Improvvisamente sente freddo, nonostante non sia possibile. Improvvisamente vorrebbe la giacca di Matt attorno alle spalle e tornare per un momento alla sera prima, dove il suo sorriso era riuscita a scaldarla e a farla sentire anche un po’ a disagio.

«No.»

Anche quella è la verità. Caroline è determinazione, ironia, sincerità. È ciò per cui un uomo dovrebbe lottare, ma lui ha cercato di portarla dalla sua parte con tentativi che – a ripensarci in quel momento – sono patetici. Un sorriso, una confessione sul proprio passato, una lunga lista di cose per cui dovrebbe piacergli. E non è servito a niente. E, in fondo, lo sapeva fin dall’inizio.

«E allora perché ci provi ancora?»

Klaus rimane zitto. Rebekah non tenta di cavargli altre parole, informazioni, qualsiasi cosa le faccia capire perché il fratello si sia trasformato in quel modo. Klaus non è così, non perde la testa per una donna nel giro di cinque secondi. Non prova neanche a farle avvicinare troppo, se è per questo.

Spirito di autodifesa, pensa Rebekah automaticamente. Quando coglie l’espressione amara dipinta sul volto del fratello si corregge: solitudine.

  
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