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Autore: Amy Dickinson    01/03/2012    4 recensioni
Un sogno bellissimo, una realtà crudele. E’ questo che lo eccita e subito dopo lo tormenta. Lei lo ha ferito, lui prova a dimenticarla ma non ci riesce. Si dice disposto a farlo ma in realtà non è così. Lei ha scelto l'altro al suo posto, lui dice che non gli importa affatto di quella ragazzina…
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hwoarang
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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 I love you. And It hurts

 

Gli occhi chiusi, le dita di lei intrecciate a quelle ciocche rosse e ribelli, i codini sfatti. Sul viso smorfie di piacere, ansimava, investita dai brividi che il contatto con le sue mani le provocava. Lui sapeva come sfiorarla, solo lui aveva avuto il piacere di farla sua e solo lui conosceva i punti magici della cinesina. Affondò il viso tra i seni mentre sfiorava il profilo dei suoi fianchi con la punta dei polpastrelli. Le sue gambe lo accoglievano con timidezza ma anche con desiderio. Lui la strinse a sé in un forte abbraccio mentre cominciava a muoversi più velocemente. I gemiti della ragazza si facevano sempre più forti via via che la sua virilità si faceva prepotente, stuzzicando la sua voglia di accelerare ancora. Il divano scricchiolava sonoramente sotto il loro peso. 

Sapeva che avrebbe presto ceduto, il candore di lei lo faceva letteralmente impazzire. Con voce dolce e stanca lo pregò di non fermarsi e lui fece il possibile per non deluderla ma non riuscì a trattenersi oltre…  

 

Le gambe gli vibrarono con vigore, al punto tale da svegliarlo di soprassalto. Era completamente sudato, i capelli appiccicati al viso. Aveva il fiatone.
Era solo un sogno’ constatò, ancora intontito dal sonno.
Era nel suo letto, completamente solo. Non c’era nessuno accanto a lui. Non c’erano i loro corpi avvinghiati, quella palpitante femminilità, i gemiti di piacere… Eppure era stato tutto così reale.
Hwoarang si guardò attorno, frastornato, fuori dalla finestra il cielo era ancora buio.
Il sogno era stato così intenso che gli sembrava di averla tenuta fra le braccia, che la passione fosse stata realmente consumata.
Ma ciò non sarebbe mai accaduto, perché dopo quella violenta discussione lei se n’era andata, aveva scelto di seguire l’altro e di abbandonare lui. Quello era un sogno e tale sarebbe rimasto.

Fanculo! Va’ dove cazzo ti pare mocciosa, me ne fotto!
Queste le parole che le aveva gridato contro.
Se lei gli aveva voltato le spalle non importava perchè non sopportava averla intorno, stava benissimo senza di lei – o almeno era quello che si ripeteva da giorni.
Prese l’ultima sigaretta rimastagli nel pacchetto, l’accese e aspirò un’ampia boccata.
L’immagine di quel delicato volto estasiato dal piacere e l’innocenza di quei gemiti non accennavano a lasciare la mente del ragazzo.    
La voleva. Ma non era solo desiderio il suo. No, era qualcosa in più. Ma non l’avrebbe mai ammesso, neppure a se stesso.
E poi gli venne in mente lui, Kazama. Accanto a lei, su di lei, dentro di lei. Una rabbia fortissima lo investì. Un tiro dietro l’altro, un grido furioso a infrangere il silenzio notturno, un pugno così forte da incrinare la rete metallica del divano.
‘Perché?’
Hwoarang era sempre stato presente ma alla fine lei aveva preferito Kazama, preferiva sempre quello.  
Si alzò dal letto con un colpo di reni e cercò il pacchetto nuovo nel mucchio dei suoi abiti gettati in terra poche ore prima. Nell’oscurità della stanza le sue mani incontrarono qualcosa che afferrò e si portò vicino.
Un pupazzetto, un piccolo panda.
‘Xiaoyu…’
Lo strinse nel proprio pugno e lo scagliò contro il muro. Il giocattolo colpì la parete e finì con un colpo secco sul pavimento.
Hwoarang spense la sigaretta nel posacenere e ne accese subito un’altra, si sedette sul letto e si mise a fissare il punto in cui era caduto il piccolo panda.
Quando ebbe terminato si alzò ancora, mosse pochi passi e lo colse dal pavimento. Si sdraiò, lo appoggiò al bordo del divano. Gli sembrava passato un secolo dalla sera in cui la ragazza lo aveva dimenticato lì.
Tutti i loro ricordi gli scorsero nella mente e per un po’ scacciarono finalmente via l’immagine di Kazama. In quel momento nella sua testa c’erano solo loro, lui, il teppista coreano, e lei, la ragazzina cinese.
Qualcosa di caldo e salato gli scivolò sulla guancia riversandosi sul cuscino, un dolore, un’amarezza espressa in silenzio.
‘Ti odio’
Chiuse gli occhi e, prima di addormentarsi, la vide. Sorrise dolcemente e gli sussurrò qualcosa.

Bugiardo.    

 

L’angolo di Amy

Ciao gente,
questa è la mia primissima storia su Tekken perciò siate clementi… sinceramente mi è venuta di getto quindi immagino che non abbia né capo né coda… A titolo informativo, ho inserito il rating Arancione per le parolacce, ditemi se va bene o se devo cambiarlo. Comunque mi farebbe piacere sapere che cosa ne pensate ^^
Alla prossima,

Amy

  
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