Il piccolo germoglio appassito
(L'Acqua della Sorgente più Pura)
“E' una follia.”
Mi ripeteva sempre. “Lo vedrai, Dottore. Non appena le cose
cominceranno ad andare a gonfie vele ti dimenticherai della ricerca e
di tutto questo.”
Beh, non ho mai compreso a fondo di che cosa
intendesse con quel 'tutto questo'.
Di tanto in tanto mi veniva il dubbio che si riferisse a lui, a noi.
Di tutto quello che avevamo costruito insieme ed il nostro
rapporto.
Ma avrei mai potuto dimenticarlo? Sinceramente e
razionalmente parlando, come mai avrei potuto farlo? L'uomo che ho
amato per tutti questi anni, l'uomo che amo tutt'ora seppur io sia
sposato oramai.
Albert non ha mai capito i miei conflitti
sentimentali: sposarmi con Annette e lasciare che il rapporto con lui
crollasse.. Oppure lasciare Annette e continuare a vivere nell'ombra
di un amore impossibile.
Mi ci era voluto tanto tempo per capirlo
ma finalmente, o purtroppo, era successo: era amore, senza ombra di
dubbio. Quel sentimento di dolcezza, misto a paura, agitazione e
tante altre cose inspiegabili che sentivo ogni qual volta lo vedevo...
Ne
ero ancora più certo ora che, dopo un anno dal mio
matrimonio, mi
ritrovavo davanti la porta di casa sua,
con il cuore in gola. Avevo un'ansia tremenda, sentivo i battiti
amplificati nelle orecchie e il cervello in panne. Come avrebbe
reagito nel vedermi dopo un anno? Lui diceva che avrei dimenticato
tutto ma non è stato così. E' stato lui
a
dimenticare me.
I
primi tre mesi ho provato a chiamarlo, gli mandavo messaggi e una
volta che mi fui arreso con quelli cominciai con vere e proprie
lettere, ma nulla. Mai una risposta.
Per un istante ho cominciato
a sperare: sperare che lui non fosse in casa, che avesse traslocato o
qualsiasi altra cosa per far si che non appena avessi suonato quel
campanello, non sarebbe stato lui ad aprire quella dannata
porta.
Credo che erano passati ormai cinque minuti di intensa
contemplazione mentre me ne stavo fermo come uno stoccafisso
lì
davanti a quella porta. Probabilmente la gente che passava lungo il
viale mi aveva preso per uno spaventapasseri da giardino o qualcosa
del genere.
Deglutii e finalmente – seppur mi violentai
psicologicamente – mi feci forza: allungai la mano e suonai a
quel
fottutissimo campanello. Silenzio.
Il primo impulso fu quello di
girare i tacchi e fuggire via, ma che figura ci avrei fatto se Al
avesse aperto la porta proprio quando me la davo a gambe levate?
Feci
un profondo respiro e, proprio quando sentii i polmoni pieni d'aria
quasi esplodere, la porta si aprì: era lui,
era lì. Era il mio Albert.
Non
era cambiato affatto, nemmeno di una virgola, aveva la solita
espressione da una di quelle persone che si sentono superiori al
mondo intero, i capelli tirati tutti indietro e le lenti nere a
coprire quegli occhi dalle iridi di un colore così
innaturale, rosse
come il sangue.
“Ciao.” Borbottò lui con tono distaccato
e la
massima naturalezza, come se fossi uscito dieci minuti prima a
comprare il pane e adesso suonavo perché mi ero dimenticato
le
chiavi.
Sentii un lieve moto di rabbia smuovermi le viscere.
“Ciao?” Chiesi, “Ciao è tutto
quello che sai dirmi?!”
Mi
osservò per qualche istante in silenzio, senza battere
ciglio. “Come
stai?” Aggiunse poi. Lo conoscevo abbastanza da capire che
quella
domanda era una chiara presa in giro.
“Come sto? Non mi vedi da
un anno e tutto ciò che sai dirmi è 'ciao come
stai'?” Doveva
aver notato la mia irritazione, tanto che vidi un fremito percorrere
le sue labbra, quasi a voler reprimere un lieve sorriso. Questa era
la sua dolce vendetta.
“L'hai voluto tu.” Disse poi mentre la
sua espressione si fece ancor più dura di prima.
“L'ho voluto
io? Sei stato tu a dirmi che avrei dimenticato tutto! Non l'ho fatto!
Ti ho cercato Albert, ti ho scritto e chiamato per tre lunghi mesi e
tu non hai fatto una piega! Sei andato avanti con la tua convinzione
che io ti avevo abbandonato!” Alzai la voce tanto che le
persone
fuori dalle loro abitazioni cominciavano a voltarsi verso di noi. Non
ero riuscito a contenermi anche se sapevo che Albert non amava dare
spettacolo, difatti allungò una mano e mi afferrò
per la camicia
tirandomi dentro e chiudendo la porta. Dio, in quel momento giurai di
sentire il cuore scoppiarmi in petto.
Mi lasciò in malo modo, con
uno spintone, tanto che andai a finire con la schiena contro la
porta.
“Potevo essere morto e nemmeno te ne saresti interessato.
Potevi venirmi a cercare.”
“C-cosa?” Non credetti alle mie
orecchie, si stava comportando come un bambino offeso... Anche se da
una parte mi ritrovai a dovergli dare ragione: e se gli fosse
successo qualcosa? Io avevo continuato a credere che volesse tenere
il punto, non mi ero mai preoccupato di pensare che poteva essergli
capitato qualcosa.
Ci fu silenzio tra noi. Un silenzio per me
straziante, che mi spaccava il cuore.
Mi avvicinai piano senza
proferire ulteriore parola, come d'altronde non fece nemmeno lui. Una
volta che gli arrivai vicino gli cinsi la vita in un caldo abbraccio,
appoggiandogli il capo sulla spalla. “Mi
dispiace...” Biascicai,
“Non avevo intenzione di abbandonarti... Mi sei
mancato.”
Aggiunsi poi.
Lui non si mosse. Rimase fermo per lunghi secondi
che a me sembrarono interminabili, fin quando non alzò un
braccio,
appoggiandomi una mano sulla schiena. Credevo che volesse
contraccambiare il mio abbraccio fin quando non sentii la sua mano
risalire fino alla mia spalla per poi scostarmi. “Ma l'hai
fatto.
Vattene via Will.”
Sentii il cuore andarmi in frantumi, non
tanto per quel contatto mancato ma per il fatto che – in quel
momento – vidi davanti a me l'immagine di Albert solo, per un
lungo
anno, in attesa. Come avevo potuto? Io ero l'unica persona di cui si
fidava, lo sapevo! Lo avevo sempre saputo! Come avevo potuto
abbandonarlo a quel modo?
Lo guardai in viso cercando di scorgere
i suoi occhi dietro le lenti scure, senza successo. “Mi
dispiace..”
Mormorai con un filo di voce.
“Non ha più importanza oramai. So
stare anche da solo.” Mi disse di tutta risposta. La sua voce
risuonava fredda ed impassibile. Mi sembrava di star parlando con un
robot.
Non aggiunsi altro, cosa c'era da aggiungere!? Avevo torto.
Avevo abbandonato il mio migliore amico... E lui non era una persona
qualsiasi, era Albert. Colui che aveva bisogno di costanti attenzioni
per far si che rimanesse in vita quel piccolo germoglio di umanità
che era in lui. Come potevo pretendere che dopo un anno di
siccità,
fosse ancora verde? Avevo quasi preteso di tornare e ritrovarmi uno
splendido fiore... Ma la realtà era che quel piccolo
germoglio, che
aveva faticato
tanto per farsi strada nel terriccio ed uscire
finalmente allo scoperto, era appassito.
Probabilmente era morto e
nemmeno l'acqua della sorgente più pura l'avrebbe riportato
in
vita.
Rimasero a fissarsi per lunghi istanti nei quali
mille pensieri vorticavano nella testa di entrambi.
Il povero
William non riuscì a dire altro, sentì il peso
della colpa
schiacciarlo. Si voltò e raggiunse la porta, in silenzio. La
aprì e
volse il capo ancora una volta verso quello che era il suo migliore
amico, seppur il sentimento che provava per lui fosse uno dei
più
teneri. “Stammi bene Al...” Sussurrò
prima di uscire e chiudersi
la porta alle spalle.
Wesker rimase a fissare quella porta
impassibile. Il distacco e la freddezza erano solo esteriori mentre
dentro di sé, quella visita, aveva riacceso in lui migliaia
di
piccoli sentimenti ed emozioni. Tra di esse c'erano anche la rabbia e
la delusione per essere stato lasciato a quel modo... Ma da un'altra
parte, seppur detestava ammetterlo, era felice. Felice di vedere che
William non lo aveva dimenticato, che era tornato, anche se il suo
orgoglio aveva prevalso e aveva fatto in modo di allontanarlo
nuovamente, questa volta forse per sempre.
Era William l'acqua
della sorgente più pura, e si sbagliava: con
quella visita aveva
travolto nuovamente il terreno arido del piccolo germoglio appassito
dandogli la
forza di farsi strada ancora una volta, riportandolo in
vita.
Raggiunse la porta senza esitare, aprendola. William stava
percorrendo il vialetto dirigendosi verso la macchina. Quando
sentì
la porta riaprirsi si voltò e mai gli sembrò che
parole simili
potessero risuonare più belle.
“William, resta.”
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Oddio, ciao a tutti!
Hahahah, l'oddio iniziale è perché non mi sono
mai cimentata in una ff scritta in prima persona! xD
Il passaggio da prima persona della prima parte a terza persona
dell'ultima è voluto. Volevo un po' più di
distacco emotivo!
Ehmm.. E che dirvi? Spero vi piaccia! A me l'ultima parte piace molto
xD ahahaha, modestia a parte!
Eeee... Niente, ringrazio già Gemini_No_Aki che so
leggerà e la Moja!
Vi ringrazio!
Ringrazio anche anticipatamente chi leggerà e chi
avrà voglia di recensirla! (Una recensione è
sempre gradita, si sa! Hahaha ^w^)
E ne approfitto per lasciarvi il link qui ad un'altra mia ff Al x Will,
sperando vi piaccia:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=962158&i=1
Questo è tutto! Passo e chiudo!
Alla prossima! :)