Pairing: House/Cuddy (seconda persona: Cuddy);
Ambientazione: sesta serie.
Giusto o sbagliato
Hai
agognato questo momento da
almeno qualche minuto dopo l’inizio di
quell’ennesima discussione.
L’immagine
bianca stilizzata sul
cartello blu ti anticipa il senso di libertà e fuga
più amato dalle donne e da
te, soprattutto dopo aver passato mezza mattinata a lottare contro la
testa in
fiamme e la vista annebbiata dalla rabbia.
Con
una mano dai uno schiaffo alla
porta pesante che ti introduce finalmente nell’ambiente
riservato, freddo e rimbombante
della toilette femminile.
Ascolti
il rumore del silenzio
dopo aver placato la voce dei tuoi tacchi, e ti appoggi alle gelide
piastrelle
del muro.
Respiri
forte più volte, ma
purtroppo ti accorgi di quanto non sia sufficiente a drenare dal tuo
corpo
l’istinto omicida nei confronti dell’uomo che avevi
assunto dieci anni prima;
ancora ti chiedi il perché tu l’avessi fatto.
Non
c’era giorno che passasse senza
che ideasse un nuovo gioco, un nuovo modo per prendere in giro te, il
tuo corpo
o la tua relazione con Lucas, che negli ultimi tempi sembrava scalasse
ogni
classifica di preferenza.
Non era però difficile ammettere che non
c’era modo di ribattere
alle sue argomentazioni: era palese che la
tua relazione con Lucas arrancasse sulla via del tramonto, in
cerca di un
ennesimo appiglio a cui reggersi perché non si sfaldasse.
«Oh, ecco il capo chiuso in bagno a
piangere» ti volti di scatto
verso la porta e trovi un bastone lucido a indicarti il petto.
«È il bagno delle donne,
House.»
«Chi è questa guastafeste? Mi
avevano detto che era appena entrata
una bionda mozzafiato…»
Sbuffi stizzita, quando capisci che a
irritarti fosse
unicamente il fatto che non ti desse
fastidio essere al centro delle sue battute.
«…
e ci trovo una quarantenne con
il trucco sbavato.»
Appoggi
il capo sul palmo di una
mano, con la schiena ancora adesa alla parete.
«Oh,
Dio, posso immaginare quanto
un uomo possa creare imbarazzo in questo ambiente,
ma…» deglutisce, incartato
tra le sue stesse parole. «È tua pratica abituale
entrare in quello maschile!» ti
aggredisce poi, roteando la testa con gli occhi volti al cielo.
«Non
sono io, che mi dileguo senza
avvertire, lasciando i pazienti a morire.»
«E
io cosa sto facendo, secondo
te? Cioè, cosa stai facendo tu, secondo me?»
Gli
lanci un’occhiata esasperata,
lasciandogli il tempo di architettare qualcos’altro.
«Lucas
ti ha lasciato, passerai la
giornata chiusa qui dentro a frignare, poi troverai qualcuno con cui
consolarti,
che ti lascerà e…» si
bloccò. «Aspetta un attimo. Se colui con cui ti
consolerai sarà chi-penso-io, di certo non avrai
più bisogno di venire a
piangere in bagno, farai meglio il tuo lavoro, salveremo più
pazienti e io…»
Ti
sforzi di sorridere, cambiando
posizione per mascherare un fremito.
«Io
avrò una scusa per arrivare
tardi al lavoro.»
«Stamattina
sei arrivato alle 11.»
«Avevo
finito i cereali e sono
andato a comprarli.»
«Tu
non mangi cereali.»
«Ma
Jessica sì.»
Ti
chiedi se l’avesse fatto
apposta, se qualcuno lo avesse istruito su come deluderti e distruggere
la tua
illusione. Lui ti sta guardando, con espressione vuota, ma quasi non
ritieni
necessario studiarla per interpretarne rimorso o successo.
Lentamente
ti volti verso il
lavabo. Appoggi le mani ai bordi e ti lasci sorreggere unicamente da
quelle,
mentre sollevando lo sguardo verso lo specchio di fronte a te incroci
gli occhi
di House.
Dovresti
esserci abituata: ci sono
giorni in cui i riferimenti più o meno espliciti alle sue
frequentazioni ti
fanno persino sorridere. Non hai mai negato a te stessa la
verità; questa come
altre abitudini fa parte di House, ti ripeti. Non ha una relazione
stabile, ha
il denaro per permettersi tutto ciò che vuole ed
è libero di scegliere con chi
passare le notti.
«D’accordo,
non vedo il motivo di
tutta questa intransigenza, però potremmo trovare un
compromesso sulle ore di
ambulatorio.»
«Vattene»
sibili a bassa voce,
distogliendo lo sguardo.
«Lucas
non ti ha lasciata» sembra
sorpreso delle sue stesse parole.
Stringi
le unghie provando a
graffiare la ceramica, ma ti fai male. Respiri più
velocemente, rincorrendo il
cuore che ti rimbomba nel petto. Sai già
cos’avrebbe detto.
«Sei
stata tu a farlo.» Tace,
aspettando invano una tua reazione. «Ecco perché
ci sei rimasta così male. Sei
corsa qui perché volevi che io ti raggiungessi, volevi che
io scoprissi la
verità. L’hai lasciato
perché-»
«Non
sono una tua paziente!»
gridi, fuori di te, stavolta guardandolo in faccia senza
l’aiuto dello
specchio. Indietreggi, perché si è avvicinato.
«Non devi dare un senso a tutto
ciò che faccio e dico, non devi risolvere i miei
problemi… non muoio senza di
te!» Ti dai della bugiarda.
«I
malati più stupidi pensano di
guarire senza medicine.»
Ti
dai della stupida bugiarda.
«Se
solo ascoltassimo di più
quello che hanno da dirci…» non ti è
più necessario urlare, perché vi
distanziano pochi passi.
«Ti
ho ascoltata abbastanza.»
Ti
senti a casa, quando riconosci
i brividi provocati dalle sue braccia che ti stringono a lui. Vorresti
non
staccare mai le labbra dalle sue, nemmeno per respirare, vorresti far
tacere a
forza di baci quella voce che ti ricorda di non cadere nella sua
trappola,
perché sai già quanto male ti
provocherà.
«L’hai
lasciato per farmi sentire
libero di venirti a dire cosa è
giusto e
cosa è sbagliato» prova a inginocchiarsi per
raccogliere il bastone scivolato a
terra, ma una smorfia di dolore dimostra l’inefficacia del
suo tentativo.
Ti pieghi e l’afferri velocemente,
porgendoglielo.
House avvolge la propria mano sulla tua, stringendo
fino a farti
male. «Perché hai troppa paura di farlo
tu.»
Riprende in malo modo ciò che gli
appartiene, e zoppicando ti
lascia sola di nuovo, a respirare aria che non ti
soddisfa, e a pensare
a quante azioni sbagliate ti abbiano trascinata a questo punto della
tua vita.
Una
in più non avrebbe cambiato
nulla, confermi tra te e te.
Corri
fuori, lasciando sbattere la
porta.
Note: La stesura iniziale prevedeva una drabble, partecipante ad uno dei tanti Huddy Weekly Drabble Contest indetti sul forum Huddy (in questo caso, il tema era il "bagno"). Prima di pubblicarla qui su Efp ho deciso di ampliarla, cambiarne il finale, il tema e altri particolari.