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Autore: Fluxx    19/02/2012    6 recensioni
Eppure William lo sapeva, da una parte dentro di sé ne era certo: Albert gli voleva bene. Voleva bene a quello scienziato pazzo, voleva bene a quell'uomo che quasi ogni mattina gli faceva trovare la colazione in tavola, voleva bene a quella persona che lui affermava sempre essere una palla al piede o una spina nel fianco ogni qual volta gli si presentava l'occasione, ogni volta che lo scienziato azzardava un po' di più, ogni volta che diceva, faceva, osava , o scherzava con quell'uomo così asociale e scontroso.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, William Birkin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era evidente, che lui gli voleva bene



Era notte, l'una passata ormai.
C'era la più totale quiete, la via sulla quale le varie villette davano finalmente era silenziosa: non passava una macchina, non c'era una singola persona fuori, probabilmente tutti dormivano.
Quel silenzio era interrotto appena dal volume basso della televisione che rischiarava il salone assieme alla piccola lampada accesa sul mobile dell'entrata.
Albert era sdraiato sul divano, stava di lato con un braccio a penzoloni che teneva ancora il telecomando. Si era addormentato nel tentativo di attendere William tornare dal laboratorio ma aveva fallito miseramente... Difatti indossava ancora i pantaloni neri ed una camicia bianca. Non che di solito usasse un vero e proprio pigiama ma per lo meno aveva la decenza di cambiarsi e mettersi una maglietta qualsiasi ed un paio di pantaloni, qualsiasi anche quelli.
William girò la chiave nella toppa della porta, aprendola piano. Si sentì un lieve cigolio che si arrestò non appena entrò e se la richiuse alle spalle senza far rumore. Notò la luce accesa ed Albert ormai assopito sul divano. Lo scienziato appoggiò le chiavi sullo stesso mobile sul quale v'era la lampada, all'entrata. Aveva alcune cartelle sotto braccio che appoggiò sul tavolino basso di fronte al divano, una volta raggiunto. Osservò Albert per alcuni istanti: quando dormiva non sembrava assolutamente l'uomo che minacciava l'intera umanità con un virus in grado di rendere chiunque un mostro senza volontà, anzi, sembrava quasi tenero ed indifeso... Beh, senza esagerare.
Si chinò piano per raccogliere il telecomando dalla sua mano semi-aperta, non appena glielo sfilò, Wesker mugolò appena voltandosi con la schiena contro il divano e portando un braccio sull'addome, mentre l'altro rimaneva giù a penzoloni.
William arrestò ogni movimento per un istante, guardandolo: temeva di svegliarlo. Una manciata di secondi dopo, notando il respiro lento e regolare e appena più pesante, capì che ancora dormiva. Si tirò su e spense la tv. Appoggiò il telecomando sul tavolino e tornò a guardare il collega... Si era addormentato ancora una volta con gli occhiali. Un lieve sorriso gli si dipinse sul volto e – lentamente – si chinò su di lui ed allungò le mani per afferrare le stecchette e sfilarglieli piano. Un altro lieve mugolio sfuggì alle labbra del biondo che arricciò appena il naso mentre lo scienziato appoggiava l'oggetto, tanto prezioso per Wesker, sul tavolino.
Birkin rimase a guardarlo ancora per qualche istante, dopodiché si voltò e riprese le cartelle che aveva lasciato lì. Si avviò al piano di sopra salendo le scale e facendo attenzione a far poco rumore e, una volta su, entrò nella sua stanza ed accese la luce. La camera non era piccola: c'era lo spazio per un letto matrimoniale, due comodini, un tavolino ed un armadio. Il pavimento era rivestito da una moquette verde, un verde profondo, mentre i muri davano su un azzurrino chiaro.
Will si chiuse la porta alle spalle, era stanco da morire ma voleva finire il lavoro che non aveva portato a termine in laboratorio. Lui sì che era un gran lavoratore!
Si avvicinò alla scrivania sulla quale v'era una gabbietta contenente un topolino bianco, una cavia. Per William non era assolutamente una cavia da laboratorio, si era affezionato tanto a quell'animaletto. Era lui che gli teneva compagnia nei momenti più brutti, con cui poteva confidarsi e parlare, oltre Albert.
Beh, c'era anche da dire che molto spesso quel topolino sembrava capirlo meglio e interagire di più di quanto non facesse quel burbero di Albert, quando ci si metteva. Sì, Wesker era decisamente un cafone qualche volta, anzi, molto spesso.
Se lo scienziato gli raccontava qualcosa, gli chiedeva consiglio o aiuto, se lo vedeva giù o notava che qualcosa non andava era in grado di sbattersene altamente. Sembrava che non gliene fregasse mai nulla, sempre così dannatamente cinico e distaccato, sempre così freddo ed impassibile. Albert era così: un uomo indifferente, insensibile, spesso spietato e di tanto in tanto anche sadico. Non aveva idea di cosa significasse coltivare un rapporto sociale con qualcuno, aveva la sensibilità di uno sciacallo che si avventa contro la madre di un cucciolo d'agnello... Con il piccolo lì presente, oltretutto.
Eppure William lo sapeva, da una parte dentro di sé ne era certo: Albert gli voleva bene. Voleva bene a quello scienziato pazzo, voleva bene a quell'uomo che quasi ogni mattina gli faceva trovare la colazione in tavola, voleva bene a quella persona che lui affermava sempre essere una palla al piede o una spina nel fianco ogni qual volta gli si presentava l'occasione, ogni volta che lo scienziato azzardava un po' di più, ogni volta che diceva, faceva, osava , o scherzava con quell'uomo così asociale e scontroso.
Era sicuro, oltretutto, che Albert non avesse mai lasciato avvicinare nessuno quanto aveva lasciato fare a William. Vivevano nella stessa casa, oramai, lavoravano insieme e passavano la maggior parte del tempo a stretto contatto, ma non si trattava solo di una vicinanza fisica, no. Si trattava anche di una vicinanza più profonda, quasi spirituale, qualcosa che andava oltre la semplice fisicità.
Birkin lo sapeva, sapeva anche questo: era certo che Albert era a conoscenza del fatto che lui sarebbe sempre stato disponibile e presente per lui. Sapeva anche che un giorno, quando quell'uomo così schivo e pieno di sé ne avrebbe avuto bisogno, se mai sarebbe accaduto, la prima persona da cui sarebbe andato era lui... Quello scienziato che affermava di non sopportare poi così tanto ma di cui, in realtà, sarebbe stato perso senza. Era a lui che doveva, ora, il suo briciolo d'animo e buon cuore. Solo a lui... Glielo doveva, o forse glielo rimproverava.
Lo scienziato appoggiò le cartelle sulla scrivania, aprì la gabbietta del suo piccolo amico peloso: era tutto bianco e a differenza dei classici conigli o topolini bianchi, questo non aveva gli occhi rossi ma bensì scuri. L'animaletto non appena aveva sentito William arrivare si era precipitato al bordo della gabbietta, una volta aperta fu libero di uscire e di scorrazzare per la scrivania, cercando un contatto con l'umano. Lui sorrise e lo accolse nella sua mano dopodiché raggiunse la porta e la chiuse prima di lasciare il topolino libero sul pavimento. Era successo, una volta, che aveva dimenticato la porta aperta e quella bestiolina era uscita dalla stanza, Albert non ne era stato affatto entusiasta.
Bene, era ora di mettersi al lavoro. Senza indugiare oltre Birkin raggiunse nuovamente la scrivania alla quale si sedette ed aprì le varie cartelline tirandone fuori documenti che attestavano l'avanzamento dei lavori con il virus. Sentiva gli occhi pesanti e stanchi ma voleva comunque finire di lavorare.

Era mattina, i flebili raggi di sole mattutini filtravano attraverso le finestre: la giornata era iniziata.
Albert riaprì piano gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte: aveva una completa – e poco interessante – visuale sul soffitto del salone. Si tirò appena su, sui gomiti, e si guardò intorno. Non si ricordava di essersi messo a dormire la scorsa notte, doveva essere proprio crollato dal sonno.
Si accorse di non avere gli occhiali sul naso solo quando li notò lì, sul tavolino. Anche la tv era spenta: strano, non si ricordava di averlo fatto. Beh, sì, era inutile ignorarlo, sicuramente era stato William rincasato a notte fonda.
Il biondo si passò una mano tra i capelli per riordinarseli per via della sua solita fissazione maniacale e, una volta seduto, afferrò gli occhiali inforcandoli nuovamente e coprendo le iridi rosse. Inspirò e si alzò, svogliatamente, raggiungendo le scale. Aveva voglia di un caffè ma prima voleva vedere se quello strambo di uno scienziato aveva fatto tutta una tirata fino al mattino, per lavorare, anche questa volta.
Arrivò fino alla porta della sua camera, chiusa. Non si curò di bussare in quanto se William stava dormendo lo avrebbe sicuramente svegliato. Appoggiò la mano sulla maniglia e, facendo una lieve pressione, aprì la porta. Si ritrovò davanti Birkin che dormiva beatamente con le braccia conserte sulla scrivania e il capo appoggiato sulle mani.
L'uomo sospirò: non se ne stupiva se di giorno in giorno le occhiaie dello scienziato diventavano più profonde e marcate, di certo non poteva continuare su quella strada, non gli faceva bene né alla salute fisica né a quella mentale. Albert se ne preoccupava, ma perché diavolo lo faceva?!
Entrò piano e con passi silenziosi raggiunse il letto, notò ovviamente quel fastidioso topolino che scorrazzava per la stanza. 'Che odio.' Pensò. Per lui quelle bestiole stavano bene solo chiuse dietro le sbarre e acquistavano fascino solamente quando assumevano sembianze poco 'naturali'.
Afferrò la coperta di pile ripiegata sul letto e dopodiché arrivò fino alle spalle di William, appoggiandovela.
Questi bofonchiò qualcosa di confuso ed ancora ad occhi chiusi chiese, “Che ore sono...?”
Albert solo in quel momento si rese conto che nemmeno aveva guardato l'ora, una volta che si era svegliato, così tirò su la manica e guardò l'orologio. “Le sette e mezzo del mattino.” Mormorò appoggiando una mano sullo schienale della sedia sulla quale stava lo scienziato e l'altra sulla scrivania. “Non dovrebbe continuare così, dottore, o si prenderà un malanno e il suo corpo non reggerà più.” Silenzio. “Forza William, va a dormire...” Mormorò. Lui non rispose, era ricaduto nuovamente in un sonno profondo. Wesker sospirò e deglutì, scuotendo appena il capo, che tipo.
Gli succedeva a volte di dargli del 'lei' e parlargli in modo formale, chiamandolo 'scienziato' o 'dottore', forse per sembrare più distaccato e dimostrare la sua autorità o forse solo per scherzare e provocarlo.
Volse il capo verso la porta, facendo poi per avviarsi, quando notò il topolino che fuggiva nel corridoio. Sospirò pesantemente e controvoglia andò a recuperarlo. Che nervi il contatto con quel corpicino peloso.
Lo ripose nella gabbietta accanto a William, richiudendola. Il suo sguardo cadde nuovamente per un istante sullo scienziato stremato, gli faceva un po' pena, un po' tenerezza. “Sei un idiota dottore, ti stai facendo del male.” Gli sfuggì dalle labbra a bassa voce prima di voltarsi ed uscire.
Will rinsavì appena sentì la porta chiudersi. Quando gli aveva chiesto l'ora neppure se n'era accorto... Eppure sentì il calore della coperta sulle spalle e con lo sguardo riuscì a scorgere il topolino nella gabbietta. Richiuse piano gli occhi mentre un sorrisino lieve gli si dipingeva sul volto.
Ecco, questo era ciò che lo rendeva così certo. Queste erano le piccole cose che dimostravano che Albert gli voleva bene. Seppur minime, per lui erano tanto... E per Albert anche, colui che non avrebbe mosso nemmeno un dito, per nessuno, con lui lo faceva.
Era con lui che si era cominciato a sciogliere il suo cuore di ghiaccio, con William Birkin, e con nessun altro.


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Omg, prima one-shot sulla coppia Albert x William, ansia da prestazione!
Hahahaha!
Vabbè, non è nulla di yaoieggiante, non voletemene... E' più una cosa boh, sentimentale ma carina.
Mi è venuta voglia tutto d'un botto di scriverla e l'ho buttata giù così, grazie anche a Gemini_No_Aki per avermi spronata a farlo! :)
Eeee... Niente boh, che dirvi, che magari sarà la prima di una lunga serie (poveri voi!).
E magari le prossime saranno anche più sentimentali! x°D
Vabbè, ringrazio la Moja che tanto so già che leggerà e recensirà...
E ringrazio tutti i lettori e quelli che avranno cuore (^o^ fa sempre piacere una recensione! :P) di recensire!
Vi saluto e spero che sia di vostro gradimento!
Alla prossima!!! :)

   
 
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