Ashe/Basch, Final Fantasy XII
Forse attendo invano, ma spero in un “mi manchi” che mi accarezzi l’anima - Gustave Flaubert
Di
mani sottili, ricordi bruciati e amori troppo grandi.
Mani sottili e candide braccia che cingono con delicatezza inaspettata larghe spalle abbronzate. Silenzi leggeri e parole non dette, pochi momenti, baci rubati, sguardi furtivi.
A Basch non restano altro che ricordi di quegli attimi trascorsi con lei, in segreto, di soppiatto, nascosti dietro una colonna o dietro un angolo a scambiarsi carezze soffuse e promesse prive di significato, come due fanciulli che cercano di tenere nascosto un amore troppo grande e prematuro.
Ricorda i sorrisi e quelle occhiate complici rivolte solo a lui.
Ora non è rimasto più nulla.
Chiusa in una torre d'avorio, vicina, ma pur sempre irraggiungibile, Ashe non è che materia di sogno, non è altro che vento e nebbia, una tela sbiadita nella galleria della memoria.
E lui non può fare altro che pregare per un incontro, che sperare di vederla, anche solo per caso, da lontano, magari durante uno di quegli incontri politici che lo annoiano tanto, ma a cui lei è sempre presente, in cui lei non lo nota nemmeno.
Tutto quello che vorrebbe è ammirare di nuovo il suo viso illuminato dal sole, sentire la sua risata argentina risuonare tra le sale e tra i portici in rovina e, con un po' di egoismo, sapere di esserle mancato.
Note Autrice:
La storia partecipa al Latin Lover Challenge, iniziativa ideata dal « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »
Bla, bla, bla. Il solito insomma, è un po' che non scrivo, soprattutto in questo fandom, e ogni volta è come fosse la prima. Ambientazione post game, temporalmente parlando almeno uno o due anni dopo la fine del gioco.