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Autore: MissShinigami    28/02/2012    0 recensioni
La protagonista, non posso dire il nome, è una ragazza che frequenta una scuola per adolescenti senza speranze, ma è diversa dagli altri uno dei suoi più grandi amori è la fotografia, e sta lottando per far sua la reflex dello zio, e soprattutto i Paramore! Li ascolta sempre.
Dopo una gita ad un museo e una strana foto inizierà ad incontrare gente strana, finché non sarà salvata da due strane figure e una tappetta ...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis, Nuovo Personaggio, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Parker?”
“Presente!” urlai mentre finalmente mi sistemavo in una delle mie posizioni scomposte tra i sedili del bus.
I ragazzi intorno a me si agitavano e intonavano strane canzoni piene di parolacce e volgarità, la prof li ignorava perché stanca di riprenderli. Alzai il volume dell’mp3, le cuffie che avevo nelle orecchie iniziarono a vibrare. Ero riuscita ad avere il sedile accanto vuoto, così stavo più larga e rilassata; guardai fuori dal finestrino e osservai NY scivolare via per far posto a spazi aperti e alberi.
Dopo poco meno di un’oretta eravamo già davanti al museo d’arte moderna, la gita era stata un’idea della prof di arte, sapeva che in classe non se la filava nessuno, così tentava di coinvolgere i suoi studenti con visite a musei di tutti i tipi … i suoi preferiti? Quelli a cielo aperto.
A gennaio fa freddo soprattutto dopo la neve, che ancora giaceva ai lati della strada. Ero pronta … bhé non proprio … mi ero messa i manicotti neri e ora mi si stavano congelando le dita, ma i guanti mi avrebbero impedito di usare la macchina fotografica e nulla poteva impedirmelo! In più quella mattina avevo bisogno di tutte le mie abilità, non avevo con me la reflex ma una piccola compatta. Secondo mio zio il viaggio era troppo lungo e troppo pericoloso ecc ecc … così mi ritrovavo in mano quella compatta. Ero arrabbiata e frustrata, ma almeno potevo fare foto; fossimo stati al chiuso avrei davvero sclerato!
Prima di passare alle sculture all’esterno, la guida parlò all’interno della struttura; dico parlò perché non ho la minima idea di cosa disse: avevo le cuffie.
Dopo tre canzoni e mezzo uscimmo. La prof stava dietro all’intero gruppo di ragazzi e io le stavo dietro: mi lasciava in pace, era come se si fidasse di me, sapeva che restavo indietro per fare le foto e anche che ero molto più responsabile dei miei compagni di classe.
“Parker, oggi devi fare delle belle foto!” mi disse poco prima di uscire all’aperto. “Le useremo per fare dei cartelloni che appenderemo in classe, così la abbelliamo un po’ …” poi scosse la testa.
così vediamo anche se riescono ad imparare qualcosa … conclusi tra me e me. Era questo il problema di frequentare un scuola per casi disperati … non che io fossi da meno … in effetti … bhé … io non parlo, a opinione di molti e così pensano che abbia qualche problema, ma in realtà è che non trovo un buon motivo per farlo. So quando devo aprire la bocca o meno, quando c’è l’appello, quando mi fanno domande, cavolo durante le interrogazioni rispondo! Ho i voti migliori della classe.
Non mi sembra di essere strana, mi dicono di dover esprimere le mie idee o anche solo di dire stupidaggini … ma sinceramente io non trovo motivi per farlo. Mi basta pensare, questo non è parlare in fondo? Anche se con se stessi? Da questo punto di vista allora sono logorroica, proprio non mi sopporto!
Il gruppo si fermò davanti ad una statua di metallo luccicante, sembrava quasi platino, avrei voluto vederla durante una giornata di sole, chissà come riluceva quando i raggi la colpivano direttamente. Guardai il cielo, era di un grigio compatto: non c’erano speranze.
Sospirai delusa e seguii gli altri.
Mentre ancora camminava la guida indicò qualcosa alla sua sinistra e molto probabilmente disse anche cosa fosse, ma ovviamente non lo sentii. Per me quello che vidi era solo qualcosa di straordinario: una superficie concava interrata.
Indicai alla prof la macchina poi la superficie, lei capì che mi attardavo per fare una foto, così proseguì tranquilla.
Mi avvicinai e mi sporsi: la superficie era circolare e dentro c’erano dei canali che partivano da quattro cilindri posti sul bordo in corrispondenza dei quattro lati del parallelepipedo posto sul fondo, perfettamente al centro.
Mi soffermai sul parallelepipedo, mi ricordava molto un altare poi guardai l’intera struttura: sembrava davvero un altare per i sacrifici, come quelli greci o romani.
Tentai un’inquadratura strana, da videogioco, trasversale; non riuscii a farci entrare tutta la costruzione, ma devo dire che mi venne discretamente, nonostante non avessi la mia adoratissima reflex …
Sulle note di Renegade tornai alla mia classe.
  
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