Non era il mucchietto di cenere impalpabile che avevano ricevuto in testa a tenere gli Esorcisti a capo chino durante la cerimonia solenne. Piuttosto il pensiero ribadito, che mai li abbandonava ma che a volte cercavano di tenere lontano, di quanto la loro esistenza fosse vicina a quella di un fuoco che presto si estingue e non lascia che un po’ di cenere.
Non era forse, la loro esistenza, una continua Quaresima, fatta di rinunce e penitenze? Ogni loro battaglia non li lasciava più stanchi e più amareggiati, finché un giorno la loro stanchezza si sarebbe rivelata fatale? Davvero li bruciavano per impedire al Conte di farne degli akuma, quella specie di blasfema e raccapricciante resurrezione? O era solo una maniera sottile per ricordare loro che cenere erano e in cenere sarebbero tornati? Un monito a non lasciarsi andare alla minima gioia di vivere, perché la loro ricompensa non era in questo mondo?
Lavi guardava col suo occhio verde la chioma lucente di Yuu striata dalla polvere grigia e si chiedeva quante volte e quanto a lungo ancora avrebbero dovuto chiedere perdono, e se morire e diventare come quella polvere sarebbe bastato.
Forse no.
Ma non per questo avrebbe abbassato lo sguardo.