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Autore: Rosebud_secret    27/02/2012    10 recensioni
Storia scritta per la Challenge di carnevale di Anna ^^!
"Sei appoggiato alla balaustra, quando una nuvola di coriandoli di mille colori ti investe in pieno.
Vorticano davanti ai tuoi occhi, ti entrano dal colletto e pizzicano sulla pelle.
Stai per gridare tutto il tuo disappunto, ma ti fermi quando ti trovi di fronte un bimbetto di quattro o cinque anni, vestito da pirata.
Da pirata.
Guardi i suoi boccoli scuri e non puoi fare a meno di pensare a Sherlock.
Anche lui da bambino si vestiva da pirata?
La domanda ti si impone nella mente e, in modo completamente irrazionale, ti inginocchi a terra e stringi il bambino tra le braccia.
Piangi, piangi disperatamente."

Avvertimento: tutta la storia avviene dopo la puntata 2X03. Lasciate un commentino o voi che entrate XD!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A: Ho scritto questa one-shot per la Challenge di carnevale indetta da Anna. Il prompt che ho scelto di usare è: coriandoli.

Non so se sia degna di nota, mi sono lasciata trascinare dall'ispirazione, spero che vi piaccia.

Un bacione,

Ros.

 

Della tua anima, solo coriandoli:

 

No, non passi di qui, la prego...” la tua voce esce come un sussurro.

 

Il tassista sbuffa, lui non sa, lui non capisce, nessuno può.

 

Nessuno.

Tu lo hai perso e lui era tutto per te.

La tua linfa vitale, il fiume che trascinava te, comune e banale pezzo di legno, nel flusso vorticoso dell'esistenza.

Com'era bello farsi cullare dalle dolci rapide del torrente di montagna, John?

Ma ogni viaggio ha una sua fine e tu hai subito la peggiore delle fini. Ti sei schiantato contro una roccia, dopo esser precipitato da una cascata.

Sei spezzato e non puoi farci niente.

Il tassista ti scuote via dai tuoi pensieri, schiarendosi la voce.

 

Ma se non passiamo per Baker Street troveremo traffico, signore.” ti fa notare.

 

Il suo tono è scocciato, probabilmente è la seconda volta che te lo ripete.

 

Non mi importa, non ci passi.” rispondi, perdendoti a guardare fuori dal finestrino.

 

Non vuoi vedere l'appartamento, nemmeno da fuori.

Sei fuggito via da quel posto poco dopo la sua morte.

C'erano troppe cose lì dentro che ti ricordavano lui e non potevi sopportarlo.

Ora sei solo, John, un cane sciolto, ma i cani più legati al padrone muoiono poco dopo di lui, questo è risaputo.

Quindi quanto tempo ti resta, ancora?

Ti guardi le mani e le vedi più magre, puoi riconoscere chiaramente ogni falange, ogni tendine, ogni muscolo che, attorcigliandosi serpeggia lungo il tuo avambraccio, coperto dalla manica del cappotto.

Il suo cappotto a cui hai fatto fare il giro delle lavanderie di Londra perché il sangue venisse via.

L'unica cosa di lui che hai tenuto.

Lo porti, ma nonostante tu ti vesta solo di nero, ormai, sai benissimo che ti sta male, perché in nessun modo esso si avvicina al tuo look o, più semplicemente a quello che sei.

Che cosa sei John?

Che cos'era lui?

Più nello specifico: che cos'era lui per te?

Si risentirebbe del fatto che lo usi?

Se fosse vivo se ne comprerebbe un altro e te lo lascerebbe?

Non vuoi pensare alle risposte di queste domande, quindi scrolli le spalle, facendo sbuffare il tassista che, di tanto in tanto, sbircia per controllarti dallo specchietto.

Ti guarda perché sei strano e tu lo sai perfettamente che sei strano, che sei depresso, che quella barba incolta non ti dona, soprattutto con quelle guance scavate.

Nessuno si sorprenderebbe se tirassi fuori la pistola dalla fondina in cui la tieni e ti sparassi un colpo in bocca.

Forse a nessuno nemmeno fregherebbe.

Bhe, magari il tassista preferirebbe che lo facessi, comunque, fuori dal suo taxi.

Non lo biasimi per questo, come potresti?

 

Non sai nemmeno perché sei uscito dal tuo buco, forse perché Molly è stata insistente, forse perché un lato di te spera ancora di scappare da quella dannata apatia che non ti fa dormire la notte, che ti fa cercare consolazione in un bicchiere di whisky dopo l'altro, che ti fa vomitare anche l'anima, quando esageri, o ti fa risvegliare da solo negli angoli più impietosi di Londra.

Sei diventato patetico, John, che cosa penserebbe Sherlock?

Non penserebbe niente, perché Sherlock è morto.

Hai visto la luce estinta nei suoi occhi azzurri, dopo che, come un gabbiano, si è librato nel cielo, ma, proprio come Icaro, lui è caduto, bruciato dai voli pindarici della sua stessa mente geniale.

Ti ha lasciato e tu sei furioso con lui.

Ti ha mentito e non perché credi alle vagonate di stronzate che ti ha detto prima di buttarsi nel vuoto, ma perché si è sentito in dovere di dirtele, impedendoti così di sapere i veri motivi per cui...

Fatichi anche solo a pensarlo...

Per cui si è tolto la vita.

Ecco, ora l'hai pensato, ti senti meglio?

No, ti senti peggio.

Talmente tanto peggio che tiri su col naso e, per fuggire a un pianto non dignitoso, tiri fuori la fiaschetta del whisky e bevi un sorso del tuo elisir di lunga vita.

Forse dovresti definirlo di “breve morte” e, in un certo senso, ci speri anche.

 

Va tutto bene, signore?” ti chiede il tassista.

 

Vorresti rispondergli di no, vorresti gridare al mondo che nulla funziona più da quando Sherlock se n'è andato, ma ti avanzi la fatica di sprecare fiato inutile.

Il mondo ormai ha preso atto che il tuo amico, il tuo migliore amico, la tua linfa, l'altra metà della tua anima fosse solo un impostore pusillanime che, di fronte al suo sputtanamento pubblico, ha preferito suicidarsi.

Quindi a che pro sprecare fiato?

Quel che dovevi dire lo hai scritto nel blog, riepiloghi la breve frase.

La borbotti ad alta voce, tanto che il tassista ti guarda di nuovo.

 

« He was my best friend and I'll always believe in him. »

 

Ed è vero, gli credi e ci creperai, credendogli, ma ne è valsa la pena?

Stai per rimetterti a piangere, nonostante tu sia già gonfio di whisky alle dieci e mezza del mattino.

Ne bevi un altro po', poi ti spruzzi addosso un po' di deodorante.

Non puoi presentarti a una festa puzzando come una distilleria, non vuoi mettere Molly in imbarazzo, è stata carina ad invitarti.

Il tassista si ferma, siete arrivati.

 

Sono venti sterline.” ti notifica con tono un po' nervoso.

 

Pensa che non pagherai e, dal tuo aspetto trasandato, nonostante il cappotto costoso, non ti meravigli della sua malafede.

Tiri fuori il portafogli e gli passi cinquanta sterline.

 

Tenga pure il resto.” scendi dal taxi e rabbrividisci per il vento freddo.

 

Chiudi i lembi del cappotto e stringi le braccia al petto.

Ora i soldi non sono un problema, Sherlock ti ha lasciato tutto quello che aveva e, puttana miseria, aveva un patrimonio.

Scoprirlo ti ha fatto male, tanto male, perché il fatto che ti abbia lasciato una fortuna ti ha fatto realizzare che lui non aveva alcun bisogno di un coinquilino con cui dividere le spese.

Lui voleva stare con te, aveva bisogno di te.

Certo, a suo modo e maniera, ma per lui eri importante e questo suo ultimo modo di dirtelo ti ha sconvolto, perché ti sei reso conto che mai saresti riuscito a contraccambiare la magia della sua presenza.

Tanto meno ora che è morto.

Guardi le macchine passare.

Non hai alcuna voglia di entrare nel portone di quell'ospedale pediatrico.

Il primario, per quel che ne sai, è di origini italiane ed ha organizzato questa festicciola di carnevale per beneficenza e per far conoscere ai bambini le sue tradizioni.

Chi se lo è mai cagato il carnevale in Inghilterra?

Nessuno.

Ti rimproveri, il gesto è comunque nobile, ma tu vedi tutto nero e non ci puoi fare niente.

Prendi un respiro profondo e varchi la soglia, chiedendo al banco informazioni il piano del reparto.

È al terzo piano.

Nell'ascensore ti fai un altro goccetto, giusto per sembrare normale e non sull'orlo del suicidio.

Quando le porte si aprono il vociare allegro dei bambini ti riempie le orecchie.

Corrono da tutte le parti, con i loro piccoli costumi, si lanciano coriandoli e stelle filate.

Li guardi e li invidi, perché nonostante la condizione tragica in cui si trovano, loro sono in pace con se stessi.

Sono bambini, sentono il dolore in maniera differente e, soprattutto, non provano rabbia.

La maggior parte di loro, almeno.

Molly ti viene incontro e ti sorride.

 

Sono felice che tu sia venuto.” mormora, abbracciandoti. “Come stai?”

 

Tiro avanti.” è l'unica risposta che ti senti di dare.

 

Non è nemmeno sincera, non tiri da nessuna parte, sei fermo, fossilizzato nel tuo dolore.

Tiri fuori dalla tasca il libretto degli assegni e strappi il primo foglietto che hai compilato per fare una donazione alla ricerca.

Magari questo servirà a qualcosa, ma non ti fa sentire meglio.

 

Dallo al dottore.” dici a Molly, poi la superi.

 

Senti il suo sguardo addolorato sulla schiena.

È preoccupata per te, ma non ci vuoi e non ci puoi fare niente.

Apri la porta del terrazzo ed esci fuori.

Tutte quelle risate avevano cominciato a darti ai nervi.

Sei appoggiato alla balaustra, quando una nuvola di coriandoli di mille colori ti investe in pieno.

Vorticano davanti ai tuoi occhi, ti entrano dal colletto e pizzicano sulla pelle.

Stai per gridare tutto il tuo disappunto, ma ti fermi quando ti trovi di fronte un bimbetto di quattro o cinque anni, vestito da pirata.

Da pirata.

Guardi i suoi boccoli scuri e non puoi fare a meno di pensare a Sherlock.

Anche lui da bambino si vestiva da pirata?

La domanda ti si impone nella mente e, in modo completamente irrazionale, ti inginocchi a terra e stringi il bambino tra le braccia.

Piangi, piangi disperatamente.

 

A carnevale ogni scherzo vale.” ti dice lui. “Un signore mi ha detto di venire da te perché eri triste e il dottore ci ha detto che nessuno deve essere triste a carnevale.”

 

Lo guardi e tiri su col naso.

 

Grazie...” mormori, asciugandoti gli occhi.

 

Pensi di averlo spaventato, ma ti basta guardare il suo sorriso per renderti conto che sei in errore.

Benedetti i bambini...

 

Quel signore mi ha dato i coriandoli e mi ha detto di buttarteli addosso per ridarti la speranza.” ti spiega con la sua vocina.

 

E chi era quel signore?” gli domandi.

 

Scuote la testolina bruna e i suoi occhi guizzano alla porta, dove i suoi amichetti lo stanno aspettando.

 

Non lo so. Mi prometti che sarai felice?” mormora

 

Adam ti muovi?” un altro bambino lo ha chiamato dalla porta finestra.

 

Guardi quel piccolo pirata e ti intenerisci.

 

Farò il possibile...” rispondi.

 

Ci conto!” sorride, poi con un gesto deciso e irriverente tira fuori le manine dalle tasche della giubba e ti riversa altri coriandoli in testa.

 

Senti la sua risata cristallina e poi lo segui con lo sguardo, mentre scappa via.

Sorridi anche tu, è un sorriso triste, ma è pur sempre un sorriso.

Lo riconosci e ti togli qualche coriandolo dai capelli. Li guardi sul tuo palmo.

Ti rendi conto che, della tua anima, sono rimasti solo coriandoli e questo fa male.

Riuscirai a ricomporla?

Questo non lo sai, ma qualcuno, alla fine, ha fatto qualcosa per te e questo è importante.

É stato un bambino, un meraviglioso bambino pieno di vita e, si sa, non si devono mai deludere le aspettative di un bambino.

Ti rialzi, rientri, saluti Molly e te ne vai con il cuore un po' più leggero.

Una volta fuori guardi il cielo, non ricordi nemmeno da quanto tempo non lo facevi.

Chiudi gli occhi e assapori il breve stato di grazia in cui ti trovi.

Non sai quando lo rivedrai...

 

Tu non puoi saperlo, ma qualcuno ti osserva, Sherlock ti guarda da dietro l'angolo, mentre indossa il tuo stesso cappotto e, come te, pensa che ti stia malissimo.

Tiene in mano un sacchetto aperto proprio di quei coriandoli che il bambino ti ha riversato addosso.

Glieli ha dati lui, come è stato lui a comprargli il costume da pirata.

Sapeva che lo avresti notato, come sa con la stessa convinzione che vi rincontrerete, che tornerete insieme.

Sherlock Holmes e John Watson.

 

Devi solo aspettare John e non perdere la speranza.” lo sussurra appena con gli occhi che brillano, poi si volta e si allontana, sparendo tra la folla.

 

-Fine-

   
 
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