Fanfic su attori > Cast Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: Selene Silver    01/03/2012    4 recensioni
«Quindi» riprese Jensen, dopo un attimo di silenzio. «con “vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo” intendevi “contare tutte le mie lentiggini”?»
«Se non lo facessi, questo quesito irrisolto mi tormenterebbe fin nella tomba, e diventerei uno di quegli spettri a cui Dean e Sam danno la caccia.»
Jensen rise al pensiero di un fantasma-trollface tormentato dal numero delle sue lentiggini. «E allora, a quanto sei arrivato?» domandò, strattonandogli un po’ la camicia.
Misha sbatté un paio di volte le ciglia, come l’eroina di un anime, e dichiarò candidamente: «È la seconda volta che perdo il conto. Sono tornato alla prima.»

Perché io dovevo fare i miei auguri all'uomo che mi ossessiona da un paio di mesi a questa parte e al suo maritino, e farmi una bella sega mentale su quanta gayness e crack sarebbero circolati alla sua festa di compleanno
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jensen Ackles
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

It's all about your freckles

C’erano poche persone, al mondo, che potevano trattarlo come un orsacchiotto: Misha di sicuro rientrava nella categoria, ma tendeva a prendersi un po’ troppe libertà con quelle dannate manacce.
Non che a Jensen dispiacesse particolarmente, ma si finiva sempre in un sacco di situazioni imbarazzanti, a cercare di difendere una dignità - ed un’eterosessualità - sempre più dubbia ogni giorno che passava. O meglio, lui tentava di difendere, mentre il collega se ne stava lì accanto con una trollface imponente quanto il Chrysler Building.
Però, da come fossero passati da “tieni quelle mani a posto, per una volta, e lasciami un po’ di spazio, Cristo” a questo, per Jensen era un mistero.
«Rimani immobile» ribadì Misha, con il naso a due centimetri scarsi dal suo ed un’espressione concentrata del tutto incongrua con la situazione e, soprattutto, con il bicchiere di vino abbandonato accanto al doser del sapone.
Fosse stato meno brillo, magari Jensen avrebbe anche opposto resistenza. Nella stanza accanto c’erano le loro mogli, perdio, oltre che un numero pressoché incalcolabile di amici e colleghi. E magari non c’era pericolo che Danneel o Vicky entrassero, perché quello era il bagno degli uomini, e magari non c’era neanche problema se a entrare fosse stato Jared - che probabilmente avrebbe chiesto se poteva unirsi, ma Jensen non avrebbe neanche saputo dire a che cosa - ma, e se a entrare fosse stato qualcun altro? Non riusciva neanche a immaginare cosa ne sarebbe saltato fuori.
«Ecco, bravo, arrossisci. Mi rendi il lavoro più facile» sghignazzò Misha, tracciando coi pollici dei cerchi sulle sue guance.
Jensen sentì montargli dentro una sensazione di rilassatezza che tentò di attribuire all’alcool, così come il rossore che non accennava a sparirgli dalle guance; lo mandò al diavolo. L’altro sorrise di nuovo, e per un attimo sembrò del tutto sobrio, con gli occhi scintillanti di divertimento che subito tornarono ad assottigliarsi per la concentrazione.
Ackles grugnì. «Sei davvero…»
«Spassoso? Bellissimo?»
«Irritante» grugnì, tentando di muovere un passo indietro; purtroppo, quella sottospecie di maniaco aveva fatto bene i suoi calcoli, intrappolandolo contro il muro. Sentiva il freddo delle piastrelle attraversare il tessuto sottile della maglietta. «E probabilmente anche uno stalker. Di’ la verità, mi hai seguito qui dentro.» Il che avrebbe spiegato perché i suoi occhi non l’avevano mai abbandonato, durante tutto il corso della serata. E anche l’evidente premeditazione con cui l’aveva spinto di nuovo dentro il bagno dopo averlo “incrociato” sulla porta.
«Ma certo» rispose Misha, facendo un minuscolo passo avanti. Jensen dimenticò di trattenere il fiato - che voleva fare, saltargli in braccio? - quando udì le parole successive. «Volevo prendermi il mio regalo di compleanno.»
Rise, stranito. «Mish, teoricamente è il mio compleanno.»
«Oh, be’. Ma siccome sei tanto carino, fingi di essere uno hobbit e fa’ regali agli amici il giorno del tuo compleanno!» Gli pizzicò la guancia come avrebbe fatto con un bambino.
«Hai letto Il Signore degli Anelli?» chiese, sorpreso.
«Chi non l’ha letto?» ribatté distrattamente il moro. «Poi, sai, fra sei mesi anch’io farò gli anni. Entrerò nella magica terra della mezz’età… è meglio che viva ogni giorno come fosse l’ultimo.»
«Non puoi fare sul serio» biascicò, aggrappandosi involontariamente all’orlo della sua camicia e stringendola nel pugno. «Dicono che i quaranta non siano così male. Magari troverai degli unicorni che scoreggiano arcobaleni.»
«Mmmh, Sebastian non me l’aveva detta, questa…» ridacchiò Collins.
«Quindi» riprese Jensen, dopo un attimo di silenzio. «con “vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo” intendevi “contare tutte le mie lentiggini”?»
«Se non lo facessi, questo quesito irrisolto mi tormenterebbe fin nella tomba, e diventerei uno di quegli spettri a cui Dean e Sam danno la caccia.»
Jensen rise al pensiero di un fantasma-trollface tormentato dal numero delle sue lentiggini. «E allora, a quanto sei arrivato?» domandò, strattonandogli un po’ la camicia.
Misha sbatté un paio di volte le ciglia, come l’eroina di un anime, e dichiarò candidamente: «È la seconda volta che perdo il conto. Sono tornato alla prima.» L’altro sbuffò. «Continui a distrarmi!» si giustificò allora Collins. «Non fai che ridere e tirarmi i vestiti ed essere bello e stare al gioco. Per quanto io ami le tue lentiggini, non crederai davvero che attraggano tutta la mia attenzione? Tu te ne prendi come minimo il sessanta percento.»
Jensen socchiuse la bocca e lo fissò.
«Oh, non fare quella faccia» lo pregò Misha, riprendendo ad accarezzargli le guance. Lo sappiamo tutti che non sei così rigido. Ti piace avere le mie mani addosso. E pensavo di averti coccolato abbastanza da fartelo ammettere.»
Jensen continuo a guardarlo senza dir nulla, e l’altro sospirò, lasciando la presa sul suo viso e facendo per allontanarsi. Solo che lui continuò a tenergli la camicia stretta in pugno.
Misha guardo prima la sua mano, poi il suo viso, e Ackles non sapeva davvero cosa potesse averci visto, perché sentiva di non avere più il controllo dei propri muscoli facciali né dei propri pensieri, che sembravano schizzare da tutte le parti come pipistrelli impazziti, accecati da una luce improvvisa. 
L’unica cosa che poteva fare era continuare a tenere Misha vicino ed osservarlo, guardare i suoi occhi blu e la sua bocca carnosa ed i suoi corti capelli spettinati: pensò distrattamente - e non era la prima volta - che fosse bello in modo quasi indecente, e che no, non gli dispiaceva affatto di averlo tanto vicino da poterne sentire il profumo.
«Hai ragione, mi piace» ammise, facendo appello all’alcool che gli circolava in corpo per pronunciare quella frase ad alta voce. E non perché pensasse fosse sbagliato, ma solo perché si vergognava come un ladro. Era timido, okay? Magari a prima vista non sembrava, ma lo era.
Gli occhi di Misha si accesero ulteriormente, mentre un lieve sorriso - vittorioso e sfacciato e felice - gl’incurvava le labbra. «E tu non saresti fissato con le mie lentiggini, se non ti dessero un pretesto per palparmi ed invadere il mio spazio vitale più spesso di quanto Castiel non faccia con Dean» aggiunse.
La risata di Collins, giudicò, avrebbe dovuto essere dichiarata illegale, bassa, roca e sensuale com’era. Il moro gli si avvicinò di nuovo, socchiudendo le palpebre ed inclinando un po’ il capo all’indietro per guardarlo negli occhi. «Non essere presuntuoso. Magari le lentiggini mi piacciono più di tutto il resto.» Con la punta di un dito, tracciò lievemente il contorno dei suoi addominali attraverso la t-shirt; poi gli posò la mano al centro del petto.
«Ne dubito» replicò Jensen, tirandoselo - ancor più - addosso. «Maniaco» aggiunse, e Misha rise di nuovo, stavolta come un bambino a cui avessero fatto il regalo più bello del mondo. Ackles ebbe una vaga visione di se stesso nudo e con un fiocco a coprirgli le parti basse, e sogghignò. Magari un regalo del genere avrebbe addolcito il passaggio di Misha nella mezz’età.
Nella sua testa, il pensiero di Danneel e della festa nella sala principale del locale era sbiadito, e divenne nient’altro che un pallido ricordo quando l’altro gli posò le mani sulle spalle e si allungò verso il suo viso, mordendosi le labbra come in una tacita richiesta. Posso?, sembrava gli stesse domandando, il che era parecchio in antitesi con la persona sfacciata e pazza che mostrava di essere, ma totalmente in armonia con l’uomo che Jensen conosceva. Era vero, Misha ci trovava un piacere sconcertante e malefico nel prendere per il culo il prossimo; ma era gentile, in un modo tutto suo.
Non ebbe bisogno di parlare, perché il suo sguardo - affamato e spaventato e, oh, Misha avrebbe ricordato quell’occhiata per il resto della sua vita - diceva già tutto; ed intendeva dargli una risposta molto più fisica, quando d’improvviso la porta sbatté.
«Oh. Salve, ragazzi» disse tranquillamente Jim, guardandoli come se li vedesse avvinghiati come due pertiche tutti i giorni. In effetti, non è che ci andasse tanto lontano.
Misha non sembrava molto propenso a staccarsi da lui, ma Jensen era già schizzato via da sotto le sue mani con le guance arrossate. «Ehm…» barbugliò.
«Vi state divertendo?» ridacchiò l’attore, lanciando loro un’occhiata ammiccante e saputa - Ackles si disse di essere completamente uscito di testa, perché sembrava sottintendesse un chiarissimo “continuate pure!” - prima di entrare in un cubicolo.
Lui e Misha si guardarono, e Jensen vide sul viso dell’altro un’espressione delusa che ricordava tanto West quando gli si proibiva di masticare qualcosa. Inevitabilmente, sorrise e gli arruffò i capelli, come fosse anche lui un moccioso da consolare.
«Continueremo questo discorso, Jens?» domandò Misha, fissandolo, con mille sottintesi negli occhi blu.
«Non vedo l’ora» sogghignò.
Si scambiarono uno sguardo che faceva impallidire tutte le intense occhiate fra Dean e Castiel, e che avrebbe fatto sciogliere in bava milioni di slasher - Jensen non conosceva il termine, ma ben presto Misha l’avrebbe ragguagliato sull’argomento mostrandogli un paio di fan fiction che l’avrebbero traumatizzato a vita.
Probabilmente avrebbero ripreso esattamente dal punto in cui si erano interrotti, dimentichi del resto del mondo, se la voce di Jim non li avesse riscossi. «Ehm, ragazzi, forse dovrei avvisarvi che le vostre mogli vi cercano.»



Perché io dovevo fare i miei auguri all'uomo che mi ossessiona da un paio di mesi a questa parte e al suo maritino, e farmi una bella sega mentale su quanta gayness e crack sarebbero circolati alla sua festa di compleanno <3
Senza contare che partendo dalle lentiggini di Jensen si possono creare infinite fanfiction (ecco da dove viene il titolo, visto che non riuscivo a trovarne uno xDD)
E, uh, so che Misha quest'anno ne compie 39, ma teoricamente ogni nuovo anno che si compie fa entrare nell'età successiva, no? *non sono scema, è una cosa che mi ha detto mia madre, fate le vostre rimostranze a lei*
E questa è la prima cosa sensata o perlomeno soddisfacente che scrivo da un sacco di tempo (davvero, sembravo una scimmia decerebrata T^T); ma più la leggo, più mi sembra che diventi peggio. Ditemi voi che ne pensate, per favore ç^ç

E, uh, ehi. Voi conoscete il mio amore per il Cockles (o Jensha, che dir si voglia) ma, uh... se qualcuno scrivesse una Misha/Sebastian (GUARDATELE CHECCARINE CHE SONO, QUELLE DUE AMICHETTE!! *WWWW*) lo amerei a vita. Okay. Passo e chiudo.
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Selene Silver