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Autore: valentis    19/02/2012    10 recensioni
L' ultima battaglia di Curufinwe Feanorion che, colpito a morte, riflette sulla vita che ha fatto e gli avvenimenti della prima era che lo hanno visto protagonista ben' conscio di essere stato semplicemente l' anello di congiunzione fra il suo famoso padre ed un figlio che ha già mostrato la genialità e la fragilità del forgiatore dei grandi anelli della seconda era. Questa è la storia vista attraverso gli occhi di uno dei “cattivi” del Silmarillion, che non tenta di giustificarsi in nessun’ modo, si limita a spiegare per quale motivo avesse ragione su tutta la linea. Almeno a suo dire.
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di iniziare la lettura consiglio una scorsa veloce delle note; le parti in corsivo sono citazioni del Silmarillion.

 

 

Se potessi vedere per un’ ultima volta qualcosa, vorrei vedere mio figlio.

Ma il sangue corre via veloce sul pavimento, mischiandosi a quello della signora di queste caverne. Lei ha smesso di respirare pochi attimi fa con il mio pugnale piantato nel collo.

Il Silmaril non è più qui, ne sono certo.

Al di là del fumo acre di carne bruciata che riempie la stanza vedo il moccioso di Luthien e quel selvaggio mortale che scambia fendenti con Celegorm.

Che immensa beffa!

Se non fosse per il fatto che ho un giavellotto infilato attraverso l’ addome, appena sotto il bordo della corazza, scoppierei a ridere.

A giudicare dai fendenti che meni: Eru, la faccenda di Luthien ti ha davvero ferito nell’ orgoglio fratello!

Vorrei potermi alzare ed aiutarti per un ultima volta, anche se so che non lo apprezzeresti, ma ti ho gia’ salvato dalla freccia incoccata da Nimloth, non ho un’ altra vita. Né, per questo, la avrò mai.

La guardia che mi ha colpito era già mortalmente ferita ed è stramazzata a terra poco dopo. Non riesco a capire se questo mi infastidisca più di quanto non mi rassereni o viceversa, ma ormai non importa.

Rimaniamo solo in tre vivi in questo enorme salone sotterraneo pieno di fumo ed oramai silenzioso come solo una stanza in cui i morti sono più del doppio di coloro che ancora respirano sa essere. Persino  il clangore della battaglia che ancora infuria sopra di noi disturba appena l’ aria. Tre vivi; ancora per un poco, almeno, poi la cosa non sarà più un mio problema. Non ho false speranze su ciò.

Non riesco a sopportare di vedere mio fratello combattere senza poter' fare nulla, steso imbelle sul pavimento. Tento di pensare a qualcosa di altro e mi trovo a chiedermi che cosa resterà di me in questo mondo, quale ricordo.

Il sapore salato del sangue diventa amaro nella mia bocca.

Per recuperare ciò che è di mio padre ho sacrificato le uniche cose che fossero veramente mie. Non nego che la luce dei Silmaril ancora bruci appena sotto le mie palpebre e la mia mano tremi al pensiero di toccarli nuovamente, di sapere quel frammento dell’ anima di Feanaro, di mio padre, nuovamente nelle mie mani. Ma non mi faccio illusioni circa il meritarli per altri motivi che non siano la parentela con il loro creatore, la sua volontà e la bassa mediocrità degli altri abitanti di queste terre.

Per quanto detesti ammetterlo mia madre aveva ragione nel nominarmi come ha fatto, più di quanta, per mia sfortuna, avesse mio padre nel chiamarmi Curufinwe.

Atarinke: immagine di qualcosa di più grande, eterno secondo, ecco quello che sono stato.  I miei fratelli direbbero che papà ha amato me piu’ di ognuno di loro, che ha passato con me nella forgia anni di Valinor interi, scambiando consigli e segreti. Ma non possono sapere quanto all’ amore, per parte mia, si mescolasse il risentimento nel sapere che lui non vedeva in me un allievo in grado superare il maestro e quanto la cosa deludesse lui. Inizialmente non lo capii, quando mio padre insistitette perchè andassi  a praticare in un’ altra forgia, lontano dalla sua, lo vidi come un rifiuto di insegnarmi oltre, come la prova che non voleva condividere i segreti della sua arte con me.

Finchè lui, con la sua tipica brutale sincerità, non mi trascinò nella forgia mostrandomi le mie opere accanto alle sue. Allora compresi.

Per tutti quegli anni non avevo fatto altro che copiarlo. Era come vedere le stesse gemme, le stesse spade riflesse in uno specchio non raffinato, appena in grado di replicarne la forma.

Cambiai forgia immediatamente e, sebbene il mio stile non riuscisse a cambiare rendendomi oggetto di lodi odiose alle mie orecchie, lì trovai effettivamente una delle poche cose davvero mie.

La forgia aveva molti fabbri, fra di essi una fanciulla dallo sguardo e dal portamento fiero. Ogni volta che veniva a Tirion montava un puledro estremamente riottoso, il quale rifiutava ogni altro cavaliere meno dotato di lei. Era un animale di intelletto superbo ed aspetto splendido ed un giorno, dopo che  Celegorm rifiutò persino di provare a montarlo, la sfida venne rivolta a me; penso senza sapere che nella mia famiglia fossi considerato il migliore cavaliere. Forse perchè questa è stata l’ unica dote in cui non sono dovuto rimanere all’ ombra di mio padre.

Sento Celegorm lanciare un righio di dolore; tale padre, tale figlio a quanto pare.

Indegni sciocchi! Noi avemo pure le mani macchiate del sangue dei nostri consanguinei, ma loro non sono altro che ladri!

Ladri aiutati da poteri che hanno già scritto la storia e li favoriscono allo scopo che tutto continui come previsto, che tutti recitino il proprio ruolo nella stupida commedia che hanno scritto prima ancora che i primi di noi si svegliassero.

Spero la mia interpretazione sia loro piaciuta!

Forse che la madre di questo principino da nulla non si è battuta con tutto ciò che aveva in nome del suo “grande amore”? Perchè l’ anima di nostro padre non dovrebbe meritare lo stesso rispetto ed onore da parte nostra?

Yén di studio e di lavoro sono costate quelle gemme, le uniche opere in cui la luce di Telperion e Laurelin brilli ancora, accresciuta dal fuoco dell’ anima del più grande fra gli Eldar e tutto quello che vedono loro non è altro che un semplice gioiello da incastonare in una collana per accrescere la propria bellezza e provare  il proprio potere!

Sento una strana sensazione come se il tutto il calore avesse lasciato improvvisamente il mio corpo. Non riesco più a muovere le gambe ed il bruciore del legno nella mia carne sembra essere diminuito.

Ché sebbene Eru vi abbia destinati a non morire in Eä e sebbene le malattie non vi assalgano, potrete essere uccisi e sarete uccisi.

Indubbiamente, ma non senza lottare sino all’ ultimo!

Chiudo gli occhi controllando ogni respiro.

Mia moglie: intelligente ed  affilata come una scaglia d’ onice, sapeva parlare con la grazia e  l’ insidia del salto di una lince e lavorava il vetro come pochi tra i Noldor. Forgiò lei stessa la collana che sua  madre mi dette il gorno della nostra unione; ancora la porto, nascosta sotto i vestiti, sebbene il nucleo di vetro soffiato si sia spezzato da tempo.

Ad Alqualondë persi il suo sorriso, non capì quanto quelle navi ci servissero, che l’ arrendersi al rifiuto dei Teleri sarebbe equivalso ad ubbidire ai Valar e tornare indietro, ma capì perchè giurai e mi seguì comunque sino a questa terra di cui i Valar preferivano dimenticarsi lasciando noncuranti che il male vi regnasse.

Morì prima che sorgesse Vàsa, poco dopo aver’ dato alla luce Telperinquar. Una pattuglia di orchi era giunta vicino al nostro accampamento, nell’ ansa del lago dove le elfe lavavano i panni. Con un coraggio che pochissimi avrebero avuto fece in modo che la inseguissero assicurandosi così che nessuno di quegli spregevoli esseri tornasse indietro a riferire dove fosse il nostro campo. Era quasi arrivata dalle sentinelle interne quando la circondarono. Lei si difese uccidendone alcuni, ma prima che qualcuno di noi potesse raggiungerla fu trafitta da una spada.

La avevo persa per sempre.

Sento un urlo di dolore ed il mezz’ elfo traballa arretrando; il fumo non mi permette di vedere in faccia Celegorm, ma la sua posa è quella del leone che ha stretto in un angolo il cervo.

Suppongo questo colpo fosse per Huan.

Tutti noi abbiamo perso quello che amavamo; forse, addirittura, quello che ci rendeva noi stessi, ma ho giurato nel nome di Eru e sulla mano di mio padre morente e non tornerò indietro sulla mia parola rimpiagendo ciò che ho fatto per mantenerla. No, non mi pentirò di nulla!

Forse davvero sarò sempre e solo Atarinke: Curufinwe ha perso i suoi cavalli, sua moglie e suo figlio.

Telperinquar è stato il mio tesoro più prezioso, ho tentato in ogni modo di tenerlo lontano dai pericoli di questa terra senza renderlo uno sprovveduto. Nella forgia e nei lavori della mente si è subito rivelato il degno erede di suo nonno: originale e fantasioso, di certo non un atarinke; anzi, a volte persino folle nelle sue ambizioni giovanili, con un suo stile personale che ha saputo sviluppare  ed affinare diverso da tutti quelli che io abbia mai visto. Sul campo di battaglia, mio malgrado, è dovuto scendere per difendersi e si è rivelato un guerriero abile e tenace. La sua vita non è stata facile e temo non lo sarà mai. Per lui le sfide saranno sempre più ardue che per chiunque altro. So bene come é guardato da molti, l’ unico nipote di Feanor, un problema per definizione.

Sciocchi, se solo sapessero di cosa quel ragazzo è capace!

Maedhros ha insistito perchè fosse esposto al resto della “famiglia” ,  sebbene il mio parere fosse decisamente contrario e, come mi aspettavo, sono arrivati gli sguardi di sottecchi, le parole sussurrate a mezza bocca alle sue spalle, come se non fosse in grado di accorgersene! Ma lui ha sempre tenuto la testa alta. Fino a  che non è arrivato Ingoldo con la sua valanga di falso buonismo, ed affetto interessato, probabilmente vedendolo solamente come  un’ opportunità d esibire la sua magninimità.

Posso capire perchè Ingoldo aiutò Beren, doveva seguire un giuramento. Ma non era l’ unico ad essere vincolato alla propria parola. Non si poteva aspettare di strappare un Silmaril dalla corona di ferro con la nostra benedizione per conto di un mortale poco familiare con gli adynaton.  Ridurre un pezzo dell’ anima di mio padre al prezzo per un matrimonio!

Se solo riuscissi a rialzarmi!

Dicono che la morte di Findarato sia nostra responsabilità, ma noi non abbiamo fatto altro che lasciare che quei folli marciassero verso il destino che un simile proponimento meritava da soli; impedendo che il popolo di Nargothrond, che avevamo contribuito a salvare , venisse distrutto dall’ arroganza di un uomo.

Tuttavia da quel giorno mio figlio smise di tenere la testa alta.

Poi arrivò Luthien e dove noi vedemmo un’ opportunità per ottenere l’ alleanza di Thingol, impedendo allo stesso tempo che la sua unica figlia si gettasse verso un destino ben’ peggiore della morte mio figlio e tanti altri con lui videro solo un grande amore ostacolato dalla nostra crudelta’. Eru sa se abbiamo mai tentato di farle del male come alcuni sostengono! Celegorm sa essere feroce, ma non è certo un edain! Si era innamorato di quella donna, non voleva ucciderla!

Se la avessimo lasciata andare ad Angband da sola, allora si che saremmo stati dei mostri; a differenza di molti abbiamo visto in prima persona le conseguenze di una prigionia in quel luogo.

Ma si sa: ad un infausta fine giungeranno tutte le cose che essi ben’ cominciano.

Fummo esiliati da quel nessuno di Odoreth con coloro della nostra gente che ci rimasero fedeli. Costretti a tornare ad Himring dove dovemmo persino subire i feroci rimproveri e la punizione di Maedhros l’ ipocrita.

Mio figlio non mi seguì.

“Non desidero esere ricordato per quello che ho distrutto, ma per quello che ho creato. Io non seguirò la tua strada se è un sentiero di menzogne e tradimenti, non voglio vedere quando anche l’ ultima briciola di ciò che sei stato non sarà soffocata dalla brama di quei gioielli, perchè tu non sei mio padre, sei solo quello che ne resta. Io dimostrerò che la casata di Feanor non è perduta nella follia e può avere ancora onore e gloria. Rinuncio ad ogni legame di parentela con voi. Namarië.”

Ammantai il dolore di rabbia uscendo da quelle sale l’ ultima volta che ti vidi figlio mio.

Tuttavia gia’allora una parte di me, segretamente, gioiva del fatto che tu non saresti vissuto sotto l’ ombra di nessuno, slegato dalle catene che cingono tutti noi.

Forse tu sei l’ unica cosa che io ho ben’ cominciato e per questo so che il tuo rifiuto  delle nostre azioni, per quanto sincero, non basterà a salvarti. Conosco la misericordia dei Valar, tu non sarai escluso dalla loro vendetta.

Se essere da te rinnegato significasse saperti salvo, forse ,sarebbero meno duri da sopportare la tua lontanaza ed il tuo disprezzo.

Un urlo strozzato cattura la mia attenzione. Attraverso il fumo vedo che Dior è caduto in terra con il petto squarciato.

Almeno ho avuto vendetta.

Celegorm  si appoggia pesantemente alla spada e, sebbene non riesca a vedere che la sua sagoma, i suoi occhi sembrano correre per il salone, cercando qualcuno ancora vivo; vorrei poterlo chiamare, ma la gola mi basta appena per respirare aria e sangue.

Il suo volto si punta in direzione della mia figura.

“ Curvo! Torincë!”  Non ho la forza di rispondergli, per sua fortuna.

Zoppica verso di me, ed appena arriva abastanza vicino  perchè il fumo mi consenta di vederlo con chiarezza vedo l’ eredita’ di Beren a Dior nelle ferite che costellano il suo corpo.

Riesco a muovere la testa verso di lui che mi sorride lievemente tentando di abbassarsi vicino a me, ma quando prova ad inginocchiarsi uno sbocco di sangue zampilla dal suo fianco dove un colpo di spada è penetrato fra due piastre dell’ armatura.

Una ferita mortale.

Due di noi, quindi. Un prezzo alto per non avere ottenuto un Silmaril; sempre assumendo che gli altri nostri fratelli siano ancora vivi. Presumo che almeno Maedhros lo sia, è troppo abile ed onesto per ottenere ciò che desidera in battaglia.

Celegorm cade pesantemente a carponi accanto a me boccheggiando dal dolore.

“Almeno abiamo preso la nostra vendetta.”

La sua voce suona certa, ma i suoi occhi corrono con disperazione sull’ asta della lancia che mi trafigge.

Una sua mano  viene a stringere la mia e sento nel suo tocco lo stesso tormento di sapere che non potremo mai soddisfare l’ ultimo giuramento fatto a nostro padre.

Il suo sangue si mescola al mio, a quello di Dior e di sua moglie.

Sangue per sangue”, la vostra legge non è quindi diversa dalla nostra, in fondo.

Attraverso la nebbia che mi copre la vista vedo i suoi occhi appannarsi mentre si accascia accanto a me respirando a fatica.

Quante cose avrei da dire a mio figlio!

Un padre puo’ abbandonare i suoi figli, come ha fatto Arafinwe dopo le minacce di Namo, ma un figlio non potrà mai abbandonare il padre. Non importa se lo ami o lo detesti, oppure se nel suo cuore alberghino ambo i sentimenti come in questo momento nel mio. Non si può mai del tutto lasciare chi ci ha cresciuto rendendoci quello che siamo.

Diranno che non ho avuto nulla di sacro e caro, ma la mano che stringo in questo momento prova che hanno torto.

Ho saputo conservare pochissimo di quello che avevo, e forse solo Makalaure piangera’ la mia morte, ma questo non mi interessa ora che Celegorm sussurra una vecchia ninnananna accarezzandomi i capelli, come faceva a Tirion una vita fa, in ricordi che non sapevo più di avere.

Prima che la tenebra cali sui miei occhi rivedo una battuta di caccia, in un altro tempo ed un altro  mondo che ora non esistono piu’, con Celegorm ed Irisse in cui le loro parole e risate mi arrivavano appena e la corsa del cavallo sotto di me bastava a farmi rabbrividire di piacere.

La volta che, con i miei fratelli, ho chiuso Nelyo e Findekano nella stalla e le risate che sono esplose quando sono riusciti ad uscire, completamente ricoperti di paglia, da una finestra.

Mia moglie in sella ad uno stallone che mi sfida ad una gara sino alle porte di Tirion tanti yen fa, una gara che vinsi ottenendo in cambio il primo assaggio delle sue labbra nell’ alcova di un giardino.

Mia madre nel suo grembiule da lavoro che mi abbraccia ridendo e mi solleva, ancora bambino, sulle sue braccia forti  facendomi volteggiare in una nuvola di polvere di pietre che scintilla nell’ aria illuminata da Laurelin.

Mio padre che esamina una delle mie prime opere con sguardo attento, poi mi spiega tutti i suoi difetti mentre i suoi occhi brillano di orgoglio.

Mio figlio che mi mostra un piccolo anello in grado di produrre scintille di luce ed improvvisamente non mi interessa piu’ che Maedhros abbia concesso la corona a Fingolfin, la nostra vera eredita’ e nella goia di questo bambino che mi mette nella mano la sua prima creazione e sorride alla mia meraviglia.

Poi il buio si chiude su di me.

 

 

 

Note

 

Metta ohtà Atarinkò: La fine della guerra di Atarinke. Atarinke significa "Piccolo padre", o immagine di suo padre. Nerdanel sarà stata pure saggia ma sicuramente sapeva come dare nomi del cacchio come e meglio di suo marito.

 

Nimloth: "Fiore bianco" nome della moglie di Dior, unico figlio di Beren e Luthien. Il Silmarillion non precisa come sia morta, rivela solo che la sua morte avvenne durante la distruzione del Doriath da parte dei figli di Feanor. Di lei sappiamo che era di nobile stirpe ed una parente di Celeborn.

 

Anno di Valinor: Un ciclo intero di fioritura degli alberi, pari a più di nove anni solari.

 

Yén: Anno elfico usato dagli esuli nella terra di mezzo pari a 144 anni umani. Per gli eventuali lettori (bella questa! Haha) non del tutto ossessionati dalla storia degli elfi del Professore preciso che il nome dato all' anno solare è Coranar. Naturalmente quando Curufin parla di anni parla di anni di Valinor.

 

Tirion: Principale città dei Noldor a Valinor.

 

Vàsa: Arien è il nome della Maia che guida il vascello del sole e, per sineddoche, arrivò ad indicare nella seconda e terza era il sole nella sua interezza, ma tale nome era noto agli elfi residenti in Aman nel momento in cui questa storia è ambientata. I Noldor esuli nella terra di mezzo la chiamarono Vàsa "cuore di fuoco".

 

Telperinquar: Il nome Celegorm in Quenya, so che i Noldor a quel tempo parlavano Sindarin. Tuttavia dubito che Atarinke lo apprezzasse particolarmente! XD

 

Per quanto riguarda la storia circa la moglie di Curufin il Professore non ci ha lasciato neppure il suo nome. Nel Silmarillion viene detto che rimase in Aman, in altri scritti non viene neppure citata rendendo Celebrimbor un collega di Ereinion nella triste categoria dei "ragazzini spuntati dal nulla".

Dato il modo in cui vengono descritte , o meglio, non vengono descritte gesta di Celebrimbor precedenti il ripudio delle azioni di suo padre in seguito alla vicenda di Beren e Luthien è mia opinione che Celebrimbor sia nato nelle Terrra di Mezzo, ergo che sua madre abbia seguito il marito in esilio (concedetemi che, almeno una donna dei Noldor abbia seguito la famiglia, altrimenti non si spiega come quei poveracci abbiano fatto a fare tutte quelle maledettissime battaglie senza estinguersi! XD) . So che il Silmarillon pubblicato lo definisce nato in Aman, ma per discussioni del genere basterebbe citare la triste situazione di Ereinion che sembra avere più di un padre e nessuna madre. Ergo non ho ritenuto doveroso inserire A.U. negli avvertimenti (dato che, a mio dire, gli avvenimenti qui descritti non sono altro che una possibile interpretazione del canone). Se qualcuno insistesse affinchè io lo faccia lo farò dopo essermi fustigata con un ramo di salice. XD Perdonatemi la prosopopea.

 

La collana: Gli Eldar usavano anche anelli  nelle celebrazioni delle nozze. Ma il giorno del matrimonio gli sposi ricevevano delle collane dai genitori del coniuge.

 

Ingoldo:Trattasi dell' amilesse (nome dato da mammà) Quenya di Finrod Felagund.

 

Adynaton: Nulla a che fare con Tolkien, è una figura retorica in cui si evidenzia la scarsa robabilità che una cosa avvenga comparandola con un evento impossibile. Esempi di adynaton sono: E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli , Ti darò la mano di mia figlia se mi porterai un Silmaril dalla corona di Morgoth,  ecc...

 

Non voleva ucciderla: Gli elfi che hanno subito violenza generalmente muoiono di dolore. In generale nessun' elfo, per quanto malvagio, userebbe mai violenza ad un altro per questo e per il non trascurabile rischio che la loro azione porti alla tomba anche loro. Differentemente dai banditi umani con cui si mischiò Turin Turambar.

 

Namarië: "addio" in Quenya.

 

Curvo! Torincë: "Curufin! Fratellino!" Quenya. Curvo è l' abbreviazione di Curufinwë usata in famiglia. Torince un diminutivo di toron, fratello.

 

Irissë: Nome Quenya di Aredhel, sorella di Turgon e Fingon e madre di Maeglin.

 

Findekano: Nome Quenya di Fingon.

 

Nelyo: Abbreviazione familiare di Nelyafinwe nome Quenya di Maedhros.

 

  
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