In una brutta giornata nuvolosa, mi assopisco pensando al futuro. Quel futuro che tutti tanto ardentemente sognano, quello a cui le persone si aggrappano nei momenti bui. Sogno un verde prato, dove, ad ogni passo che compio, l’erba si districa. A fine percorso vedo solo un piccolo assaggio di ciò che la natura può offrire. Sento il vento accarezzarmi la pelle. Proseguo il percorso.
Arrivo in una piccola città. Tutto è triste e riesco a sentire il respiro affannoso e scostante di ogni cittadino. Li capisco.
Non è facile rimanere attenti, non è facile essere felici in un paese in cui la felicità è sinonimo di ricchezza. Mi volto, guardando a sinistra.
Vedo un cane, un collie, forse. E’ l’unico a mantere il suo colore naturale, un beige spento. L’animale mi guarda dritto negli occhi, quegli occhioni neri da cui è difficile separarsi. Percepisco speranza, in quello sguardo.
Forse è ora di fare qualcosa. Probabilmente è ora di cambiare qualcosa. La gente deve re imparare a sognare, deve re imparare ad avere fiducia in se stessa. L’ABC della vita, la vita vera.
Quella in cui “spread” non si sa nemmeno cosa significhi. Mi rendo conto di aver parlato ad alta voce. Tutto è colorato, ora. Tranne una persona, un piccolo signore baffuto che vanta il nome di sindaco. Chissà perché.