-Beth.

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La guardo. La mia bambina è stupenda. Assomiglia al papà, ma la sua boccuccia a forma di cuore è la mia. E’ così piccola, tenera e innocente, ignara delle cattiverie del mondo che la circonda, ignara dei problemi che affliggono la Terra, ignara delle guerre, dei litigi, delle incomprensioni, ignara di tutto...beata nel suo piccolo mondo felice.
Odo un respiro profondo, e mi volto leggermente, senza staccare gli occhi dalla piccola creatura che si agita nell’incubatrice.
E’ Puck.
Posa la sua grande mano sulla mia spalla, e sussurra “E’ bellissima”, rivolto alla piccola.
“Lo so”, gli rispondo, incantata dalla visione di quella creatura immacolata.
“Sai, Quinn, quando qualcuno mi chiedeva, all’asilo come volevo chiamare un mio ipotetico figlio, io dicevo che non volevo avere figli. Ma ora che vedo la nostra piccola, quella che abbiamo creato noi, il frutto del nostro amore passato, beh, io...mi incanto. E’ persino più bella degli angeli”, commenta Puck, parlando a voce bassa, con gli occhi pieni di amore.
“Voi siete le mie donne, e rimarrete mie per sempre. Quinn e Beth”, mi dice con affetto, guardandomi fisso nei miei occhi azzurri.
“Beth..." sussurro, e lo guardo.
Nei suoi occhi c’è sincerità, c’è devozione.
La nostra bambina, Beth, gli ha rapito il cuore.
Perchè lui lo ha un cuore, anche se è ben nascosto, lui lo ha. Per un attimo ho creduto che non lo avesse, ma mi sono sempre sbagliata.
Guardo ancora la piccola, poi Puck.
Non voglio abbandonarla, ma devo.
“Ti amo, Puck. Ti amo, Beth”, sussurro, mentre i miei occhi si riempiono di malinconia e tristezza, diventando un pozzo di pensieri, diventando un libro aperto.