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Autore: jennybrava    19/02/2012    9 recensioni
«Dai tempo al tempo»
C'è un'età per tutto. Basta aspettare.
Una Mikoto dodicenne, delle sorelle dalle quali guardarsi e una madre la cui unica ambizione è vederle felicemente accasate.
E c'è Lui.
«Ma Mikoto-chan, mi pare ovvio pensare che Fugaku-san abbia respinto la nostra Yuzuru per te»
E tu ti senti pronta, Mikoto?
«Mi dispiace»
«Ti aspetterò»

{FugakuxMikoto} Per Panda Chan! ♥
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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To Begin FuxMiko
<< Mikoto-chan, diventi ogni giorno più intelligente >>
Le parole della vecchia Natsume, sua nonna, erano sempre riuscite in un qualche strano modo a metterla di buon'umore, troppo poco frequente nelle ultime tappe della sua vita.
Solo un'altra persona le aveva detto di considerarla intelligente e sarà stato il fatto che tutti, per anni e anni, non avevano fatto altro che ripeterle "Quanto sei bella, Mikoto-chan, un fiore!" e "Sei la ragazza più bella del quartiere", che Mikoto col passare del tempo aveva imparato ad associare quei complimenti alla figura della giovane bambina intoccabile che tanto avrebbe desiderato lasciarsi alle spalle. 
La verità era che Mikoto soffocava, e dietro ai lineamenti delicati del suo viso nascondeva, trepidante, il desiderio di conoscere il mondo, ciò che la circondava.
Nessun ragazzo osava mai avvicinarla più del dovuto; Mikoto era intoccabile, troppo in alto per chiunque, e se qualcuno provava a cercare un contatto più diretto, era sempre lei a respingerlo, con garbo, cortesia, com'era consono fare, perché lei lo aspettava.
Mikoto aspettava, dava tempo al tempo. In attesa che gli anni passassero, che lei maturasse, e che ciò che anni prima l'aveva cercata tornasse da lei, com'era giusto che fosse.
Lui.

Time  to  Time
<< Ti aspetterò >>



Hana e Yuzuru avevano rispettivamente sette e cinque anni più di lei, e Mikoto, la più piccola di quel trio di sorelle, ricordava ancora adesso come avesse trascorso l'intera infanzia nella profonda e sempre più perplessa contemplazione di entrambe, troppo impegnate dai rispettivi affari per curarsi della loro sorellina appena dodicenne.
Anche a distanza di anni rammentava la cura maniacale che entrambe impiegavano nel vestirsi e nel truccarsi, solo per essere linde e perfette alla presenza dei maggiori esponenti del clan, durante gli incontri settimanali.
Mikoto era ancora troppo piccola per presenziare, dicevano entrambe.
<< Che figura faresti? >> Hana le sorrideva, dolce, quasi materna. Se entrambe le sue due sorelle maggiori avevano ereditato dalla loro madre quei lunghi capelli castani che tanto invidiava, Mikoto era stata l'unica ad acquisire quella chioma corvina che le solleticava le spalle, dono del suo defunto padre.
<< Non accettano le mocciosette, Mikoto >> Yuzuru si sistemò il colletto dello scamiciato. << Non sei neanche genin >>
<< Tu ti sei diplomata l'anno scorso, onee-san >> replicò candidamente Mikoto, seduta compostamente sul bordo del suo letto. << E sei più grande di me >>
Yuzuru arrossì, assottigliando gli occhi scuri. << Stammi a sentire.. >>
<< Adesso basta, Yuzuru >> Hana le passò il nastro per capelli che cercava. << Mikoto-chan, sai benissimo che sono ammessi alle riunioni del clan soltanto i ninja diplomati o i membri del clan che hanno raggiunto la maggiore età >> aggiunse. << E tu non lo sei ancora >>
Mikoto sospirò, profondamente crucciata. Come sempre non erano riuscite a capirla.
<< Onee-san >> proferì, osservandola. << Non mi sembra di aver mai manifestato il desiderio di partecipare >>
Hana la osservò, spiazzata, aprendo e chiudendo la bocca sotto lo sguardo angelico e tranquillo di Mikoto.
<< Si può sapere cosa sei venuta a fare qui, allora? >> replicò secca Yuzuru, gli occhi che lampeggiavano.
<< Solo per chiedere alle mie onee-san come mai abbiano invaso la mia stanza >> rispose candida. << E per avvisarvi che la prossima settimana ci sarà la cerimonia per la consegna dei diplomi, all'Accademia >> aggiunse.
<< Credete di potervi liberare dai vostri impegni? >>
Hana si voltò, accarezzandole gentilmente la guancia. << Ma certo Mikoto-chan, non capita mica tutti i giorni che la nostra sorellina si diplomi >>
<< Nee-san! >> protestò Yuzuru. << Ti ricordo che quella mattina abbiamo l'ìncontro con i fratelli Aichi! >> Mikoto la vide lucidare il suo coprifonte, stando ben attenta a farlo risplendere. Per quel che ricordava Yuzuru non aveva mai preso parte a nessuna missione superiore al livello D, pur ad un anno dal suo diploma. Era riuscita sempre a trovare qualche scusa, e nessuno aveva mai avuto qualcosa da ridire sulla sua condotta. Era pur sempre un esponente del Clan Uchiha.
<< Rimanderemo l'incontro >> replicò Hana << Tanto a te non interessavano comunque, no? Punti sempre a Fugaku-san >>
Fugaku-san.
Non aveva né volto né caratteristiche Fugaku-san. Nella mente di Mikoto persisteva solo per il suo nome incisivo, per la carica che occupava - era il figlio secondogenito del capo della polizia -, e per l'evidente inclinazione sentimentale che sua sorella Hana aveva nei suoi confronti. Non a caso, era stato il fatto che entrambi avessero la stessa età che aveva spinto sua madre ad iscrivere Yuzuru all'Accademia, lei che odiava anche solo tenere in mano un kunai. Sarebbe stato perfetto se Yuzuru non si fosse diplomata quattro anni dopo la data in cui Fugaku-san l'aveva fatto.
Hana invece aveva preferito mettere da subito in chiaro le cose: lei non era e mai sarebbe diventata una kunoichi. "Non è nel mio sangue" aveva detto alla loro nonna, alla quale, al contrario della loro madre, sembrava importare qualcosa di un loro prossimo futuro che non avesse per forza a che fare con mariti, figli e buoni partiti da sposare. << E' una questione di tempo >> sorrise Yuzuru, smaliziata, mettendo in bella mostra il coprifonte legato alla vita. << Fra poco sarò io a sedere al lato di mamma*, nee-san >> e rise.
Mikoto le lasciò che si stavano pettinando i capelli, chiudendosi la porta alle spalle e percorrendo il corridoio. Se ciò che il destino le avrebbe riservato sarebbe stato quello, ovvero trascorrere l'adolescenza fra riunioni e appuntamenti combinati alla ricerca di un buon marito, avrebbe decisamente preferito non diplomarsi.


***


Il coprifonte risplendeva fra le sue mani, illuminato dai pallidi raggi di sole che filtravano attraverso le tende della sua stanza.
Alla cerimonia del diploma Mikoto si era vista riempita di complimenti, tutti riguardanti il suo aspetto fisico e poco e nulla a che vedere col fatto che era stata l'unico elemento che si era diplomato col massimo dei voti.
"Ah, Obaa-san, così questa è la tua ultima figlia? E dove la tenevi nascosta?"
Sospirò: oltre ad essere stata la migliore nel suo anno, era stata l'unica ragazza riuscita a diplomarsi nel suo corso. Negli ultimi tempi l'Accademia sembrava essere diventata una focilla ambulante per matrimoni combinati, piuttosto che una struttura dove imparare i valori ninja.
Fu con umore uggioso che scese al piano terra e mentre si infilava i sandali ai piedi, con l'intenzione di fare una passeggiata per rinfrescarsi le idee, sentì la voce di sua madre chiamarla.
<< Ah, Mikoto-chan.. esci? >> Mikoto la osservò: stessi occhi, stessi capelli delle sue due sorelle. << Vai dalle tue amiche? >>
Mikoto annuì, sorridendole gentilmente.
<< Va bene >> replicò lei << Ma ricordati di tornare per le cinque. Devi prepararti per.. >>
.. l'incontro con il Clan.
<< Ma certo >> disse. << A più tardi, okaa-san >>
L'idea di dover presenziare al suo primo incontro come membro ufficiale del Clan Uchiha, oltre a metterle addosso un'ansia incredibile che proprio non avrebbe voluto provare, non le andava molto a genio. Sapeva qual'era lo scopo di sua madre, aveva acconsentito alla sua iscrizione all'Accademia solo per quello.
Non riusciva a biasimarla, comunque: sua madre era una donna gentile, e le sue azioni erano dettate dal desiderio di vederle felici in un futuro prossimo, accanto ad un marito giusto ed onesto. Loro che non avevano più un padre al loro fianco.
Presenziare a quell'incontro avrebbe significato condannare la sua adolescenza ad appuntamenti, giornate spese nel nulla alla ricerca dell'uomo più giusto e adatto a sé.
E non era certamente ciò che avrebbe voluto fare.
In tutti quegli anni, fra i manuali di geografia e gli esercizi coi kunai, mai aveva sentito le sue sorelle parlare di amore, o affetto, o dedizione. Erano sempre "Lui è più ricco" o "Aspetta no.. ma Ryuji-san è decisamente più bello!"
Non che lei potesse giudicarle in qualche modo, ma non riusciva proprio a non trovarlo strano. Anomalo.
Non fu comunque non voluta la scelta di superare la via che conduceva alle case delle sue amiche, o le uniche ragazze con cui riusciva ad intrattenere una conversazione normale senza che scappassaro via prima che lei riuscisse a dire solo "Ciao".
Erano piuttosto sciocche, superficiali e poco intelligenti, ma Mikoto non aveva nessun altro. A dir la verità era sempre stata una persona un po' asociale, non ricercava mai l'amicizia altrui se non erano quest'ultimi ad avvicinarla. Ma era gentile, con tutti.
Neanche all'Accademia aveva mai avuto amici, alimentata dal fatto che nel suo corso erano state solo tre le bambine presenti e che ogni ragazzo che la incrociava tendeva a scostarsi dal suo percorso e ad abbassare timoroso lo sguardo. Per un po' aveva pensato che fosse colpa del cognome che portava, c'erano altri bambini Uchiha nelle altre classi, tutti molto rispettati e temuti; solo dopo si era resa conto che era proprio lei a spingerli ad allontanarsi. La sua aura, i suoi modi risoluti, composti, troppo maturi per una ragazzina di appena dodici anni.
E non era solo il pensiero di mettere in soggezione gli altri a crucciarla sempre più spesso, e neanche il fatto che da lì a quattro giorni avrebbe dovuto incontrare i componenti di quel team che l'avrebbe accompagnata fino alla sua promozione a Jonin - che lei aveva tutta l'intenzione di conseguire; era sopratutto il fatto che quella sera, in un modo o nell'altro, si sarebbe ritrovata invischiata in una situazione nella quale non avrebbe voluto mai ritrovarsi, e tanto meno partecipare. Non a dodici anni, non coi sogni e le aspettative che piano piano facevano capolino nella sua mente d'adolescente.


***

Lo aveva visto per la prima volta proprio quella sera, infagottata in uno scomodo kimono semiformale e col coprifonte in bella vista, legato alla vita, proprio come sua sorella Yuzuru era solita fare.
Fra tutte le cose che le sue sorelle avevano taciuto riguardo a quegli incontri, oltre al numero spropositato di giovani ragazzi che si osservavano attorno - cosa che confermò la sua teoria riguardo al fatto che le riunioni servivano anche per combinare effettivi matrimoni -, era la tradizione di accogliere le nuove file di diplomati con un applauso e un saluto formale da parte dei jonin e dei chuunin del Clan.
Mikoto lo scoprì proprio quella sera, quando sua madre, fra risolini e ringraziamenti, la spinse in mezzo alla sala assieme ad un altra manciata di ragazzini.
Non era solo il fatto di ritrovarsi sotto gli occhi di tutti proprio la sera del suo debutto, così l'avevano definito le sue sorelle e sua madre, che le fece temere di svenire da un momento all'altro, ma anche il fatto che era l'unica ragazza nel gruppo e che era inevitabilmente colei che si era diplomata col massimo dei voti.
<< Fate un applauso ai genin di quest'anno >> disse una voce << Come membri del Clan Uchiha sono sicuro che lo serviranno a dovere, proteggendolo e salvaguardando il suo onore >>
Fu un momento imbarazzante: Mikoto sentì gli sguardi di tutti addosso, sorpresi, soprattutto l'istante dopo che Fuyoshi Uchiha, il capo della polizia, si premurò di informare la sala che sì, era effettivamente lei il membro migliore. Probabilmente non sapevano neanche della sua esistenza, fino a quel momento.
<< Un applauso a Mikoto Uchiha che non solo è colei che si è diplomata col massimo dei voti fra i membri del Clan, ma anche nell'intera Accademia >>
Tutto quello che riuscì a fare fu chinare rispettosamente il capo quando Fuyoshi Uchiha si avvicinò e scompigliò i capelli a tutti i ragazzi, riservando di stringerle fermamente la mano.
<< Siamo molto fieri di voi, ragazzi >> disse << D'ora in poi impegnatevi e diventate dei Ninja degni di far parte del Clan Uchiha >>
Quelle parole la fecero arrossire, e sorridere. Forse non era così male come aveva creduto.
"Fuka-san, da quando avete avuto un'altra figlia?" Mikoto sospirò, all'udire la voce scherzosa dell'ennesima amica di sua madre, poggiando la schiena sulla parete. "E così bella poi! Dove la tenevate nascosta?"
"Oh, a Mikoto-chan non piace molto stare al centro dell'attenzione" sua madre rise, posandole una mano sulla spalla. "Ma è una ragazzina molto gentile, vero tesoro?" e cercò il suo sguardo, sorridendole.
"Fuka-san ora che tutto il Clan sà che avete una figlia così bella aspettatevi tante richieste!" disse, per poi rivolgersi a lei. "Mikoto-chan, sei pronta a diventare popolare fra i ragazzi?"
L'unica cosa che riuscì a fare fu piegare le labbra in un sorriso, e lasciare che quei ciuffi di capelli neri che le incorniciavano il volto oscurassero entrambi i suoi occhi.
Mikoto sapeva di essere bella, era una cosa di cui aveva preso coscienza tempo prima oramai, eppure la sua bellezza mai le aveva dato alcun tipo di problema. Piuttosto era sempre passata inosservata, mai nessuno le aveva dato più attenzione del dovuto, messi in soggezione, e ora che gli sguardi di tutti erano concentrati su di lei non poteva non sentirsi infastidita dalla cosa. Non poteva non sentirsi seccata ogni volta che le famiglie del Clan venivano a congratularsi con lei, presentando a sua madre i loro figli maschi e spingendoli a rivolgerle qualche parola come "Congratulazioni per il tuo diploma" o "Sei stata molto brava, complimenti! Io mi chiamo.." e "Congratulazioni! Sei davvero molto bella, ha ragione mia madre"
Era ovvio che non esprimesse il suo disappunto, non apertamente almeno.
Tutto cambiò quando lo vide.
Sua madre stava conversando con l'ennesimo gruppo di donne, le sue due sorelle si erano allontanate verso la parte finale del salone, nella zona riservata ai giovani, e lei si limitava semplicemente ad osservare il soffitto, come in trance.
<< Fuka-san >>
In due istanti le amiche di sua madre erano state congedate e sua madre sorrideva gentilmente all'uomo coi baffi che prima le aveva stretto rispettosamente la mano.
<< Congratulazioni per il diploma di vostra figlia >> disse. << Sono sicuro che Izumi-san ne sarebbe stato molto fiero >> al nome di suo padre Mikoto si decise finalmente ad alzare lo sguardo.
<< Diventerà un'ottima kunoichi >>
Quelle parole la lusingarono, diversamente dalla cascata di futili complimenti che le avevano rivolto fino a poco prima. Si ritrovò ad arrossire, e a chinare rispettosamente il capo per la seconda volta << La ringrazio, Uchiha-sama >> balbettò.
L'uomo sorrise << Fuka-san, oltre che molto educata avete una figlia decisamente molto bella >> le disse.
<< Come le sue sorelle del resto >> aggiunse. << Sono sicuro che è molto popolare fra i ragazzi >>
<< Ha visto? >> sua made rise, e Mikoto si ritrovò a sospirare di nuovo, perdendo nuovamente interesse nella conversazione.
<< Otou-san.. ! >> voce. << Otou-san, Sumire-sama mi ha chiesto se puoi raggiungerlo al tavolo.. >>
<< Ah, Fugaku! >>
Mikoto si irrigidì, alzando di scatto lo sguardo e puntandolo innanzi a lei.
<< Fuka-san, permettimi di presentarti mio figlio Fugaku >> disse, sorridendo. << E' stato promosso Jonin proprio questa settimana >> aggiunse. << Fugaku questa è Fuka-san, la moglie di Izumi-san, e questa è sua figlia Mikoto, una dei nuovi genin >> e la indicò con un gesto della mano. << Conoscerai sicuramente le sue sorelle Hana-san e Yuzuru-san >>
<< Congratulazioni per la promozione Fugaku-san! >> cinguettò sua madre. << Mia figlia si è diplomata proprio oggi >>
<< Col massimo dei voti, fra l'altro >> si premurò di aggiungere l'uomo. << Dì Fugaku, non è una vera bellezza? >>
Fra le cose che avrebbe ricordato per sempre vi era il suo sguardo, annoverato fra queste. I suoi occhi scivolarono su di lei, lentamente, e Mikoto del Fugaku-san di cui parlavano tanto le sue sorelle vide i tratti duri e affilati di un ragazzo poco più che bambino, dalla postura rigida e dagli occhi gentili. Non le tolse il fiato, non ancora almeno, ma ciò che la lasciò senza parole non fu né la sua più che evidente bellezza, né il suo modo risoluto e distaccato di parlare. Fu una domanda, semplice, quasi stupida.
<< Quanti anni hai? >>
Oh.
<< D-Dodici >>
Balbettare era una cosa che mai aveva fatto nella sua vita, e che mai avrebbe voluto fare. Sentiva il suo sguardo addosso, indagatorio, perplesso, forse la stava studiando. O mettendo alla prova.
<< Dodici anni? >> Fugaku sembrò sorpreso, o forse solo molto deliziato dalla cosa. << Io mi sono diplomato a tredici anni. Mi hai superato >> disse, distaccato. << Congratulazioni >>
Sembravano sincere le sue parole. Come avrebbero potuto non esserlo se erano i suoi occhi che ricercavano il suo sguardo?
Mikoto chinò il capo, sentendosi arrossire. << La ringrazio >>
Fugaku non la salutò più, dopo. Non si azzardò a rivolgerle la parola; si congedò da sua madre e si diresse verso i ragazzi più giovani, prendendo a discutere vivacemente. Mikoto, da lontano, lo vide anche sorridere qualche volta, ignaro del suo sguardo che lo cercava fre le chiome degli altri membri del Clan e le ragazze che gli chiocciavano attorno.
Si chiese perché quei due istanti trascorsi assieme le fossero sembrati i più preziosi dell'intera serata.


***


Mikoto lo rivide quando i fiori di Ciliegio sbocciarono nel loro giardino, impegnando l'aria del loro aroma profumato e le strade dei loro delicati petali rosa. Nel tempo trascorso aveva partecipato ad altre due riunioni, e altre due le aveva saltate, senza alcun preciso motivo.
Konoha profumava di primavera, e con essa il Quartiere Uchiha che lungo le sue vie aveva allestito deliziose decorazioni coi petali di ciliegio. Mikoto le osservava, rapita, al ritorno dal Palazzo dell'Hokage dopo l'ennesima missione compiuta, brandendo documenti fra le braccia, lasciando che i capelli scuri le danzassero sulle spalle seguendo il soffio del vento.
Fu in una di quelle occasioni, mentre camminava col naso all'insù con gli occhi scuri che osservavano assorti le nuvole bianche che macchiavano il cielo, che Mikoto andò dritta dritta a sbattere contro qualcosa di soffice e rigido.
<< Ah..! Sono spiacente..! Mi sono distratta un attimo e.. >>
<< Ehi >>
Mikoto alzò lo sguardo, incontrando i magnetici e distanti occhi di Fugaku Uchiha, che la osservava crucciato dall'alto, con un modesto vantaggio di trenta centimetri.
Si sentì avvampare e si affrettò a chinare il capo nell'ennesimo inchino. << Ah..! Scusami, io non.. >>
<< Sono tuoi? >> non se ne era neanche accorta: Fugaku si era chinato e aveva raccolto i fogli sparsi sulla strada. La osservava, distaccato.
<< S-Sì >>
Proprio quando stava per allungarglieli, e proprio quando Mikoto stava per meditare di darsela a gambe nel momento più propizio, ritrasse di scatto la mano. << Ci siamo per caso già visti? >>
Mikoto spalancò la bocca in una buffa "o", piccata. Non si ricordava di lei? Com'era che lei invece di lui si ricordava perfettamente?
<< Ah, ma certo >> Fugaku parve rinsavire in quell'istante. << Sei una delle genin di quest'anno. La figlia di Izumi-sama e Fuka-san.. per caso..? >>
<< Il mio nome è Mikoto >>
Fugaku parve rendersi conto del suo repentino cambio di tono, perché si irrigidì e la osservò, un poco perplesso.
<< Capisco >>
Non fu affatto un gioco di sguardi come chiunque si sarebbe aspettato: piuttosto Fugaku abbassò immediatamente il suo e Mikoto constatò con orrore che stava leggendo il rapporto della sua ultima missione.
<< Partecipi già a missioni di libello B? >> era una domanda retorica, ovviamente. << Non sei genin da solo un mese? >>
<< Un mese e mezzo >> replicò, puntigliosa. << Il nostro team è molto gamba >>
Fugaku la scrutò, fermo. Neanche si premurò di nasconderlo tanto che Mikoto strinse le labbra, profondamente indispettita.
<< E' maleducazione fissare le persone >> proferì, togliendogli di mano i fogli. << La saluto, Fugaku-san >>
Non avrebbe voluto sembrare scortese, lei non lo era mai, tanto meno con i suoi senpai. Ma il modo in cui Fugaku l'aveva osservata - come se fosse saltata fuori dall'acqua all'improvviso, non l'aveva certamente lusingata in alcun modo. Forse era vero che era un ottimo shinobi, che era incredibilmente intelligente e popolare, ma la maleducazione era una mancanza che Mikoto non perdonava facilmente. Tanto meno se dettata da un pessimo carattere che, dopo un paio di sguardi, Mikoto era riuscita a percepire.


***


Le sue sorelle, dal canto loro, alla nomina dell'accaduto con "Fugaku-san", starnazzarono tanto da mettere a soqquadro l'intero salotto della loro modesta abitazione. Se sua madre si limitò a portare il té e a chiederle gentilmente cosa precisamente fosse successo, se sua sorella Hana sorseggiò la sua tazza sorridendole con fare incoraggiante, se sua nonna battè tre volte il bastone sui tatami, Yuzuru saltò dal divano e le puntò contro il dito.
<< Tu! >> sbottò. << Cosa hai detto a Fugaku-san?! >>
Mikoto, in quell'attimo, ripiegò il rapporto e lo posò sul grembo, abbandonando totalmente l'idea di trascorrere il restante pomeriggio nella più assoluta tranquillità.
<< Yuzuru >> Hana posò la sua tazza sul tavolino. << Lasciala che si spieghi. Non può certo aver risposto male a Fugaku-san per niente >>
<< Io non ho risposto male a Fugaku-san >> credo. << Onee-san >> rispose. << Non è successo nulla >>
<< Giuro che se in qualche modo hai compromesso il matrimonio fra me e Fugaku-san, io.. >>
<< Matrimonio? >> la voce di sua nonna rieccheggiò nel salotto, angelica. << Non sapevo foste già prossimi al matrimonio, Yuzuru >> disse. << Sbaglio o l'altra volta sei corsa a casa in lacrime perché non si ricordava il tuo nome? >>
Mikoto non avrebbe voluto fare neanche quello: sorridere della sconfitta di una delle sue sorelle. Yuzuru arrossì, gonfiandosi tale e quale un tacchino.
<< Obaa-san! >> strillò.
<< Oka-san! >> sua madre tuonò in favore della secondogenita. << Non è affatto carino che ti prenda gioco dei sentimenti di una delle tue nipoti! >>
<< Ma chi prende in giro chi, Fuka >> disse. << Sto solo riportando i fatti >> aggiunse, per poi rivolgersi a lei con un sorriso. << E hai fatto benissimo Mikoto-chan >> disse dolcemente. << Quel Fugaku è ancora un ragazzino, ma si atteggia già a grande uomo. Chi si crede di essere? >>
<< Oka-san! Fugaku-san è il figlio del Capitano della Polizia del villaggio! >>
<< Obaa-san >> pigolò Mikoto. << Io non ho fatto proprio nulla >> se non rovinare il matrimonio di sua sorella.
<< Non se la sarà mica presa, spero >> sua madre si posò una mano sul volto, angosciata. << Oh Kami.. e se si fosse arrabbiato? >>
<< Oka-san! >> Yuzuru sbuffò. << Potrebbe non volermi più rivolgere la parola! >> proferì. << Se domani alla riunione mi togliesse il saluto? >>
<< Datti una calmata, Yuzuru >> 
<< In tal caso Mikoto-chan dovrà recarsi a porgere le sue scuse >> sentenziò sua madre, compita. << E' chiaro, Mikoto-chan? >>
Il giorno dopo, alla tradizionale riunione settimanale del Clan alla quale Mikoto si premurò di non presenziare, Fugaku-san superò entrambe le sorelle Uchiha senza rivolgere loro alcun accenno di saluto. Se fra le tre donne della famiglia ce ne fosse stata una con un minimo di senno, qualcuna avrebbe notato che il loro Fugaku-san aveva tirato dritto senza notarle solo perché era impegnato nella lettura frettolosa di un fascicolo, ma nessuno si premurò di costatare la cosa e una volta tornate a casa, già dal suono della porta sbattuta, Mikoto seppe che qualcosa era andato storto. Chiuse quindi il suo diario, ripose la penna nel cassetto e congiunse le mani, in attesa del tanto fatidico momento.


***


"Mi hai capito?! Domani vai dritta al Quartiere Generale e gli porgi le tue scuse!"
La voce aspra e singhiozzante di Yuzuru continuava a risuonarle nella testa, anche mentre camminava per le vie centrali di Konoha, avvolta in un kimono grazioso e coi capelli raccolti in una coda alta.
Porgere le sue scuse per una cosa di cui non si sentiva affatto in colpa era una fra le cose che mai avrebbe voluto fare; aveva addirittura pregato sua nonna perché convincesse sua madre a non spedirla al Quartiere Generale, quella domenica mattina, ma lei si era limitata a sghignazzare per poi tornare a sferruzzare l'ennesima sciarpa.
Non era una questione di orgoglio la sua, per quel che la riguardava l'orgoglio in lei era quasi del tutto assente, e non si sentiva nemmeno offesa; la stizza per il gesto di Fugaku-san era passata qualche attimo dopo avergli voltato le spalle.
Quello di cui dubitava era se lui, visto la sua scarsa capacità di memorizzare le cose più semplici, se ne ricordasse addirittura.
Forse non se ne era neanche accorto, o forse non vi aveva dato peso. Ne sarebbe stato capace.
Non fu comunque poco imbarazzante presentarsi alla reception del terzo piano (dove lui quella mattina era di turno. Era straordinario costatare quante cose sapessero su di lui, le sue sorelle) e pigolare a bassa voce la richiesta di poterlo incontrare.
La segretaria infatti alzò le sopracciglia in un'educata espressione perplessa, forse riuscendo ad ipotizzare la sua età. Va bene che era bella, ma il suo corpo e il suo viso erano ancora quelli di una dodicenne, pur se rispettivamente più morbidi e graziosi delle sue coetanee.
<< Fugaku-san, c'è qualcuno che desidera vederla alla reception. >> sibilò la segretaria, guardandola storto mentre parlava al citofono.
<< Chi? >>
<< Una ragazzina, Fugaku-san. Una bambina >> Mikoto sospirò.
<< A..ah >> la voce dall'altra parte parve sorpresa. << E' urgente? >> e la segretaria la guardò.
Sospirò di nuovo. << Sì >> purtroppo.
<< Sì, Fugaku-san >>aggiunse, chiudendo la chiamata. << Arriva tra un attimo >> le disse e Mikoto annuì, chinando rispettosamente la testa. << La ringrazio molto >> e si allontanò un poco, certa che se le fosse rimasta vicina non avrebbe esitato a tartassarla di domande.
Uscì e si recò nel corridoio, poggiando la testa contro il finestrino e prendendo respiri molto profondi. Per le tue sorelle. Per le tue sorelle.
Sarebbe stato umiliante, senza alcun dubbio.
<< Emh.. >> eccolo. << Chi era che desiderava vedermi.. ? >>
Mikoto sobbalzò e si voltò di scatto, intrecciando le braccia dietro alla schiena. Fugaku, una volta costato che era lei l'unico elemento in mezzo al corridoio, parve sorprendersi tanto quanto si era sorpresa la segretaria, poco prima.
<< Buongiorno >> disse lei.
Lui corrugò la fronte. << Buongiorno a te >> rispose, la voce roca. Mikoto lo osservò bene, alla luce del sole di mezzogiorno. Fugaku-san era indubbiamente un ragazzo bello, eppure non erano i suoi tratti spigolosi a dettare tale condizione, né le fossette sotto gli occhi. Mikoto riusciva a vederlo attraverso la postura che aveva, attraverso il modo in cui piegava il capo, mentre la osservava.
<< A cosa devo questa visita improvvisa? >> le disse, mite. Mikoto studiò la sua espressione; sarebbe arrossita, visto quanto intensamente lui la stava fissando, ma non era certo quello il momento adatto.
<< Ecco.. io.. >> mormorò. << Sono venuta a.. >> aggiunse. << ... porgervi le mie scuse! >> e si inchinò.
Fa che non si arrabbi. Fa che non si arrabbi.
<< Per cosa? Precisamente. >>
Mikoto si irrigidì, storcendo le labbra dal basso della sua postazione. Non ricordava, ovviamente.
<< Per il nostro ultimo incontro, Fugaku-san >> proferì, non riuscendo a guardarlo negli occhi. << Potrò sembrare sfacciata ma credo che il mio atteggiamento non sia stato dei migliori. Sono stata molto maleducata >> e per questo ti prego di concedere nuovamente il saluto alle mie sorelle.
<< E sei davvero venuta fin qui solo per dirmi questo? >> replicò lui, affondando le mani nelle tasche. Non sembrava sprezzante, solo molto perplesso. O tardivo.
Mikoto allora cominciò a drizzare la schiena, corrugando lo sguardo. << Sì >> rispose, distaccata << Solo per questo >>
<< Ne sei sicura? >> aggiunse << Guardandoti non mi sembra di riuscire a vedere vera costernazione sul tuo volto >> Mikoto si irrigidì. << Sei sicura di essere venuta qui di tua spontanea volontà? Non mi sorprenderebbe sapere che qualcuno ti ha obbligato >>
<< E anche se fosse? >> replicò lei, sulla difensiva. << Non potreste accettare le mie scuse e basta? >>
<< Sono state le tue sorelle, vero? >>
Il suo cuore perse un battito.
<< Conosco che tipo di persone possono essere >> si mosse verso le vetrate e Mikoto lo seguì con lo sguardo.
<< Sono il genere di ragazze che farebbero.. >>
<< Non credo possiate giudicare in alcun modo le mie sorelle, Fugaku-san >> la voce di Mikoto era fredda. Lei stessa se ne sorprese per prima. Dov'era andata a finire la sua solita gentilezza? << Voi non le conoscete >>
Fugaku si voltò verso di lei, sorpreso. Piegò le labbra in quello che avrebbe dovuto assomigliare ad un sorriso.
Incassò il colpo, sospirando. << Forse hai ragione >> mormorò. << Ti chiedo scusa Mik- >>
<< Non pronunciate il mio nome se non siete sicuro di ricordarvelo >>
Fugaku rimase a bocca aperta, osservando lo sguardo di Mikoto che dal basso del suo metro e cinquatacinque lo scrutava, indispettita.
<< A presto >>
La vide piegare il capo in un ultimo inchino frettoloso, per poi sparire nel corridoio, il rumore secco dei suoi passi che risuonava fra quelle mura.


***


<< Mikoto! >> Yuzuru digrignò i denti, mentre Mikoto si precipitava su, al primo piano. << Torna subito qui.. mi hai sentito?! Mikoto! >>
<< Piantala di starnazzare come una gallina, Yuzuru >> la vecchia Natsume si avvicinò, barcollando sul suo bastone. << Aigoo.. la faccenda non deve essere andata per il verso giusto >>
<< Quella mocciosa! >> Yuzuru tirò su col naso. << Cosa gli avrà detto?! A quest'ora Fugaku-san sarà arrabbiatissimo! >>
<< Mikoto non è né una ragazza scortese né maleducata, al tuo contrario Yuzuru >> Natsume strinse le labbra.
<< Se appare così indispettita dovrà esserci un motivo >> aggiunse << Forse è stato il tuo caro Fugaku-san a fare la mossa sbagliata >>
<< Ma quale mossa sbagliata! >> sbottò, dirigendosi in cucina. << Giuro che appena scende la faccio a pezzi! >>


***


La domenica successiva tutti i membri della famiglia si erano sparsi per qualche angolo della casa, alla ricerca di un luogo fresco dove trascorrere la mattinata in santa pace, soffrendo l'ondata di caldo che aveva investito Konoha con largo anticipo.
Erano appena scoccate le dodici che Mikoto si distrasse un attimo dal rapporto della nuova missione su cui stava lavorando: il campanello trillò due volte, rumorosamente, e dalla cucina Mikoto sentì distintamente la voce di Hana, autopromossasi aiutante di casa, che chiedeva loro di andare ad aprire.
Restia ad abbandonare il suo diligente compito, Mikoto alzò lo sguardo su Yuzuru, che rantolava stesa sul divano, nella speranza che si desse pena lei di andare ad aprire. Quando sentì il campanello suonare un'altra volta, e quando vide Yuzuru voltarsi su un fianco infastidita dal rumore, fece per alzarsi con un sospiro, se non che il bastone della nonna le bloccò la camminata.
<< Vado io >> borbottò, scoccando un'occhiata seccata a Yuzuru.
Sentì i suoi passi pesanti sui tatami, poi lo scorrere del fusuma della porta d'ingresso e il vociare lieve che avrebbe dovuto seguire quest'ultimo fu coperto dal rumore di stoviglie proveniente dalla cucina e dall'entrata di sua madre e di Hana.
Due istanti dopo sua nonna riapparve sulla soglia del salotto: sorrideva, ma non era un sorriso gentile.
Sua madre si asciugò le mani umide nel grembiule. << Chi disturba a quest'ora, okaa-san? >>
<< Un ragazzo >> buttò lì la vecchia. << Un tale giovanotto di nome.. aspetta, come aveva detto che si chiamava? >> si grattò il monte. << Ma certo..! Un tale di nome di Fugaku >>
Mikoto sobbalzò sulla sedia e i fogli del rapporto si rovesciarono sul pavimento; Yuzuru cacciò uno strilletto acuto e Hana si coprì la bocca con entrambe le mani.
<< C'è Fugaku-san alla porta? >> sua madre sembrò la più ansiosa e scioccata fra le tre, tanto da farsi aria con entrambe le mani. << Presto presto.. metti via quegli asciugamani! E Yuzuru, Kami, sistemati quei capelli! Non vedi come sei conciata? >> sbottò. << Hana tesoro, togliti quel grembiule.. oddio, Mikoto-chan corri a ricevere Fugaku-san >> 
<< E-Eh..?! >>
<< Non mi sai sentito? >> sua madre si voltò, stizzita. << Non vedi come siamo occupate? Corri a riceverlo e fallo accomodare.. su, sbrigati! Oddio, chissà cosa vuole! >>
<< Parlare con me, magari! >> squittì Yuzuru, lasciando che Hana le stirasse i capelli con le mani.
<< Ne dubito fortemente, ragazzina >>
Le lasciò con la battuta di loro nonna che risuonava ancora fra le mura del salotto e fu con passo tremante e nervoso che si diresse verso l'ingresso, lisciandosi la gonna dello scamiciato che indossava e sciogliendo i capelli dalla costrizione degli elastici con i quali li aveva raccolti.
Sapeva che tutti quegli accorgimenti non erano normali, ma per qualche strano motivo proprio non poteva impedirsi di prenderli.
Quando appurò che sì, sua nonna non aveva visto sbagliato e che Fugaku Uchiha stanziava all'ingresso della loro abitazione, osservandosi attorno con fare quasi curioso, la prima cosa che le passò per la testa fu quella di non incontrare in alcun modo il suo sguardo.
Per farlo si piegò immediatamente in un inchino talmente profondo che la fronte sfiorò quasi i tatami del pavimento.
<< Salve >> rantolò. Che fosse nervosismo per la sua semplice presenza - c'era un uomo! Un uomo era in casa loro! Un uomo diverso dal postino che consegnava il giornale la domenica mattina! - o per la consapevolezza di cosa era accaduto fra loro, la settimana prima, Mikoto ancora non lo sapeva. << Si accomodi pure, mia madre è in salott->>
<< Sei tu >>
Mikoto, ancora china, sbarrò gli occhi.
<< Mikot- >>
<< Ve l'ho già detto >> sussurrò. << Non pronunciate il mio nome se non siete sicuro di ricordarvelo >>
Fugaku rimase senza parole - per la seconda volta. Strinse gli occhi in due fessure, e accarttocciò l'orlo della lettera che portava in mano.
<< Sei tu quella che si sta comportando in modo maleducato, questa volta >>
Fu allora che Mikoto si decise a drizzare la schiena, puntando i suoi occhi scuri in quelli marroni di lui, intensi. Forse gentili, ancora non lo sapeva.
<< Pretendete forse le mie scuse? >> sibilò. Sii gentile, Mikoto. Sii sempre gentile con tutti. Al diavolo la gentilezza. << Se non sbaglio la settimana scorsa sono venuta a porgervi le mie scuse e tutto quello che avete fatto è stato insultare le mie sorelle >>
Dov'è andata a finire la tua gentilezza, Mikoto?
<< Sei davvero sicura di meritarti l'appellativo di ragazza più ben educata dell'intero Clan? >> la voce di Fugaku era velenosa. << Non riesci nemmeno a portare il giusto rispetto ad un tuo senpai >>
Mikoto spalancò la bocca, esterreffatta.
<< Siete voi quello che si è presentato a casa mia dandomi della maleducata! >>
<< In realtà dovevo solo consegnare questa lettera a Fuka-san a nome del Clan >> replicò lui, secco. << Non era certo mia intenzione incappare in persone tanto maleducate >> aggiunse. << E dire che mio padre ti loda tanto >>
Le sue ultime parole avrebbero potuto lusingarla - si trattava sempre del capo della polizia - se l'animo di Mikoto non fosse stato tanto pieno di rancone nei confronti del ragazzo che la osservava, offeso e apertamente indisposto dalla discussione appena tenutasi.
<< Porgi i miei saluti a Fuka-san >>
Mikoto lo vide sparire e fu solo quando la porta del fusuma si fu chiusa che i passi concitati delle sue sorelle e di di sua madre risuonarono lungo il corridoio.
<< E allora? >> Yuzuru si sporse oltre la sua spalla. << Dov'è Fugaku-san? >>
Andato, assieme alla sua sanità mentale. In tutti i suoi undici anni di vita mai aveva perso il controllo dinnanzi a nessuno dei membri del clan, tanto meno innanzi ai suoi senpai. Non perdeva mai il controllo Mikoto, non rispondeva mai male. No.
Eppure Fugaku Uchiha poteva vantarne il primato.


***


Pur a distanza di anni, se c'era uno dei tanti difetti che Mikoto ancora trovava difficili accettare nella figura di Fugaku, uno di questi era la sua totale incapacità di chiedere perdono. Che fosse consapevole di essere nella parte del torto, Fugaku non cedeva mai. Che l'altra parte fossero fratelli, parenti, genitori, nonni. Fugaku non cedeva mai.
Era per questo che riusciva ancora a ricordare con un sorriso ciò che che avenne la settimana dopo, sempre di domenica. Questa volta il campanello non suonò verso l'ora di pranzo, ma attorno alle dieci del mattino, e ad aprire non fu la loro nonna, ma furono le sue stesse sorelle.
Che rimasero di sasso.
<< Buongiorno >> la voce atona di Fugaku risuonò lungo tutto l'ingresso. << Hana-san, Yuzuru-san >> spostò lo sguardo sulla loro madre, appena accorda. << Fuka-san >>
<< F-Fugaku-san >> cinguettò la donna, smarrita. Yuzuru era troppo scioccata e Hana anche. << Buongiorno caro.. io... ecco, accomodati! >>
Fugaku scosse la testa, deciso. << Mi dispiace, signora >> disse. << Non ho molto tempo >> rispose.
<< Oh, allora in cosa possiamo aiutarti? >> Hana si passò una mano fra i capelli. << Vuoi... parlare con qualcuno? Con qualcuna delle mie.. figlie, magari? >>
<< Sì, in effetti >> disse e Yuzuru drizzò la schiena. << Se è possibile vorrei vedere Mikoto >>
Eh?
<< M-Mikoto? >> Yuzurò sbarrò gli occhi. << Mikoto, la nostra sorella minore? >>
<< Mikoto-chan? >> Hana spostò lo sguardo da Yuzuru a Fugaku, perplessa.
<< Come mai quelle espressioni, care? >> Fuka sorrise, leziosa, spingendole lontano dall'ingresso. << Il nostro Fugaku-san dovrà dire qualcosa di importante a Mikoto-chan, sbaglio? Fugaku-san.. un attimo! Attendi solo un attimo, chiamo Mikoto-chan! >>
E sparì.
A Mikoto non venne né rivelato il nome né la possibile identità di colui che l'aveva chiamata al piano di sotto, tant'è che quando scese per le scale sorrideva traquilla, convinta che si trattasse di uno dei suoi compagni di team che la convocava per qualche particolare riguardo la nuova missione.
"Mikoto-chan, tesoro, c'è un ragazzo che ha chiesto di te, all'ingresso"
Un ragazzo? Quando Mikoto scorse i tratti ruvidi e affilati di Fugaku dagli ultimi gradini della scala, fece per darsela a gambe: ci sarebbe riuscita se la voce atona dello stesso Fugaku non l'avesse richiamata seccamente.
<< Buongiorno >> disse. << E' buona educazione non voltare le spalle ai propri senpai >>
<< Buongiorno a lei >> replicò, aspra. << E' buona educazione non cominciare una conversazione con una critica >>
Fugaku sospirò, e per la prima volta nella sua vita, Mikoto lo vide passarsi una mano fra i capelli, in un gesto che trasudava frustrazione.
<< Sei davvero sicura di avere dodici anni? >>
Quella domanda la colse di sorpresa, tanto che la spinse a chiedersi se Fugaku fosse sano mentalmente in quell'istante. Tanto che la spinse a cogliere dettagli che ad una prima occhiata mai avrebbe notato: la maglia del Clan Uchiha spiegazzata in più punti, la cintura dei calzoni non perfettamente allacciata. Si chiese se avesse corso, venendo da loro, o se si fosse vestito in fretta e furia.
Fugaku-san non era quel genere di persona: era perfetto, sia fisicamente che oltre.
<< I-Io... credo di sì >>
Quando i suoi occhi scivolarono sulla sua figura, Mikoto arrossì. Oltre alla patina d'indifferenza e distacco che li oscurava, lesse qualcos'altro di diverso. Erano quasi.. gentili, i suoi occhi. Gentili, teneri.
<< Credi? >> la schernì, e Mikoto sbarrò gli occhi quando vide le sue labbra piegarsi in quello che sembrava l'accenno di un sorriso. << Se sei tu la prima a dubitarne, come pretendi che io possa crederci? >>
<< Fugaku-san >> Mikoto si scostò una ciocca di capelli dal volto << Io... non capisco. Cosa ci fate qui? Qual è il motivo della vostra visita? >>
<< Vorrei che fossi più grande >>
Oh.
<< Quindici, sedici anni >> aggiunse, assorto. << Mi darebbe l'impressione di parlare con qualcuno di veramente intelligente. Non sarei circondato da ragazze di bell'aspetto, ma superficiali. Potrei sentirmi a mio agio >>
<< Non vi sentite a vostro agio, circondato da tante ragazze? >> sussurrò, sentendosi arrossire.
Tutte quelle confessioni le davano alla testa. Perché Fugaku-san era così cambiato? Perché le confidava certi particolari?
<< Ti sentiresti a tuo agio, tu, sapendo di essere circondato solo da persone prive di cervello? >>
Mikoto arricciò le labbra. << Con che diritto giudicate le ragazze? Le avete per caso conosciute tutte? Non sono tutte così come voi le descrivete! Molte ragazze sono intelligenti, brave, interessanti! >>
<< Tu sei interessante >>
Quelle parole l'avrebbero segnata per sempre: in quel momento ancora non lo sapeva, certo; si limitarono a far crollare tutto il suo castello di certezze che si era costruita riguardo lui.
<< Fugaku-san >> dove trovò la forza di balbettare qualcosa non riuscì a capirlo. << Io.. veramente, non capisco. Cosa state.. ? >>
<< Ero venuto a chiederti scusa. Mi sono reso conto di essermi comportato in modo troppo altezzoso nei tuoi confronti >> l'aveva capito, finalmente? << Ma come sempre sei riuscita a tirarmi fuori di bocca parole che mai avrei voluto dire >>
Mikoto si infiammò. << Ehi, guardi che io non ho assolutamente detto..! >>
<< Lo vedi? >>
Cosa?
Fugaku sbuffò, tornando a scrutarla con interesse. << Dodici anni, eh? >> borbottò, fra sé e sé. << Non li dimostri proprio >>
Se fosse un complimento o meno, Mikoto non lo aveva capito.
<< Sarà meglio che vada, adesso >> proferì, meditabondo e crucciato più di prima. << Salutami la tua famiglia, Mikoto >>


***


Fugaku-san amava fare lunghe passeggiate lungo il molo; era solito farle da solo, durante i suoi giorni liberi, ma da quando lei era entrata nella sua vita il numero delle volte in cui si era presentato davanti a casa sua, reclamando un quarto d'ora d'attenzione, le era parso infinito.
Fugaku-san amava leggere, fare il ninja, e il Clan. La dedizione e la cura che poneva nelle faccende riguardanti il Clan Uchiha, l'avevano toccata così profondamente tanto da farla vergognare di se stessa; lei che nei mesi passati aveva fatto di tutto pur di saltare le riunioni settimanali.
Le era parso strano, all'inizio, il rapportarsi in un modo così confidenziale con un suo senpai. Il rapportarsi con qualcuno in generale, a dir la verità. Al di fuori della sua famiglia, Mikoto non aveva istaurato nessun tipo di rapporto intimo con nessuno.
Eppure era quel tipo di rapporto che c'era fra di loro.
L'età, il fatto che Fugaku-san fosse ben cinque anni maggiore di lei, che fosse un suo senpai e che fosse indiscutibilmente un soggetto a cui per dovere era obbligo portare del rispetto, non le erano sembrati in quei momenti dei particolari tanto importanti; sovrastati dalla consapevolezza che lui si comportasse in quel modo solo con lei, che trattasse lei solo in quel modo, con lo stesso rispetto con cui si approcciava ad un suo coetaneo. Che riuscisse a vedere qualcosa al di là del suo bel viso.
Fugaku la considerava interessante, intelligente. Forse bella? Mikoto se lo era chiesto tante volte, angosciata, davanti allo specchio, prima di uno dei loro incontri.
C'era un tacito accordo fra loro, qualcosa che non era stato steso a parole, ma a sguardi:
"Oh, Fugaku-san, buongiorno. Come mai qui?"
"Passavo"
Passava.
"Mikoto, ciao"
"Fugaku-san, che coincidenza"
Erano casuali i loro incontri, dovevano esserlo. Pur conoscendo reciprocamente i rispettivi orari.
Ma il Clan parlava, parlava e parlava. E loro due non potevano permettersi sbagli.
<< Tua sorella continua a non rivolgerti la parola? >>
Mikoto, completamente stesa in alto nel tentativo di afferrare un barattolo di pesche sciroppate sullo scaffale più alto, barcollò, cacciando un urletto e voltandosi di scatto.
Gli occhi di Fugaku la scrutavano, dall'alto, divertiti.
<< Oh, salve >> balbettò, rosea di emozione. << Che.. >> coincidenza.
Fugaku la salutò con un cenno del capo e un mezzo sorriso. Poteva sembrare strano, ma spesso e volentieri la piega rigida delle labbra di Fugaku poteva trasformarsi in un sorriso. Che in un inspiegabile modo le faceva battere il cuore.
<< Rispondi alla mia domanda >> la sua voce era morbida. Un sussurro praticamente, forse perché erano nel bel mezzo di un corridoio di un mini-market a caso. Lei stava facendo la spesa, lui come avrebbe giustificato la sua presenza lì?
Le allungò il barattolo che stava faticosamente cercando di afferrare. << Grazie >> mormorò. Lei era ancora così bassa.
<< Adesso rispondi >>
Mikoto strinse al petto il barattolo, passandosi una mano fra i capelli. << Io.. ecco.. >> disse. << E' fatta così. Non lo fa per cattiveria >>
<< Davvero stai cercando di giustificare una tua sorella che non ti rivolge la parola solo per capriccio? >>
<< Fugaku-san, sapete perfettamente ciò che Yuzuru prova nei vostri confronti! Non è affatto- >>
<< Quindi Yuzuru-san non rivolge la parola alla sua unica imouto solo perché io dimostro una inclinazione maggiore nei suoi confronti invece che verso di lei? >> proferì velenoso. Sarebbe stato curioso il fatto che Fugaku si indignasse più di lei per ciò che le stava succedendo se la parola "inclinazione" non avesse preso a rimbombarle in testa come un eco. << Questa cosa mi fa pensare che io non abbia affatto sbagliato a rifutare i sentimenti di tua sorella >>
<< Fugaku-san! Come vi- >>
<< Mikoto-chan..? >>
Mikoto sobbalzò e si affrettò a voltarsi, scorgendo sul fondo del corridoio la figura di sua madre che spostava lo sguardo da lei a Fugaku. La vide sorridere, leziosa, prima di avvinarsi.
<< Fugaku-san, ma che sorpresa >> Fugaku si piegò in un rispettoso inchino. << Cosa ci fai da queste parti? >>
<< Passavo di qui, Fuka-san >>
<< Immagino >> sorrise. Mikoto non sapeva se essere maggiormente inquietata dal fatto che sua madre stesse dialogando zuccherosamente col ragazzo che la settimana prima aveva respinto la dichiarazione di una delle sue figlie, o dal fatto che non facesse che guardarli entrambi, con aria saputa. << Fugaku-san, non trovi che la mia Mikoto-chan diventi ogni giorno più bella? >> disse, accarezzandole i capelli. << Un fiore. Non li dimostra affatto i suoi dodici anni, vero? >>
<< Affatto, signora >> Fugaku le rivolse un sorriso cortese. << Mi scusi ma adesso devo proprio andare >> chinò il capo. << A presto, Mikoto >>
<< A-A.. presto >> rantolò lei, il barattolo ancora al petto.
Quando la schiena di Fugaku fu sparita dietro alla porta del mini-market, sua madre si voltò verso di lei. << Mikoto-chan, che genere di rapporto c'è fra te e Fugaku-san? >>
<< C-Cosa vuoi dire, okaa-san? >>
<< Quello che ho detto >> cinguettò, spingendo il carrello verso un nuovo reparto. << Se uscite assieme e siete innamorati non c'è alcun problema, Mikoto-chan >> Innamorati? << Forse, beh.. forse sei ancora un po' piccola per queste cose, ma non potrei non sentirmi al sicuro se al tuo fianco c'è Fugaku-san >> Al suo fianco?
<< O-Okaa-san, credo che tu stia pontificando un po' troppo >> balbettò. Eppure era lei quella confusa.
<< Pontificando? >> replicò, gettando nel carrello un sacchetto di mele. << Ma Mikoto-chan, mi pare ovvio pensare che Fugaku-san abbia respinto la nostra Yuzuru per te >>
Oh.
<< Dopo il fidanzamento, il matrimonio.. subito! Appena siete entrambi maggiorenni! Ah, una figlia maritata a Fugaku-san, che meraviglia! >> proferì, sognante, prima di tornare seria e schiarirsi la voce. << Questo solo se tu ti senti pronta, ovviamente, Mikoto-chan >>
Pronta a cosa?
<< Devi sentirti pronta >>
E tu ti senti pronta, Mikoto?


***


<< Allora, a quando la data? >>
<< Eh? >>
<< A quando la data, Mikoto? >>
<< Di cosa parli, nee-san? >>
<< Fai la finta tonta, adesso? La data del matrimonio tuo e di Fugaku-san, mi pare ovvio! >>
<< Nee-san, ma cosa stai dicendo? Siamo solo- >>
<< Amici?! Una dodicenne non è amica di un diciassettenne! Traditrice, sapevi perfettamente che sono innamorata di Fugaku-san! >>
<< Nee-san, se Fugaku-san ha respinto i tuoi sentimenti io non ne ho alcuna colpa! >>
<< Bugiarda! Fugaku-san è.. >>
Cosa è?


A dodici anni non potevi innamorarti.
Non volevi innamorarti.
Ciò che Mikoto stava cominciando a temere stava accadendo: non avrebbe potuto spiegare la cosa in altro modo, se non che si era innamorata di Fugaku-san. Era semplice.
Come avrebbe potuto spiegare l'ansia che la pervadeva, ogni volta che usciva dal Palazzo dell'Hokage con la consapevolezza che lui sarebbe stato lì ad aspettarla, per pura coincidenza, pronta a riaccompagnarla al Quartiere Uchiha?
Come avrebbe potuto spiegare la cura e la dezione che impiegava nel prepararsi per uno dei loro pochi incontri a cielo aperto?
E i suoi sentimenti.
Tormentati, angosciati, appena accennati solo nel rossore che le imporporava le guance quando lui le sorrideva appena o le stringeva il polso.
Era ancora piccola lei, Mikoto si sentiva ancora bambina in fondo. E se pur tutti continuavano a ripeterle che dimostrava apertamente molti più anni di quanti in realtà ne avesse, non era affatto così.
Fugaku aveva ragione: sarebbe stato tutto molto più facile se lei avesse avuto quindici o sedici anni. La gente del Clan non avrebbe parlato così tanto, le coetanee di lui non l'avrebbero osservata con odio ogni volta che lo incrociava e si vedeva costretta a salutarlo.
Nei giorni successivi Mikoto ne trovò la conferma nella sua assenza: Fugaku era in missione, sarebbe stato via due settimane, e Mikoto si sentiva spegnere ogni giorno di più.

<< Quanto starete via? >> Mikoto si scostò un ciuffo di capelli dal viso.
<< Due settimane >> rispose lui e notando il suo sguardo crucciato sorrise appena, fra sé e sé. << Non è una missione pericolosa. E' soltanto di tipo diplomatico >>
<< Capisco >>
C'era un molo, appena fuori il Quartiere. Era un luogo poco frequentato, silenzioso, quasi intimo. Quando Fugaku l'aveva condotta lì, la settimana precedente, Mikoto si era sentita arrossire e morire allo stesso tempo.
Allora non era stata solo una sua impressione, era davvero cambiato qualcosa fra loro. E non lo vedeva solo negli sguardi di lui o nelle sue parole, più morbide e meno aspre - non discutevano da giorni, oramai. Era nell'atmosfera, nei loro gesti, che da semplici si erano trasformati in uno sfiorarsi casuale di mani.
Forse era vera la voce che correva per il Quartiere.
Forse era vero che lui era innamorato di lei.
Fugaku-san.
<< Mikoto >>
Alzò lo sguardo e incrociò il suo profilo. Osservava il lago. << Al mio ritorno vorrei parlarti di qualcosa >>
E tu cosa provi, Mikoto?

Dei suoi dodici anni Mikoto avrebbe voluto mantenere la dedizione alla sua famiglia, l'affetto per ogni suo singolo membro, il piacere di trascorrere le giornate in casa; di un paio di sedici immaginari anni avrebbe voluto ottenere la possibilità di stare al suo fianco senza dover ricorrere a strani piani. Senza dover per forza vergognarsi del suo corpo da dodicenne, e compiacersi però del rispetto che lui le portava ugualmente.
Da una parte avrebbe voluto davvero saltare quei dodici anni e approdare ai diciassette senza alcuna fatica, solo per poter risparmiare a lui le domande velenose dei conoscenti "Passeggi anche con tua sorella, ora, Fugaku?".
Eppure..
<< Eppure hai solo paura >>
Alzò lo sguardo, e scorse sul volto scavato della sua nonna un sorriso. << Hai dodici anni Mikoto e ti sei innamorata >>
Oh.
<< Ed è normale, obaa-san..? >>
<< Sì che lo è, ragazzina >> sbottò la vecchia. << L'amore è la cosa più naturale del mondo, e puoi provarlo a qualsiasi età >> aggiunse. << Il punto è il desiderio o meno, di provarlo >>
<< Sei ancora giovane, e piccola, ed inesperta >> disse. << Qualunque cosa Fugaku-san ti dirà domani spetterà a te prenderla sul serio o no >> Mikoto osservò il suo grembo. << A dodici anni non si pensa all'amore. Lo si può provare, ma in realtà non vi ci si pensa >>
<< Io.. non.. >> sospirò. << La gente, e okaa-san, e le mie sorelle e.. >>
<< Non pensare agli altri >> le sorrise di nuovo. << Pensi troppo al bene degli altri e mai al tuo. Non hai dei sogni, Mikoto-chan? >> alzò lo sguardo al cielo, lasciando che il bastone ondeggiasse. << Non vuoi diventare Jonin, uscire e farti degli amici? >> disse. << Non vuoi provare tutto questo, prima di innamorarti sul serio? >>
<< Devi essere tu, quella pronta >> sei pronta? << Devi sentire tu la necessità di volerti innamorare, e di stare al fianco di qualcuno >> disse. << Non volevi essere diversa dalle tue sorelle? Hai dodici anni, Mikoto >>
<< Dai tempo al tempo >> Mikoto alzò lo sguardo con lei << Ogni cosa arriverà, all'età che è più giusta per te >>
<< Se è vero che prova qualcosa per te, allora aspetterà >>
Avrebbe aspettato che lei crescesse, maturasse, raggiungesse i suoi sogni? Avrebbe aspettato che lei davvero diventasse l'unica ragazza adatta a lui? Avrebbe aspettato che lei, semplicemente, si sentisse pronta?


***


<< Mi dispiace >>
<< Ti aspetterò >>


***


Cinque anni dopo.


<< Sei di una.. Jonin! Prima di me! >>
<< Ti ringrazio, Kushina >>
Kushina sbuffò, e un ciuffo di capelli rossi lievitò un istante per aria, accavallando le gambe e sbattendo la tazza sul tavolino. << Che ingiustizia! >>
Mikoto piegò il capo, sorridendole affabilmente. << Sono sicura che il Consiglio nominerà anche te Jonin al più presto >>
<< Fra quanto, un anno?! >>
<< Non essere così indisponente, Kushina >> replicò lei. << Avrebbe nominato anche te se tu non avessi insultato il consigliere del Raikage, il mese scorso >>
<< Mi aveva toccato il sedere, quel pervertito! >> ringhiò lei. << Ti pare corretto?! >>
Mikoto sospirò e scuotè le testa, dando un occhiata al suo orologio da polso. << Devo andare >>
<< Come devi andare? >> sbottò l'altra. << E mi lasci così? >>
<< Ho un impegno >> rispose semplicemente, abozzando un sorrisino di scuse.
<< Che tipo di impegno, Mikoto cara? >>
<< C'è la riunione del Clan Uchiha, stasera >> mormorò, osservando fuori dalla vetrina del bar. << Devo presenziare >>
<< Così che tutti ti riempiano di complimenti per la tua promozione a Jonin? >> borbottò, tetra. Mikoto sorrise di nuovo, intenerita. << Esattamente >> rispose. << Ci vediamo domani, Kushina? Al solito posto? >>
<< Al solito posto >> borbottò lei.

***

Quella sera sua madre le intrecciò i lunghi capelli neri in una acconciatura alta, le fece indossare il suo kimono più bello e la baciò sulla fronte, fra le lacrime.
Fra le lanterne che illuminavano la sala, Mikoto strinse la mano al Capo della Polizia per la seconda volta nella sua vita, lasciando che il suo sguardo vagasse al posto al fianco al suo.
"Congratulazioni, Mikoto-san" le aveva detto "Siete una donna, oramai"
Che fosse vero, non lo sapeva. Che fosse davvero una donna, che fosse pronta, questo mai avrebbe potuto saperlo, in fondo.
Anche col passare degli anni i suoi occhi erano rimasti gli stessi, cinque anni sembravano una bezzecola. Erano ancora duri, apparentemente freddi, ma gentili.
Tanto gentili che la fecero sorridere, non appena incrociò il suo sguardo. La fecero sorridere ed arrossire, come la stessa dodicenne che anni prima si era inchinata al suo cospetto, in soggezione.
Questa volta fu lui a chinare il capo, omaggiando il suo rispetto. Era ancora rigido nella postura, pur a ventidue anni passati, e niente sembrava essere veramente cambiato in lui.
Mikoto sorrise, sentendo lo stesso delizioso vuoto allo stomaco che anni prima l'aveva angosciata.
Ora sembrava tutto più naturale, semplice.
<< Ho vinto io >> gli disse. << Sono stata di nuovo promossa prima di te, Fugaku-san >>
<< Lo so >> rispose lui, accennado un sorriso << Lo so perfettamente, Mikoto-san >>



FINE





***




Nda:
Mi è sempre piaciuto immaginare una Mikoto che fa comunque parte del Clan Uchiha già di suo, pur non essendo parente di Fugaku. In ogni caso ho seriamente paura di essermi inventata un sacco di sciocchezze xD La mia fantasia galoppa quando scrivo e Hana, Yuzuru e il resto del Clan potrebbero sembrare strane figure xD
Devo dire che ho anche paura di aver mandato OOC entrambi i protagonisti. Sappiamo che Fugaku è un uomo orgoglioso, rigido, ma che ama la sua famiglia e il suo clan; di Mikoto abbiamo presente solo la sua gentilezza, che sia madre/donna/ragazza/moglie. Mikoto è gentilissima.. e io, che ho combinato? xD
Questo è un regalo per la nostra Panda Chan, per un occasione oramai passata. Perdonami il ritardo unnie! Spero ti piaccia questo piccolo pensiero!
Ti voglio bene!
Sono accetti pomodori, e qualsiasi tipo di vegetale: è la mia prima FugakuxMikoto e sto già meditando un breve spin-off *pensa*
In ogni caso, recensioni no jutsu!
Shannaro, gente!

   
 
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